giovedì 15 giugno 2017

Gli amici di Giani


Giani lavora tutto il giorno al Florida Bar.
Produce i gelati più buoni di Rialto.
Nichetto era troppo piccolo per aiutare nel lavoro Gianni ma andava spesso al bar perché avevo un amico da sfidare a carte.
Zerbetto era un commerciante di mobili che aveva negozio proprio a fianco del bar.
Alto con gli occhi furbi e due baffetti brizzolati che ispiravano fiducia era sicuramente una persona simpatica e soprattutto sapeva giocare a carte e aveva voglia di insegnare i suoi trucchi ad un bambino che andava alle elementari.
Aveva insegnato a Nichetto la briscola e la scopa così bene che il bambinetto era più bravo a vincere le partite che a fare i pensierini che gli assegnava a scuola la madre Teodosia.
Giani parlava poco, lavorava sempre non c’era giorno di chiusura settimanale per tutta la stagione e nell’inverno quando di turisti non ce ne erano si trovava qualche impegno per non perdere il vizio di lavorare.
L’esperienza della Russia lo aveva provato e gli aveva lasciato dentro un male che lo tormentava.
Così comincio la trafila dei ricoveri, degli accertamenti clinici e dei consulti.
Quando non lavora si ricoverava in Ospedale.
La sofferenza provata nella campagna di guerra  lo ha reso sensibile alle disgrazie altrui.
Se c’era un qualche cliente che si lamentava perché gli affari andavano male lui era il suo primo cliente della giornata.
Giani aveva comperato l’Enciclopedia del ragazzo italiano da un amico quando il suo bambino non sapeva ancora leggere "Tanto la te serve.....” così giustificava il suo buon cuore.
Andrea il rappresentante di libri “povareto”, diceva, aveva bisogno di fare una certa produzione.
“Comprime na enciclopedia Giani go bisogno de lavorar” gli continuava a ripetere.
La stanzetta nuova l’aveva fatta costruire apposta su misura da Gusso, detto anche pialla d’oro, un mitico falegname del trevigiano.
Certo che le misure le aveva prese proprio male: il mobile di ciliegio bianco era troppo grande per essere posto sul lato corto della stanza per questo, dovendolo posizionare sul lato lungo, l’estetica era irrimediabilmente violata.
Il tavolino si era dimostrato subito traballante - le gambe dovevano essere state attaccate con un po’ di colla di dubbia qualità – e non dava l’idea di una eccessiva robustezza, tanto che non sembravaa in grado neanche di sostenere un modesto sussidiario delle elementari.
 “El ciama sempre i so amighi e i lo imbrogia sempre” diceva la Felicetta.
“El xe bon” ribadiva paziente.
“El xe tre volte bon” dicevano,  invece, quelli più duri di cuore.

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