giovedì 29 dicembre 2016

Banche salvataggio. Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti


l governo ha licenziato il decreto disegnato da Bankitalia e Ministero dell'Economia per salvare quattro banche italiane in difficoltà e mettere al riparo da chiari di luna tutta la rete del credito: Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti. Un'operazione che permetterà di utilizzare un Fondo di risoluzione, che con un impegno valutato dalla Ue in 3,6 miliardi salverà l'operatività delle quattro banche.
Si tratta di un onere che sopporterà il sistema bancario italiano, con un impatto sui bilanci di quest'anno e la speranza che il 'prestito ponte' si trasformi in un 'investimento' da recuperare nel prossimo futuro, evitando per ora choc di sistema.
Si creerà una 'bad bank', che accoglierà la parte in difficoltà delle quattro banche: le sofferenze subiranno una massiccia svalutazione da 8,5 a 1,5 miliardi di euro in modo da agevolarne presto la vendita sul mercato, come ha specificato Bankitalia.
I crediti "saranno venduti a specialisti nel recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio".
Dalla parte 'sana' delle banche, si procederà a ristrutturare e rilanciare l'attività, che darà così luogo a quattro nuove entità, senza discontinuità operativa con i vecchi sportelli.
Alla presidenza dei quattro organismi ci sarà l'ex dg di Unicredit, Roberto Nicastro.
Il provvedimento consente di dare continuità all’attività creditizia – e ai rapporti di lavoro – tutelando pienamente i correntisti.
La base normativa è costituita dal nuovo quadro di gestione delle crisi bancarie, con i relativi decreti pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 16 novembre 2015.
Il decreto legge ha un ambito estremamente circoscritto. Esso è volto unicamente a: costituire tempestivamente le nuove banche (banche-ponte) contemplate dai provvedimenti di avvio della risoluzione delle banche in questione; definire un quadro normativo certo sulle modalità con cui saranno raccolti i contributi da parte del settore bancario al Fondo di risoluzione nazionale successivamente all’integrale avvio del Meccanismo di risoluzione unico; definire le modalità per l’applicazione alle nuove banche della disciplina fiscale in materia di imposte differite attive già in vigore per tutti gli istituti di credito.
L'operazione contempla il 'bail-in', ossia il meccanismo che coinvolge obbligazioni, azioni e depositi (sopra 100mila euro) nel salvataggio di una banca in difficoltà, prima che i fondi pubblici.
Un meccanismo, quello del 'salvataggio interno', che non scatta nel caso di queste quattro banche.
Il piano prevede di attingere da subito dal versamento (da parte di tutto il sistema bancario) dei 500 milioni di contributo al Fondo interbancario previsti per il 2015, insieme all'anticipo del contributo dei prossimi 3 anni.
A questi 2 miliardi, dunque, si aggiunge una linea di liquidità, a titolo oneroso e che peserà solo sulle big (Intesa, Unicredit e Ubi), per garantire l'operatività corrente.
Ed è arrivato anche l'ok dalla Ue, che non rileva problemi per la concorrenza.
Conformemente alla normativa europea, l'operazione sarà finanziata dai contributi del settore bancario italiano al fondo di risoluzione.
Le misure comprendono anche un trasferimento di attivi deteriorati dalle banche ponte a una nuova società veicolo per la gestione degli attivi. Il Fondo di risoluzione garantirà questa misura concernente gli attivi deteriorati rafforzando ulteriormente i bilanci delle banche ponte.
Il beneficio connesso a tale garanzia è stato quantificato approssimativamente in 400 milioni di euro di ulteriore supporto del fondo di risoluzione", considerati aiuti di Stato nell'ambito della risoluzione.
All'operazione, partecipano gli attuali azionisti e detentori di debiti subordinati, che "hanno contribuito a coprire i costi, riducendo al minimo il fabbisogno di aiuti di Stato secondo i principi di condivisione degli oneri. Inoltre, per limitare le distorsioni della concorrenza, le banche ponte esisteranno solo per un periodo limitato e sarà attuata una politica di gestione prudente".
L'impianto complessivo dei nuovi meccanismi di risoluzione continua a far discutere.
Il 'bail in' è un "esproprio criminale del risparmio", ideato per "salvare l'azzardo morale dei banchieri".
I crac bancari e l'omessa vigilanza delle banche centrali, saranno addossati a risparmiatori e depositanti tramite lo sciagurato meccanismo del bail-in". affaritaliani.it23.11.2015

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