sabato 21 gennaio 2017

CE. Euro

CE. Euro

Bisogna coniare Eurino ed Eurone per correggere il peccato originale che la moneta unica porta con sè dalla nascita.
Ovvero un regime di cambi fissi la cui rigidità, non essendo tollerabile dai Paesi più deboli, ha generato mostri come l'austerity e accelerato il processo di deflazione salariale  innescato dalla globalizzazione.
Se la lira, il fiorino o la peseta non fossero state rottamate in nome di un'unione di facciata, l'onda d'urto della globalizzazione sarebbe stata attenuata da quella che l'ex consigliere di Bill Clinton chiama «magia del mercato libero» e che potremmo tranquillamente tradurre con «svalutazione competitiva».
Una disciplina che l'Italia ha sempre praticato in passato con lo stesso slancio di un saltatore con l'asta.
Così non è stato, e l'assenza di paracadute come un'autorità politica economica unica, un sistema bancario unificato e una mutualizzazione del debito (una bestemmia, per i tedeschi) rende indifferibile la divisione.
Il break-up immaginato da Stiglitz non ha nulla di traumatico: assomiglia a quelle separazioni consensuali cui spesso marito e moglie arrivano per accertata consunzione del rapporto. Insomma: dirsi addio, ma senza rancore.
Non semplice, alla luce degli atteggiamenti sempre meno solidaristici e sempre più divisivi cui ci ha abituato Eurolandia.
Non agire sarebbe però molto peggio, teorizza Stiglitz, che all'argomento ha dedicato un intero libro il cui titolo  «L'euro e la sua minaccia al futuro dell'Europa» è già un programma.
Spiega il professore: «È importante che ci sia una transizione fuori dall'euro, con un divorzio amichevole, possibilmente raggiungibile con un passaggio a un sistema di euro flessibile, con un'area più forte del Nord e una più debole del Sud. Non sarà facile, chiaramente».
C'è infatti da rimuovere il macigno della gestione dei debiti. La soluzione prospettata è la ridenominazione di «tutti i debiti in euro in debiti dell'area meridionale».
D'altra parte, sottolinea il premio Nobel, bisogna prendere atto dell'impossibilità di far coesistere l'efficienza teutonica con il genio e la sregolatezza latine. Quindi, resta sul campo una sola opzione: l'introduzione in Europa di una serie A e di una serie B delle monete. ilgiornale.it.18.8.2016.
È davvero l’euro la causa principale dei nostri guai?
Che cosa succederebbe se l’Italia decidesse di uscirne?
Che avverrebbe dei  nostri risparmi, del nostro conto corrente, del mutuo per la casa?
La  prevedibile svalutazione della  rinata lira, oltre a favorire il nostro export,   provocherebbe inflazione?
La benzina  aumenterebbe a dismisura?
Senza i vincoli europei, dovremo rassegnarci ai nostri mali storici,  spesa pubblica e debito fuori controllo?
Non dovremmo piuttosto concentrarci sulle riforme per rendere la nostra economia più competitiva piuttosto che imboccare la scorciatoia dell’addio all’euro?
Sono solo alcune delle domande che tutti si fanno quando si prospetta l’ipotesi di uscire dall’euro.
Quesiti che sono stati messi  nero su bianco dall’economista dell’Università Cattolica di Milano  Claudio Borghi in un agile volumetto, che ha la postfazione del leader della Lega Nord Matteo Salvini, uno dei più convinti sostenitori dell’addio all’euro.
Il libro,  titolato  Basta euro. 31 domande, 31 risposte. liberoquotidiano.it.21.2.2014.
In realtà, dietro alle piccole novità della vita quotidiana, c'è nell’introduzione della moneta unica un'innovazione di portata storica: 350 milioni di persone che (pur governati da undici diversi governi) avranno dal primo gennaio 1999 la stessa moneta.
Una semplificazione enorme nei commerci e nei traffici fra tutti questi paesi e il resto del mondo. Ma, soprattutto, un modo per legare insieme i destini di questi 350 milioni di persone.
Come sottoprodotto, di questa rivoluzione, avremo la scomparsa, la cancellazione, la distruzione fisica, della lira.
Un evento che meriterebbe celebrazioni particolari perché la lira, l'esistenza di una moneta nazionale italiana, è stato lo strumento attraverso il quale negli ultimi vent'anni o più sono stati compiuti dalla politica enormi delitti contro gli italiani (svalutazioni, inflazione, spese pazze, disordine nel bilancio pubblico).
Non arrivo a dire che, senza la lira, forse oggi non avremmo tre milioni di disoccupati, ma certo saremmo nel complesso un paese molto migliore.

Quindi, quando il primo gennaio 1999, la lira avrà cominciato a morire, non ci dovrebbe essere motivo di commozione, piuttosto di alzare il bicchiere, e dare un bacio alla signora o alla  fidanzata. repubblica.it/ 31.12.1998.

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