giovedì 15 giugno 2017

Foglio matricolare.L’oste della Madonna

L’oste della Madonna


Aveva conosciuto una ragazza mora, figlia di Nicola l’oste della Madonna che era una trattoria in Calle dei Cinque.
Nicola era nato  5.10.1871 a Trani si era sposato con Graziella Di Meo più giovane di lui, essendo nata il 24.101880, nella stessa ridente cittadina della Puglia e si era stabilito a Venezia.    
Era un uomo di statura normale con due baffetti bianchi che ispiravano simpatia lui mesceva il vino, mentre sua moglie Graziella stava seduta alla cassa per tutto il tempo e non le sfuggiva neppure una liretta.
Lavoravano tutto il santo giorno, ogni tanto si vedevano con i parenti tutti tranesi.
C’era Leonardo di Marzo che era sposato con la zia Francesca che aveva una osteria in Calle Casseleria che era una calle strettissima nei pressi di San Marco.
Abitava sopra l’osteria in un appartamento molto grande cui si accadeva per una scala tutta in piedi con delle alzate giganti senza pianerottoli per cui quando giungevi in cima al secondo piano avevi  una strana sensazione di vertigine se ti volgevi a guardare giù il portone di accesso.   Leonardo aveva avuto due  figli  Nini e Felice.
Nini era un ragazzo alto ed esile sempre elegantissimo portava dei colletti inamidati staccati dalla camicia. Al Banco di Sicilia era considerato un damerino sembra più il direttore che il semplice cassiere che era.
Cice invece era più ruspante si occupava di commercio di carbone. Girava su di un peata enorme tutta nera da dove i carbonai andavano e venivano con delle cariole atte a trasportare il coke per le stufe dalla barca alle case dei clienti.
C’era Nicola Di Lernia nato il 6.11.1873 morto 11.5.1940 un mese prima dell’inizio del conflitto  sposato con Francesca di Marzo nata 9.6.1875 morta 9.3.1955. Erano i parenti più facoltosi visto che possedevano l’albergo Universo, vicino alla stazione ferroviaria, che conducevano direttamente.
Le figlie Maria e Nineta uscivano spesso con le figlie di Nicola erano due ragazze piene di vita sempre allegre e sorridenti.
Poi c’erano i cugini Savino, Felicetto, che avevano anch’essi delle osterie nella città.
Naturalmente anche loro avevano delle figlie la Nella e la Anna due belle ragazze in cerca di marito, naturalmente che fosse meridionale magari di Trani, e tutti si trovavano a Natale per una tombola in allegria.
Anche loro grandi lavoratori tutto il giorno dediti a mescere il vino nelle scodelle che avevano preso una colore rosso scuro.
Era un commercio buono quello del vino che si consumava in grande abbondanza nella città delle ombre.
Nicola aveva avuto due figlie Bice, la più grande e Cetta di due anni più giovane, la terza figlia Isabella era morta di spagnola.
Le ragazze non scendevano mai nei locali della trattoria perché non stava bene per due signorine occuparsi degli affari di famiglia soprattutto in un locanda.
Così si pensava allora.    
Le ragazze dovevano stare a casa.         
A Giani interessava la Cetta ed aveva incominciato a frequentarla.
Si trovavano bene insieme anche perché avevano comuni radici pugliesi.
I loro padri erano originari di Trani, una bella cittadina dominata da un Duomo di pietra bianca affacciato sul mare.
I pugliesi si sa si trovano bene tra di loro.
L’aveva portata una volta a Ca’ Giustinian nella Sala delle Colonne: un tripudio di stucchi, cascate di vetri di Murano.
Aveva fatto colpo? si sarebbero visti altre volte?

La situazione internazionale, nel frattempo, peggiorava  perché i venti di guerra soffiavano soprattutto al Nord in Germania.

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