mercoledì 16 aprile 2014

Racconti .Le smanie della villeggiatura. Il sosia

Un padre ingrato

Si sa che i soldi finiscono presto soprattutto se si spende e non si guadagna .
Così quando le casse sono vuote bisogna trovare una soluzione.
E’ facile trovare un avvocato che è disposto a prendere le tue difese anche le più assurde pasta pagarlo o se trovi quello meno diffidente convincerlo che lo pagherai una volta raggiunto il risultato.
Così il padre ingrato si ritrova in tribunale con una citazione che richiede gli alimenti.
Il padre è obbligato agli alimenti quindi s e il figlio non lavora e non ha una fonte di reddito è giusto che sia il padre a mantenerlo.
Rosella spende tutto subito. Che problemi deve posi ad economizzare quando suo padre con un po’ di moine non sa resisterle.
Lei ha avuto l’incidente e non ce la fa  a lavorare , quando ci ha provato nessuno di quelli che ha cercato di assumerla la ha tenuta per più di un settimana.
Come fa Rossella ad arrivare puntuale tutte le mattine  come fa ad affrontare una giornata lavorativa con i suoi ritmi.
Come fa ad essere contemporaneamente al lavoro e negli altri innumerevoli posti dove è richiesta la sua presenza.
Non c’è più tempo per andare in palestra, l’estetista diventa una perdita di tempo da dedicare invece al lavoro?
Non si può fare le ore piccole la sera, si deve arrivare in ritardo ad una cena con gli amici se il principale esige che tu ti fermi per completare un lavoro urgente?
Non saremo tutti impazziti d’improvviso.
E’ una pazzia incredibile.
Dove va la libertà di una persona.
Dove vanno a finire i diritti acquisiti ad uno stile di vita privo di ogni regola?
Certo finché la libertà è pagata a caro prezzo dalla borsa di qualcuno si può anche andare avanti così, una volta però che le capacità di spesa fella famiglia finiscono?
Rosella di questo dettaglio con si è eccessivamente preoccupata.
Poi tutta una serie di coincidenze impreviste hanno fatto precipitare la situazione.
Il professionista eccezionale come macchina da soldi di suo padre ha smesso di fare il suo dovere.
Tutte le rendite servono  a pagarle il soggiorno in una città più adatta.
La città di provincia dove potrebbe ancora vivere sfruttando la rendita di posizione sociale del padre non al soddisfa .
Deve trasferirsi nella metropoli dove ci sono più locali, più amici, più divertimenti, più occasioni di incontri  con persone più giuste.
Così quando per evidenti motivi i cordoni della borsa si sono stretti bisogna ricorre a qualche trucchetto.
Basta sottrarre un assegno dal blocchetto includendo anche il tagliando su cui il correntista prudente annota prudentemente la causale del versamento così chi vuole controllare i prelievi non trova riscontro.
E’ troppo complicato per il genitore controllare anche l’estratto conto.
Perché dovrebbe farlo? Chi può volergli sottrarre del denaro quando lui regolarmente paga tutto quello che ha concordato di pagare.
Ma basta un piccolo sospetto della Patti perché si venga a scoprire il trucchetto dei prelievi ingiustificati.
“Non ti ricordi papino eravamo d’accordo che mi avresti dato qualche euro in più, la vita è cos’ cara nella metropoli?”
Rossella ha come motto quello di negare sempre quello di trasformare la sua realtà nella verità, gli altri sono loro che sono che non capiscono che quello è un suo diritto: il diritto di essere mantenuta dal padre che un professionista affermato secondo uno stile di vita che le consenta di fare la sua bella figura in società.
Gli altri fratelli lavorano hanno una famiglia e vivono fuori cassa : che possono pretendere dal genitore.
“Voi avete la vostra famiglia! Io vivo in casa e quindi è giusto che debba essere aiutata dai genitori. Voi non avete diritto a nulla!”
Questo principio glielo deve avere suggerito un noto avvocato che ha convinto Rosella a fare una causa di alimenti contro suo padre perché vuole cessare di mantenerla visto che la vecchiaia ormai gli impone di non dilapidare il suo patrimonio se non vuole trovarsi all’ospizio dei poveri.
Quella mattina è cominciata molto presto per Rossella che ha prelevato di casa il vecchio genitore e se lo è portato al bar per gustare una sostanziosa colazione e per indottrinarlo che i suoi fratelli sono contro di lei che stanno mettendolo contro di lei.
Il padre accoglie gli altri figli in una sala d’spetto del tribunale con un sorriso che vorrebbe mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa.
“ Dove sei stato papà?” gli chiede Santina la maggiore.
“Sono stato a fare colazione con Rossella , tutto bene, non litigate!”
La tesi relativa alla richiesta di un assegno alimentare da parte di una giovane che ha passato la quarantina  è suggestiva ed il giudice investito della questione ha il suo da fare.
Una figlia ha diritto di essere mantenuta dal genitore oramai vecchio e con le risorse che bastano a stento a mantenerlo pagando la dovuta assistenza secondo il suo normale decoro?
L’ultimo tentativo di condizionare lo stanco Anchise avvisandolo che i fratelli lo vogliono mettere contro di lei che gli chiede solo il dovuto non ha successo.
Il terrore di finire nell’ospizio dei poveri scuote il convenuto in giudizio.
“Io no n intendo più darle niente lei deve provveder a sé stessa. Dove sono finiti i denari dell’eredità della nonna?”
Rossella non è un campione di contabilità e si rifiuta di rispondere.
“Signor giudice , insomma,  devo venire  a raccontare le mie spese, io voglio solo che siano riconosciuti  i miei diritti.”
Per fortuna Rosella non sa che i giudici sono permalosi e non ammettono che qualcuno non risponda alle loro domande.
Sono disposti a prendere per buone anche le risposte più insensate, ma una risposta l’attore la deve dare!


Il sosia.

La Patti sta morendo, ma le sorprese non finiscono mai.
Alla Banque de France si presenta un soggetto che prosciuga il conto corrente intestato a Tonio e alla Patti.
Gli impiegati di banca francesi si sa sono legalisti se non conoscono il cliente non versano un centesimo.
I truffatori hanno però delle abilità esagerate.
“Sono Tonio” basta dire al cassiere sospettoso e il conto corrente d’un battito di ciglia  è svuotato.
Basta presentarsi sicuri allo sportello, non bisogna avere il minimo tentennamento e protestare se il cassiere indugia.
Ci vuole una grande abilità
Com’è possibile che Tonio che è fisso in Ospedale possa essere andata on Francia a ritirare una grossa somma di denaro
A chi sono stati dati questi soldi.
Al prossimo estratto conto si accorge della sgradita sorpresa .
“Chi ha preso i soldi?” si domanda Giovanna sorpresa ma non troppo.
Partiamo per la Francia dove il severo impiegato di banca ci guarda esterrefatto.
“Nous avons fatto la chose secondo le regole. Come sempre!” risponde stizzito alle nostre richieste di spiegazione.
“Denunciamo subito il fatto!” ma gli onesti a denunciare se non hanno prove dirette, inconfutabili rischiano di soccombere e di pagare anche i danni per una eventuale querela  per diffamazione o peggio calunnia.
Il derubato è Tonio: è lui che deve prendere l’iniziativa.
Stranamente tergiversa non è così sicuro come quando impugna il bisturi e seziona le parti malate e con la mano ferma le asporta.
Questa malattia non la vuole sanare non si capisce perché.
Lui ha evidentemente paura si rincorrere la verità e di dare giustizia ai derubati.
Un velo di omertà circonda la vicenda nessuno vuole scoprire cosa sia realmente successo.
Come avviene il più delle volte i ladri al fanno franca
Nell’appartamento sulla Costa Azzurra un bottiglia di spumante è lì stappata di recente i ladri hanno evidentemente brindato al loro furto .
Hanno riso del banchiere scemo che ha dato il denaro ad uno sconosciuto hanno brindato alla sicura impunità perché sicuramente hanno letto nel pensiero di Tonio.
Lo conoscono bene sanno che possono condizionare le sue reazioni che possono blandirlo o ricattarlo o che possono convincerlo a fare qualsiasi cosa.


1.      Vela

Veleggiare con uno skipper chiacchierone non è il massimo.
Le vele sbattono, la barca non si piega spinta dall’andatura di bolina che non prende il vento nella direzione migliore per farla correre fra le onde.
L’equipaggio è più interessato alle storie delle Castella che a ingaggiarsi con altre vele che ti superano con poco onore.
Di solito i lupi di mare i racconti li fanno a terra dove possono con calma celebrare le loro avventure.
Lui no, il nostro comandante i racconti li fa in mare durante la navigazione.
Non sono però racconti di regata di traversate di crociere con un minimo di avventura.
Sono racconti del parco naturale che ora ricomprende lo spazio di mare attorno alle Castela.
Sono i racconti dei fatti della politica locale che privilegia gli amici degli amici e che ostacola le iniziative turistiche come la sua.
La brezza è poca ma l’intrepido nocchiero non se ne dispiace e volentieri attacca l’entrobordo che pigramente prosegue il giro turistico mascherato da giro in vela.
Avrei preferito racconti di regate, di mistralate, di vele che si strappano, di barche che disalberano, di boe affrontate di prua  con l’onda che nasconde alal vista del prodiere la bandierina.
Invece no. E’ risultata una pacifica gita con un rituale bagno con la barca pigramente cullata dalle onde a due passi dal bagnasciuga on la deriva mobile tirata su.

2.      Regata

Tutti i corsi di vela che si rispettano terminano con una regata finale fra i partecipanti.
Quella volta anche l’istruttore è sceso in mare . Il vento fa schiumare le onde.
Le ochette preannunciano un percorso particolarmente divertente. “Dov’è la boa? Chiedo all’istruttore che sta provando la partenza sottovento rispetto alla mia imbarcazione.
“La boa è al vento. Fai due bordi e ci sei sopra . Adesso non si vede siamo troppo lontani e l’onda è troppo alta per fartela vedere. Vai con fiducia  che la trovi” Ride divertito pensando che di bordi ne devo fare parecchi rpima di virare e riprendere il bordo di poppa piena.
“Ma non c’è troppo vento per uscire ? “ mi chiede Gio che mi fa da prodiera.
Si c’è vento, ma sento che la varca la tengo; riesco a bordeggiare con abbastanza tranquillità e mi sento tranquillo di poter ritornare attraverso la strozzatura che restringe l’accesso alla baia di Porto Pedro.
Se il vento di terra  rinforza ancora me ne trono in rada” rispondo certo di poter rassicurare la mia prodiera.
In effetti la barca la tengo bene il vento fischia , ma oramai dopo una settimana mi sono abituato a sentirlo e non mi preoccupa , se mantiene così.
Il cielo è livido e promette di rimanere così.
Un gran soleil sta tornando .
Lui il vento deve averlo preso bene al largo.
L’equipaggio veste tutto le mute leggere e ci saluta con simpatia mostrando di apprezzare la nostra uscita in mare. 
Ancora due bordi alla partenza e poi il fischio della giuria ci dicono che la regata è partita.
Il motoscafo si allontana  e si posiziona in prossimità della boa posta sul primo lato del triangolo .
Una prima andatura di bolina poi bisogna prendere la boa con le mura a sinistra,  virare e mettersi con le vele al gran lasco per scendere lungo il secondo lato del triangolo.
Il vento lo prendiamo in faccia a quindici gradi dal sua direzione di provenienza.
Teniamo la bolina più stretta per essere sicuri di fare meno strada.
Il vento ci fa leggermente poggiare e per tenere la barca in rotta devo correggere continuamente l’andatura allontanando da me il timone per correggere la direzione della barca.
Il primo bordo lo tengo lungo; voglio arrivare in boa, se posso, virando una volta sola.
Il problema è che la boa non  si vede.
Devo stimarla, ci vuole intuito ed anche un po’ di fortuna per arrivarci proprio sopra senza dovere fare un altro bordo.
Una inutile perdita di tempo!
Le altre barche prendono diverse direzioni e virano prima. Alla fine sono solo.
Stimo la virata e sono sull’altro lato.
“Brava ottima manovra abbiamo virato proprio bene, senza perde tempo e metri preziosi.” Mi congratulo con Gio.
“ La boa non la vedo sei sicuro che ci arriviamo?”
“ Certo che sono sicuro, se no avrei virato prima. Sento che ci arriviamo con due bordi.”
La bandierina che dovrebbe sventolare in cima alla boa non si scorge ancora , le barche sono sempre più distanti da noi. Avrò stimato bene il bordo. Sì ne sono sicuro, non posso avere sbagliato.
“Eccola.”
La boa è lì sbattuta dalle onde che la piegano e la rendono visibile sono da vicino.
“ Lasca e poggia.”
La barca docile segue  la nuova direzione con l’andatura al largo verso al seconda boa.
Il vento che viene ora dalle spalle sembra che sia più debole , ma non bisogna farsi ingannare.
Le barche si sono perse abbiamo virato troppo vicini alal boa gli altri timonieri non hanno centrato così bene il bersaglio.
La barca avanza ad una velocità inusitata il vento oggi è proprio quello che ci vuole.
Attenzione che dobbiamo strambare sulla boa. Bisogna preparare la manovra per tempo.
“ Stramba , Stramba. Siamo sulla boa.”
La manovra è troppo affettata la barca è arrivata sulla boa con una velocità eccessiva e non abbiamo calcolato bene i tempi.
La Vela comunque è passata . il boma si è catapultato dall’altra parte .
Non ho capito bene cosa è successo ma sono stato sbalzato in aria anch’io per poi cadere pesantemente sulla barca.
“Ahi Ahi il mio coccige! Che malone!”
Mi lamento, ma sono contento, perché il distacco colle altre barche è aumentato.
Al traguardo mi presento da solo.
“Dov’è l’istruttore?” domando impietoso, ma non ricevo risposta lo staffa ha sempre ragione e non può perdere le regate contro gli allievi, ma si sa il vento è imprevedibile e non si sa mai da dove soffia e come soffia.

3.      Vela alla Giudecca


Il canale della Giudecca è atipico per andare a vela infatti di vento c’è né poco ma in compenso l’onda è costante e non è mai più bassa di mezzo metro.
Non è il vento che provoca l’onda ma il correre continuo di vaporetti, motoscafi, barche da trasporto e soprattutto navi.
Navi lunghe guidate da sicuri rimorchiatori che le portano o verso la marittima o verso le bocche di porto.
Il fatto è che il Circolo Vela tiene alcuni Fly Junior  proprio nei magazzini del sale vicino alla Punta della Salute.
Veleggiare lì è impossibile l’unica possibilità è attraversare il canale e giungere fino all’isola della Giudecca . Lì basta prendere il canale dei Lauraneri o spostandosi  più vicino all’isola di San Giorgio maggiore il Canale della Grazia che consente di portarsi in piena laguna.
L’impresa per un patito della vela è semplice.
Basta recarsi ai magazzini del Sale chiedere al custode il vecchio Toni  di preparare il verricello e poi si parte.
Ogni volta Toni ti guarda incredulo dopo tanti anni non riesce  ancora a credere che ci sia qualcuno disposto all’impresa.
Prima di partire  bisogna calare dal primo soppalco il Fly Junior  in dotazione ai soci del circolo.
Poi bisogna uscire con l’imbarcazione dal magazzino, prendere l’albero con sartie e strallo e posizionarlo sulla barca , infine estrarre dal sacco le vele e posizionarle all’interno dell’imbarcazione , avendo cura di infierire nel boma sul boma la randa.
“Toni siamo pronti!” possiamo essere parzialmente soddisfati
Toni ci guarda con la sua faccia scavata dal sole e dagli anni che non muta mai espressione e ci dà gli ultimi consigli.
“Non armate la barca a terra, aspettate di essere a qualche metro dalla banchina e poi mano alle drizze.”
Il verricello è a posto . La barca è posizionata sulle cinghie con l’equipaggio a bordo pronto alal manovra.
Lentamente, azionato a mano il verricello depone l’imbarcazione sul canale sempre più ondoso con una piatta di vento che non fa presumere una eccessiva velocità di crociera.
La barca appena a contatto coi i marosi incomincia a rullare e a beccheggiare .
Sfidando l’equilibrio precario dell’imbarcazione do mano alla drizza di randa e poi  a quella di fiocco.
“Tieni la barca filo al vento” intimo a Gio che fa momentaneamente da timoniere.
Poi assunto il timone colle vele armate mi dirigo verso il canale dei Lauraneri .
Sbattendo da una parte all’altra la barca avanza a modesta, impercettibile velocità: il vento è modesto rispetto al moro ondoso.
“Cazza il fiocco e orza!” mi suggerisce Toni soddisfatto perché stiamo prendendo quel poco si vento che c’è.
Motoscafi, vaporetti e ogni tipo di  imbarcazioni naturalmente a motore si girano attorno in un sabba frenetico.
L’unica imbarcazione a vela è la nostra.
Lei, comunque,  procede.
Non è proprio una navigazione tranquilla; proprio no!
Sballottata sì; le vele passano da sopravvento a sottovento e soprattutto non riescono a  gonfiarsi e a prendere una velocità decente per l’assenza di vento.
“Chi ha detto che per navigare a vela bisogna andare veloci?”
Noi ci gustiamo il piacere di veleggiare.
Avanziamo lentamente verso l’isola.
Quando ad un certo punto avvertiamo un fischio acuto di una imbarcazione certamente più grande di quelle che ci girano attorno.
Una nave enorme trainata da due rimorchiatori si fa avanti.
“Non ti preoccupare che ci ha visto!” tranquillizzo Gio.
Che ci abbia visto è certo il dubbio è se riesce ad evitarci visto che questo vento irriconoscente della nostra voglia di navigare non si decide di soffiare non dico molto,  ma almeno un pochino di più.
La nave continua a fischiare.
Per nulla intimorito continuo a tenere la rotta più breve verso la Giudecca.
“Forse è meglio che ci diamo un aiutino con la pagaia.” suggerisco saggiamente.
La pagaia è una o strumento fondamentale che in carenza di vento consente alla barca a vela di spostarsi lentamente.
“Si che ce la facciamo è così distante!”
Il fatto è che la distanza diminuisce velocemente mentre il Fly avanza molto lentamente.
L’importante è non perdere la calma e tenere saldo il controllo del timone per guadagnare anche ogni più piccolo metro d’acqua.
Il fischio della nave è sempre più vicino. Si scorge dal ponte i turisti che si affacciano per salutarci sicuri delle nostre possibilità di attraversare sicuri la rotta della loro nave.
Si è passata e noi siamo in rotta.
L’onda tagliata dalla prua ci dà una spinta per uscire definitivamente  dalla sua rotta.
Penso che Gio non sia rimasta molto entusiasta dalla nostra attraversata del canale della Giudecca.
Oramai il più è fatto e tagliare l’isola è semplice: siamo finalmente in laguna dove tutto è diverso.
I bassi fondali non consentono traffici convulsi né a battelli né a imbarcazioni, ma  soprattutto tengono lontano le navi.
Le briccole delimitano un canale talmente piccolo e sinuoso che una nave non riuscirebbe  a seguire , per non parlare del fondale che è estremamente basso e inagibile a grosse imbarcazioni.








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