giovedì 7 giugno 2012

Imposte. Cedolare secca sugli affitti. Incostituzionalità


La cedolare secca sugli affitti è l’imposta che il proprietario di immobili locati avrà facoltà di scegliere in alternativa all'imposta proporzionale sul reddito con decorrenza dall’anno 2011, relativamente al canone di locazione relativo ai contratti stipulati per immobili ad uso abitativo, e relative pertinenze affittate congiuntamente all’abitazione, potrà essere assoggettato, se il locatore così deciderà, alla nuova imposta, che sostituirà l’Irpef e le relative addizionali, nonché l’imposta di registro e l’imposta di bollo sul contratto di locazione.
L’imposta sembrava una grande agevolazione per la piccola proprietà ma di fatto la penalizza.
Infatti i piccoli proprietari con redditi modesti non hanno alcun interesse all’applicazione dell’imposta poiché pagano già aliquote basse.
Chi se ne avvantaggia sono coloro che gestiscono grandi patrimoni dati in locazione a privati.
A tal punto l’obiettivo allargare la base contributiva non si è verificato.
E’ di fatto impossibile che lo stato ( con la s minuscola) riesca ad allargarla se non riesce a reprimere il fenomeno dell’abusivismo ossia se non riesce ad accertare attraverso il catasto la consistenza del patrimonio.
Il problema è quindi a monte verificare se gli immobili ci sono catastalmente .
Se non ci sono evidentemente è impossibile accentarne il reddito.
Il mancato allargamento della base impositiva e la riduzione dell’imposta a chi ne ha di più ha provocato come conseguenza quella di inasprire la tassazione con la patrimoniale IMU.
Patrimoniale che colpisce soprattutto la prima casa.
Così i piccoli proprietari si sono visti aumentare le imposte in contrasto col principio costituzionale della progressività della imposta.
Poiché inoltre la patrimoniale non è detraibile sono compiti da doppia imposizione.

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