giovedì 15 giugno 2017

Foglio matricolare. La Cetta

La Cetta

Giani si sposò nel 1945 con la Cetta, la ragazza mora, la figlia di Nicola.
Nicola era conosciuto come l’oste della Madonna. Era venuto da Trani e si era stabilito definitivamente  a Venezia.
Era alto con due baffetti bianchi che ispiravano simpatia. Sua moglie Graziella, rotondetta e non molto alta, era seduta alla cassa del locale per tutto il tempo e non le sfuggiva mai una lira.
Era una perfetta matrona. Faccia rotonda capelli neri con parecchi fili bianchi raccolti a crocchia sulla nuca aveva l’aria di non lasciare scappare nulla.
Tutto era sotto controllo.
Le figlie Bice e Cetta non scendevano mai dalla loro abitazione posta al secondo piano dello stesso fabbricato perché non stava bene che due signorine frequentassero un locale pubblico, così avevano perso l’occasione di occuparsi degli affari di famiglia. A loro avrebbero pensato i futuri mariti.
La Bice era piccolina morettina aveva l’aria sveglia e  conservava un librettino dove appuntava i fatti o le sensazioni della giornata era la più intellettuale delle due anche se la sua educazione si era fermata alle medie inferiori.
Nicola, infatti come era uso, pensava che non serviva che le ragazze studiassero.
Le Cetta era una ragazza mora di altezza normale; capelli neri corvini, gli occhi grandi marrone scuro amava legger le riviste di moda, aveva l’hobby dei vestiti che si confezionava personalmente 
Due anni dopo il matrimonio con la Cetta Giani ebbe un figlio che secondo la tradizione di famiglia chiamarono Nicola, famigliarmente Nicheto, come il nonno materno.
Gli amici del Florida bar lo ritenevano molto fortunato perché aveva iniziato una interessante attività economica, perché aveva sposato la figlia di Nicola e perché stava per avere un bambino.
Questo a Venezia di diceva “ciamar la nera”. L’invidiare qualcuno perché aveva gli affari che gli giravano bene voleva dire chiamargli la sfortuna o quanto meno una sorte peggiore.
La peggior sorte era in agguato e non si fece attendere per molto.
Nichetto spesso scendeva sulla Riva del Vin con il nonno Nicola che era orgoglioso del suo nipotino.
Al nonno piaceva tenere solo in braccio e mostrarlo tronfio ai suoi cugini anche loro osti che passavano a salutare nei rari momenti in cui chiudevano i loro locali.
Veniva spesso Savino che aveva una faccia simpatica sempre sorridente e cercava sempre inutilmente di interessare Nichetto mentre giocava con la sua macchinetta rossa.
Nichetto comincio a frequentare il bar alternando questa frequentazione alle elementari fin da piccolissimo.
I camerieri lo vezzeggiavano chiamandolo el paronsin.
A lui non piaceva che lo chiamassero così perché non voleva sentirsi diverso dagli altri e soprattutto non voleva sentirsi invidiato.
I camerieri erano dei personaggi unici rappresentanti di quella Venezia popolare viva e vera che amava profondamente la propria città.
Agonia aveva un atteggiamento triste ma solo apparentemente perché era molto simpatico. Lui si era comprato per primo fra i conoscenti la televisione in bianco e nero dove Nichetto andava con la Cetta a vedere il programma lascia o raddoppia di Mike Bongiorno.
Si divertiva un mondo anche se non azzeccava mai  una risposta alle domande  troppo complicate per lui.
Il bello era che nessuno riusciva a rispondere alle domande, ma tutti si divertivano ed applaudivano i concorrenti che erano in grado di rispondere.
Tony sbrega boche era un tipo un po' spaccone che riteneva sicuramente di essere un palmo superiore agli altri.
Un po' spavaldo, sicuro di sé vantava le sue conquiste e inanellava le sue morose nelle collane infinite dei suoi amori.
El Marsian era il più giovane del gruppo.
Era il figlio di un altro vecchio cameriere addetto ai lavori più umili. Doveva spazzare il pavimento del bar e portare in giro su di un carretto i bidoni di gelato nei vari ristoranti della città.
Nichetto lo accompagnava ma la fatica più grossa la faceva el Marsian.
El gobo veniva chiamato così per il suo difetto fisico, ma senza alcuna voglia di prenderlo in giro. Lui era abituato e non ci faceva caso, se si fosse arrabbiato allora si che era divertente canzonarlo.
La Lia era la cameriera più formosa che carina.

Se ne stava sempre zitta forse perché teneva che se apriva bocca le sue parole innescassero commenti salaci cui aveva difficoltà a rispondere.

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