giovedì 15 giugno 2017

Foglio matricolare.Carnevale veneziano

Carnevale veneziano


Giani amava lavorare al salone delle feste di Cà Giustiniani perché lo trovava veramente una salone regale.
Lui curava il servizio di ristorazione.
Il martedì grasso organizzava una grande festa in maschera per bambini: “Vien anca ti ti pol magnar fritole in quantità.” gli aveva detto a quel golosone di Nicheto che non se lo aveva fatto ripetere due volte.
Giani attorniato da uno stuolo di camerieri era indaffaratissimo dietro un tavolone imbandito che offriva ogni ben di Dio.
Damine e paggi  in costumi veneziani settecenteschi sfilavano con maghi, Zorro, streghe,  orsi, leoni e personaggi dei cartoni animati per vincere il concorso.
Applausi, risate urli e strepiti di ogni sorta accompagnavano la loro sfilata.
La claque era scatenata.
Fratelli, sorelle, genitori e parenti tutti si erano radunati  e si impegnavano al massimo per far vincere i propri beniamini.
Nichetto non aveva avuto il coraggio di salire sul palco. Iil suo vestito datato era stato oggetto di un difficile quanto ingegnoso lavoro per allungarlo e allargarlo perché Nichetto era in crescita.
Lui si sentiva un po' stretto in quella casacca da indiano; era solo soddisfatto del copricapo di piume colorate e del tomahawk che gli davano una certa autorità.
La Cetta ci aveva lavorato sodo ed era soddisfatta della sua opera Nichetto, però un po' meno.
Nichetto inoltre non aveva capito bene che Gianni avrebbe dovuto lavorare tutto il tempo.
Lui avrebbe voluto trascorrere una parte della serata almeno con lui, mangiare, ricordare le vacanze di Montecatini, parlare della madre Teodosia.
La madre era rimasta molto soddisfatta del Crocifisso nuovo che Gianni aveva comprato in sostituzione di quello vecchio caduto a pezzi solo per le insistenze di Nichetto.
Lo scolaro voleva fare bella figura nel dimostrare la devozione del genitore, Giani, invece avrebbe risparmiato volentieri quei soldi.
Pazienza ne avrebbero parlato a casa a cena, perché a mezzogiorno Nichetto mangiava a scuola dalle suore di San Giuseppe dato che si fermava al doposcuola per fare i compiti. Quello che a Nichetto dispiaceva e che stava poco un suo padre lo vedeva poco la sera perché lui tornava dopo una cena veloce al bar a lavorare e c'era sempre poco tempo per stare insieme.

Gianni in quei scarsi momenti stava quasi sempre zitto ed era Nichetto e la Cetta a raccontare le cose normali tutti i giorni.

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