venerdì 16 dicembre 2016

Antonino Caponnetto

Antonino Caponnetto
Il 29 luglio 1983, la mafia compie un attentato terribile: un'autobomba posta vicino all'ingresso dell'abitazione del giudice istruttore di Palermo esplode la mattina quando Rocco Chinnici esce per recarsi al lavoro.
Antonino Caponnetto riconosce due motivi della sua scelta di concorrere a sostituire Rocco Chinnici: il senso del dovere e la sua sicilianità.
Il Consiglio Superiore della Magistratura lo sceglie per dirigere l'Ufficio istruzione di Palermo a settembre. Il 9 novembre verso mezzanotte arriva a Palermo. Subito dopo indica le linee operative che «...sarebbero state praticate per anni: la socializzazione fra i giudici istruttori della propria esperienza professionale; la massima circolazione di notizie, informazioni, nuove acquisizioni processuali per evitare che singoli giudici fossero detentori di scomodo segreti; in altre parole la costituzione di un pool, una squadra di magistrati che avrebbero dovuto dedicarsi esclusivamente ad indagini antimafia. Nasce il pool antimafia, di esso fanno parte Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta.
L’arresto di Tommaso Buscetta, storico boss della mafia, ed il suo “pentimento” danno origine al blitz di San Michele, considerata l’operazione antimafia più importante del secolo scorso. Interi clan mafiosi vengono trasferiti nei carceri di massima sicurezza. Nello stesso anno Caponnetto istruisce il maxi processo: 474 imputati per reati di mafia. Il 16 dicembre 1987 arriva la prima sentenza. Centinaia di anni di carcere inflitti per la prima volta contro centinaia di affiliati a Cosa Nostra. Per tutti o quasi associazione a delinquere di tipo mafioso.»
Caponnetto lascia l’incarico nel 1988 e se ne torna nella sua Firenze, dove aveva lasciato la moglie e tre figli. Confida che a sostituirlo il Consiglio Superiore della Magistratura scelga Giovanni Falcone. Si sbaglia perché a Palermo andrà Antonino Meli che subito cambia metodi di lavoro e mette in crisi l'operato del pool. Paolo Borsellino lascia Palermo poco dopo perché è promosso Procuratore a Marsala, Giovanni Falcone va a lavorare al Ministero della giustizia a Roma.
Il 1992 è l'anno terribile delle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Antonino Caponnetto si lascia sfuggire un « ...Tutto è finito!». Ma è solo un attimo perché, invece di andare in pensione, inizia, instancabile, un viaggio per le scuole e le piazze di tutta Italia per raccontare, soprattutto ai giovani e ai giovanissimi, chi fossero Falcone e Borsellino.
Nel 1999 organizza il primo vertice sulla legalità e la giustizia sociale a Firenze, chiamando a raccolta magistrati, giornalisti, avvocati, testimoni, associazioni e migliaia di cittadini, per discutere e “fare il punto” sulla questione giustizia in Italia. Lo fa anche l'anno successivo e quello dopo ancora. Muore il 6 dicembre del 2002.
I Vertici sulla legalità continuano a svolgersi ogni anno, com’era sua volontà. E così il cammino della Fondazione a lui dedicata. Elisabetta Caponnetto, sua moglie, ha iniziato a raccontare ai ragazzi delle scuole chi era Nino, quali erano i suoi valori, quale è stata la sua vita. Antoninocaponnettto.org

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