mercoledì 18 maggio 2016

ILVA Taranto . Responsabilità .Tribunale Taranto

Disastri ambientali. ILVA

Tribunale di Taranto ha pronunciato la sentenza ILVA: 27 gli ex dirigenti condannati per l'amianto riconoscendo il nesso di causalità.
Il 23 maggio u.s. è stata pronunciata dal Tribunale di Taranto (Giudice monocratico) la sentenza sul caso ILVA, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la prolungata esposizione all’amianto e la morte di numerosi operai dello stabilimento (trentuno i casi complessivamente presi in esame).
La Regione si è costituita parte civile e la presenza di Emiliano in aula ha catalizzato l'attenzione, quasi spostando la scena. Perché tra gli imputati c'è anche il suo predecessore Nichi Vendola, fondatore di Sel, che della questione ambientale a Taranto aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. "Questo non è - ha spiegato Emiliano ai giornalisti dopo un'iniziale (e per lui inconsueta) reticenza - un piccolo processo per limitati episodi di inquinamento ambientale. Bisogna sanare un'apparente incongruità: com'è possibile che un impianto continui a funzionare nonostante la magistratura accusi i precedenti gestori di reati così gravi? Tutto questo può accadere grazie ai decreti che hanno 'sospeso' le possibilità di tutelare la salute dei cittadini tarantini".

L’arco temporale preso in considerazione dal Giudice nell’accertamento delle responsabilità è di quasi 40 anni, quattro decenni durante i lavoratori sono stati esposti all’amianto e agli altri agenti cancerogeni presenti nello stabilimento siderurgico contraendo così, a causa di tale colpevole esposizione, il mesotelioma della pleura.
Ventisette sono gli ex dirigenti condannati, con pene che vanno fino ad un massimo di 9 anni e mezzo di reclusione: si tratta di dirigenti dell’Italsider pubblica e dell’Ilva privata, condannati a pene comprese tra i 9 anni e mezzo e i 4 anni di carcere per i reati di omicidio colposo plurimo, disastro e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Sono state riconosciute inoltre provvisionali nei confronti delle parti civili: l'Inail, la Fiom Cgil, la Uil e i familiari di alcune vittime.
Ha commentato il Procuratore di Taranto Franco Sebastio: «Questa non è una sentenza storica: io non uso slogan giornalistici. Pur ribadendo che è solo una sentenza di primo grado e che in Italia vige la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, dobbiamo riconoscere che questa sentenza stabilisce quantomeno che la Procura non ha commesso errori nella costruzione delle indagini».

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