sabato 30 aprile 2016

Jobs act e legge di stabilità. Incentivi e licenziamenti.

In Italia Jobs act e legge di stabilità 2015 hanno disposto incentivi a favore del lavoro

ll Jobs act (legge 183/2014 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 15 dicembre 2014, contenente le deleghe al Governo in materia di riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali) e la legge di stabilità 2015 (legge 190/2014 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2014) prevedono alcune novità relativamente agli incentivi a sostegno delle assunzioni: sono previste nuove agevolazioni oltre alla conferma di varie agevolazioni, di cui alcune in scadenza, come il bonus ai disoccupati di lunga durata.
Di seguito gli incentivi confermati:
  • Bonus giovani (decreto legge 76/2013): per l’assunzione di giovani da 18 a 29 anni senza impiego da almeno sei mesi o senza diploma di scuola superiore è concesso uno sconto di un terzo della retribuzione mensile lorda, per un massimo di 650 euro al mese. Ha una durata di 18 mesi per le assunzioni a tempo indeterminato e di 12 mesi per le stabilizzazioni di contratti a termine. Scadenza: vale per le assunzioni effettuate entro il 30 giugno 2015.
  • Donne e over 50 (legge 92/2012): contributi al 50% per chi assume a tempo indeterminato e determinato lavoratori ultra cinquantenni disoccupati da oltre 12 mesi o donne senza impiego retribuito da almeno sei mesi e residenti in aree svantaggiate, o donne di qualsiasi età senza lavoro da almeno 24 mesi, a prescindere dalla loro residenza. Ha una durata di 18 mesi per l’assunzione a tempo indeterminato o in caso di trasformazione del contratto a termine; di 12 mesi per le assunzioni a termine. L’agevolazione, che ha sostituito il contratto d’inserimento e vale dal 1 gennaio 2013, non ha scadenza.
  •  
Di seguito due nuove agevolazioni previste:
  • Esonero dal versamento dei contributi dei neoassunti: fino a 8.060€ l’anno, per tre anni per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2015. Gli assunti non devono essere stati occupati nei precedenti sei mesi con un contratto a tempo indeterminato presso qualsiasi datore di lavoro. E’ esclusa dall’agevolazione l’assunzione di apprendisti. Il bonus non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni di aliquote. Scadenza: assunzioni effettuate dal 1 gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2015.
  • Deduzione del costo del lavoro dalla base imponibile dell’IRAP: dall’anno d’imposta 2015 si applica la deduzione integrale dalla base imponibile dell’IRAP del costo del lavoro dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Si beneficerà di tale sgravio fiscale nelle dichiarazioni e versamenti del 2016. In concomitanza con tale introduzione, dal 2015 è prevista l’eliminazione della diminuzione delle aliquote fissata dall’articolo 2 del decreto legge 66/2014. Fino al 31 dicembre 2014 è possibile usufruire dello sconto del 50% dei contributi previdenziali e assistenziali per 36 mesi per chi assume entro tale termine lavoratori disoccupati, sospesi o in cassa integrazione. Se ad assumere sono imprese svantaggiate del Sud o imprese artigiane, lo sgravio si innalza al 100% dei contributi a carico del datore di lavoro.Tale agevolazione (articolo 8, comma 9, legge 29 dicembre 1990, n. 407) sarà abolita dal 1 gennaio 2015 dalla Legge di stabilità 2015 (art. 121). 
Quando gli incentivi terminano cosa faranno le imprese?
Ci sono i primi licenziati a tutele crescenti.  
Assunti a marzo con il contratto a tempo indeterminato introdotto dal Jobs act, dopo soli otto mesi l’azienda li ha lasciati a casa. 
E’ bastato un calo di produzione, così sostiene l’impresa, e il posto fisso ha evidenziato tutta la sua fragilità. Eppure, la società ha potuto beneficiare dei generosi incentivi previsti dalla legge di Stabilità 2015, che esonerano il datore di lavoro dal pagamento dei contributi per tre anni.
Nella lettera di licenziamento, l’azienda giustifica la scelta con una “riorganizzazione della turnistica dovuta a un persistente calo di lavoro” e con la “impossibilità di adibirla utilmente ad altre mansioni”. 
E per loro non c’è articolo 18 che tenga: non è prevista la reintegrazione al posto di lavoro. 
Potranno ricevere solo un indennizzo commisurato al periodo di permanenza in azienda. “Sono contratti precari a tempo indeterminato – si sfoga un lavoratore della Rsu – E l’indeterminato potrebbe finire domani”.
“Oltre agli operai assunti con il Jobs act, c’erano apprendisti e lavoratori a termine. 
Gli apprendisti non si possono mandare via a meno che non abbiano fatto qualcosa di grave. Per licenziare i lavoratori a tempo determinato, bisogna pagarli fino al termine del contratto. Hanno lasciato a casa i nuovi assunti perché la legge lo permette, è più conveniente“. Intanto, l’azienda ha potuto godere degli sgravi contributivi per i nuovi assunti, pari a 8 mila euro per tre anni. E allo stesso tempo, i lavoratori si sono trovati senza occupazione, anziché contare su un lavoro stabile.

Pensioni. Retributivo o contributivo


Pensione, metodo retributivo o contributivo? Come funziona il calcolo dopo la riforma Fornero

La riforma Fornero stabilisce la fine definitiva del metodo retributivo che sopravvive, in parte, solo per chi aveva 18 anni di contributi nel 1995


Oltre che per l’età di pensionamento, la riforma Fornero ha introdotto un’importante novità nel calcolo della pensione, sancendo definitivamente il trionfo del metodo contributivo sulretributivo. Una scelta necessaria per contenere la spesa previdenziale in Italia, anche considerando l’allungamento della vita media.
I DUE METODI
I due sistemi di calcolo si basano su criteri profondamente diversi:
  • RETRIBUTIVOL’importo della pensione viene calcolato sulla media dei redditi:- degli ultimi 10 anni di lavoro per i dipendenti;
    – degli ultimi 15 anni di lavoro per gli autonomi,
    nella misura del 2% di questa media per ogni anno di contribuzione.
 Esempio di calcolo retributivo:
– reddito annuo medio negli ultimi 10 anni: € 30.000
– anni di contribuzione: 40
– pensione: 2% di 30.000 x 40 = € 24.000
  • CONTRIBUTIVOL’importo della pensione viene calcolato sui contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa (cosiddetto “montante contributivo”). L’ammontare dei contributi viene rivalutato in base all’indice Istat delle variazioni quinquennali del Pil e moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, aggiornato ogni 3 anni (dal 2019 ogni due) e variabile, in base all’età del lavoratore al momento della pensione.
IL PASSAGGIO DAL RETRIBUTIVO AL CONTRIBUTIVO
Dal 1° gennaio 2012 il metodo contributivo è diventato l’unico metodo di calcolo per la prestazione pensionistica. Pertanto – tolti i fortunati che sono già in pensione, per i quali non cambia nulla e che continueranno a godere del privilegio del retributivo – anche chi prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero avrebbe avuto una una pensione calcolata del tutto con il metodo retributivo si è visto ricalcolare l’assegno col contributivo per la quota di anni di lavoro che ancora gli restano. Insomma il metodo retributivo sopravvive ancora, ma riferito a un minor numero di anni e per un numero di lavoratori sempre più esiguo.
In sostanza si creano tre situazioni differenti. Per i più giovani che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 – anno di entrata in vigore della riforma Dini che per prima introdusse il sistema contributivo – la pensione verrà tutta calcolata col metodo contributivo. Per gli altri invece conta l’anzianità di servizio maturata alla data del 31 dicembre 1995.

Quindi situazioni differenziate per garantire i cosiddetti diritti acquisiti o meglio i privilegi acquisiti soprattutto dagli anziani pensionati con stipendi più elevati.
Tutti sanno che l'eccessiva onerosità della prestazione nel diritto civile è causa di risoluzione del contratto; in questo caso si è versato poco in rapporto a quello che ora si riceve e si scaricano gli oneri sulle generazioni future .
Una palese violazione al principio di uguaglianza che la classe dirigente che lucra sui benefici del retributivo non ha intenzione di modificare 

Germania bassi salari: esportazione di debito e di disoccupazione

Germania, “ecco come è cresciuta abbassando i salari ed esportando debito e disoccupazione nel resto della Ue”

“Se c’è qualcuno in Europa che può salvare l’euro, è la Germania, ma solo se è disposta a cambiare se stessa. La ricetta dell’austeritàe delle esportazioni non può funzionare per tutti. Se non si capisce questo, il destino dell’euro è segnato”. Heiner Flassbeck è un economista che insegna all’università di Amburgo. Una voce spesso controcorrente nel dibattito pubblico, come dimostra il suo ultimo lavoro Solo la Germania può salvare l’euro, scritto in coppia con un altro economista, Costas Lapavitsas, e presentato mercoledì alla Fiera del libro di Francoforte. 
Flassbeck sostiene invece che l’enorme potere economico accumulato negli ultimi anni dai tedeschi sia in gran parte dovuto alla riduzione dei salari avvenuta in Germania, un fenomeno forse poco osservato all’estero. Applicate ai paesi con un grande debito sulle spalle, le stesse ricette di tagli e abbassamento del costo del lavoro hanno, però, innescato una spirale di recessione. Si veda il caso della Grecia.
“E’ pericoloso non rendersi conto delle conseguenze delle politiche di austerità. Non mi riferisco solo alla Grecia, ma anche a Spagna,Italia e Francia. Questi Paesi non possono permettersi di rimanere per anni nella stagnazione. Se non si cambiano politiche, prima o poi in questi Paesi arriveranno al governo forze nazionaliste e di destra. I segnali politici sono visibili sin da ora. Stanno crescendo partiti antieuropeisti che dicono “o si cambia o usciamo dall’euro”. Nel 2017 si voterà per le presidenziali in Francia e, nel 2018, andrà alle urne l’Italia. Due appuntamenti importanti per il futuro dell’Unione europea”.
A tutti è noto che l’economia tedesca è cresciuta in questi anni soprattutto per la sua capacità di competere sul mercato con gli altri paesi. Solo lo scorso anno, per citare un dato, le esportazioni hanno fruttato alla Germania un avanzo negli scambi commerciali con l’estero pari a 217 miliardi di euro. Il segreto di questo successo non può però essere attribuito soltanto all’innovazione tecnologica dei suoi prodotti, anche lasciando da parte l’ironia sul mito della perfezione teutonica infranto dallo scandalo Volkswagen
La causa va cercata piuttosto nella decrescita dei salari tedeschi. Fin dagli anni novanta la Germania ha iniziato a decentralizzare il suo sistema di relazioni industriali, trasferendo la contrattazione del lavoro dal livello nazionale collettivo a quello aziendale. Gli accordi in deroga sono aumentati strada facendo.
Il risultato è che il costo unitario del lavoro è sceso in Germania più che altrove, a beneficio della produttività e dei prezzi delle merci tedesche che sono diventate più convenienti. “La Germania, in questo modo, ha praticamente esportato la disoccupazione negli altri Paesi”, dice ancora Flassbeck.
Come se ne esce allora? Anche i francesi e gli italiani devono seguire la stessa strada? Ciascuno deve farsi il proprio Jobs actin casa? “Chi ha applicato lo stesso modello ha fallito. L’hanno fatto in Spagna, i salari sono scesi drasticamente e, per giunta, la disoccupazione è cresciuta”. Inoltre, non è immaginabile una crescita simultanea di tutti i paesi fondata sulle esportazioni. 
“Non può esistere al mondo una situazione in cui ogni paese realizza un surplus commerciale”. A ogni avanzo deve corrispondere un disavanzo, “non può esistere un credito senza un debito, a meno che tutti i paesi della Terra non trovino un partner su un altro pianeta con cui commerciare e sul quale scaricare il debito”. Anche “quel che racconta la Merkel, che la Germania avrebbe raggiunto una crescita senza debito, è una falsità. Nessuno dice che la crescita tedesca si basa sul fatto che altri paesi si siano dovuti indebitare per importare merci tedesche”. Senza contare che la Germania esporta paradossalmente gratis almeno un terzo dei beni e servizi che produce, vale a dire “senza ricevere un corrispettivo in beni equivalenti”. Il credito che i tedeschi vantano nei confronti degli altri paesi è un “credito puramente nominale” che va ad aggiungersi al debito esistente degli altri stati della zona euro.
Chi ha provato a cambiare strada, però, ha fallito. Il riferimento è alla Grecia di Tsipras che, alla fine, si è dovuta piegare alle condizioni di Merkel e del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. “Ho avuto modo di parlare con Varoufakis
Glielo ho detto, tu, ministro di un governo di estrema sinistra, pensi di andare da Schäuble e di convincerlo a cambiare le regole? Non succederà mai. O hai un piano B che ti permetta di trattare oppure devi trovare alleati per la tua proposta politica. Ma non puoi pensare di cambiare le cose senza averne la forza”. Dovrebbe quindi essere la Germania stessa a salvare l’euro. “E’ il Paese che ha la produttività più alta, l’unico che può permettersi di aumentare i salari e far crescere la domanda. Altrimenti non c’è speranza di superare la crisi. Le altre vie sono state già sperimentate e sono fallite. Il costo del denaro è vicino allo zero, ma gli investimenti non partono. E’ ora di cambiare”.

In Italia Jobs act e legge di stabilità 2015 hanno disposto incentivi a favore del lavoro

ll Jobs act (legge 183/2014 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 15 dicembre 2014, contenente le deleghe al Governo in materia di riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali) e la legge di stabilità 2015 (legge 190/2014 pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2014) prevedono alcune novità relativamente agli incentivi a sostegno delle assunzioni: sono previste nuove agevolazioni oltre alla conferma di varie agevolazioni, di cui alcune in scadenza, come il bonus ai disoccupati di lunga durata.
Di seguito gli incentivi confermati:
  • Bonus giovani (decreto legge 76/2013): per l’assunzione di giovani da 18 a 29 anni senza impiego da almeno sei mesi o senza diploma di scuola superiore è concesso uno sconto di un terzo della retribuzione mensile lorda, per un massimo di 650 euro al mese. Ha una durata di 18 mesi per le assunzioni a tempo indeterminato e di 12 mesi per le stabilizzazioni di contratti a termine. Scadenza: vale per le assunzioni effettuate entro il 30 giugno 2015.
  • Donne e over 50 (legge 92/2012): contributi al 50% per chi assume a tempo indeterminato e determinato lavoratori ultra cinquantenni disoccupati da oltre 12 mesi o donne senza impiego retribuito da almeno sei mesi e residenti in aree svantaggiate, o donne di qualsiasi età senza lavoro da almeno 24 mesi, a prescindere dalla loro residenza. Ha una durata di 18 mesi per l’assunzione a tempo indeterminato o in caso di trasformazione del contratto a termine; di 12 mesi per le assunzioni a termine. L’agevolazione, che ha sostituito il contratto d’inserimento e vale dal 1 gennaio 2013, non ha scadenza.
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Di seguito due nuove agevolazioni previste:
  • Esonero dal versamento dei contributi dei neoassunti: fino a 8.060€ l’anno, per tre anni per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2015. Gli assunti non devono essere stati occupati nei precedenti sei mesi con un contratto a tempo indeterminato presso qualsiasi datore di lavoro. E’ esclusa dall’agevolazione l’assunzione di apprendisti. Il bonus non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni di aliquote. Scadenza: assunzioni effettuate dal 1 gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2015.
  • Deduzione del costo del lavoro dalla base imponibile dell’IRAP: dall’anno d’imposta 2015 si applica la deduzione integrale dalla base imponibile dell’IRAP del costo del lavoro dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Si beneficerà di tale sgravio fiscale nelle dichiarazioni e versamenti del 2016. In concomitanza con tale introduzione, dal 2015 è prevista l’eliminazione della diminuzione delle aliquote fissata dall’articolo 2 del decreto legge 66/2014. Fino al 31 dicembre 2014 è possibile usufruire dello sconto del 50% dei contributi previdenziali e assistenziali per 36 mesi per chi assume entro tale termine lavoratori disoccupati, sospesi o in cassa integrazione. Se ad assumere sono imprese svantaggiate del Sud o imprese artigiane, lo sgravio si innalza al 100% dei contributi a carico del datore di lavoro.Tale agevolazione (articolo 8, comma 9, legge 29 dicembre 1990, n. 407) sarà abolita dal 1 gennaio 2015 dalla Legge di stabilità 2015 (art. 121). 
Quando gli incentivi terminano cosa faranno le imprese?
Ci sono i primi licenziati a tutele crescenti.  
Assunti a marzo con il contratto a tempo indeterminato introdotto dal Jobs act, dopo soli otto mesi l’azienda li ha lasciati a casa. 
E’ bastato un calo di produzione, così sostiene l’impresa, e il posto fisso ha evidenziato tutta la sua fragilità. Eppure, la società ha potuto beneficiare dei generosi incentivi previsti dalla legge di Stabilità 2015, che esonerano il datore di lavoro dal pagamento dei contributi per tre anni.
Nella lettera di licenziamento, l’azienda giustifica la scelta con una “riorganizzazione della turnistica dovuta a un persistente calo di lavoro” e con la “impossibilità di adibirla utilmente ad altre mansioni”. 
E per loro non c’è articolo 18 che tenga: non è prevista la reintegrazione al posto di lavoro. 
Potranno ricevere solo un indennizzo commisurato al periodo di permanenza in azienda. “Sono contratti precari a tempo indeterminato – si sfoga un lavoratore della Rsu – E l’indeterminato potrebbe finire domani”.
“Oltre agli operai assunti con il Jobs act, c’erano apprendisti e lavoratori a termine. 
Gli apprendisti non si possono mandare via a meno che non abbiano fatto qualcosa di grave. Per licenziare i lavoratori a tempo determinato, bisogna pagarli fino al termine del contratto. Hanno lasciato a casa i nuovi assunti perché la legge lo permette, è più conveniente“. Intanto, l’azienda ha potuto godere degli sgravi contributivi per i nuovi assunti, pari a 8 mila euro per tre anni. E allo stesso tempo, i lavoratori si sono trovati senza occupazione, anziché contare su un lavoro stabile.

giovedì 28 aprile 2016

Pubblico registro automobilistico accertamenti

Una romena di 53 anni. Ufficialmente senza redditi. E invece proprietaria di più di ottocento auto, di tutte le marche e cilindrate: dalla Fiat 500 modello anni ’90 alla Porsche, tanto per capirci. Una prestanome, sospettano gli investigatori. Della mala. Quelle auto, infatti, finivano a pregiudicati, soprattutto stranieri, soprattutto dell’Est, che se ne servivano anche per i loro loschi traffici: rapine, furti, spaccio di droga. A scoprirlo è stata la polizia municipale al termine di un’indagine che è andata avanti per un anno intero e che ha preso le mosse da un incidente stradale . 
L’auto è «pulita», e appartiene a una donna, la romena appunto. 
Spulciando nella banca dati del pubblico registro automobilistico gli agenti hanno scoperto centinaia e centinaia di autovetture intestate alla donna.



Non ho mai capito come L'agenzia delle entrate che fa puntuali accertamenti sui redditi in tempi relativamente brevi non riesca ad individuare facilmente nullatenenti che possiedono centinaia di auto.
Basterebbe un programmino sul PRA?
I parametri fiscali per nullatenenti possessori di decine di autovetture cosa dicono?
O forse conviene fare indagine lunghe e faticose?

TOp Manager

Sono top manager con stipendi al top.  
A guidare la fila dei Paperoni di Piazza Affarri c’è Sergio Marchionne con i suoi oltre 50 milioni di euro annui. Alle sue spalle ha fatto il vuoto perché, al secondo posto, troviamo il numero uno di Luxottica Adil Mehboob Khanma con “soli”, si fa per dire, 13,5 milioni di euro. 
Sono infatti oltre 10 coloro che riescono a portarsi a casa più di 5 milioni all’anno e addirittura in 4 sopra i 10 milioni. Cifre da capogiro che vanno in netta controtendenza rispetto al valore del Pil, che viaggia sempre col freno a mano tirato. Tra questi top manager  ci sono i leader di Italcementi, Giovanni Battista Ferrario e Carlo Pesenti, della Salini, Pietro Salini, e diAmplifon e Unicredit, Franco Moscetti e Roberto Nicastro.



Così si aumenta la possibilità di spesa di operai e impiegati?

venerdì 22 aprile 2016

Piano della sosta. Semplificazione.

Poche  coincise istruzioni per spiegare che i residenti pagheranno 50 centesimi di euro all'ora ( mentre prima erano 50 centesimi al giorno per parcheggiare nelle aree di sosta a pagamento.


Nuclei Familiari residenti in ZPRU: autorizzazione alla sosta - zone di sosta a tariffa agevolata

INFORMAZIONE AI RESIDENTI DELLA ZTL E DELLA ZPRU
Dal 1° settembre 2015
Le zone A1, A2, A3, A4, A5, A6 sono state accorpate in un'unica area: la ZONA A
Le zone B1, B2, B3, B4 sono state accorpate in un'unica area: la ZONA B
Le zone C, D, E sono state accorpate in un'unica area: la ZONA C
Tutti i titolari di permessi residenziali sono invitati pertanto a presentarsi all' Ufficio Permessi - gestione sosta per la sostituzione dello stesso.
La Giunta Comunale, con Delibera n. 236 del 9 dicembre 2015, ha approvato modifiche all'assetto organizzativo - in vigore dal 1° gennaio 2016.
Di conseguenza alcune competenze (uffici e relativi procedimenti) sono in fase di adeguamento/spostamento.
Provvederemo al più presto all'aggiornamento di tutte le schede informative di uffici e servizi.
Potete comunque consultare la pagina del nuovo schema organizzativo che invece è già stata aggiornata.
All'interno delle Zone di Particolare Rilevanza Urbanistica (ZPRU) C, D, E ed altre specifiche vie (vedi tabella nella sezione link esterni di questa scheda) , in attuazione del Piano della sosta e della mobilità in centro storico, sono state individuate alcune strade destinate alla sosta esclusiva dei residenti ed autorizzati e zone a tariffa agevolata per i residenti.
I nuclei familiari residente in ZPRU sono assegnati nell'ordinanza alla categoria D2.
DESTINATARI DI QUESTO TIPO DI AUTORIZZAZIONE
I nuclei familiari anagraficamente residenti o domiciliati in tali strade possono ottenere, per i veicoli di proprietà, autorizzazioni di TIPOLOGIE 9 (D2/A) e 10 (D2/B) (vedi ordinanza nella sezione Normativa di questa scheda).
Sono assimilati i nuclei familiari residenti o domiciliati in edifici che abbiano un accesso in quelle strade, diretto alle abitazioni, anche se la residenza anagrafica o domicilio sia in una via adiacente.
Per nucleo familiare si intende qualsiasi gruppo di persone che conviva, per qualsiasi motivo, nella stessa unità immobiliare.
Le persone che possono dimostrare, attraverso la presentazione di idoneo titolo, di dimorare per almeno 6 mesi/anno in unità abitativa fornita di utenze d'acqua, luce e gas, regolarmente attivate, hanno facoltà di ottenere il rilascio delle autorizzazioni previste alle TIPOLOGIE 9 (D2/A) e 10 (D2/B).
Tale facoltà non costituisce deroga alle limitazioni stabilite per nucleo familiare riguardo al numero dei permessi rilasciabili.
Il numero delle autorizzazioni rilasciate per ogni nucleo non può essere superiore al numero dei veicoli e, in ogni caso, a quello dei componenti il nucleo familiare muniti di patente di guida per autoveicoli.
- Se il nucleo familiare è sprovvisto di posto auto in area privata situata nelle vicinanze dell'abitazione (oppure all'interno dell'area omogenea di residenza), possono essere rilasciate fino a due autorizzazioni di TIPOLOGIA 9, oltre ad ulteriori autorizzazioni di TIPOLOGIA 10 fino al raggiungimento del numero dei componenti muniti di patente di guida.
- Se il nucleo familiare dispone di posto auto in area privata situata nelle vicinanze dell'abitazione(oppure all'interno dell'area omogenea di residenza), e dispone di un solo veicolo può essere rilasciata esclusivamente un'autorizzazione di TIPOLOGIA 10.
- Se il nucleo familiare dispone di uno o più posti auto in area privata situata nelle vicinanze dell'abitazione(oppure all'interno dell'area omogenea di residenza), e dispone di più di un auto/motoveicolo, può essere rilasciata una sola autorizzazione di TIPOLOGIA 9, oltre ad ulteriori autorizzazioni di TIPOLOGIA 10 fino al raggiungimento del numero dei componenti muniti di patente di guida ridotto del numero dei posti auto a disposizione, fermo restando il diritto minimo di un'autorizzazione di TIPOLOGIA 9 (D2/A) e di un'autorizzazione di TIPOLOGIA 10.
L'autorizzazione riporta il numero di targa del veicolo autorizzato.
Requisito essenziale è la proprietà del veicolo da autorizzare, oppure l'usufrutto, il possesso in forza di leasing, di noleggio senza conducente o di contratto di comodato gratuito o il possesso di veicolo aziendale assegnato in modo esclusivo. Costituisce titolo utile la disponibilità di un veicolo di proprietà di un convivente.
L'autorizzazione deve essere esposta sul vetro parabrezza del veicolo in modo che siano chiaramente leggibili la scadenza, le condizioni a cui è subordinata la validità e la targa del veicolo autorizzato.
Le autorizzazioni, salvo diversa indicazione, devono riportare la marca da bollo prevista dalle norme vigenti ed una marca comunale per i diritti di segreteria.
Validità dell'autorizzazione
La validità dell'autorizzazione rispetta la durata del titolo di godimento dell'unità abitativa e comunque non può essere superiore alla validità massima stabilita dall' ordinanza.
Le autorizzazioni di norma sono valide per quarantotto (48) mesi dalla data del rilascio, fatto salvo un diverso termine indicato dall'Ufficio Permessi. Le stesse si intendono automaticamente prorogate di 30 giorni dalla data di scadenza, per consentire all'Ufficio Permessi di evadere l'eventuale istanza di rinnovo.
Per le richieste di rinnovo si applicano le medesime modalità delle richieste del 1° rilascio.
Ogni autorizzazione può essere revocata o sostituita da altra autorizzazione che preveda diverse o minori deroghe in caso:
- di modifica della segnaletica stradale,
- siano state accertate d'ufficio, o segnalate dalla Polizia Municipale, o comunicate dal titolare, variazioni nelle condizioni e nei requisiti che ne avevano determinato il rilascio,
- di abusi od irregolarità,
- in qualsiasi altro caso sia ravvisata una motivata ragione che possa influire sulle valutazioni discrezionali eseguite in sede di rilascio.
Qualora, durante il periodo di validità, l'autorizzazione venga smarrita, distrutta o sottratta, il titolare della medesima dovrà richiederne un duplicato all'Ufficio Permessi, previa presentazione di dichiarazione dei fatti che hanno causato la perdita dell'originale. Se l'autorizzazione riportava più di un numero di targa o l'indicazione di targhe varie, la richiesta di duplicato dovrà essere corredata dalla relativa denuncia all'Autorità Giudiziaria.
AREE DI SOSTA A TARIFFA AGEVOLATA
La tariffa agevolata dà l'opportunità ai cittadini residenti in determinate vie del centro in possesso dell'autorizzazione al transito e sosta in ZTL o Area pedonale di poter parcheggiare nelle aree di sosta a pagamento (aree blu) gestite da AEM SpA con tariffa agevolata:
- 0,50 euro al giorno; questa tariffa consente la sosta dall'ora in cui inizia alle 24 del giorno stesso
- 3,00 euro alla settimana; questa tariffa consente la sosta per 7 giorni (se, per esempio, la sosta inizia nel giorno di mercoledì, con la tariffa settimanale è consentita fino al martedì della settimana successiva)
-nel giorno di domenica la sosta è gratuita
Attenzione
Nella sezione link esterni è possibile verificare in quali vie è attiva la tariffa agevolata sulla base della vostra residenza.
Modalità di pagamento
Il pagamento della sosta a tariffa agevolata può essere effettuato tramite:
- "gratta e sosta", disponibile con validità giornaliere e settimanale che si può acquistare presso AEM viale T.Trieste 38 o nelle tabaccherie del centro
- biglietto (ticket) rilasciato dai parcometri (pulsante giallo)
IL GRATTA E SOSTA O IL BIGLIETTO (TICKET) DEVONO ESSERE ESPOSTI SUL CRUSCOTTO A FIANCO DEL PERMESSO.
 
Nella sezione link esterni, al link "Aree che compongono la ZTL: cosa si può fare se autorizzati", è possibile consultare l'elenco delle vie che compongono le ZPRU.

Come accedere al servizio: 

La richiesta deve essere inoltrata utilizzando l'apposito modulo.
Allegati:
- copia della carta di circolazione che ne comprovi la proprietà ed il tipo di veicolo da autorizzare;
- certificato di residenza
(In alternativa alla documentazione richiesta è ammessa l'autocertificazione come previsto dalla normativa in materia)
- copia della certificazione del controllo del gas di scarico o l'eventuale autodichiarazione dell'esenzione dallo stesso, secondo la normativa vigente (sono esenti gli autoveicoli immatricolati per la prima volta dopo il 01.01.2004 e che non hanno ancora percorso Km. 80.000).
La dichiarazione è sottoscritta dall'interessato/a in presenza del dipendente addetto oppure sottoscritta e inviata insieme alla fotocopia, non autenticata di un documento di identità del dichiarante, all'ufficio Permessi via fax, tramite un incaricato, oppure a mezzo posta.

Costo del procedimento: 


Una marca da bollo da € 16,00 sulla richiesta.
Una marca da bollo da € 16,00 e € 0,52 per diritti di segreteria al ritiro dell'autorizzazione.

martedì 19 aprile 2016

Genova, si rompe tubo della raffineria Iplom.

Disastri ambientali. Genova. IPLOM

17 aprile 2016. Genova, si rompe tubo della raffineria Iplom.
Erano le 20 di domenica 17 aprile quando nella sala operativa dei vigili del fuoco è scattato l’allarme.
L’acqua in pochi minuti si è colorata di nero. L’odore acre in pochi istanti si è diffuso tra le case, mentre il greggio ha cominciato a correre veloce verso il mare.
Difficile, in piena notte, nel buio, valutare l’entità della perdita e dell’inquinamento. Impossibile capire quanto petrolio sia arrivato fino in mare.
A cedere è stato un tubo dell’oleodotto della raffineria Iplom che si trova a poca distanza dal Fegino. Gli abitanti di Borzoli hanno sentito un boato, poi hanno visto l’acqua del torrente diventare scura. L’allarme è stato dato subito, i vigili del fuoco sono intervenuti immediatamente per tamponare la perdita. Ma a Genova sabato 16 aprile ha piovuto tanto, i rivi – sempre loro, quelli che si gonfiano in pochi minuti quando ci sono le alluvioni – erano pieni d’acqua. Così, nonostante il rapido intervento, il petrolio era già arrivato al torrente Polcevera (nel Ponente cittadino).
Subito i vigili del fuoco hanno impegnato tutte le squadre in servizio. Con loro anche vigili urbani, carabinieri, polizia. Sono state sistemate barriere per bloccare la macchia scura
Il torrente è diventato bianco per la schiuma gettata nell’acqua nel tentativo di evitare che la sostanza infiammabile prendesse fuoco, mentre correva tra le case.
Dalle finestre dei palazzi affacciati sul torrente decine di persone assistevano alle operazioni. “Basta”, urlava qualcuno, perché questo non è il primo incidente.
A mezzanotte tutte le squadre erano al lavoro. La centrale operativa era ancora in emergenza. Lo sversamento pare bloccato, le panne sistemate lungo il fiume stanno trattenendo una parte del greggio.
Ma bisognerà aspettare per valutare la consistenza della perdita. Per capire quanto petrolio è arrivato fino al mare. Fatto quotidiano.it

INTERVENTO SUL BILANCIO PREVISIONALE DEL COMUNE DI CREMONA

INTERVENTO SUL BILANCIO PREVISIONALE DEL COMUNE DI CREMONA
Dopo un'attenta analisi sul previsionale lasciato ai consiglieri, faccio alcune considerazioni:
- Innanzi tutto è impossibile effettuare una disamina completa e puntuale del bilancio in quanto dalla documentazione non è possibile verificare le voci dettagliate dei vari capitoli inseriti negli specifici stanziamenti ma esclusivamente per raffronto sugli importi previsti nelle varie missioni previste nei titoli di bilancio delle spese correnti;
- L'equilibrio di parte corrente è stato assicurato utilizzando risorse disponibili in conto capitale. Ciò a dimostrazione che questa amministrazione non è stata in grado di ridurre le spese per assicurare l'equilibrio di parte corrente con le entrate proprie del Comune. Quindi se non ci fossero stati proventi derivanti dai permessi per costruire, e per il 2016 questo comune ne prevede di incassare parecchi (euro 4.000.000 di cui euro 1.980.000 presumibilmente da incassare) non avremmo avuto assolutamente garantito l'equilibrio al bilancio di previsione; considerato anche che per il 2016 prevedete di incassare 1.450.000 dalle controllate, chissà come vista la situazione in cui avete ridotto AEM Cremona, in ogni caso iscrivete in bilancio una somma una tantum di introito derivante da Padania Acque che l’anno prossimo probabilmente non ci sarà più. Mi sembrano troppo entrate una tantum che non garantiscono l’equilibrio di parte corrente.
- Non si comprende come possa aver potuto destinare 153.000 euro al rifugio del cane di somme vincolate, proventi da sanzioni di competenza della Polizia locale, avendo suddette somme un vincolo di legge ben preciso ed a quanto mi risulta il rifugio del cane non rientra affatto.
-Non si comprende per quale motivo il Sindaco si sia presentato alle elezioni promettendo e garantendo importanza totale ai giovani e allo sport, raccogliendo quindi consenso totale e poi nel bilancio si tagliano fondi  per i giovani per euro 162.000,00 e per lo sport euro 268.000,00.
- Nel settore rifiuti la spesa complessiva prevista aumenta più di 5.000.000,00. Ma non si doveva risparmiare con la raccolta differenziata così impostata?
- Sono anche previsti euro 1.500.000,00 per la lotta all'evasione. Mi piacerebbe sapere se è un dato quantificato per accertamenti già emessi o in fase di emissione o si è mosso per chiudere il conto economico della Tari.
- L'aumento del costo degli organi istituzionali per euro 315.000,00 sono per aumentare stipendi a dirigenti, assessori, per le nuove P.O, o per chi? Mi spiegate?
- le previsioni sui nidi sono aumentate  di euro 680.000,00. Siete in grado di garantire una copertura di queste spese equilibrata ed equa come in altri comuni  raggiungendo almeno percentuali equilibrate sugli introiti , oppure come in tutti i comuni di sinistra si assicura il servizio ad una vostra popolazione di non aventi diritto facendo pagare le spese alle collettività?
- L'unico investimento degno di nota previsto nel previsionale è la pista ciclabile di via Milano. Per il resto solo manutenzioni ordinarie.
In conclusione, nonostante il bilancio non sia esposto chiaramente in tutti i suoi dettagli e distinti capitoli, posso rilevare che così non si possono fare assolutamente progetti futuri economici, turistici (dimenticavo di citare che il settore turismo vede un decremento di euro 72.000), commerciali e neppure di pubblici investimenti. Si trascurano i giovani e lo sport ma in compenso si aumentano i costi ed assistenzialismo nei confronti dei soliti noti: Ultimi per i cremonesi.
Quindi anticipo la mia dichiarazione di voto dicendo che il mio voto sarà negativo e contrario.
Marcello Ventura Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale

lunedì 18 aprile 2016

Concessioni o donazioni di beni demaniali?

Concessioni o donazioni di beni demaniali?
Per quaranta anni ho studiato che le concessioni sono onerose e alla scadenza vengono controllate ed eventualmente rinnovate ora invece assisto alla donazione di beni demaniali e se uno dice il contrario è  un.....
Avrei dovuto ,invece di studiare,  frequentare una scuola di partito all'ombra del politico emergente così avrei imparato a non conoscere norme che danno fastidio ad essere applicate.

sabato 16 aprile 2016

Piattaforma offshore Angela Angelina. Subsidenza. Danni.

Il voto del Consiglio comunale di Ravenna che chiede all’Eni di chiudere la piattaforma offshore Angela Angelina prima della scadenza della sua concessione è «Il primo segnale importante di come non si possa più ignorare i veri impatti di queste attività» e «conferma l’importanza della vittoria del Sì al referendum del 17 aprile, per dare un termine certo alle attività estrattive in corso».
Angela Angelina è la piattaforma più vicina alla costa tra le 47 attive in Emilia Romagna per l’estrazione di gas entro le 12 miglia, ed opera a soli 2 km dalle spiagge di Lido di Dante, nella concessione Eni A.C 27.EA attiva dal 1975, 4 pozzi collegati con una produzione totale di gas nel 2015 di 298.892.248 Smc e che sarebbe dovuta arrivare a scadenza naturale l’1 gennaio 2027.
Un’attività che ha causato un abbassamento del territorio di Lido di Dante, dovuto al fenomeno della subsidenza.

Quello del Consiglio comunale di Ravenna è un voto ancora più significativo perché viene da una maggioranza PD-Repubblicani che è ufficialmente schierata per il no/astensione al Referendum del 17 Aprile. La maggioranza PD-Repubblicani vota la mozione anti-piattaforme e subsidenza proposta dalla consigliera comunale Ilaria Morigi di Sel perché si avvii con Eni un nuovo confronto sulla «totale cessazione del punto di estrazione con netto anticipo rispetto alla scadenza della concessione» e il «trasferimento delle royalty alla tutela della costa». greenreport.it

La società che preleva il gas è responsabile per i danni provocati al territorio del comune ?
Le attività economiche danneggiate devono essere rimborsate?

venerdì 15 aprile 2016

Occupazione usurpativa. Responsabilità del dirigente comunale.

una sentenza del Tribunale di Milano estate 2012  descrive una vicenda singolare sia per il bene occupato (un terreno, poi trasformato in parco pubblico, con gli alberi, i sentieri e le giostre per i bambini), sia per l'identità dell'«occupante»: ad appropriarsi di quell'area senza averne diritto è stato il Comune di Milano. 
I tecnici della ragioneria hanno dovuto segnare nella colonna «uscite» del bilancio comunale la somma di 245.476,26 euro per risarcimento e interessi .

Un fax (datato 2005) in cui il «Settore parchi e giardini» del Comune dice di aver preso in carico l'area nel 1995: in questo caso i vent'anni che garantiscono l'usucapione non sarebbero affatto trascorsi. 
È questa la ricostruzione che viene accettata dai giudici.
Se pure il vecchio piano regolatore del 1980 destinava quella zona a «usi pubblici», in seguito il Comune non si è mai preoccupato di stabilire una qualche forma di esproprio o di contratto con le proprietarie: ha semplicemente recintato, messo i giochi per bambini e punto (bisogna riconoscere che all'epoca il terreno era abbandonato a una totale incuria).

Alla fine il Tribunale accerta così «l'intervenuta occupazione usurpativa», ma dato che la destinazione pubblica è ormai definitiva, il terreno non può essere restituito alle due sorelle. Il Comune viene quindi condannato al risarcimento (che varrà anche come acquisto dell'area), e al pagamento di tutte le spese processuali e per le perizie.

C'è un dirigente comunale responsabile?
Questo signore ha incassato i premi di produttività?
Scoprirlo è facile basta guardare chi era il responsabile del procedimento che volutamente ha ignorato le leggi dello Stato.
Che dice la Corte dei Conti,  ne è stata informata?

lunedì 11 aprile 2016

Dichiarazione di interesse paesaggistico. Mero interesse del cittadino.

La Dichiarazione di interesse paesaggistico è disciplinata dall’art.138 beni ambientali . TU2004/42
La procedura è richiamata dalla legislazione regionale, vedi L.R. Emilia Romagna 30/11/2009, n. 23 art. 40 duodecies.
Il cittadino che intenda proporre la Dichiarazione di interesse paesaggistico non è  soggetto del procedimento ma deve , pertanto fare riferimento al Comune dove l’area è sita il suo è un mero interesse non azionabile.
Sarà quindi l’amministrazione locale che si farà carico di iniziare la procedura. L’Art. 138 prevede che

1.   Su iniziativa del direttore regionale, della regione o degli altri enti pubblici territoriali interessati, la commissione indicata all'articolo 137, acquisisce le necessarie informazioni attraverso le soprintendenze e gli uffici regionali e provinciali, valuta la sussistenza del notevole interesse pubblico degli immobili e delle aree di cui all'articolo 136, e propone la dichiarazione di notevole interesse pubblico. La proposta è motivata con riferimento alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni e contiene le prescrizioni, le misure ed i criteri di gestione indicati all'articolo 143, comma 3.

2.   Le proposte di dichiarazione di notevole interesse pubblico sono dirette a stabilire una specifica disciplina di tutela e valorizzazione, che sia maggiormente rispondente agli elementi peculiari e al valore degli specifici ambiti paesaggistici e costituisca parte integrante di quella prevista dal piano paesaggistico.


Qualora il comune non dia seguito all’iniziativa il cittadino potrà comunque chiedere gli atti del procedimento e verificare le motivazioni adottate sulla sua domanda per verificare la legittimità del procedimento.

rivelazione del segreto d’ufficio

rivelazione del segreto d’ufficio

 

Inquinamento del lago Pertusillo, assolto il tenente Di Bello che ne denunciò l’inquinamento Cassazione penale 24/06/2015


Fu il primo a lanciare l’allarme sull’inquinamento del lago del Pertusillo. Ma per quella coraggiosa denuncia invece di ricevere un premio ha ottenuto una condanna: tre mesi di reclusione e tre mesi di interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa). Più di quanto avevano stabilito i giudici di primo grado (due mesi e 20 giorni e nessuna pena accessoria, a seguito di rito abbreviato). Il tenente della polizia provinciale Giuseppe Di Bello è stato condannato anche in appello. La richiesta del sostituto procuratore generale Modestino Roca era ancora più pesante: tre mesi di reclusione e un anno di interdizione. L’accusa: rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i dati sull’inquinamento delle dighe.
Per quell’azione il tenente Di Bello è stato anche sospeso dal servizio per due mesi. Maurizio Bolognetti, leader dei radicali lucani, invece, si sta difendendo nel processo di primo grado. Fu lui a diffondere i dati che gli aveva fornito Di Bello. Ma all’udienza preliminare preferì il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio. Da anni Bolognetti è impegnato a denunciare la Basilicata dei «veleni industriali e politici».

Dopo aver denunciato cosa è accaduto? «Un paradosso», lo ha definito l’esponente dei radicali. E siccome quella battaglia la stava conducendo con il tenente Di Bello è stato indagato anche lui. Avevano sollevato dubbi sulla qualità delle acque di alcune dighe che forniscono acqua potabile alla Puglia. E per le analisi, non fidandosi dei laboratori pubblici, le avevano affidate a un privato. I dati emersi, sostengono i due, erano preoccupanti. Per questo motivo hanno deciso di renderli pubblici, onorando la convenzione di Aarhus che, all’articolo cinque, comma “C” recita: «In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia».

Bolognetti e il tenente Di Bello lo hanno fatto immediatamente. Ma si sono «beccati» un procedimento penale Bolognetti e una condanna Di Bello. Ieri mattina Di Bello era in aula, nel palazzo di giustizia di Potenza. Ha ascoltato la requisitoria del procuratore generale. Ed è rimasto sorpreso quando gli ha sentito dire che la sentenza di primo grado era da riformare in peggio. Il difensore del tenente, l’avvocato Ivan Russo, ha replicato in modo duro. «Il tenente ha svolto quelle attività d’indagine nel suo giorno di riposo. Era un semplice cittadino. In quel momento non era un pubblico ufficiale». E ha depositato una quindicina di pagine di sentenze della Cassazione.
«Gli agenti di polizia giudiziaria - ha spiegato Russo - che svolgono attività d’indagine fuori dalle ore di lavoro non sono assimilabili agli ufficiali di polizia giudiziaria. Ci sono molte sentenze di condanna per agenti di polizia giudiziaria che indagando al di fuori dell’orario d’ufficio hanno commesso il reato di usurpazione di titolo».

Quali segreti avrebbe svelato Di Bello, che in quel momento non era un agente di polizia giudiziaria? «In un Paese serio - ha concluso Russo - gli avrebbero dato una medaglia». I giudici della Corte d’appello - Francesco Verdoliva, Alberto Iannuzzi e Angela D’Amelio - sono rimasti in camera di consiglio un paio d’ore. Poi hanno emesso la sentenza di condanna. Al tenente non resta che presentare ricorso per Cassazione.
lagazzettadelmezzogiorno.it

sabato 9 aprile 2016

Lista Pessina. Evasione fiscale

Lista Pessina
Con sentenza n. 17183 del 26 agosto 2015, la sezione tributaria della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate, ritenendo valida ai fini della prova la lista Pessina, con la conseguenza che gli accertamenti effettuati nei confronti dei contribuenti in essa presenti devono ritenersi a tutti gli effetti validi e legittimi. Nel febbraio 2009, a seguito dell’arresto all’aeroporto di Malpensa dell’avvocato svizzero Pessina, per fatti di riciclaggio, allo stesso veniva sequestrato un personal computer contenente in archivio centinaia di nominativi relativi a clientela da lui assistita o dal suo studio.Espletata su ordine della Procura di Milano una perizia sulla documentazione rinvenuta. 
I Supremi Giudici, infatti, hanno ritenuto che nell’accertamento fiscale possono avere accesso tutti gli elementi, comunque acquisiti, e, quindi, anche le presunzioni “atipiche” acquisite in forma  diversa da quella regolamentare, sempre che siano caratterizzati da requisiti di gravità, precisione e concordanza.

Elementi che, sempre ad avviso dei Giudici della Cassazione, sussistono nel caso di specie.
Secondo la Cassazione, peraltro, “L’Amministrazione finanziaria, nell’attività di contrasto e accertamento dell’evasione fiscale può, in linea di principio, avvalersi di qualsiasi elemento con valore indiziario, anche unico, con esclusione di quelli la cui inutilizzabilità discenda da una specifica disposizione della legge tributaria o dal fatto di essere stati acquisiti in violazione di diritti fondamentali di rango costituzionali. Sono perciò utilizzabili nell’accertamento e nel contenzioso con il contribuente, i dati bancari acquisiti dal dipendente di una banca residente all’estero e ottenuti dal fisco italiano mediante gli strumenti di cooperazione comunitaria, senza che assuma rilievo l’eventuale illecito e di riservatezza dei dati bancari, che non godono di copertura costituzionale e di tutela legale nei confronti del fisco medesimo. Spetta al giudice di merito, in caso di rilievo avanzati dall’amministrazione, valutare se i dati in questione siano attendibili, anche attraverso il riscontro delle contestazioni mosse dal contribuente”.


Il contrasto alla grande evasione produce di più dei micro accertamenti sui piccoli contribuenti?