mercoledì 10 dicembre 2014

Prestito Cooperative non garantito dal Fondo Interbancario

Il fallimento su richiesta della Procura, 103 milioni di “buco”, 600 dipendenti in bilico e 17mila soci rimasti con il cerino in mano per le Coop Operaie di Trieste, Istria e Friuli
L’inchiesta  vede indagato perfalso in bilancio l’ex presidente Livio Marchetti . 
Nel mirino dei magistrati sono finite delle operazioni immobiliari infragruppo portate a termine per “gonfiare il patrimonio netto e rientrare solo fittiziamente nei parametri per il prestito sociale“. 
In base all’attuale disciplina la raccolta di risparmio tra i soci delle coop denominata appunto prestito sociale, deve essere limitata a una cifra non superiore a cinque volte il patrimonio stesso della cooperativa.
Quindi secondo l’accusa la Coop Operaie ha compensato le pesantiperdite degli ultimi anni (37 milioni tra il 2007 e i primi mesi del 2014) con i proventi di cessioni avvenute solo sulla carta in quanto gli immobili venivano venduti “in casa” a società dello stesso gruppo. 
A bilancio sono finiti guadagni netti (plusvalenze) “per 15 milioni su vendite di immobili ceduti internamente a società controllate al 100 per cento”.

L’amministratore giudiziarioMaurizio Consoli ha nel frattempo messo a punto un piano di salvataggio che vedrebbe Coop Nordest intervenire in soccorso della cugina friulana acquistando per 70-80 milioni il centro commerciale Torri d’Europa, sul quale vantano già un diritto di prelazione in seguito a un finanziamento concesso a Coop Operaie che dovrebbe essere restituito entro fine anno.
Peccato che anche i 103 milioni dei risparmiatori, ormai, esistano solo sulla carta: Consoli ha disposto la sospensione dei rimborsi “per salvare la società e conservarne il patrimonio”. Vale a dire che i 17mila soci prestatori non possono ritirarli. 
E il prestito sociale non è garantito fino a 100mila euro, come invece i depositi bancari, bensì solo per una somma pari al 30% di quanto versato a garanzia c’è una fidejussione concessa da Banca Generali

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