martedì 21 giugno 2016

Disastro doloso. Cremona Tamoil

L’inquinamento è stato confermato, Tamoil ha inquinato la falda e i terreni sottostanti la raffineria, le canottieri Bissolati e Flora e il Dopolavoro ferroviario. Ma è disastro doloso, e non avvelenamento delle acque.
I giudici della corte d’assise d’appello di Brescia  hanno condannato il solo manager Enrico Gilberti ad una pena di tre anni di reclusione. Assolti tutti gli altri imputati. Confermati, per le parti civili, i risarcimenti decisi in primo grado. Un milione di euro a titolo di provvisionale per il Comune e risarcimento in favore dei soci delle società canottieri.
Non è dunque passata la richiesta del procuratore generale Manuela Fasolato di condannare gli imputati per il reato più grave di avvelenamento delle acque in concorso con il disastro ambientale doloso.
E’ passata invece in parte la linea del primo giudice che aveva condannato i manager per aver inquinato la falda acquifera causata dalla rete fognaria gruviera. Gli imputati sono stati processati con il rito abbreviato. La motivazione sarà depositata entro 90 giorni.
E’ stato escluso sia l’avvelenamento delle acque che il disastro doloso.
L’impianto accusatorio ha retto, l’inquinamento è stato accertato, e anche le responsabilità.
Se al tempo del rinvio a giudizio fossero state vigenti le nuove norme sui cosiddetti ecoreati, probabilmente avrebbe potuto esserci il riconoscimento per il delitto di inquinamento ambientale.
Il disastro ambientale e’ un reato che ha avuto una definizione più precisa con la legge del maggio 2015 sui reati ambientali, legge attesa da molti anni e che questo processo ha contribuito a far approvare.

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