sabato 15 giugno 2013

Racconti da New York. La paura.

Racconti da New York.  La paura.
Nel popolo multiforme che popola NY ti puoi aspettare qualunque stato d'animo.
La voglia di fare, l'attivismo permanente della città che non si ferma mai.
L'entusiasmo di quel popolo di emigranti che ha dato tutto a questa città per raggiungere il sogno americano del benessere,  della felicità.
Tutti dal primo all'ultimo sono orgogliosi di appartenere a questa nazione e di contribuire al suo sviluppo.
Non ci sono divisioni politiche o religiose che contino : prima di tutto viene l'America.
La volontà tenace di arrivare a conquistarsi un posto al sole degli uomini vestiti di scuro che con la loro ventiquattrore vanno e vengono nei grandi uffici anonimi che popolano Manhattan.
La voglia di starsene tranquilli seduti su di una panchina di Central Park.
La disperazione dei mendicanti che puoi trovare avvolti nei sacchi a pelo per ripararsi dal freddo pungente della notte  davanti a qualche centro di aiuto. 
Se in questo popolo entusiasta di vivere in questa realtà frenetica tutto di puoi aspettare non la paura.
Sotto sotto, invece, cova la paura non tanto nei cittadini ma nelle autorità addette alle ispezioni
Sin da quando ti imbarchi su di un aereo per entrare negli stai Uniti ti accorgi che vi sono controlli speciali: il primo segnale è il visto di ingresso elettronico sul passaporto.
Poi quando entro vedi che i controlli sono accurati.
Un primo controllo è sull'aereo dove devi compilare una dichiarazione che certifica il tuo stato di salute e che attesta che non importi valuta non dichiarata.
Il secondo controllo avviene a terra  sul passaporto e sul bagaglio a mano.
Se ha i una borsa o peggio uno zaino diventi subito un sospetto.
In ogni caso tutto quello che indossi di metallico, come chiavi od orologi, deve passare ai controlli .
Fanno la radiografia di tutto anche delle scarpe e delle cinture , ti svuotano le tasche  e se non dai abbastanza affidamento procedono ad ispezionarti personalmente.
Un terzo controllo ti richiede la dichiarazione compilata sull'aereo già verificata che tu pensi di avere già consegnata.
Non è così, quindi frughi con più attenzione nelle tue carte e recuperatala la dai al paziente poliziotto.
Poi finalmente quando hai ritirato il bagaglio puoi avventurarti nella città.
I controlli son sono finiti.
Musei, Centri commerciali, teatri, chiese in ogni luogo dove affluiscono  migliaia di persone hanno tutti il loro apparato che controlla borse e zaini. Si formano code che durano tutta la giornata. 
La gente non protesta, ma pazientemente aspetta in coda perché ha fiducia nelle autorità.
Sembra fino che la paura sia ormai entrata nella testa come una componente inevitabile della vita di NY.
La paura c'è ma non si vede; i controlli sono una routine.
Il turista ne è colpito quando arriva, perché da noi non ci sono così tanti vigilantes, ma poi col passare dei gironi la vivi come un elemento che tutto sommato può coesistere con la realtà convulsa di tutti i giorni.
Ci fai l'abitudine e non ti impressiona più di tanto il fatto che qualcuno con insistenza voglia controllare il contenuto della tua borsa.
Certo non ti fidi tanto di abbandonare nelle ore serali il centro congestionato la gente ti da un senso di sicurezza.
Entrare in una stazione del metrò di notte quando le banchine sono deserte ti mette in uno stato di agitazione il silenzio che invocavi durante il giorno ora ti sembra del tutto inopportuno, fino  a che non arriva un groppo nutrito di persone e la bagarre riprende.
Invochi la bolgia umana che ti ha accompagnato durante il giorno che magari ti infastidiva un po'  ma che adesso ti dà, invece, sicurezza.
La paura degli abitanti è sicuramente nei loro cuori.
La paura per loro stessi di perdere i loro beni e magari la loro vita . 
E' la paura trova la sua origine nell'attentato alle Torri Gemelle. 
Il popolo di NY ha testimoniato il suo sgomento dopo la tragedia nei messaggi lasciati sul cancello di S. Paul a ricordo delle persone scomparse.
La chiesa a due passi dall'inferno è stata risparmiata e protetta da un sicomoro che ha impedito che una pioggia di detriti la colpisse.
La paura per un nemico invisibile che non è in grado di confrontasi a viso aperto con le armi perché la superpotenza è imbattibile. 
Il nemico è, però, pronto a colpire quando meno te la aspetti disposto a procurare lutti alla popolazione civile.
Lui deve dimostrare che esiste ed pronto a ricomparire in qualunque momento.
E' pronto a seminare il terrore perché se puoi non avere timore per te non puoi essere insensibile al fatto che l'agguato possa colpire i tuoi cari i tuoi affetti .
Così devi vivere facendo finta di niente continuando a corre re per le strade di NY sperando che i controlli di polizia cui ti sottoponi paziente possano essere guardiani di un futuro più sereno.



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