sabato 24 dicembre 2016

Mattarellum

Mattarellum

Il Mattarellum è stato in vigore dal 1993 al 2005 dal nome del proponente Sergio Mattarella. Ha quindi regolato le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001, vinte nel primo e nel terzo caso dal centrodestra di Silvio Berlusconi, nel secondo dal centrosinistra di Romano Prodi.
La legge proposta da Mattarella prendeva atto del risultato di uno dei referendum abrogativi del 1993, promosso dai Radicali, con il quale gli elettori avevano bocciato il sistema proporzionale al Senato in favore di quello maggioritario.
Il Mattarellum prevede che il territorio nazionale sia diviso in 475 collegi per la Camera, e in 232 per il Senato: ognuna di queste porzioni di territorio elegge un deputato o un senatore, votato direttamente dagli elettori (per questo si parla di collegi uninominali). Il Mattarellum non prevede ballottaggi nei singoli collegi: ogni partito candida una persona e la persona che ottiene un voto più degli altri, vince il seggio. Ai candidati non è permesso candidarsi in più collegi. È un sistema simile a quello in vigore negli Stati Uniti, che incentiva i candidati a coltivare i legami con il proprio territorio, in contrapposizione ai politici “nominati” dai partiti. Questo sistema si presta però anche a forme di clientelismo e favoritismo.
Con il sistema dei collegi uninominali, nel Mattarellum, si eleggono circa il 75 per cento dei deputati e dei senatori. I rimanenti 155 deputati – un quarto – vengono eletti con un sistema proporzionale, e solo tra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 4 per cento. I candidati eletti con la quota proporzionale sono “bloccati”, cioè scelti dai partiti, e distribuiti in 26 circoscrizioni plurinominali (che cioè eleggono più di un parlamentare) sul territorio nazionale. È però prevista una sorta di compensazione per non sfavorire troppo i piccoli partiti, per i quali è più difficile fare eleggere un deputato in un collegio uninominale (dove presumibilmente, in questo momento, vincerebbero nella stragrande maggioranza dei casi candidati di PD, M5S e centrodestra). Questo complicato sistema di compensazione è conosciuto come “scorporo”: dopo aver stabilito quali partiti hanno superato la soglia di sbarramento, a ogni lista elettorale vengono sottratti i voti serviti a eleggere i candidati con il sistema uninominale, cioè la differenza tra i voti ottenuti dal proprio candidato vincitore e il secondo più votato, in ognuna delle circoscrizioni uninominali all’interno di quella plurinominale. In questo modo i partiti più grandi vengono “avvicinati” al livello di quelli più piccoli, che possono accedere alla spartizione dei seggi rimanenti alla Camera.
Al Senato, l’assegnazione degli 83 seggi rimanenti è fatta su base regionale, come previsto dalla Costituzione. Anche in questo caso è previsto uno scorporo, che però a differenza della Camera è “totale”. Ogni regione corrisponde a una circoscrizione unica: dopo l’assegnazione uninominale dei seggi, a tutte le liste elettorali vengono tolti interamente i voti serviti a fare eleggere i propri candidati collegati (e non solo quelli di scarto). Ottenuti i voti di tutte le liste, vengono distribuiti i seggi, assegnati ai candidati che non sono stati eletti con il sistema uninominale. Per la Camera, nelle elezioni svolte con il Mattarellum, erano disponibili due schede (una per il collegio uninominale, una per votare un partito per i seggi proporzionali), mentre per il Senato ce n’era una sola. Ilpost.it




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