domenica 12 febbraio 2017

La retrocessione totale.

1               La retrocessione totale.


La restituzione totale del bene è ammessa per mancata esecuzione dell'opera o per mancato inizio della sua realizzazione, ai sensi dell'art. 46, D.P.R. 8.6.2001, n. 327.
Il nuovo testo normativo prevede, differentemente dalla normativa precedente, il termine di dieci anni decorrente dalla data in cui è stato eseguito il decreto di esproprio con l’immissione del possesso per potere inoltrare la richiesta.
il diritto soggettivo alla retrocessione, azionabile davanti al g.o., sorge automaticamente per effetto della mancata realizzazione dell'opera, e quindi a prescindere da qualsiasi valutazione discrezionale dell'Amministrazione. T.A.R. Lazio Roma, sez. I, 02 luglio 2009, n. 6403
Gli espropriati, in quanto titolari, al riguardo, di uno ius ad rem di carattere potestativo a contenuto patrimoniale, possono chiedere che l'autorità giudiziaria pronunzi la decadenza della dichiarazione di pubblica utilità e che siano loro restituiti i beni espropriati.
Si tratta in ogni caso di un nuovo procedimento che deve concretizzarsi con un atto di trasferimento da parte dell’amministrazione espropriante ai precedenti proprietari.
La richiesta non può essere formulata se vi è stato un inizio di esecuzione dell’opera da parte dell’amministrazione.
E’ stato affermato che non può ritenersi ineseguita l'opera quando, nel termine prescritto, essa sia stata realizzata nelle strutture essenziali.
L'accertamento del requisito dell'esecuzione dell'opera nei termini sopra indicati, è riservato al giudice di merito ed è censurabile in sede di legittimità, solo nei limiti di cui all'art. 360 n. 5 c.p.c.  Cons. St., sez. IV, 19 febbraio 2007, n. 874, in Foro amm. CDS, 2007, 2, 486.
Nel caso in cui l'intero immobile oggetto di espropriazione non sia più ritenuto di pubblico interesse, dato che la pubblica amministrazione non ha titolo per ritenerlo, esso deve essere restituito al privato precedente proprietario espropriato, ove venga richiesta la retrocessione, si deve però attendere la scadenza del termine decennale
Ad esempio, se le disposizioni del nuovo piano regolatore modificano radicalmente l'assetto territoriale prima programmato e gli immobili non utilizzati risultano giuridicamente sottratti, in modo irreversibile, alla destinazione loro impressa con la dichiarazione di pubblica utilità giustificativa della espropriazione, si determina una situazione di giuridica inutilizzabilità degli stessi, che attribuisce al privato il diritto di ottenere la retrocessione.
Non è più possibile, infatti, dare agli immobili la destinazione prevista nel decreto di espropriazione e non attuata prima delle modifiche intervenute nella pianificazione.
L'ente espropriante stabilisce il corrispettivo per la retrocessione che è pari alla determinazione attuale dell'indennità di esproprio, avendo presente la natura attuale di edificabilità o meno dell’immobile, con riferimento al momento del ritrasferimento.
Se il richiedente non concorda sul corrispettivo della retrocessione può richiedere che esso sia determinato dall’UTE o dalla commissione provinciale prevista dall’art. 41, D.P.R. 8.6.2001, n. 327.
Avverso la stima è sempre proponibile ricorso alla Corte d’appello del distretto in cui si trova il bene espropriato.
Il richiedente la retrocessione deve corrisponderne il prezzo, entro il termine fissato dall’amministrazione, a pena di decadenza dal diritto.

L'art. 48, 3° co., D.P.R. 8.6.2001, n. 327, prevede che, anche qualora le aree dichiarate di pubblica utilità non vengano utilizzate, i comuni possono esercitare il diritto alla prelazione entro 180 giorni dal momento in cui l’ente espropriante o il proprietario notificano al comune l’accordo relativo alla retrocessione indicante l’area ed il corrispettivo.

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