sabato 10 giugno 2017

Foglio matricolare.Florida Bar

Florida Bar


Quando tornò, non c'era posto per Giani nel negozio di famiglia.
La gestione non consentiva di far vivere di quel lavoro più di una famiglia e lui voleva crearne una tutta sua.
Il 27 maggio 1933 l'iscrizione al PNF era stata dichiarata requisito fondamentale per il concorso a pubblici uffici, ma Giani aveva solo la licenza elementare e non aveva possibilità di partecipare a pubblici concorsi.
Non riteneva necessario iscriversi al PNF perché in famiglia nessuno era coinvolto in attività politiche ed il loro motto era: meglio stare fuori dalla politica.
Allora si era inventato un'attività nuova sulla Riva del Vin.
C'era suo zio Felice Centofanti che aveva aperto un attività di gelateria: il Florida Bar.
Il lavoro c’era e Felice aveva bisogno di altre persone che lo aiutassero.
Il bar aveva una lunga fila di tavolini lungo la Riva del Vin che, soprattutto d’estate, erano contesi dai veneziani che volevano gustarsi un buon gelato.
Fra i clienti c’erano pochi turisti.
Non esisteva il turismo di massa.
La gente era rispettosa del centro storico non urlava, non spingeva, non ciondolava in piedi per la città.
Poi c’erano i bambini, tanti bambini soprattutto d’estate  venuti lì per godersi il fresco.
C’era anche un cantante che veniva quasi tutte le sere.
Un cantante un po’ strano dal fisico asciutto, per non dire ossuto, con una voce era rauca e con due spesse lenti per cui sembrava ci vedesse poco.
Teneva attaccato al naso un foglio, che pareva fosse bianco, ma lui faceva finta di leggere il testo delle canzoni che si ingegnava di cantare colla sua voce stridula.
Come cantante era pessimo ma la gente gli voleva bene. I bambini lo circondavano con allegria e lui continuava lo spettacolo per raccogliere le monete dagli avventori.
A Nicheto il cantante era molto simpatico e per attestagli la sua ammirazione si metteva a danzare al suono delle sue canzoni e tutti ridevano di questo originale teatrino.
Quello che più piaceva a Nicheto era sedersi al fresco lungo la riva affacciata sul Canal Grande per gustarsi un gianduiotto con panna.
A Giani quel lavoro piaceva e si mise a fare il gelataio coinvolgendo nell’attività anche il fratello che non aveva ancora trovato lavoro. Bepi passava le sue giornate nella stalla come simpaticamente chiamava la sala corse.
Lì a sentire lui era un professore. Aveva un sistema infallibile: giocava più accoppiate su di un cavallo considerato brocco così se vinceva il totalizzatore pagava una bella somma. Non aveva mai spiegato, però, cosa capitava se il brocco non riusciva a piazzarsi fra i primi.
Giani si applicava con impegno a questo nuovo lavoro e riusciva bene perché aveva fantasia e soprattutto aveva voglia di stare lì tutto il santo giorno a lavorare.
C'erano le prime macchine per confezionare il gelato; le pale giravano vorticose.
Giani curava che l’impasto fosse soffice, senza grumi.
Produceva un gelato gustoso fatto con ingredienti genuini; le polverine non erano ancora di moda e soprattutto Giani amava i prodotti naturali.
Faceva una crema, con l'uovo e il latte, davvero speciale, ma soprattutto aveva realizzato delle cassate alla siciliana che tutti dicevano fossero squisite.
La sua specialità erano le torte gelato.
Riusciva con la sua inventiva a creare un prodotto interessante dove i gusti più semplici, crema  e cioccolato si legavano alla perfezione abbinati alle ciliegine all’alchermes di sua invenzione che affioravano a deliziare il palato.
I  gelati di sua produzione in poco tempo erano diventati famosi e andavano a ruba tra tutti i ristoratori nelle vicinanze di Rialto; l'attività si espandeva.
Le cose andavano bene tanto che Giani pensava già di mettere su famiglia.

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