giovedì 2 gennaio 2014

Racconti. New York

Racconti da New York.
BOZZE  non Corrette


















Racconti da New York.

1.      Il viaggio.


Mario Rossi è uno scrittore in cerca di ispirazione.
Scrivere per lui è come respirare e come riempirsi d’aria i polmoni se non lo facesse, morirebbe.
E’ un’esigenza di comunicare con un ipotetico lettore che lo deve ascoltare comprendere e possibilmente non contrariare.
Si sa che lo scrittore è un po’ protagonista ha bisogno di sapere che c’è qualcuno che condivide le sue esperienze e, perché no, le sue angosce, le sue paure e le sue felicità.
Se non c’è l’editore ci si può accontentare di altri sistemi di comunicazione.
Ora sì certamente lo puoi fare collegandoti al sito con due clic sei nel tuo blog e da lì puoi dare sfogo a tutte le tue aspirazioni senza contattare un editore che tranquillamente ti chiede: Quanti lettori ha disposti ad acquistare il suo libro.
Ha qualcuno che può comprare diciamo un diecimila copie?
Sa i costi, la distribuzione, le tasse per meno non conviene.
Così per evitare di perdere tempo con chi pubblica solo chi è potentemente presente sui media così da evitare spese di pubblicità ed essere sicuro del ritorno economico si può esperimentare nuove forme di comunicazione.
E' possibile trasmettere le prime bozze di un racconto a degli ipotetici lettori senza rileggerlo senza correggerlo, facendo anche un racconto scorretto, sorretti solo dalla voglia di raccontare o meglio di avere un modo di trascorre il tempo libero?
E cosa è meglio che fissare sul sito le esperienze e le sensazioni di un ultimo viaggio a New York?
Mario Rossi non è un viaggiatore fa parte della numerosa schiera dei maschi che amano fare sempre le stesse cose.
La partita a tennis con gli amici, la gita in vela, la sciata d’inverno a dire quattro scempiate per ridere e dimenticare un po’ tutte le grane che bisogna affrontare tutti i gironi.
Perché fare un viaggio a NY.
Una città complicata dove per muoversi bisogna prendere la metropolitana con tutto un incrocio di linee e di coincidenza .
Quando gli capita di andare in una nuova città al nostro intrepido viaggiatore capita di avere capito come orientarsi solo il giorno della partenza e solo perché non deve prendere una linea diversa del metro.
Ma Mario Risi deve fare conto con al moglie l’intraprendente Giovanna Bianchi che ama viaggiare, fare nuove esperienze visitando città e paesi diversi, magari anche trovandosi a parlare lingue diverse.
Lei parla inglese ha fiducia nella vita e pensa che le grane si spostino e le facciano strada quando arriva.
Dopo avere resistito per anni alla richiesta pressante di fare un bel viaggio in posti nuovi magari facendo un ungo tragitto in aereo per mettere più strada possibile fra la realtà di tutti  giorni e la nuova scoperta Mario deve cedere.
Con l’aiuto della figlia più esperta nel trovare su Booking l’albergo ed il volo più adatti in men che non si dica il nostro eroe si trova a volare sul famoso az 604 rotta NY.
Neppure la sua paura più volta manifestata la volo è riuscita stavolta ad esorcizzare il viaggio.
Lui si è rassegnato è sulla sessantina e anche se vola giù alla fine non è che gli rimangono tanti anni ancora da vivere.
La parte del percorso più bello è stata fatta.
Come si nota Mario è un pessimista cosmico.
Lui ha fondamentale paura di molte cose, anche se affronta la vita ed i suoi problemi con un certo umorismo che tende a smitizzare le grane per cercare di conviverci il più allegramente possibile.
Se ti metti seduto tranquillamente sulla tua poltrona classe turistica riesci anche a stare comodo allungando le gambe e puoi esorcizzare i timori ancestrali cliccando in continuazione sullo schermo del tuo computer per vederti i film più divertenti e farti quattro risate mentre il pilota ti porta a spasso tra le nuvole.

























2.      La paura.


Nelle facce del popolo multiforme che popola NY puoi incontrare qualunque stato d'animo.
La voglia di fare rappresenta l'attivismo permanente della città che non si ferma mai.
L'entusiasmo di quel popolo di emigranti che ha dato tutto a questa città per raggiungere il sogno americano del benessere.
Gli americani vogliono raggiungere la felicità in terra o meglio a NY.
Tutti dal primo all'ultimo sono orgogliosi di vivere in questa città e di contribuire al suo sviluppo.
Non ci sono divisioni politiche o religiose che contino: prima di tutto viene l'America.
La volontà tenace di arrivare a conquistarsi un posto al sole degli uomini vestiti di scuro che con la loro ventiquattrore vanno e vengono nei grandi uffici anonimi che popolano Manhattan.
La voglia di starsene tranquilli seduti su di una panchina di Central Park.
La disperazione dei mendicanti che puoi trovare avvolti nei sacchi a pelo per ripararsi dal freddo pungente della notte  davanti a qualche centro di aiuto.
Se in questo popolo entusiasta di vivere in questa realtà frenetica tutto di puoi aspettare non la paura.
Sotto, invece, cova la paura non tanto nei cittadini ma nelle autorità addette alle ispezioni
Sin da quando ti imbarchi su di un aereo per entrare negli stai Uniti ti accorgi che vi sono controlli speciali: il primo segnale è il visto di ingresso elettronico sul passaporto.
Poi quando entro vedi che i controlli sono accurati.
Un primo controllo è sull'aereo dove devi compilare una dichiarazione che certifica il tuo stato di salute e che attesta che non importi valuta non dichiarata.
Il secondo controllo avviene a terra  sul passaporto e sul bagaglio a mano.
Se ha i una borsa o peggio uno zaino diventi subito un sospetto.
In ogni caso tutto quello che indossi di metallico, come chiavi od orologi, deve passare ai controlli .
Fanno la radiografia di tutto anche delle scarpe e delle cinture , ti svuotano le tasche  e se non dai abbastanza affidamento procedono ad ispezionarti personalmente.
Un terzo controllo ti richiede la dichiarazione compilata sull'aereo già verificata che tu pensi di avere già consegnata.
Non è così, quindi frughi con più attenzione nelle tue carte e recuperatala la dai al paziente poliziotto.
Poi finalmente quando hai ritirato il bagaglio puoi avventurarti nella città.
I controlli son sono finiti.
Musei, Centri commerciali, teatri, chiese in ogni luogo dove affluiscono migliaia di persone hanno tutti il loro apparato che controlla borse e zaini. Si formano code che durano tutta la giornata.
La gente non protesta, ma pazientemente aspetta in coda perché ha fiducia nelle autorità.
Sembra fino che la paura sia ormai entrata nella testa come una componente inevitabile della vita di NY.
La paura c'è ma non si vede; i controlli sono una routine.
Il turista ne è colpito quando arriva, perché da noi non ci sono così tanti vigilantes, ma poi col passare dei gironi la vivi come un elemento che tutto sommato può coesistere con la realtà convulsa di tutti i giorni.
Ci fai l'abitudine e non ti impressiona più di tanto il fatto che qualcuno con insistenza voglia controllare il contenuto della tua borsa.
Certo non ti fidi tanto di abbandonare nelle ore serali il centro congestionato la gente ti da un senso di sicurezza.
Entrare in una stazione del metrò di notte quando le banchine sono deserte ti mette in uno stato di agitazione il silenzio che invocavi durante il giorno ora ti sembra del tutto inopportuno, fino a che non arriva un groppo nutrito di persone e la bagarre riprende.
Invochi la bolgia umana che ti ha accompagnato durante il giorno che magari ti infastidiva un po'  ma che adesso ti dà, invece, sicurezza.
La paura degli abitanti è sicuramente nei loro cuori.
La paura per loro stessi di perdere i loro beni e magari la loro vita .
E' la paura trova la sua origine nell'attentato alle Torri Gemelle. 
Il popolo di NY ha testimoniato il suo sgomento dopo la tragedia nei messaggi lasciati sul cancello di S. Paul a ricordo delle persone scomparse.
La chiesa a due passi dall'inferno è stata risparmiata e protetta da un sicomoro che ha impedito che una pioggia di detriti la colpisse.
La paura per un nemico invisibile che non è in grado di confrontasi a viso aperto con le armi perché la superpotenza è imbattibile. 
Il nemico è, però, pronto a colpire quando meno te la aspetti disposto a procurare lutti alla popolazione civile.
Lui deve dimostrare che esiste ed pronto a ricomparire in qualunque momento.
E' pronto a seminare il terrore perché se puoi non avere timore per te non puoi essere insensibile al fatto che l'agguato possa colpire i tuoi cari i tuoi affetti .
Così devi vivere facendo finta di niente continuando a corre re per le strade di NY sperando che i controlli di polizia cui ti sottoponi paziente possano essere guardiani di un futuro più sereno.












3.      New York piace alle donne?


Sì la città, in effetti, piace alle donne!
Piace perché le donne sono curiose ; loro si divertono nello scoprire gli angoli più nascosti di ogni Avenue e di ogni Street; amano girare per Central Park e andare in giro per passeggiare attraversando tutti i parchi della città.
Piacciono soprattutto gli sterminati grandi magazzini con nomi da favola  come Macy’s  in Herald Square o il Rockefeller Center  che si affaccia sulla 5th Avenue tra la 50^ e la 51^ Str.
La caccia ai saldi nei centri commerciali  più grandi del mondo è uno degli sport preferiti del gentil sesso.
Alle donne piace risparmiare spendendo l’impossibile soprattutto quando c’è la stagione dei saldi.
Poi ci sono i teatri di Broadway  dove tutte le sere puoi andare a rivedere un musical consacrato ormai da anni di successi come Chicago, Mamma mia, The lion king.
Scenografie incredibili, attori di una professionalità confermata da centinaia di repliche, costumi magici,  musiche da sogno e tanta vitalità e passione.
Tutto il necessario per passare una serata con le tue musiche preferite. 
E' la magia del teatro che trova nella macchina americana il suo migliore produttore.
La fabbrica dei sogni trova collocazione ideale nel paese che ha supportato il sogno americano.
Per non parlare dei ristoranti che affollano le strade più importanti.
Puoi scegliere tra mille offerte. Puoi affidarti alle guide specializzate o a modi empirici di scelta infilandoti nel locale che risulta il più gettonato per la fila di attesa che si affolla sul protone d’ingresso.
La magia della democrazia americana è che puoi spendere moltissimo oppure poco e goderti ugualmente i piaceri che la grande mela di offre.
Gli uomini, invece, sono meno attratti dai grandi magazzini, dalla confusione delle grandi Avenue piene di traffico, pensano subito alle difficoltà di circolazione ad al costo dei parcheggi.
Non vedono molto rilassante camminare per ore a vedere angoli di quartieri che sembrano tutti uguali.
Non tutti amano fermarsi delle mezze giornate al Moma o al Museo di storia naturale che con le loro esposizioni catturano, invece, il gentil sesso.
Preferiscono una vacanza nei luoghi conosciuti dove è facile ritornare al ristorantino che ti propone un cucina tipica gustosa e soprattutto adatta al nostro gusto mediterraneo; loro preferiscono fare dei giri sulle Alpi o al mare dove si respirano profumi di pino o di salmastro e non l'odore innaturale della città.
Un misto di fritto e gas di scarico cui difficilmente ci si abitua.







4.      Central Park. Dove sono gli aquiloni?


Nella grande oasi verde di Central Park si praticano tanti sport.
Ci sono quelli che fanno jogging, che sono la maggioranza, loro sudano e sembra sempre che non si rilassino mai, tanto sono impegnati ad abbassare il loro record personale.
Non ho mai capito come si possa essere competitivi contro se stessi se il risultato massimo è quello di incardinarsi in qualche graduatoria che non ti vede mai oltre il centesimo posto vista la sempre enorme affluenza di partecipanti.
Tanti partecipano con grande entusiasmo sapendo in anticipo con assoluta certezza, dati i loro tempi, di non avere la possibilità di ottenere alcun riconoscimento ufficiale .
Ci sono quelli che corrono in bicicletta. Anche questi corrono per ottenere chissà quali record, ma in compenso sono anche pericolosi perché sfrecciano a velocità considerevole in mezzo alla gente che vuole solo tranquillamente passeggiare.
Gli incauti passanti se non si scansano rapidamente rischiano la frattura.
Ci sono quelli che si allenano a baseball che si piazzano sul green e contendono lo spazio alle famigliole che vogliono invece giocare semplicemente a palla .
Ci sono quelli che giocano a basket. Loro sono inoffensivi per il popolo che passeggia perché sono racchiusi nei loro campi circoscritti dai tabelloni.
Loro sì sono costretti a rispettare le misure tecniche di gioco e, pertanto, non danno fastidio a nessuno.
Ci sono quelli che passeggiano nel verde e quelli che vogliono godersi il sole caldo di maggio fino al prossimo temporale sdraiati nel parco.
“Ma” si chiede Mario, “i bambini che giocano con gli aquiloni dove sono?”
Oggi è una giornata ventosa, è la giornata ideale per fare correre gli aquiloni nel cielo.
I bambini, però, non ci sono.
Non c’è nessuno che fa salire al cielo gli aquiloni .
Sarebbe bello vedere gli aquiloni in balia del vento danzare  e volare felici.
Perché il bambino non può inseguire senza mollare il filo il suo aquilone?
Perché non può stringere il filo nelle mani per non fare scappare via la sua gigantesca farfalla personale?
Perché non può fargli fare dei giri impetuosi, non può farlo scendere in picchiata e poi farlo salire velocemente al cielo come un grande uccello?
Perché non può fare a gara con altri bambini per fare salire più su di tutti gli altri il suo aquilone?
Non può perché lo spazio è limitato da tutti quelli che devono fare jogging, da quelli che devono correre in bicicletta, da quelli che devono giocare a baseball, da quelli che devono passeggiare e da quelli sdraiati nel parco che non vogliono essere disturbati da i bambini che corrono liberi senza meta a ricorre i loro aquiloni.
Allora Mario si chiede:
“Se non ci sono anche gli aquiloni, Central Park è così bello come dicono?”

5.      One dollar.


One dollar rappresenta per gli americani la mancia minima da dare a chi ti fa un servizio.
Sembra impossibile che il centro mondiale del business si regga sulla mancia.
Se vai in taxi devi dare la mancia se vai al ristorante devi lasciare la mancia se in albergo chiedi una qualsiasi prestazione che può consistere  nel prenotare taxi al custodire o portare le valigie devi dare una mancia.
Il portiere ti chiama il taxi usando l’apposito fischietto che ha in dotazione ed alzando imperativamente il taxi, il tono autoritario e soprattutto il tono acuto del fischietto fanno sì che dal traffico convulso come per magia un taxi giallo si materializzi, quasi per magia, colla immancabile pubblicità sul tetto della vettura.
L’autista non scende dalla macchina parcheggiata magari in doppia fila; è il portiere che si da cura di aiutarti a collocare le valigie nel portabagagli e nei giorni di pioggia ti accompagna educatamente alla macchina coll’ombrello.
Non puoi dimenticarti, magari preso del pensiero di correre in fretta all’aeroporto, di consegnare il biglietto verde.
Lui è lì che ti segue con lo sguardo e con un gesto automatico ti fa capire quale è il tuo dovere: devi cacciare per forza la mano in tasca trovare in fretta il portafoglio ed estrarre qualche biglietto perché se no, con la complicità del taxista, tutto si ferma.
Come per incanto sembra che il convulso traffico di Manhattan si fermi in attesa che il rituale venga compiuto.
Vi tutta una regolazione sulla mancia nei ristoranti .
Al cameriere non è stato difficile riconoscere in Mario Rissi un turista .
Alla fine del pasto, quindi, si è avvicinato e gli ha fatto la rituale spiegazione sulle mance.
La mancia viene generalmente calcolata dal 12 al 18% sul conto.
Per tradizione è obbligatoria.
Mario Rossi non si è arrischiato di provare cosa succede se non lasci il quantum previsto.
Nei locali più emancipati la mancia è calcolata a parte nel conto per il valore massimo definito dagli usi e viene direttamente incassata col pagamento che di solito è fatto tramite carta di credito. 
C’è tutto una spiegazione che prevede che tu possa chiedere una riduzione chiamando il cameriere e sostanzialmente affermando che non sei stato contento del servizio.
Penso che una contestazione del genere non sia mai avvenuta finora a NY.
D’altronde se non vuoi pagare mance è molto semplice: basta andare in quei locali dove si usa il self service.
Lì non c’è nessun obbligo di dare alcunché perché non hai un rapporto diretto col cameriere: è come essere al supermercato paghi alla casa e tutto finisce lì.





6.      Empire State Building.


L’Empire State Building è stato per un anno il grattacielo più alto della città.
Tenere un record per un anno non è stata cosa facile, anche se detto primato non è durato molto.
E’ lo spirito della città quello di superarsi.
C’è sempre qualcuno che vuole misurarsi con il tuo primato e strappartelo. sempre.
Lì in cima all’Empire State Building il panorama è emozionante.
La cosa più simpatica, dopo l’eccezionale vista, è il commento ai vari punti di osservazione.
La commentatrice di lingua italiana è una signora romana di nascita che vive da anni a NY.
Da come parla è sicuramente più newyorkese che romana.
Anche se manifesta chiaramente il suo amore per la città eterna, il fascino di NY la ha definitivamente conquistata.
Lei chiama affettuosamente per nome i grattacieli, ognuno ha la sua storia che lei ci racconta con entusiasmo.
Abbina ogni fabbricato a ricordi personali o a fatti che riguardano la città.
La biblioteca nazionale è il luogo dove d’inverno andava a studiare per stare più al caldo che in casa sua e che d’estate, al contrario, frequentava per recuperare un po’ di fresco. Le sale della biblioteca erano, infatti, condizionate mentre a casa sua si moriva di caldo.
Central Park è il suo parco preferito dove portava i figli a giocare, quando erano più piccoli.
Il Museo di storia naturale era un’altra delle sue mete preferite.
Portava spesso lì i figli  per fargli conoscere la terra su cui viviamo o per rimirare le stelle nel planetario e conoscerne i segreti.
Ci ritornava per rivedere le sale con più calma perché con tutte le sale e con tutti quei computer il tempo passava veloce e non ce n’era mai abbastanza per rispondere a tutte le domande che i bambini curiosi le rivolgevano.
Sono tutti luoghi della sua storia personale che si intreccia fortemente con la città.
Il placido scorrere dell’Est river ad est le dà lo spunto per suggerirci un itinerario.
“E’ bello fare una gita con il battello e circumnavigare l’sola di Manhattan.” ci propone.
“Andateci così potete godervi da vicino tutti i grattacieli.” assicura.
Le costruzioni hanno tutte un loro nome e danno l’idea dello spirito della città volto a stupire il visitatore.
A sud si ergono dalle acque la statua della Libertà ed Ellis Island.
“Siamo tutti impegnati a ricostruire questi luoghi simbolo della città e della sua storia di libertà e di immigrazione.” afferma convinta.
A nord c’è il riquadro verde di Central Park.
“Un appartamento di tre stanze qui sulla quinta Avenue costa dieci milioni di dollari.” ci informa.
E’ una fortuna riservata ai super ricchi vivere con la vista di Central Park.
Lì abitava John Lennon quando è stato assassinato.
“Andate a vedere Strawberry Fealds a Central Park.” ci consiglia.
A sud Battery Park, sorge la borsa.
“Lì vedete, lì accanto c’erano le torri gemelle.” soggiunge con un filo di tristezza.
“Lì è Ground Zero” continua “E’ il luogo della memoria dove, nella vicina chiesa di St. Paul, i superstiti hanno lasciato gli ultimi messaggi ai loro cari scomparsi nell'attentato.”
Ora stanno ricostruendo un grattacielo.
“Lì vicino c’è la borsa: non dimenticate di andare a farvi fotografare dinanzi al toro di bronzo.” suggerisce “Porta fortuna.”
A due passi da non perdere c’è l'American’s Indian Museum.
Il museo degli indiani d’America racconta di storie abbastanza recenti che sembrano distanti migliaia di anni.
Sembra impossibile che questi siano gli antichi abitanti di queste terre senza computer senza automobili senza traffico!



























7.      Sandy.


Nel novembre 2012 un tornado si è abbattuto sulla città di NY.
La città è stata messa in ginocchio da Sandy, così è stato chiamato, alcuni simboli sono stati gravemente danneggiati.
Le precipitazioni che spazzano gli SU da ovest ad est continuano a fare paura.
Le tv seguono con servizi speciali  i tornado che corrono come trottole impazzite nelle praterie dell’ovest.
Anche se gli effetti delle perturbazioni si sono spostate da NY, il Circus Line non può ancora  attraccare al pontile della statua della Libertà e di Ellis Island.
I lavori di ripristino sono in atto ed i turisti potranno ritornare in luglio.
Monumenti simboli della città sono inaccessibili nella città dove tutto è possibile.
Sembra incredibile!
Lo spirito d’iniziativa di questa gente indomabile si esprime tutto nel motto: Rebuilding che è ripetuto senza interruzione sulle televisioni locali.
L’imperativo è ricostruire.
Tutti  cercano fondi.
Lo Stato fa la sua parte.
I cittadini non si lamentano, ma si rimboccano le maniche e si danno da fare per trovare i fondi necessari.
I luoghi danneggiati o sono già stai messi n sicurezza o i lavori fervono.
Non valgono le beghe politiche che vengono accantonate.
Il governatore democratico del New Jersey si complimenta per il tempestivo intervento dell’amministrazione statale centrale a guida repubblicana.
In pubblico si stringono le mani cordialmente, con un sorriso, pronti domani a riprendere la lotta elettorale, ma uniti nella ricostruzione.
Al primo posto va messo l’interesse del paese.
Le catastrofi naturali servono a compattare i cittadini di NY che, anche per l’aiuto ricevuto da tutta la nazione, si sentono orgogliosi di essere americani.
Tutti collaborano; le beghe sono lasciate fuori dai cantieri .
Si pensa solo a ricostruire.
Mi sembra di essere in Italia.
C’è la stessa sinergia utilizzata per ricostruire l’Aquila!






8.       Gli abitanti.


Quello che più colpisce a NY sono gli abitanti.
Possono essere europei, asiatici, africani od australiani, ma si sentono tutti abitanti della stessa grande città.
La forza ed il fascio di NY è quello di essere una grande città dove tutti sanno di svolgere un ruolo indispensabile perché la città viva e prosperi sempre più.
Puoi essere un grande manager della finanza o un modesto impiegato in una catena di grandi magazzini o un custode di un museo a NY ti senti una persona importante per la vita della tua città a prescindere da dove sei nato o da dove provieni.
 Il lavoro è la malattia dei newyorchesi.
The next è la parola più utilizzata negli empori e nei ristoranti self service.
Tutti hanno fretta di servire il prossimo cliente per aumentare il volume degli affari.
La massa degli acquisti è necessaria per la sopravvivenza dell’attività bisogna fare presto ed incassare in fretta.
Musei  e attrazioni varie pullulano di persone incaricate ad incanalare la gente o a sorvegliare che tutto si svolga regolarmente.
Tutte queste attività sono svolte con la massima professionalità.
Gli incaricati svolgono il loro ruolo con il massimo scrupolo.
Tutti sono orgogliosi di quello che fanno e non aspettano sera ciondolando.
Sono lì a tua disposizione per risolverti anche il minimo problema e per esaudire ogni tua richiesta di informazione.
Musei ed attrazioni sono sempre aperti salvo il giorno di Natale e quello del Ringraziamento.
Mario andando in aeroporto in taxi collettivo, molto usato a Manhattan, ha trovato un tassista del Bangladesh.
“Sono contento di essere qui. NY vive del lavoro degli immigrati che come me che danno vita.” dice.
Qui è facile trovare un impiego nella vigilanza, nella ristorazione, nei grandi magazzini. Basta impegnarsi e lavorare: qui c’è posto per tutti.
E’ il grande sogno americano dove tutti hanno diritto a trovare la loro felicità che continua.
Il grande sogno eh è alimentato forse dal fatto che la città cambia aspetto in continuazione perché la gente la trasforma e in questo suo divenire continuo tutti possono trovare la loro occasione per affermarsi nel movimento non ci sono rendite precostituite o almeno così ti vogliono fare credere.








9.      Circus line.


A NY pochi turisti si sottraggono al piacere di una gita in battello.
E’ un obbligo prendere il Circus Line.
Il battello fa il giro turistico dell’isola di Manhattan.
Partendo da Battery Park con l’imbarcazione si può girare attorno all’isola tranquillamente; sembra di tornare ai tempi in cui a NY si arrivava via mare dal vecchio mondo.
La prima tappa è Ellis Island dove gli emigranti venivano fatti sbarcare e dove stavano in quarantena.
Se ritenuti idonei proseguivano il loro viaggio, se no erano costretti ad un mesto ritorno in patria.
I controlli non sono mutati solo che te li fanno direttamente nell’aeroporto dove le gabbie si aprono successivamente solo se hai superato la precedente.
Ti richiedono quasi ossessivamente gli stessi documenti per quattro volte.
Il passaporto vola dalle mani del controllore alle tue, si perde nelle tue tasche  e rischi di non trovarlo al successivo controllo. 
E’ sempre meglio dei controlli cui erano sottoposti gli emigranti a Ellis Island.
Ora non c’è aria di miseria in quei luoghi di quarantena.
I viaggiatori che ricercavano una opportunità per uscire dalla miseria vissuta nei loro paesi d’origine non arrivano più qui.
Ora  ci sono i turisti che vanno a fare il classico tour per visitare Ellis Island e per salire sulla statua della libertà a bordo di battelli gran confort.
L’uragano Sandy appena passato qualche mese prima ha lasciato ancora dei danni.
La bacchina non è praticabile in sicurezza dai visitatori.
Oggi la visita è sospesa, ma il rebuilding è già incorso .
La volontà indomita degli abitanti di NY di riportare i turisti sulla statua garantiscono – e se lo dicono i newyorkesi c’è da crederci -  si realizzerà entro poche settimane.
Per il momento è possibile ammirare da lontano la celebrazione della Libertà.
Il  commento della guida del battello ti accompagna nel viaggio.
Il narratore è, come tutti coloro che abitano a NY, un entusiasta della città.
Chi vive qui, ama questa città, dove c’è questa convulsione perpetua, questo muoversi continuo alla ricerca di sensazioni permanenti, in caso contrario si sarebbe trasferito in qualche tranquillo paese dell’ovest.
Il narratore ti racconta dei grattacieli della loro storia.
 E’ il racconto di chi ha voluto spingersi più in alto fino a toccare il cielo.
Un po’ di tranquillità si ritrova più a nord dove l’East River si restringe nell’Harlem River.
Lì  si ritrova ancora il verde che prende il sopravvento sul grigio delle costruzioni.
Lì a nord c’è anche una timida società canottieri che contrappone i ritmi lenti della voga alla velocità degli scafi.
Un timido tentativo di riportare la metropoli a ritmi più a misura di uomo in mezzo a tante macchine.
Raggiunto il ponte che passa l’autostrada al’altezza di  Marble Hill  il battello rivolge la sua prua a sud solcando le acque del Hudson River.
Scendendo non si vedono i grattacieli, sembra di non essere a pochi chilometri da NY.
Le rive sono basse e verdi l’isola appare tranquilla e immersa nella natura guardandola dal nord.
Poi i grattacieli riprendono il sopravvento.
































10.  Il ponte di Brooklyn.


Il ponte di Brooklyn collega l’Est River con Manhattam all'altezza della City Hall.
Quasi nessuno attraversa a piedi questo ponte per passare da una parte all'altra della città.
Lo si attraversa è poi dove una breve sosta si ritorna indietro da dove si è partiti per il piacere di fare una passeggiata rimanendo sospesi sul fiume.
Ogni tanto c’è uno slargo dove si possono scattare delle foto per riprendere le barche che corrono sull’acqua o per fermarsi a vedere il passeggio seduti sulle panchine o per fermarsi ad ascoltare un improvvisato musicista che trova un suo spazio intimo in questa fiumana di gente che compostamente si sposta da un lato all’altro del fiume.
Mi sono chiesto dove stia andando tutta questa gente con l’arai oziosa.
Non di certo deve arrivare in ufficio o a fare qualche commissione.
Non se la prenderebbe così comoda!
Noto che l’esercito dei camminatori  giunto sull’altra sponda al massimo fa un giro nel Brooklyn  bridge park   e poi ritorna indietro.
Le biciclette contendono ai pedoni degli spazi angusti data la grande folla che si accalca sul tragitto.
Un ciclista vuole superare una bici un po’ lenta, ma fa capitombolare la giovane donna che la conduce.
Un sorriso sistema il piccolo incidente, segno della grande pazienza che accomuna tutti quelli che soggiornano nella Grande Mela.
E' una sensazione strana quella di sentirsi sospesi sull'Hudson.
Se si guarda giù verso il fiume ci si accorge che si cammina ad una altezza considerevole dall’acqua.
L’opera è stata realizzata con grande fatica. Molti hanno lasciato la vita per realizzare questo ponte che allora all’inizio del 900 era un prodigio di tecnica ingegneristica.
Pochi ricordano il sangue che è stato versato come tributo alla grandezza della città.
Lavoratore ma anche progettisti ci hanno rimesso la vita per realizzare questo prodigio dell’ingegneria che affonda i suoi piloni nell’Hudson
La quiete del fiume è rotta dal rumore continuo delle macchine che  sfrecciano sotto ai pedoni.
Ti senti doppiamente sospeso sull’acqua e sul traffico veicolare.
Sono le continue emozioni su cui punta NY per sconfiggere la monotonia di scansioni predefinite.
Il ritmo convulso dettato dalla competitività e dalla voglia di guadagnare montagne di dollari di fatto impedisce ai Newyorkesi di vivere normalmente.







11.  Il giardino a nove metri da terra.


E’ possibile realizzare un giardino a più di nove metri da terra?
La domanda sembra essere posta da un visionario, ma a NY la risposta anche ai sogni incredibili è normalità.
Sì è possibile.
Basta avere una linea ferroviaria sopraelevata da riconvertire ad un tracciato pedonabile che il gioco è fatto.
I denari per la trasformazione a NY non sono un problema basta aggiungere un peculiarità in più alla città che il finanziamento è assicurato.
Sembra la cosa più semplice di questo mondo piantare degli arbusti e ricostruire un paesaggio urbano fatto di fiori e di essenze profumate là dove prima passavano delle carrozze ferroviarie.
Con l’aggiunta di qualche statua si può comporre un ambiente suggestivo che diventa sempre più familiare agli abitanti e ai turisti che trovano in questo giardino sopraelevato un attimo di quiete come nei tanti parchi che caratterizzano i quartieri di NY.
E’ un modo per potere una modesta rivincita sul rumore del traffico congestionato.
Qui sento ancora le voci dei passanti che possono camminare a piedi tranquilli al centro del giardino senza paura di essere investiti.
Il rumore del traffico per una volta non vince sulle voci dei pedoni.
Il brusio è attenuato dall’altezza cui si colloca il giardino rispetto al  piano stradale e dalla vegetazione che fa da barriera antitumore al frastuono dei veicoli.
Questa oasi di verde vuole vincere una battaglia spesso persa colla frenesia della città per conquistare angoli di quiete perduta.
Le carrozzelle trainate da qualche cavallo che si destreggia fra le macchine o i taxi a pedali che si arrischiano nel traffico convulso hanno perso nel confronto con la fiumana di macchine che li avvolge togliendo ogni possibilità di creare attimi di tranquillità.
Il giardino sopraelevato riesce, invece, ad astrarre i suoi visitatori dalle spire frenetiche della città e a proiettarli in una dimensione agreste.











12.  Solomon R. Guggenheim Museum.


Quello che colpisce nei musei di NY è che non sono strutture rigide costruite per mostrare i loro tesori di opere senza possibilità di modifiche temporanee, ma che sono destinate a aggiornarsi nel tempo.
Sicuramente dopo qualche mese il museo cambia allestimento ci sono nuove esposizioni i pezzi contenuti nei depositi sono destinati a sostituire almeno in parte le collezioni che ora fanno bella mostra.
Il visitatore, specie se risiede nei dintorni della città è portato ad essere un frequentatore assiduo del museo
Il visitatore è destinato ad essere un sostenitore delle nuove iniziative e non un saltuario utente della struttura.
Il museo diventa parte di te soprattutto se condividi un interesse per le raccolte che propone visto che queste sono destinate a d incrementarsi ed a proporre nuove collezioni nuove scoperte nuove invenzioni.
Le nuove esposizioni del Solomon R. Guggenheim Museum ad esempio non hanno paura di confrontarsi con i classici dell’arte moderna che vi sono sopitati.
Le novità competono con le opere che oramai sono diventate classiche per contendersi un sempre maggior numero di visitatori.
Lo stesso fabbricato che ospita il Museo è una suggestiva opera d’arte moderna che interpreta lo spirito del mecenate che voleva fosse edificato un tempio dello spirito.
La costruzione non ha nulla di convenzionale, di materiale.
Quella forma rotonda che si allarga verso l’alto all’interno del museo parla alla sensibilità del visitatore.
La sensazione di essere in un modo diverso si accentua quando si inizia ad avanzare sulla grande rotonda che sale a spirale verso il lucernario alla ricerca della luce.
La visita parte dall’alto dall’apice della bellezza dell’edificio per rientrare nel mondo della normalità solo alla fine della visita.
Un contenitore ideale per accogliere le opere di un’arte che vuole esser un meraviglioso organismo in sequenza ritmica di colori e forme da godersi pera amore della bellezza, secondo gli intendimenti della Rebay recepiti del filantropo.












13.  Il Planetario.


Il Planetario è costruito in una sezione del museo di storia naturale per consentire al viaggiatore di vivere le avventure che hanno portato alla nascita della terra.
Entrare al planetario non è così automatico perché l’enorme sala circolare è aperta ad intervalli regolari per consentire al pubblico presente di assistere alla proiezione.
L’attesa costruita con perfetta regia sembra  prepararti ad emozioni incredibili.
Prima devi verificare l’orario che ti è assegnato , devi pazientemente attendere il tuo turno.
Poi dopo una breve attesa dell’ascensore ti portano in un’altra sala d’attesa per aspettare che finisca la visione il turno precedente.
Poi via con lo scatto finale per guadagnare i posti più centrali proprio sotto alla volta che è destinata  ad ospitare la proiezione.
E’ difficile immaginare lo spettacolo stellare che i maghi delle emozioni ti stanno preparando con l’ausilio del simulatore di realtà virtuale più grande del mondo.
Una regia perfetta ti porta in un percorso nel tempo che parte dagli albori dell'universo. 
Poi il regista ti scaraventa in un percorso nello spazio che ti porta sui pianeti più lontani alla velocità fantastica. Le distanze spaziali quasi contemporaneamente si coniugano a quelle temporali.
Si passa dal visitare  pianeti lontani ad esplorare cosa succedeva in tempi lontani all’origine dell’universo.
Tutto questo ti fa rendere conto della tua pochezza sia per la minima durata dello spazio temporale che sei destinato a vivere  e per la tua incapacità di misurati con gli spazi infiniti dell’universo.
Ti trovi immerso nella volta celeste e proiettato su pianeti irraggiungibili in pochi minuti.
La regia ti porta all’origine dell’universo in mondi virtuali sconosciuti dove gas rarefatti impedirebbero a chiunque di sopravvivere.
Tu sei lì attonito senza avere il tempo di disincantarti perché ogni fotogramma aumenta il tuo stupore come nel crescendo del ritmo di una sinfonia fantastica.












14.  Central Park. Strauberry feals.


A Central Park, se sei paziente nel cercarli, puoi raggiungere i  campi di fragole (strauberry feals).
All’improvviso nel mezzo del parco ti ritrovi magicamente in un piccolo giardino.
Non c’è il brusio continuo dei visitatori del parco ma un silenzio rispettoso.
Lì il popolo dei visitatori è seduto sulle panchine che attorniano un mosaico donato dalla città di Napoli.
L’opera geometrica ricorda John Lennon; il componente del complesso dei Beatles è stato, infatti, ucciso lì vicino.
Un assassinio privo di un senso logico che allora ha lasciato tutti stupiti.
John però non è morto, per i suoi ammiratori che accorrono a strauberry feals è ancora vivo nella memoria.
La sua musica è lì, e i suoi amici sono lì a ricordarlo.
C’è un signore, che non è proprio un ventenne, vestito alla moda di allora. Indossa un chiodo, un jeans è una maglietta con la foto dei Beatles sovrastampata.
L’abbigliamento denota che si tratta di  uno dei sopravvissuti degli ultimi figli dei fiori che accompagnavano i Beatles nei loro concerti.
E’ un po’ appesantito dagli anni, ma è lì collo spirito di allora: per lui non è cambiato nulla il tempo si è fermato.
Le note hanno fato per lui il miracolo di rendere tutto immobile quasi ad aspettare che da un momento all’altro torni lì John colla sua chitarra ad iniziare un nuovo concerto per gli amici che lo stanno aspettando
Seduto sulla panchina centrale è il custode dei ricordi.
Nel mentre un registratore risuona  le canzoni dei Beatles lui compie il suo rito.
I suoi gesti ricordano un novello sacerdote che celebra una ricorrenza .
Sulla panchina tiene dei cesti di fiori.
Conserva delle rose incartate una per una.
Con gesto rituale ne scarta una, l’accarezza, quasi per assicurarsi che non possa pungere qualcuno, e la depone sul mosaico seguendo il verso dei raggi che convergono verso il centro del cerchio.
Dopo averla adagiata a terra con cura controlla che nel frattempo non vi sia qualche fiore fra quelli già collocati che non sia in linea con la composizione e turbi la ritmicità delle righe dei fiori.
Accertatosi che tutto sia in ordine con un sorriso e con molta calma ritorna alla panchina.
Tutti seguono in silenzio questo muoversi rituale e attendono pazientemente che lui scelga un nuovo fiore, lo scarti dalla sua custodia di cellofan e lo posi nel mosaico dove avere scelto con cura il posto migliore per collocarlo






15.  S. Paul.


Fra i grattacieli se sai dov’è puoi intravedere nascosta una piccola chiesa: è S. Paul.
E’ lì soffocata da gigantesche costruzioni che si innalzano e rendono ridicolo il piccolo campanile che crede di potere competere con loro in altezza.
Sembra strano che gli abitanti abbiano lasciato lì dei ricordi del loro passato in un paese che tutto rinnova e trasforma per fare affari e per adeguarsi continuamente alle nuove esigenza della loro vita convulsa.
Il cuore della gente non può, però, rinunciare a S. Paul.
Quando c’è stata la tragedia della distruzione delle torri gemelle S. Paul ha dato conforto e speranza a chi aveva perso i propri cari.
La gente ha saputo dove doveva andare a riporre le sue ansie e le sue speranze, dove poteva ritrovare il coraggio di vivere e di andare aventi nonostante le ferite negli affetti più cari.
Hanno affidato il ricordo dei loro cari scomparsi e le loro emozioni sul  recinto che circonda la chiesa di S. Paul ed il cimitero.
Quella inferriata è diventata un vero fortino costruito a difesa dei sentimenti contro la brutalità della violenza .
La vita stessa è ricominciata dopo il disastro negli appelli lasciati sulle sbarre di ferro che cingono il vecchio cimitero.
La gente continua a porre dei fiori e a ricordare quei morti per esprimere la voglia di un mondo senza brutalità.



















16.  I bus scoperti.


Un modo di visitare NY è quello di salire su uno dei tanti bus scoperti che girano per la città.
Se hai poco tempo e non vuoi camminare molto è il sistema migliore.
Mario e Gio non ci sono mai saliti perché preferiscono camminare per essere più in sintonia con la città e poterla capire meglio.
Loro pensano che il modo giusto di vedere NY sia quello di immergerti nella folla che popola il centro e che seguendo la Broadway approda  a Times Square
Ci vuole tempo e pazienza per gustare i particolari .
Se vedi una chiesa stretta fra i grattacieli se cammini puoi fermarti o se sei su un mezzo pubblico di superficie puoi scendere alla prima fermata e arrestarti un attimo prendendoti una piccola pausa in  quell’andirivieni  caotico.
Il bus non si ferma mai.
Le emozioni  sono affidate ad un accompagnatore che  ti spiega.
Ma caro amico le emozioni non si spiegano si sentono direttamente o non sono sensazioni degne di essere percepite.
L’accompagnatore è pure simpatico, racconta simpatici aneddoti e ti informa dei principali monumenti, ma il rapporto con la città è troppo superficiale.
Direi che non esiste: è come essere in un cinema tridimensionale con l’aggiunta dei rumori e dei profumi autentici dei gas di scarico.
Non capisco le ragioni di chi desidera visitare una città in poche ore salendo su di un autobus.
E’ molto meglio vedere un documentario non fai code , non ti costa nulla.
Una città va vissuta anche solo percorrendo le strade a piedi , seguendo i percorsi indicati dalle guide solo così ti può restare dentro un ricordo o un’emozione.














Racconti dalla Calabria
Amantea
pIstacchio
Pollino
Si può fare il bagno in ub lago deserto, dove tutto ti dice tuffati, ma nessuno si sbraccia fra le calme acque?
Le Castella.
Una bacchetta magica di una fata buona non può creare un Castello così folgorante di luci che emerge dalle onde che lo accarezzano.
Vela
Veleggiare con uno skipper chiacchierone non è il massimo . Le vele sbattono, la barca non si piega l’equipaggio è più interessato alle storie delle Castella che a ingaggiarsi con e altre vele che ti superano con poco onore.
Begamotto.
Tutti conoscono le meraviglie curative del bergamotto Se poi la boutique di fronte al tuo risptorante preferito ne fa grande pubblicità sorge spontaneo il desiderio di volerlo provare.
Rudi
Per Rudi mandarti a fan culo è un complimento.
Torneo Carte
Spinning
Sedia prenotata .
Dalla mattina appena alzato la preoccupazione principale è prenotarsi la sedia.


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