venerdì 23 settembre 2016

Gli abitanti di NY. Racconti.

    Gli abitanti di NY

  

Quello che più colpisce a NY sono gli abitanti.
Possono essere europei, asiatici, africani od australiani, ma si sentono tutti abitanti della stessa grande città.
La forza ed il fascio di NY è quello di essere una grande città dove tutti sanno di svolgere un ruolo indispensabile perché la città viva e prosperi sempre più.
Puoi essere un grande manager della finanza o un modesto impiegato in una catena di grandi magazzini o un custode di un museo a NY ti senti una persona importante per la vita della tua città a prescindere da dove sei nato o da dove provieni.
 Il lavoro è la malattia dei newyorchesi.
The next è la parola più utilizzata negli empori e nei ristoranti self service.
Tutti hanno fretta di servire il prossimo cliente per aumentare il volume degli affari.
La massa degli acquisti è necessaria per la sopravvivenza dell’attività bisogna fare presto ed incassare in fretta.
Musei  e attrazioni varie pullulano di persone incaricate ad incanalare la gente o a sorvegliare che tutto si svolga regolarmente.
Tutte queste attività sono svolte con la massima professionalità.
Gli incaricati svolgono il loro ruolo con il massimo scrupolo.
Tutti sono orgogliosi di quello che fanno e non aspettano sera ciondolando.
Sono lì a tua disposizione per risolverti anche il minimo problema e per esaudire ogni tua richiesta di informazione.
Musei ed attrazioni sono sempre aperti salvo il giorno di Natale e quello del Ringraziamento.
Mario andando in aeroporto in taxi collettivo, molto usato a Manhattan, ha trovato un tassista del Bangladesh.
“Sono contento di essere qui. NY vive del lavoro degli immigrati che come me che danno vita.” dice.
Qui è facile trovare un impiego nella vigilanza, nella ristorazione, nei grandi magazzini. Basta impegnarsi e lavorare: qui c’è posto per tutti.
E’ il grande sogno americano dove tutti hanno diritto a trovare la loro felicità che continua.
Il grande sogno che è alimentato forse dal fatto che la città cambia aspetto in continuazione perché la gente la trasforma e in questo suo divenire continuo tutti possono trovare la loro occasione per affermarsi nel movimento non ci sono rendite precostituite o almeno così ti vogliono fare credere.

      La paura.


Nelle facce del popolo multiforme che popola NY puoi incontrare qualunque stato d'animo.
La voglia di fare rappresenta l'attivismo permanente della città che non si ferma mai.
L'entusiasmo di quel popolo di emigranti che ha dato tutto a questa città per raggiungere il sogno americano del benessere.
Gli americani vogliono raggiungere la felicità in terra o meglio a NY.
Tutti dal primo all'ultimo sono orgogliosi di vivere in questa città e di contribuire al suo sviluppo.
Non ci sono divisioni politiche o religiose che contino: prima di tutto viene l'America.
La volontà tenace di arrivare a conquistarsi un posto al sole degli uomini vestiti di scuro che con la loro ventiquattrore vanno e vengono nei grandi uffici anonimi che popolano Manhattan.
La voglia di starsene tranquilli seduti su di una panchina di Central Park.
La disperazione dei mendicanti che puoi trovare avvolti nei sacchi a pelo per ripararsi dal freddo pungente della notte  davanti a qualche centro di aiuto.
Se in questo popolo entusiasta di vivere in questa realtà frenetica tutto di puoi aspettare non la paura.
Sotto, invece, cova la paura non tanto nei cittadini ma nelle autorità addette alle ispezioni
Sin da quando ti imbarchi su di un aereo per entrare negli stai Uniti ti accorgi che vi sono controlli speciali: il primo segnale è il visto di ingresso elettronico sul passaporto.
Poi quando entro vedi che i controlli sono accurati.
Un primo controllo è sull'aereo dove devi compilare una dichiarazione che certifica il tuo stato di salute e che attesta che non importi valuta non dichiarata.
Il secondo controllo avviene a terra  sul passaporto e sul bagaglio a mano.
Se ha i una borsa o peggio uno zaino diventi subito un sospetto.
In ogni caso tutto quello che indossi di metallico, come chiavi od orologi, deve passare ai controlli .
Fanno la radiografia di tutto anche delle scarpe e delle cinture , ti svuotano le tasche  e se non dai abbastanza affidamento procedono ad ispezionarti personalmente.
Un terzo controllo ti richiede la dichiarazione compilata sull'aereo già verificata che tu pensi di avere già consegnata.
Non è così, quindi frughi con più attenzione nelle tue carte e recuperatala la dai al paziente poliziotto.
Poi finalmente quando hai ritirato il bagaglio puoi avventurarti nella città.
I controlli son sono finiti.
Musei, Centri commerciali, teatri, chiese in ogni luogo dove affluiscono migliaia di persone hanno tutti il loro apparato che controlla borse e zaini. Si formano code che durano tutta la giornata.
La gente non protesta, ma pazientemente aspetta in coda perché ha fiducia nelle autorità.
Sembra fino che la paura sia ormai entrata nella testa come una componente inevitabile della vita di NY.
La paura c'è ma non si vede; i controlli sono una routine.
Il turista ne è colpito quando arriva, perché da noi non ci sono così tanti vigilantes, ma poi col passare dei gironi la vivi come un elemento che tutto sommato può coesistere con la realtà convulsa di tutti i giorni.
Ci fai l'abitudine e non ti impressiona più di tanto il fatto che qualcuno con insistenza voglia controllare il contenuto della tua borsa.
Certo non ti fidi tanto di abbandonare nelle ore serali il centro congestionato la gente ti da un senso di sicurezza.
Entrare in una stazione del metrò di notte quando le banchine sono deserte ti mette in uno stato di agitazione il silenzio che invocavi durante il giorno ora ti sembra del tutto inopportuno, fino a che non arriva un groppo nutrito di persone e la bagarre riprende.
Invochi la bolgia umana che ti ha accompagnato durante il giorno che magari ti infastidiva un po'  ma che adesso ti dà, invece, sicurezza.
La paura degli abitanti è sicuramente nei loro cuori.
La paura per loro stessi di perdere i loro beni e magari la loro vita .
E' la paura trova la sua origine nell'attentato alle Torri Gemelle. 
Il popolo di NY ha testimoniato il suo sgomento dopo la tragedia nei messaggi lasciati sul cancello di S. Paul a ricordo delle persone scomparse.
La chiesa a due passi dall'inferno è stata risparmiata e protetta da un sicomoro che ha impedito che una pioggia di detriti la colpisse.
La paura per un nemico invisibile che non è in grado di confrontasi a viso aperto con le armi perché la superpotenza è imbattibile. 
Il nemico è, però, pronto a colpire quando meno te la aspetti disposto a procurare lutti alla popolazione civile.
Lui deve dimostrare che esiste ed pronto a ricomparire in qualunque momento.
E' pronto a seminare il terrore perché se puoi non avere timore per te non puoi essere insensibile al fatto che l'agguato possa colpire i tuoi cari i tuoi affetti .
Così devi vivere facendo finta di niente continuando a corre re per le strade di NY sperando che i controlli di polizia cui ti sottoponi paziente possano essere guardiani di un futuro più sereno.


      Sandy.


Nel novembre 2012 un tornado si è abbattuto sulla città di NY.
La città è stata messa in ginocchio da Sandy, così è stato chiamato, alcuni simboli sono stati gravemente danneggiati.
Le precipitazioni che spazzano gli SU da ovest ad est continuano a fare paura.
Le tv seguono con servizi speciali  i tornado che corrono come trottole impazzite nelle praterie dell’ovest.
Anche se gli effetti delle perturbazioni si sono spostate da NY, il Circus Line non può ancora  attraccare al pontile della statua della Libertà e di Ellis Island.
I lavori di ripristino sono in atto ed i turisti potranno ritornare in luglio.
Monumenti simboli della città sono inaccessibili nella città dove tutto è possibile.
Sembra incredibile!
Lo spirito d’iniziativa di questa gente indomabile si esprime tutto nel motto: Rebuilding che è ripetuto senza interruzione sulle televisioni locali.
L’imperativo è ricostruire.
Tutti  cercano fondi.
Lo Stato fa la sua parte.
I cittadini non si lamentano, ma si rimboccano le maniche e si danno da fare per trovare i fondi necessari.
I luoghi danneggiati o sono già stai messi n sicurezza o i lavori fervono.
Non valgono le beghe politiche che vengono accantonate.
Il governatore democratico del New Jersey si complimenta per il tempestivo intervento dell’amministrazione statale centrale a guida repubblicana.
In pubblico si stringono le mani cordialmente, con un sorriso, pronti domani a riprendere la lotta elettorale, ma uniti nella ricostruzione.
Al primo posto va messo l’interesse del paese.
Le catastrofi naturali servono a compattare i cittadini di NY che, anche per l’aiuto ricevuto da tutta la nazione, si sentono orgogliosi di essere americani.
Tutti collaborano; le beghe sono lasciate fuori dai cantieri .
Si pensa solo a ricostruire.
Mi sembra di essere in Italia.
C’è la stessa sinergia utilizzata per ricostruire l’Aquila!




  I bus scoperti.


Un modo di visitare NY è quello di salire su uno dei tanti bus scoperti che girano per la città.
Se hai poco tempo e non vuoi camminare molto è il sistema migliore.
Mario e Gio non ci sono mai saliti perché preferiscono camminare per essere più in sintonia con la città e poterla capire meglio.
Loro pensano che il modo giusto di vedere NY sia quello di immergerti nella folla che popola il centro e che seguendo la Broadway approda  a Times Square
Ci vuole tempo e pazienza per gustare i particolari .
Se vedi una chiesa stretta fra i grattacieli se cammini puoi fermarti o se sei su un mezzo pubblico di superficie puoi scendere alla prima fermata e arrestarti un attimo prendendoti una piccola pausa in  quell’andirivieni  caotico.
Il bus non si ferma mai.
Le emozioni  sono affidate ad un accompagnatore che  ti spiega.
Ma caro amico le emozioni non si spiegano si sentono direttamente o non sono sensazioni degne di essere percepite.
L’accompagnatore è pure simpatico, racconta simpatici aneddoti e ti informa dei principali monumenti, ma il rapporto con la città è troppo superficiale.
Direi che non esiste: è come essere in un cinema tridimensionale con l’aggiunta dei rumori e dei profumi autentici dei gas di scarico.
Non capisco le ragioni di chi desidera visitare una città in poche ore salendo su di un autobus.
E’ molto meglio vedere un documentario non fai code , non ti costa nulla.
Una città va vissuta anche solo percorrendo le strade a piedi , seguendo i percorsi indicati dalle guide solo così ti può restare dentro un ricordo o un’emozione.


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