giovedì 15 giugno 2017

Foglio matricolare.Montecatini

Montecatini


Dopo la vacanza Giani diventava ogni giorno più stanco.
Lui continua ad andare al lavoro.
Era un artista del gelato.
Osserva con amore la crema prendere forma, mentre la pala meccanica della macchina rimestava gli ingredienti: latte, zucchero e uova in grossi bidoni; poi effettuava un prelievo con una paletta e ne controllava la consistenza.
Nicheto lo vedeva triste e cercava di andare più spesso in gelateria finito il dopo scuola.
Non era brillante  a scuola Nicheto perché lo avevano mandato alla primina e  non aveva frequentato l’asilo.
Per questo aveva preso cinque in italiano dalla madre Teodosia ed aveva frignato non poco perché era certo che Giani sicuramente non sarebbe stato contento.
Temeva che la malattia si sarebbe aggravata per il dispiacere.
Giani non se la era presa molto pensando che ci sarebbe stato posto in gelateria anche per un illetterato.
Nicheto stava lì ad attendere seduto, intento a leccare un cono di crema appena fatta.
“Magna ancora che xe bon, sta solo atento a no sciopar.” diceva Giani sorridendo a quel divoratore di gelati.
Nicheto aspettava che lavorazione fosse finita per consegnare il gelato ai ristoranti della città.
Giani continuava a lavorare mentre la malattia lo divorava, aveva un sorriso triste, ma non si lamentava; lui parlava, mentre affondava la paletta per prendere un campione del gelato dalla macchina, del progetto di una vacanza a Montecatini con la Cetta.
Bisognava partire prima di Pasqua perché lui doveva lavorare durante i giorni di festa e di vacanza per gli altri.
I medici affermavano che la cura delle acque avrebbe potuto giovargli.
Nicheto non intuiva il dramma che stava vivendo Giani che sapeva di partire per la sua ultima vacanza con le persone che amava e che fra poco doveva lasciare per un lungo viaggio senza ritorno.
Solo la fede in Dio e la fiducia nella Bice e Donato, cui sapeva di potere affidare la sua famigliola, poteva fargli affrontare il futuro con serenità.
Avvisata suor Teodosia assicurava  Nicheto:
“Basta fare i compiti che ti assegno.” aveva detto “Divertiti con i tuoi genitori.”
Nicheto non immaginava proprio che un destino crudele voleva che questa fosse l’ultima vacanza da trascorrere con Giani.
Certamente Giani non poteva pensare che la cura delle acque proposta dai medici potesse risolvere i suoi problemi di salute.
Qualche mese prima è stato in pellegrinaggio a Lourdes.
“Xe belo Lourdes” raccontava.
“Anca se no ti guarisi te dona tanta serenità.” Pensa che ti te fa el bagno nele pisine e ti vien fora suto”
In ricordo aveva portato una effigie della Madonna in plastica di colore azzurro tenue con un gran rosario in mano che conteneva l’acqua benedetta delle piscine.
Nichetto teneva quella statuetta di plastica come una reliquia.
Gli sembrava che lo mettesse in contatto con suo padre perché gli raccontava sempre nuovi particolari di quel viaggio.
Vedeva il fervore nella preghiera dei malati, la loro consolazione per aver partecipato alla processione e la loro speranza quando si immergevano nella fontana confidando nella guarigione. Anche se non guarivano però diceva Giani c'era un gran conforto di essere stati lì e di aver vissuto in quei luoghi.
La statuetta aveva il potere di mantenerlo in contatto con Giani rideva pensando a ciò che li faceva ridere insieme.
Sorrideva pensando a quando Giani lo aiutava a rimettere la pala del gelato e a quando prendevano in giro Zerbetto che perdeva, o faceva finta di perdere, a scopa concedendogli delle scope in maniera spudorata.
Si ricordava di quando Gianni usciva dal bar per vederlo sfrecciare sul monopattino rosso  a fare il giro delle carampane: “Dai che ti bati il record!”
Gli gridava.
Giani non si fidava più di guidare, aveva venduto persino la Balila per cui avevano preso il treno.
Alla stazione di Montecatini Giani aveva deciso di fare un giro in carrozzella per cercare un albergo.
Non avevano fatto prenotazioni da Venezia; perché Montecatini era una stazione termale piena di alberghi, ma  erano tutti occupati.
Avevano pernottato in un Albergo lussuoso.
I camerieri avevano una divisa splendente, erano saliti su di uno scalone imponente, regale. Le camere erano ampie e spaziose.
Il servizio era eccellente, ma Giani fatti rapidamente i conti aveva deciso che il giorno seguente bisognava trovare un altro Hotel o la vacanza si sarebbe drasticamente ridotta.
Giani aveva scelto un albergo un po’ più modesto, ma altrettanto confortevole.
Nicheto era molto contento perché vi alloggiava un intero corpo di ballo.
A Montecatini c’era un teatro dove rappresentavano tutte le sere l’operetta con cantanti e ballerini.
Nicheto era contento di stare finalmente tutto il giorno con suo padre.
E’ bello stare con lui in vacanza senza l’assillo del lavoro e della scuola.
Giani aveva sempre una idea nuova per passare il tempo facendo cose piacevoli, non c’era un minuto vuoto nel programma che realizzava per l’indomani.
Era una fortuna che i medici lo avessero mandato a fare la cura delle acque a Montecatini.
La mattina alle Terme per la cura, il pomeriggio Giani si inventava sempre qualcosa .
Lo stabilimento termale era alla sommità di una collina.
C’era un gran via vai di persone, tutti molto eleganti, non c’erano molti bambini, ma Nicheto non ci faceva molto caso perché era contento di stare con suo padre.
La vacanza cementava i rapporti.
Vivere insieme tutto il giorno senza avere impegni di lavoro o di scuola dava la possibilità di raccontarsi di stringere di più il legame con le persone care.
Le verdi colline che circondavano la città davano una sensazione di quiete e di benessere.
Con il torpedone erano andati a fare una scampagnata a Collodi.
Nicheto raccontava la storia di Pinocchio a Giani assicurava di non conoscerla e si fingeva interessato alle avventure del burattino.
Giocavano a chi trovava per primo la strada di uscita del labirinto nella Villa.
Nicheto aveva avuto un attimo di incertezza, ma Giani lo aveva rassicurato e gli aveva fatto trovare la strada per uscire.
La felicità sembrava lì a portata di mano vicinissima eppure così lontana per quella stupida circostanza della malattia.
Nicheto passava delle ore sperperando una fortuna nella sala giochi del casino di Montecatini raccogliendo i punti delle vincite alle varie partite con quelle macchinette mangia soldi.
Come premio di un pomeriggio intenso aveva ottenuto una bambolina di pezza vestita col costume tipico siciliano che era stata collocata poi al centro del salotto di cassa a ricordo di una vacanza felice.
Alla sera c’era il caffè concerto.
Nicheto si divertiva ad ascoltare “Signorinella pallida....”.
Il cantante era bravissimo nell’interpretare questa storia così romantica.
Lui accompagnava da consumato attore la triste storia d’amore con dolci movimenti delle mani suadenti come la sua voce.
Il pubblico applaudiva calorosamente. Gianni  chiedeva sempre tutte le sere al cantante di interpretare questa canzone perché faceva piacere alla Cetta.
La Cetta seguiva e si divertiva, ma parlava poco e non commentava mai la malattia di Gianni, la ignorava.
“Podemo fermarse ancora papà xe beo star qua tuti insieme.” aveva detto Nicheto per scongiurare la imminente partenza già decisa.
Non si poteva fare durare la felicità  più del breve spazio di tempo che ti era concesso?
No la vita doveva fare il suo corso.
Gli impegni di lavoro e quelli scolastici duravano molto, i momenti di intensa felicità volavano in un attimo.
“Dovemo tornar, ma femo un’altra bea vacanza vero Nicheto” Giani rassicurava Nicheto e la Cetta che avrebbero potuto  trascorrere insieme altri momenti di gioia.


Nessun commento:

Posta un commento