lunedì 24 agosto 2015

Appuntamento il 19 settembre 2015 ai Giardini Pubblici di Cremona per una nuova uscita del fronte anti – inceneritore

Appuntamento il 19 settembre 2015 ai Giardini Pubblici  di Cremona per una nuova uscita del fronte anti – inceneritore, stavolta quello più agguerrito che mai del Movimento 5 stelle che sul tema ambientale ha costruito molto del suo consenso popolare. Tre parlamentari (il soresinese Danilo Toninelli; il membro della commissione Ambiente Alberto Zolezzi; il bergamasco Claudio Cominardi, componente della Commissione Lavoro); un consigliere regionale (Andrea Fiasconaro); due amministratori comunali della città-simbolo della battaglia 5stelle contro gli inceneritori, per il momento persa, e cioè Parma, nelle persone di Gabriele Folli, assessore all’Ambiente e Marco Vignozzi, presidente del Consiglio della città ducale. Titolo scelto per l’incontro “Inceneritore di Cremona, un danno economico, ambientale e sociale”, esattamente il contrario di quanto emerso dallo studio commissionato dal proprietario dell’impianto (Lgh, tramite Aem Gestioni) al consorzio Leap, i cui contenuti sono stati resi pubblici lo scorso luglio. Sulla necessità di valutare il tema da altri punti di vista, oltre a quelli strettamente economico aziendali, si erano già pronunciati gli ambientalisti di CreaFuturo (pool di associazioni tra cui Legambiente, Ambientescienze, Wwf) coordinati da Marco Pezzoni, l’ispiratore di buona parte del programma ambientale del sindaco Galimberti. Settembre, con la piena ripresa dell’attività politica, potrebbe essere il mese della svolta per capire le ricadute sui territori di quanto già deciso nel decreto  SbloccaItalia, risalente ormai ad un anno fa, che creava i presupposti per una rete nazionale degli inceneritori. La riclassificazione avvenuta a livello regionale qualche mese dopo,  dell’impianto di Cremona, quale impianto  di categoria R1, deputato cioè alla produzione di energia, potrebbe essere stato il primo passo verso il suo inserimento nella rete nazionale. Una sorte toccata peraltro anche ad altri impianti della fitta rete di termocombustori lombardi, ben 13 attualmente attivi. Si tratta di un’ipotesi che la maggioranza alla guida del Comune sta cercando in ogni modo di scongiurare, ma la partita resta più che mai aperta.

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