lunedì 31 luglio 2017

Macron . Libia

Macron . Libia

Ma a differenza di quanto sembrava il nostro governo non è affatto in ritirata. Anzi l'esecutivo di Paolo Gentiloni - grazie alle strategie del ministro degli Interni Marco Minniti - non solo risponde all'offensiva del presidente francese, ma riesce anche prevenirne le mosse. E a vanificarle. Insomma costringe Macron a esibirsi in spettacolari assalti all'arma bianca che però si rivelano strategicamente inconcludenti.
Tra questi la promessa, lanciata ieri mattina, di aprire «entro questa estate» una serie di «hotspot» in territorio libico. Gestire insomma dei centri di accoglienza, difesi, ça va sans dire, da un corpo di spedizione francese, dove selezionare i migranti e dividere quelli a cui spetta il diritto d'asilo in Europa a quelli irregolari condannati al rientro nei paesi d'origine.
Una proposta pensata espressamente per vanificare la missione navale in acque libiche annunciata dall'Italia visto che il rastrellamento e la segregazione dei migranti nei centri controllati dalle truppe francesi ne bloccherebbe l'arrivo sulle coste rendendo inutili le operazioni della nostra Marina Militare. Ma come ammettono da ieri pomeriggio le stesse fonti dell'Eliseo, il progetto è in verità un bluff. Un bluff smascherato dallo scetticismo di politici, diplomatici e generali d'oltralpe sconvolti dalla faciloneria di un Macron convinto di poter ottenere da Tripoli e Tobruk il via libera a una missione militare sui propri territori.
Quel rigurgito di grandeur fa però capire che il vero pomo della discordia è il via libera del premier Fayez al Serraj alla missione italiana in acque libiche. Un pomo della discordia maturato la scorsa settimana quando Minniti è riuscito a far digerire la missione italiana ai capi tribù riuniti a Tripoli. Il sì delle tribù rappresentava l'indispensabile salvagente promesso a un Serraj timoroso di ritrovarsi defenestrato per mano dei capi milizia collusi con i trafficanti. Proprio quell'intesa, subito segnalata dall'intelligence francese, ha innescato la prima reazione di un Macron deciso ad allargare la sua sfera d'influenza oltre i confini di quella Cirenaica dove Parigi opera al fianco di Haftar. L'invito a Parigi e l'offerta a Fayez al Serraj di un accordo di pace - in cui rientra un implicito patto di protezione in grado di metterlo al riparo non solo da Khalifa Haftar, ma anche dalle altre milizie - rappresentava, nell'ottica dell'Eliseo, la via migliore per mettere un piede nella trincea italiana di Tripoli.
Ma l'inattesa tappa romana di Serraj in cui è stata ufficializzata la richiesta d'intervento consegnata a Roma già domenica scorsa (quindi con 48 ore di anticipo sul vertice parigino) ha fatto capire a Macron che a Tripoli non c'era trippa per gatti. E così ieri la doppia debacle ha costretto il presidente francese ad accettare l'onta di una telefonata con Gentiloni sicuramente «rasserenante», ma indicativa della precedente burrasca. Le tensioni con Parigi fanno anche comprendere perché il governo abbia deciso di lanciare una missione tutta italiana anziché affidarsi ad «Eunavfor Med» la missione europea progettata proprio per colpire i trafficanti di uomini all'interno delle acque e del territorio libico. Affidandosi a una missione a cui partecipa anche la Francia (negli ultimi due anni ha messo a disposizione 7 unità navali) saremmo stati inevitabilmente soggetti agli sgambetti e alle stilettate di un Macron che in Europa ha molto più potere di noi. Dunque proprio per questo Gentiloni e Minniti hanno preferito esporsi al rischio di un passaggio parlamentare. Un passaggio parlamentare dove il nodo principale sarà far ingoiare a molti deputati del Pd e alla sinistra delle regole d'ingaggio che assomigliano molto ai respingimenti adottati nel 2010 da Berlusconi e Gheddafi.
E ancor più difficile sarà spiegare quali siano le garanzie formali per i migranti riconsegnati con l'ausilio della nostra Marina alle autorità di Tripoli. Anche perché la Libia non ha mai firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati. ilgiornale.it28.7.2017.

Una forzatura giornalistica, un equivoco, una fuga in avanti, difficile capire da cosa abbia avuto origine la frase attribuita al presidente Emmanuel Macron sulla possibile creazione di hotspot francesi in Libia nell'estate, ma queste parole sono bastate a scatenare un incendio che l'Eliseo ha impiegato un'intera giornata a spegnere, provocando anche l'irritazione dell'Italia ed un chiarimento. Una telefonata di Macron al premier Paolo Gentiloni, per puntualizzare anche, dopo le polemiche dei giorni scorsi, che la Francia "non ha voluto emarginare alcun partner europeo, in particolare l'Italia, nella gestione della crisi libica". Ma qualche puntino sulle i, a fine giornata, li ha voluti mettere anche la Commissione europea, che ci ha tenuto a sottolineare come l'ipotesi di trattare le richieste d'asilo nei Paesi terzi non sia proprio in agenda. Si lavora invece ad un nuovo schema di trasferimenti in Europa ('resettlement') di 40mila profughi da Libia e Paesi vicini, con un finanziamento dell'Ue da 40milioni. Ricostruendo il film della giornata, in cui Gentiloni ha richiamato di nuovo ad un "impegno comune" dell'Ue sui temi migratori, la 'bomba' Macron è esplosa intorno a mezzogiorno, quando i media francesi hanno rilanciato: "questa estate la Francia creerà degli hotspot in Libia" per esaminare la candidature dei richiedenti asilo, attribuendo l'affermazione al presidente, in visita ad un centro provvisorio d'accoglienza per richiedenti asilo a Orleans. E proprio perché così inaspettata, l'affermazione ha gelato molti anche alla Commissione europea, dove i portavoce, non sapendo che pesci prendere, nell'immediatezza hanno preferito 'non commentare', in attesa di sviluppi. Il premier Paolo Gentiloni ha subito reagito: "Noi abbiamo la nostra agenda che ci impegna su accoglienza, discussione con le ong, e a favorire la riconciliazione delle forze" in Libia. "Se poi c'è l'impegno di tutti i paesi dell'Unione, tutte le iniziative sono benvenute ma deve essere chiaro che i passi sono questi, le misure sono queste ed i problemi di stabilizzazione non si risolvono in modo diverso". I campi là devono essere gestiti dalle organizzazioni internazionali come l'Unhcr". Tempo qualche ora, la responsabile francese per gli Affari europei Nathalie Loiseau è intervenuta per circoscrivere l'incendio, chiarendo che Macron parlava di centri realizzati in collaborazione Unhcr e Oim. Ovvero, quelli a cui sta lavorando l'Ue. E solo alle 17,30 è arrivata la "netta smentita" della Francia. A cornice finale, e per fugare qualsiasi dubbio, anche un intervento ufficiale di Bruxelles, col responsabile alla Migrazione Dimitris Avramopoulos che ha sottolineato "Francia e Ue seguono un approccio comune sui migranti in Libia per evitare flussi spesso mortali nel Mediterraneo", ricordando come sia basato sul lavoro "con le autorità libiche, per migliorare la situazione dei migranti; assistere quelli irregolari bloccati che vogliono tornare nei loro Paesi; ed aprire strade legali verso l'Europa attraverso i reinsediamenti, per quanti necessitano la protezione internazionale". Intanto la linea diretta tra il presidente Juncker e Gentiloni resterà aperta durante tutto il periodo estivo, per far fronte assieme a qualsiasi nuova emergenza. .ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/07/27.

L’Ottimista. Macron lavora per una Europa più unita a guida francese.




Bettizza Enzo. Giornalista

Bettizza Enzo. Giornalista

Giulia Maria Crespi, editore del Corriere della Sera ai tempi dell’eskimo in redazione, «non capiva nulla» di strategie politico-editoriali. «L’entourage di cui si circondava, col suo sinistrismo festaiolo, ha avuto una parte di responsabilità nella diffusione degli impulsi autodistruttivi che dovevano percorrere la società italiana dopo la vacanza utopica del 1968». Fino alla fine, avvenuta oggi all’età di 90 anni, Enzo Bettiza non ha mai risparmiato giudizi taglienti sui protagonisti dello sbandamento a sinistra della borghesia italiana degli Anni Settanta. Non c’erano per lui né giustificazioni né tantomeno ragioni alla fascinazione per il Pci di Berlinguer che colpì la classe dirigente e buona parte della cultura del nostro Paese per più di un decennio. 
Enzo Bettiza era entrato al Corriere della Sera nel 1964, con le ferite nell’anima prodotte dall’esilio dalla sua Spalato, che  la sua famiglia fu costretta ad abbandonare dopo l’arrivo dei comunisti titini.  La svolta a sinistra del quotidiano di via Solferino, coincisa con l’arrivo nel 1972 di Piero Ottone alla direzione, non la poteva né capire né accettare. E se ne andò, insieme a Montanelli e ad altre prestigiose  firme del Corriere, a fondare un nuovo quotidiano, Il Giornale nuovo. 
Per Bettiza l’anticomunismo non era solo un fatto di cuore e di viscere, ma di testa. E di testa finissima. Non si limitava a denunciare gli errori e gli orrori del blocco sovietico nei suoi reportage. Del comunismo, studiava anche i meccanismi, smascherava l’inganno ideologico, denunciava l’effetto antropologicamente corruttivo attraverso libri acuti e profondi, scritti nell’arco di più di un cinquantennio. Così definì Lenin: «Un ominide meccanico, duro, opaco, capace di esistere unicamente e interamente nel presente socialista, privo di memoria, di dubbi, di rimorsi».  La lucidità intellettuale, unita alla conoscenza che aveva del sistema di potere comunista, portò Bettiza a diffidare anche di Gorbaciov, del quale preconizzò, tra i primi,  il fallimento: non era possibile, secondo lui, conciliare comunismo e democrazia, collettivismo ed efficienza. La Perestrojka non era che un colossale abbaglio, una immensa bolla propagandistica che sarebbe scoppiata nel giro di qualche anno, come poi effettivamente avvenne. 

Le strade tra Bettiza e Montanelli si separarono quando, negli anni Ottanta, l’intellettuale di Spalato cominciò a guardare con interesse all’esperienza di Craxi, al quale riconosceva un spiccata vocazione anticomunista. Il grande Indro, al contrario, diffidava del leader socialista. Fu così che Bettiza lasciò Il Giornale per diventare editorialista de La Stampa. Ma la sua capacità di demistificare gli inganni dell’ideologismo non venne mai meno. Ed è per questo che   rimane un grande maestro di libertà, libertà politica, umana e intellettuale. secoloditalia.it/2017/07/28.

Poesie. Ode all'amicizia

Ode all'amicizia 



Quante estati passate al Mare
la Verde e la Rouge insieme a nuotare.
Quanti natali con Paolo e la Titti..trascorsi in allegria quel che contava era la compagnia.
Quanti anniversari celebrati insieme,
si dimenticavano tutte le pene.
I nostri figli li avete adottati
e con amore li avete ospitati.
È tutta una vita che ci conosciamo
e ancora lungo di certo continuiamo.
Auguri regina..... A te ci inchiniamo
e con grande gioia insieme brindiamo
..e alla Bastiglia ci rivediamo.

Gio fecit

venerdì 28 luglio 2017

Amatrice Sergio Pirozzi. Ritardi




”C’è un grave ritardo nell’espletamento della gara d’appalto per la gestione dello smaltimento delle macerie e il responsabile è l’assessore della Regione Lazio Mauro Buschini”. Lo denuncia il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. “Non è la prima volta che lo dico – tiene a precisare – Non è un fatto personale. Semplicemente ci sono degli assessorati della Regione che lavorano bene e altri no. Le macerie vanno rimosse perché sono carne viva della mia gente”. Non si arrabbia troppo il sindaco invece per le intercettazioni degli imprenditori che ridono: ”Quello che si legge nelle intercettazioni si commenta da solo. È la solita riproposizione tra due forme di imprenditoria, quella buona e quella della finanza che specula sulle disgrazie altrui. L’eterna storia tra il bene il male”. Così Pirozzi sull’intercettazione in cui l’imprenditore Giuseppe Giustino, presidente della coop L’Internazionale di Altamura, ora ai domiciliari, intercettato al telefono col suo geometra Leonardo Santoro, ride dopo il terremoto parlando delle future commesse in centro Italia ed in particolare ad Amatrice. E si è inoltre appreso che una donazione stimata la più grande mai fatta ai terremotati di Amatrice: casette componibili e con aria condizionata capaci di accogliere 400 persone circa, un dono del valore di 1 milione di euro, è rimasta fermo all’idroscalo di Livorno per questioni burocratiche. Tanto che la grande azienda livornese, Ciano International, che aveva messo a disposizione la struttura sta per inviarla all’estero. “Una struttura mobile fantastica con aria condizionata, divisa con letti a due, quattro, sei posti, utilissima ma ferma a Livorno – racconta Maurizio Scelli, ex commissario straordinario della Croce Rossa Italiana – ed il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi già a gennaio aveva colto l’opportunità per utilizzarla non solo per Amatrice ma per condividerla anche con le persone colpite dal sisma dei paesi circostanti”. secoloditalia.it giovedì 20 luglio 2017.

L’Ottimista. Per fare funzionare la ricostruzione servono funzionari/avvocati che facciano rispettare i procedimenti districandosi fra le varie competenza e diffidando i responsabili a rispettare i tempi dei procedimenti. Sempre che non abbiano pura di essere scomodi.
 

Turismo . Limitazione

Il Tar Lazio con la sentenza n. 586 del 2016 sancisce un principio senza precedenti per le attività ricettive extralberghiere, non si posso imporre limitazioni temporali o dimensionali perchè ostacolano l'esercizio dell'attività economica. Restiamo in attesa di chiarimenti dalla Regione Lazio su come intendere l'abrogazione intera degli articoli che riguardano le forme non imprenditoriali di casa vancanza e bed and breakfast. Una vera e propria svolta per le attività ed in particolare per le forme non imprenditoriali, che da sempre hanno subito limiti imposti nelle leggi regionali di riferimento. Abbiamo già chiesto per questo un invito ad un tavolo di concertazione alla Regione Lazio e siamo in attesa di una risposta.

Campeggio al Po. Cremona

Campeggio al Po un simpatico campeggio vicino alle rive del Po e vicinissimo al centro di Cremona con accanto una pista ciclabile con percorsi pedonali veramente gustosa. Ottimo per gli amanti del sole e di chi vuoi prendere la tintarella in riva al fiume.

mercoledì 26 luglio 2017

Italia . Sostegno all’agricoltura?

Italia . Sostegno all’agricoltura?

L’agricoltura siciliana è al collasso. La concorrenza sleale, soprattutto dei prodotti che arrivano dal Nord Africa -dove non vi sono particolari prescrizioni sui diritti dei lavori o sulla trattazione dei prodotti-, non è più sostenibile. I frutti restano sulle piante, la miseria con la quale sarebbero comprati all’ingrosso non ripagherebbe neanche il costo di raccolta. Una tragedia per migliaia di famiglie siciliane.
A far sentire la vicinanza della destra politica al comparto dell’agricoltura siciliana ieri è arrivata a Vittoria (RG) Giorgia Meloni. «Fratelli d’Italia -ha dichiarato la Meloni- intanto porta la solidarietà a un comparto assolutamente abbandonato da governi che si sono occupati di tutto tranne dei problemi degli italiani. Noi siamo per la tutela del lavoro ‘italiano’ dei prodotti italiani e dunque del Made in Italy. La prima cosa e che dovrebbe fare un governo eletto dal popolo sarebbe ‘battere i pugni’ in Europa riguardo alcuni accordi dell’Unione Europea, accordi che hanno messo in ginocchio le nostri produzioni. Noi parliamo sempre dell’accordo tra l’Europa e il Marocco che ha chiaramente inciso sui nostri territori ma temo che non sarà meno grave l’accordo del ‘libero scambio’, recentemente approvato e che contro il quale stiamo conducendo una battaglia . Chiaramente si tratta di sostenere un comparto in difficoltà e le centinaia di famiglie che sono in condizioni di povertà , non perchè non producessero ma perchè oggettivamente se si fa libero scambio con economie che non rispettano i diritti, e quindi operai mal pagati, tutto finisce nella grande distribuzione , dato che pomodori che non vengono raccolti dovrebbero ‘ferirci’ . Basti pensare che un immigrato ha 37 euro al giorno e un italiano viene completamente abbandonato».

L’Ottimista. Se si agevolano le esportazioni dal Nord Africa si devono trovare evidentemente delle compensazioni per i nostri agricoltori.


Case popolari a Venezia

Case popolari a Venezia


Venezia una affittopoli come a Roma? Non ci sono motivi per affermarlo, per ora. Sulla gestione delle case popolari in città non sono emersi finora risvolti penali o scandalistici. Tuttavia sugli accertamenti dei requisiti degli inquilini con casa pubblica in laguna non tutto pare sempre filare per il verso giusto:  più di qualche anomalia emerge osservando da vicino i numeri dello sterminato patrimonio immobiliare pubblico veneziano.
10 EURO - Forse per qualcuno non sarà ragione di scandalo, ma a Venezia c’è, per esempio, qualcuno che per una casa comunale fronte San Marco paga 10.90 euro al mese.L’alloggio in questione è di 92 metri quadrati con due bagni finestrati. L’inquilino vive da solo, dopo la morte della madre, e non risulta avere reddito. È insomma un caso sociale, come quelli a cui l’Ater, l’ente che gestisce le case popolari, fa pagare canoni particolarmente di favore, che in qualche caso non superano i 15 euro al mese.
L’EREDITÀ - Ma qui c’è la prima anomalia. Perché,in conseguenza della legge regionale, la casa popolare è diventata un diritto acquisito, spesso difeso con unghie, denti e qualche astuzia. Basta che uno, ad esempio, sia sempre risultato residente con i genitori assegnatari della casa popolare, per ereditare lo stesso diritto. Va da sè che uno la residenza non deve cambiarla, ma può magari andare a vivere altrove. Vorrai mica rinunciare a una casa, benchè popolare, a Venezia... Se poi costui sta sotto la soglia di reddito dei 25mila euro l’anno, resta a tutti gli effetti un inquilino Erp (edilizia residenziale popolare). Se supera quella cifra e per due anni di fila guadagna (pardòn, dichiara) fino a 107mila euro lordi l’anno, perde i benefici Erp, ma mantiene l’alloggio, pagando un affitto proporzionale al reddito, ma fino a un massimo di 800 euro al mese. In altre parole: se un nucleo famigliare (di una o più persone) ha sempre risieduto nella casa paterna, mantiene il diritto ad avere la casa e al massimo paga 800 euro per qualsiasi tipo di alloggio, purchè per due anni di fila non superi i 107mila euro. Oltre, c’è la decadenza. E qui si inserisce la mozione presentata dai 5Stelle, per convincere il consiglio regionale a cambiare la legge.
IL TESORO - Ma Venezia ha anche un’altra anomalia: il numero di case pubbliche. Sono quasi 12mila: solo il Comune ne ha 5.508, di cui 2.500 circa tra centro storico e isole, per una popolazione residente di 84mila abitanti. A Padova, a fronte di 210.000 residenti sono 1.680 case del Comune. Cosa significa questo? Che a Venezia il ricchissimo patrimonio immobiliare pubblico ha, negli anni, dato sostegno o accontentato non pochi veneziani. Da un lato, ammortizzando gli effetti del carovita, dall’altro creando una sorta di abitudine a considerare la casa pubblica come un diritto radicalizzato negli anni, per di più ereditario. Un po’ come il posto auto al garage comunale, con tanto di rischio di favori o scambi, ai confini della liceità. Questo diritto a volte si carica di paradossi: come quegli inquilini che considerano anche la manutenzione ordinaria di pertinenza pubblica e arrivano al punto di lasciar scrostati i balconi di casa perché tanto «ci deve pensare il Comune». Interpretando, con questo, il concetto di "bene pubblico" non come un qualcosa che è di tutti e che va quindi salvaguardato da chi lo occupa (in teoria, temporaneamente), ma come un qualcosa per cui pagano sempre le casse comunali. Questa messe di case pubbliche, unita all’espulsione del ceto medio, che non ha alloggi popolari ereditati nè redditi sufficientemente bassi per entrare in graduatorie Erp, ha generato una difficoltà crescente di trovare una casa a prezzo di mercato. Al punto che c’è chi considera un furto pagare 900 euro al mese per un appartamento di 50 metri in pieno centro con terrazza, valore di mercato di un immobile in qualsiasi centro storico. Che nelle altre città è ormai una norma, ma qui è uno scandalo.
ALTRI PARADOSSI - Scorrendo l’elenco dell’anagrafe dei 5.508 alloggi di proprietà del Comune qualche domanda sorge spontanea. Ci sono infatti alloggi occupati dallo stesso nucleo familiare fin dagli anni Settanta o affitti che al massimo arrivano a 5mila euro all’anno, ma con una base di partenza che, in qualche caso, parte da 120 euro all’anno (10 euro al mese, appunto). In mezzo c’è di tutto: appartamenti restaurati così così, ma anche spaziosi piani nobili di palazzi. Mettiamoci poi anche il gioco tutto veneziano del "me-ga-dito"(che non è un ditone che incombe sulla città, ma la chiacchiera raccolta al bar o negli imbarcaderi), per cui addirittura ci sono signore che raccontano di case con vista San Marco a 7 euro il mese. Cifra che stride con certi tenori di vita. Ciacoè. Ma chi controlla? Il Comune ha affidato tutto a Insula, giusto per dare alla società un senso dopo la fine dei soldi della Legge speciale con cui si finanziavano i cantieri in città. Insula, oltre ad occuparsi delle manutenzioni, ogni anno manda un questionario agli inquilini per verificare la sussistenza dei requisiti. Quello del 2015 scadeva il 31 maggio. Ma ancora non è dato sapere come sia andata.
LA POLITICA - I 5 Stelle accusano: non si fanno più bandi dal 2010. La richiesta di case c’è, ma non ci sono alloggi, proprio perché manca un’attenta opera di revisione di chi ha i requisiti. Matelda Bottoni, battagliera "pasionaria" del diritto alla casa, spiega che «siamo arrivati a sei sfratti al giorno con la forza pubblica». Per dire che ci sono famiglie in mezzo alla strada che avrebbero bisogno come il pane di uno di quegli alloggi, non importa se con vista Piazza San Marco o vista viale San Marco. E la lista Casson interroga l’attuale amministrazione per avere il censimento e le modaltà di gestione del patrimonio immobiliare. Nel frattempo l’unico bando in vista, per metà febbraio, è per 80 appartamenti in social housing (da 450 a 750 euro al mese) dell’istituto Coletti. ilgazzettino.it/6.2.2016.

L'Ottimista. Ma chi è in grado da un punto di vista amministrativo di fare rispettare le norme che regolano le assegnazioni? La politica? perderebbe troppi voti. I dirigenti? saranno  mica matti dovrebbero affrontare procedimenti amministrativi a rischio contenzioso, meglio partecipare a convegni!
L'articolo non si chiede invece quante siano le case sfitte di proprietà del Comune e dell'Ater. A milano per esempio sono 9500 e non cale a nessuno!

Regolare gli Affitti Turistici a Venezia – RESET VENEZIA Apr 7, 2017

Regolare gli Affitti Turistici a Venezia – RESET VENEZIA Apr 7, 2017 

Dopo quasi due anni che, con la nostra ricerca sul fenomeno degli affitti brevi turistici a Venezia, abbiamo spinto la città e le istituzioni finalmente ad interrogarsi sul fenomeno noi di RESET Venezia pensiamo che sia arrivato il momento per TUTTI coloro che hanno a cuore Venezia di affrontare di petto la questione Turismo con tutte le sue implicazioni, senza penalizzare chi fa impresa in modo sostenibile per il tessuto cittadino.
Ci vuole finalmente una buona legge che sia compatibile con l’emergenza residenza che vive la città.
Per capire come intervenire, è però prima necessario fare chiarezza su quale sia la normativa vigente.
Nel nostro Paese il contratto di locazione è disciplinato, in via generale, dal Codice Civile, agli artt. da 1571 a 1614.
In realtà, però, prima con la L 392/1978 e poi con la L 431/1998, è stata introdotta una disciplina speciale, fortemente vincolistica, che, sia per le locazioni abitative, che per quelle industriali, commerciali, artigianali e di interesse turistico, imponendo, tra l’altro, la durata minima dei contratti, il limite all’aumento del canone parametrato all’ISTAT, le modalità per il rilascio.
L’art. 1, comma 2, lett. c) della L 431/1998 ha escluso però, comprensibilmente, che alle locazioni per finalità esclusivamente turistiche si applichino tali vincoli.
Con la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, la competenza legislativa in materia turistica è stata attribuita alle Regioni.
Con la L 246/2005, il Parlamento, al fine della riduzione e semplificazione delle leggi vigenti, ha delegato il Governo ad adottare decreti legislativi nei quali fossero individuate e raccolte le norme ancora vigenti, con particolare riferimento a quelle pubblicate ante 1970, e alla semplificazione o riassetto delle materie che ne erano oggetto, anche al fine della loro armonizzazione con le norme successive al 1970.
Il Governo ha dato attuazione alla delega in materia turistica, adottando il decreto legislativo n. 79 del 2011, che reca in allegato il testo unico delle norme statali vigenti, denominato Codice del Turismo.
Si tratta di un testo di natura compilativa, che non poteva debordare o derogare alla delega, né adottare disposizioni di natura innovativa rispetto alle leggi vigenti, né, tantomeno sconfinare nella competenza legislativa regionale.
All’art. 53 il Codice del Turismo dispone: “Gli alloggi locati esclusivamente per finalità turistiche, in qualsiasi luogo ubicati, sono regolati dalle disposizioni del codice civile in tema di locazione”.
Si tratta di un testo apparente neutro, che riecheggia l’art. 1, comma 2, lett. c) della L 431/1998.
In realtà, con un’interpretazione distorta, si è inteso che tale art. 53 abbia posto una sorta di riserva di legge statale, dato il richiamo al Codice Civile.
Così non è e, se così fosse, sarebbe costituzionalmente illegittimo sia per eccesso di delega, sia per violazione della riserva costituzionale di legge in capo alle Regioni.
L’art. 1, comma 2, lett. c) della L 431/1998 non fa alcun riferimento al Codice Civile, né esiste alcun’altra disposizione legislativa che ponga una simile riserva in tema di locazioni per finalità esclusivamente turistiche.
Il Codice del Turismo o, più precisamente il “Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell’articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246” è una raccolta organica delle disposizioni di legge statali vigenti in materia turistica, quindi è assolutamente senza senso che sia stata inserita una norma relativa a un attività (gli alloggi locati per finalità esclusivamente turistiche) che si assumano attenere esclusivamente alla materia delle locazioni e non a quella “dell’ordinamento e mercato del turismo”.
La stesse legge di delega (L 246/2005) aveva previsto come avrebbero dovuto essere regolati i rapporti dei decreti legislativi (complilativi) con le leggi regionali, nelle materie in cui la competenza era divenuta regionale e lo fa all’art. 14, comma 14bis, che così dispone: “Nelle materie appartenenti alla legislazione regionale, le disposizioni normative statali, che restano in vigore ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 5 giugno 2003, n. 131, continuano ad applicarsi, in ciascuna regione, fino alla data di entrata in vigore delle relative disposizioni regionali”.
Dunque, correttamente interpretando le norme, si dovrebbe ritenere che il Codice del Turismo, per il fatto stesso di aver inserito nel proprio art. 53 (sistematicamente inserito nel Titolo I “Contratti”)gli alloggi locati esclusivamente per finalità turistiche, ne abbia riconosciuto la natura di locazione turistica e non meramente abitativa.
Così come dovrebbe essere pacifico che, trattandosi di materia di competenza legislativa regionale, per effetto dell’art. 14, comma 14bis della L 246/2005, le Regioni possono esercitare la propria potestà, abrogando le pregresse, diverse norme statali raccolte nel Codice del Turismo.
In tale quadro, la Regione Veneto ben potrebbe, già ora, modificare l’articolo 27/bis della Legge Regionale 11 2013 (verso cui per questioni fiscali e di semplificazione burocratica stanno migrando anche coloro che fino a ieri ricadevano sotto l’articolo 27), che crea una occasione troppo golosa rispetto ad una affitto 4+4 per chi ha a disposizione un immobile a Venezia.
Ovviamente l’intento di Reset Venezia non è penalizzare chi fa questa attività in modo saltuario e nemmeno coloro che la fanno con tutti i crismi dell’imprenditorialità, ma sappiamo benissimo che la maggioranza degli appartamenti che ricadono sotto la 27/bis sono in offerta tutto l’anno rendendo di fatto l’attività di locazione una vera e propria attività ricettiva e come tale deve essere normata e tassata, senza poter accedere alla cedolare secca che deve rimanere un incentivo per chi affitta in modo saltuario o a residenti.
Basterebbe quindi che la Regione Veneto modificasse il citato art. 27 bis come segue:
“1. Gli alloggi offerti in locazione, per un periodo complessivo massimo di 90 giorni annui, esclusivamente per finalità turistiche, ai sensi dell’articolo 1 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, senza prestazione di servizi, sono strutture ricettive alle quali, ai fini della presente legge, si applicano solo le disposizioni di cui al presente articolo”.
I 90 giorni annui potrebbero essere elevati, a esempio a 120: si tratta di una scelta politica che compete alla Regione.
Ovviamente dovrebbe essere modificato anche il regime sanzionatorio, oggi del tutto inadeguato.
Data peraltro l’errata, ma pervicace interpretazione che viene data all’art. 53 del Codice del Turismo, sarebbe nel contempo opportuna un’immediata modifica con legge dello Stato, in modo da uscire dallo scacco del conflitto di attribuzioni.
Basterebbe a tal fine così modificare l’articolo 53:
“Gli alloggi locati esclusivamente per finalità turistiche, in qualsiasi luogo ubicati, costituiscono attività ricettiva e sono regolati dalle disposizioni del codice civile e dalle norme in tema di turismo”.
Su questi due fronti Reset Venezia sta agendo in ogni sede opportuna con contatti sia a livello amministrativo locale che regionale e nazionale.
Data la delicatezza e l’importanza della questione, invitiamo tutti, Istituzioni, partiti, associazioni di categoria, imprenditori turistici, associazioni civiche e cittadini, a collaborare con noi e fare propria la nostra battaglia.


L’Ottimista. Dopo avere creato il caos nelle materie di competenza le regioni tentano di impadronirsi anche della disciplina del codice civile. Il caos legislativo sarà totale.
Glia aspetti fiscali comporteranno l'ulteriore deprezzamento del patrimonio immobiliare e la piccola proprietà  sarà costretta a vendere.
Il problema fiscale, invece, è evidente chi fattura più di 7.500 euro deve aprire partita IVA! 

Indice di gradimento del mio sindaco.


Egr. Avv.
Il nostro sindaco  a metà mandato ha fatto sapere che si ricandiderà.
Lui infatti si trova bene rappresenta dappertutto Italia ed Estero le istituzioni partecipa a tutti i convegni letterari e si dà molto da fare per la cultura e per la solidarietà.
Noi cittadini non ci troviamo così bene.
I miei figli se ne sono andati perché la città offre poco, non esistono praticamente opportunità per i giovani.
Le attività economiche son tartassate dall’aumento delle rendite catastali.
In centro costa troppo parcheggiare e la gente finisce al supermercato.
C’è una percezione di insicurezza. Se uno abita in periferia ha paura di uscire la sera.
Io non mi sento molto solidale anzi se non avessi qualche anno di troppo cambierei città se non paese.
Distinti saluti.

Cesare Fedeli


Risposta
E' un sentimento troppo diffuso  ma la gente non si indigna abbastanza e tutto rimane immobile. Fino a quando?

Macron. Libia Accordo. Ruolo Italia


E' con l'elogio del premier libico Fayez al Serraj e dell'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, che il presidente francese Emmanuel Macron ha aperto la conferenza congiunta dopo il vertice di Celle-Saint-Cloud alle porte di Parigi, che si è concluso alle 18.20 di oggi pomeriggio: "Il coraggio da voi dimostrato oggi, essendo presenti qui e concordando questa dichiarazione congiunta è un elemento storico, perché vi assumete il rischio di lavorare insieme per un processo di riconciliazione nazionale e per la costruzione di una pace durevole".
Un processo di riconciliazione che porterà a elezioni nella primavera 2018 e che deve avere come obiettivo a breve "eliminare traffici d'armi che alimentano il terrorismo, ed il traffico di esseri umani che alimentano le vie migratorie".
Dopo aver ringraziato il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, per il raggiungimento di questo risultato diplomatico, il presidente francese ha quindi ricordato che Serraj e Haftar si sono "impegnati a rinunciare alla lotta armata, tranne che contro i gruppi terroristici, e ad un processo di cessate il fuoco essenziale per qualsiasi progresso, con l'accordo poi per andare a un processo elettorale in primavera, naturalmente nel contesto dell'accordo (Onu) di Skyrat.

Nella dichiarazione congiunta letta al termine dell'incontro, i due leader libici si sono dunque impegnati per un cessate il fuoco e per elezioni parlamentari e presidenziali da tenere in primavera. "Ci impegniamo per un cessate il fuoco e a evitare ogni ricorso alla forza armata per qualsiasi motivo che non sia di antiterrorismo", recita la dichiarazione, in cui si sollecita la smobilitazione dei combattenti delle milizie ancora attive nel Paese e la creazione di un esercito regolare. L'accordo siglato oggi è un grande successo per il nuovo presidente francese Macron. repubblica.it/esteri/2017/07/25.

L'ottimista. Senza l'intervento di Angelino Alfano l'accordo Francia Libia non si sarebbe potuto fare quindi complimenti al nostro Angelino per l'attività profusa in quest'opera di mediazione tutta sott'acqua.
Che dire poi della nostra Mogherini: Insuperabile e del commissario Onu per l’Africa: Romano Prodi: eccezionale veramente.

Quando le leggi sono necessarie?

Egregio Direttore
L'esercizio della funzione legislativa crea più benefici o più danni? Abbiamo bisogno di una legislazione intricata e paralizzante e di funzionari  solerti nel legiferare e poco risoluti nell'emanare provvedimenti? Forse per questo le imprese strutturate cercano altri mercati dove possono sopravvivere lasciando​ però  a casa i lavoratori italiani?
Semplificare  significa anche ridurre i centri legislativi ora troppi e troppo autonomi rispetto alla norma dello stato centrale? Distinti saluti.
Cesare Fedeli

Risposta
parlare di semplificazione con il diluvio legislativo attuale sembra ridicolo.
Le leggi sembrano fatte per aumentare il potere delle oligarchie( quelle dei diritti acquisiti) e per fare diventare i cittadini dei sudditi senza diritti.

martedì 25 luglio 2017

Poesie. Sensazioni

Sensazioni


Ho percorso molte strade
per condividere il piacere
di passare poche ore con te,
per sentire il suono delle tue parole,
per vedere il sorriso nei tuoi occhi,
per odorare il profumo dei tuoi capelli,
per toccare le tue mani,

per baciare la tua bocca.

Poesie. La festa della Diana

La festa della Diana


Per la regina beneamata
voglio preparare una frittata;
la frittata la voglio fare con le uova
perché di Diana c’è n’è una sola.
La mangeremo alla sua festa
per stare tutti in allegria
con la prosa e la poesia.
Gente di cultura artisti e burloni
suoneremo e canteremo le nostre canzoni.
Avremo il cuore sereno
perché di amicizia pieno.
Non conta quanti anni ha
perché sempre giovane sarà.


Poesie. Indignazione

Indignazione

 

Quello che ti manca
è una sana indignazione.
Non ti può piacere tutto,
non puoi digerire le porcate
che si fanno attorno a te
senza che succeda niente.
Sei privo di nerbo.
La tua spina dorsale è di gomma piuma
si accartoccia rimbalza è insensibile
ad ogni offesa.
Non ti rendi conto che sei in balia
Di questi ciarlatani che stanno manipolando
 la tua vita senza pudore.
Sei diventato un inetto che applaude
e gira la testa per non vedere.
Non tapparti le orecchie per non sentire,
non chiudere la bocca per non parlare.
Così rinunci alla tua dignità.



 


domenica 23 luglio 2017

Acqua. Bracciano. Condotte disastrate

Acqua. Bracciano. Condotte disastrate

La mancanza di piogge? La siccità? Non solo. Le cause dell’attuale situazione del Lago di Bracciano e della necessità di attuare un piano di razionamento della fornitura dell’acquaanche per la Capitale sono prima di tutto altre: i prelievi abusivi e le reti idrauliche fatiscenti.
Dopo la decisione unilaterale di Zingaretti di impedire ad Acea il prelievo dal Lago di Braccianolasciando mezza Capitale senz’acqua, l’Ordine geologi del Lazio rinvia la palla nel campo del presidente, Pd, della Regione Lazio, accusandolo, in buona sostanza, non solo di non aver studiato prima, «in tempo di pace», un piano di razionamento ragionato. Ma, ancor di più, di non aver adeguatamente vigilato sui prelievi abusivi e sui pozzi abusivi che possono essere, in primis, le cause dell’attuale situazione del Lago di Bracciano. E, soprattutto, di non aver messo mano a quelle reti idriche, gestite dalla Regione, talmente disastrate che su 100 litri di acqua, se ne perdono 67 per strada. Un dato imbarazzante per il Pd  Zingaretti, presidente della Regione Lazio da 4 anni e mezzo. Come mai, c’è da chiedersi, Zingaretti non ha provveduto su quelle di competenza della Regione?
«E’ necessario, prima di tutto, tenere conto del fatto che attualmente è un periodo di grande emergenza, di carattere eccezionale – dice Roberto Troncarelli, presidente dell’Ordine geologi del Lazio spiegando l’evoluzione del fenomeno – E’ una siccità che perdura da mesi e i terreni sono talmente secchi da diventare impermeabili e per alimentare le falde acquifere c’è bisogno non tanto di una pioggia abbondante, ma di più piogge di modesta entità in un periodo di tempo più lungo».
Video correlati
«Manca quindi l’acqua per i cittadini, manca l’acqua per gli agricoltori impegnati, in particolare vicino al Lago di Bracciano, nelle colture di nocciole – continua Troncarelli – Concordo nella necessità di un piano di razionamento che però, a mio avviso, doveva essere studiato per così dire “in tempo di pace”».
«E’ importante evidenziare che le percentuali dei prelievi non sono e non possono essere del tutto precise, – spiega ancora Troncarelli – dato che non tengono conto dei prelievi abusivi, dei pozzi intorno al lago non denunciati, che non sono pochi e vanno a impoverire le falde che alimentano il bacino di Bracciano. Quindi ribadisco un quadro esatto dei prelievi è impossibile».
«E qui entra in ballo la burocrazia – continua il presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Lazio – perché l’iter per denunciare la creazione di un pozzo è talmente farraginosa, lunga e complicata che in tanti preferiscono farlo abusivamente. E i controlli che vengono effettuati non sono sufficienti. Perciò prosegue Troncarelli – senza l’esatta percentuale di prelievi non è neanche possibile fare un piano di razionamento, non si può decidere una regolamentazione senza avere numeri più precisi possibile».
«C’è inoltre da tenere conto delle condizioni di conservazione della rete idraulica, degli impianti dove scorre l’acqua e arriva in città – sottolinea il presidente dell’Ordine geologi del Lazio – Strutture fatiscenti con ingenti perdite di acqua. L’ultimo dato è che su 100 litri di acqua il 67% si perde per strada, lungo i condotti e i collettori in pessime condizioni».
«Credo sia necessario un piano a lungo termine, da studiare in tempi di non emergenza, come anche ad esempio stoccare grandi quantità d’acqua in serbatori sotterranei, – conclude – che durante l’inverno non determina sofferenza e sarebbe invece d’aiuto in tempi come questi di grande siccità».
Tempi come quelli del 2003 quando il Lago di Bracciano si presentava – e lo certificano le foto pubblicate dal sito del Movimento 5 Stelle di Bracciano molto peggio di oggi.
Dal canto suo Zingaretti fa sapere, attraverso un comunicato ufficiale della Regione Lazio, che lo stop ai prelievi intimato ad Acea è dovuto alla violazione delle prescrizioni.
«Un decreto del ministero dei Lavori Pubblici – sostengono dalla Regione Lazio – ha concesso all’Azienda Comunale Elettricità Acque – Acea di prelevare acqua dal Lago di Bracciano per usi potabili, assicurando comunque il mantenimento delle escursioni del livello del lago nell’ambito di quelle naturali. Per  tale ragione, proprio nella relazione generale del progetto del Nuovo Acquedotto del lago di Bracciano, redatto dalla stessa Acea, si definiva il livello idrometrico minimo concesso per le captazioni, fissandolo a metri 161,90 sopra il livello del mare e si prescriveva quanto segue: “verranno inserite le saracinesche di apertura e chiusura ed un sifone idraulico che provveda a disinnescare automaticamente le condotte, non appena il livello dell’acqua scende sotto la quota minima di m 161,90”. Attualmente il livello del lago di Bracciano è al di sotto di questa quota minima prefissata, e ancor più lontano dallo zero idromedrico che corrisponde a quota 163,04». secoloditalia.it/2017/07/22
L’Ottimista. Naturalmente nessuno è responsabile di nulla.
Egregio Direttore è evidente a tutti anche se nessuno lo evidenzia con forza che gli enti pubblici non riescono a spendere nulla di investimento perché tutto il loro bilancio viene assorbito dal costo del personale e altre spese(Consulenze?)
Allora mi chiedo a cosa servono grandi dirigenti e grandi strutture se non sono in grado di promuovere investimenti.
Bisogna pensare a ridurre i costi del personale a ridurre le spese superflue e a promuovere investimenti gestendo meglio il patrimonio enorme pubblico che ricordiamo non paga IMU. Il dirigente che non raggiunge questo scopo deve essere estromesso dall'incarico.
Distinti saluti

Cesare Fedeli

giovedì 20 luglio 2017

Hai avuto un parente affetto di Alzheimer? Sostieni questo progetto Università Firenze

Hai avuto un parente affetto di Alzheimer? Sostieni questo progetto Università Firenze

https://experiment.com/projects/unraveling-the-mystery-of-tpd-43-a-versatile-protein-involved-in-several-neurodegenerative-disorders


Svelare il mistero di TDP-43, una proteina versatile coinvolta in diversi disturbi neurodegenerativi

La tua carta non verrà addebitata a meno che il progetto non sia pienamente finanziato.
Fare una promessa
Compila le tue informazioni di pagamento per ricevere aggiornamenti e risultati da questo esperimento.
Se hai domande, inviate un'e-mail a contact@experiment.com.

Sicuro SS48 a 2048 bit crittografato

Di Mirella Vivoli
Sostenuto da Mirella Vivoli Vega, Fabrizio Chiti, Irene, Dario Diotallevi, Kevin Baldwin, Luca Aresu, Martina Mancini, Michele Longari, Donato Rose Mary, Simone Forcella e altri 75 sostenitori
Informazioni su questo progetto
La proteina TDP-43 è coinvolta nella sclerosi laterale amyotrofica (ALS) e nella demenza frontotemporale (FTLD). Inoltre, la patologia TDP-43 è stata associata a malattie di Alzheimer e Parkinson (Neuman M, Int J Mol Sci, 2009). È sempre più necessario indagare sulle funzioni normali e patologiche di questa proteina, la cui purificazione è difficile da raggiungere, poiché nessuno è ancora riuscito, ma i miei risultati preliminari indicano che è veramente possibile.

Chiedete agli scienziati
CONNESSE LA DISCUSSIONE
Qual è il contesto di questa ricerca?

La questione fondamentale che sto cercando di rispondere è il ruolo del TDP-43 e come e perché questa proteina è coinvolta in molti disturbi neurodegenerativi, che tutti presentano accumulazioni di TDP-43 misfolded. Finora, diversi tentativi di purificazione della proteina a piena lunghezza sono falliti a livello mondiale a causa delle sue proprietà biochimiche e della sua prontezza all'aggregazione. Per ottenere la sua struttura tridimensionale, di vitale importanza per studiare il suo processo di aggregazione, la sua relazione struttura-funzione e il ruolo delle mutazioni patologicamente rilevanti, dovrei ottenere una pura proteina. I miei risultati preliminari suggeriscono che questo è veramente raggiungibile. Per fare questo, avrei bisogno di utilizzare estensivamente lo strumento FPLC, uno strumento che renderà il processo più semplice e veloce.

Qual è il significato di questo progetto?

Le malattie neurodegenerative rappresentano un enorme carico di malattia, in termini di sofferenza umana e costi economici. Queste malattie hanno toccato molte delle nostre vite: i cambiamenti nel comportamento e nella personalità dei nostri cari sono la parte più impegnativa e disturbata di queste malattie. Dato il ruolo centrale di TDP-43 in questi disturbi (Cook C et al, Expert Opin Biol Ther 2008, Buratti E, Adv Genet 2009). E la difficoltà di purificazione di questa proteina, le nostre opportunità per progredire nella comprensione di queste malattie sono attualmente limitate dalla disponibilità di una proteina pura che apre un numero impressionante di studi sulla patobiologia di questa proteina e sulle opportunità di progettare strategie terapeutiche razionali Contro le sue malattie associate.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

L'obiettivo finale di questo progetto è quello di purificare il full-length TDP-43 nella sua forma nativa. Sarà prima prodotta nei batteri E. coli, poi sottoposti a diverse strategie di purificazione, che richiedono non solo una persona molto qualificata nella chimica proteica, ma anche un ampio utilizzo dello strumento FPLC. Continuerò quindi ad ottimizzare il rapporto resa / costo della procedura di purificazione con l'aiuto dell'apparecchiatura FPLC e ottenere la struttura tridimensionale di TDP-43 a tutta lunghezza.

Sono molto fiducioso nel successo di questa sfida impegnativa; Per questo motivo concentrerò i nostri studi anche sulle altre forme (mutanti patologici) del TDP-43, che ci aiuteranno a chiarire il suo ruolo vitale nella cellula.

bilancio

Strumento FPLC $ 10.000
L'obiettivo finale di questo progetto è quello di purificare il full-length TDP-43 nella sua forma nativa. Ciò richiederà non solo una persona molto qualificata nella chimica delle proteine, ma anche un ampio uso del FPLC (Fast Protein Liquid Chromatography) strumento, fondamentale per lo svolgimento del progetto di ricerca.

Tutte le altre spese relative alla ricerca saranno coperte dal laboratorio del Prof. Fabrizio Chiti presso l'Università di Firenze, Firenze.




Unraveling the mystery of TDP-43, a versatile protein involved in several Neurodegenerative disorders
Your card won’t be charged unless the project is fully funded.
Make A Pledge
Fill out your payment info to receive updates & results from this experiment.
If you have any questions, send us an email at contact@experiment.com.
About This Project
The TDP-43 protein is involved in amyotrophic lateral sclerosis (ALS) and in frontotemporal dementia (FTLD). Furthermore, TDP-43 pathology has been associated with Alzheimer's and Parkinson’s diseases (Neuman M, Int J Mol Sci, 2009). It is becoming increasingly necessary to investigate the normal and pathological functions of this protein, whose purification is difficult to achieve as none has succeeded yet, but my preliminary results indicate that this is indeed possible.
Ask the Scientists
What is the context of this research?
The fundamental question I am trying to answer is what is the role of TDP-43, and how and why this protein is involved in several neurodegenerative disorders, which all display accumulations of misfolded TDP-43. So far, several attempts to purify the full-length protein have failed worldwide due to its biochemical properties and to its proneness to aggregation. In order to obtain its three-dimensional structure, which is of vital importance for studying its aggregation process, its structure-function relationship and the role of the pathologically relevant mutations, I should obtain a pure protein. My preliminary results suggest that this is indeed achievable. To do so, I would need to extensively use the instrument FPLC, a tool that will make the process easier and faster.
What is the significance of this project?
Neurodegenerative diseases represent an enormous disease burden, in terms of human suffering and economic cost. These diseases have touched many of our lives: changes in behavior and personality of our loved ones are the most challenging and distressing part of these diseases. Given the central role played by TDP-43 in these disorders (Cook C et al,Expert Opin Biol Ther. 2008; Buratti E, Adv Genet. 2009). and the difficulty in purifying this protein, our opportunities to progress on the understanding of these diseases are currently limited by the availability of a pure protein, which would opens an impressive number of studies on the pathobiology of this protein and opportunities to design rationally therapeutic strategies against its associated diseases.
What are the goals of the project?
The ultimate goal of this project is to purify the full-length TDP-43 to its native form. It will be first produced in the E. coli bacteria, then subjected to different possible strategies of purification, which will require not only a very skilled person in protein chemistry, but also an extensive use of the FPLC instrument. I will then continue to optimize the yield-to-cost ratio of the purification procedure, with the help of the FPLC equipment, and will obtain the tridimensional structure of full-length TDP-43.
I am very confident in the success of this challenging endeavor; for this reason I will focus our studies also on the other forms (pathological mutants) of TDP-43, which will help us to elucidate its vital role in the cell.
Budget
FPLC instrument
$10,000
The ultimate goal of this project is to purify the full-length TDP-43 to its native form. This will require not only a very skilled person in protein chemistry, but also an extensive use of the FPLC (Fast Protein Liquid Chromatography) instrument, which is vital for conducting the research project.
All other research-related expenses will be covered by Prof. Fabrizio Chiti's laboratory, at the University of Florence, Florence, Italy.




Sesso per disabili: arriva l'assistente sessuale

Sesso per disabili: arriva l'assistente sessuale
In Europa e nel mondo i love giver sono ormai una realtà ma in Italia la legge per istituirli è ancora al palo. Ne parliamo con Maximiliano Ulivieri del comitato promotore del ddl
di Gabriella Lax - Vivere il contatto col sé più intimo, con la sessualità. Anche questa gioia spesso è negata ai disabili. Per questo, da qualche anno ormai, in Europa e nel mondo si sta diffondendo la figura dei "love giver" ovvero degli assistenti sessuali. In Italia il disegno di legge ad hoc (qui sotto allegato) è stato presentato nel 2014 ed è assegnato alla commissione igiene e sanità del Senato ma ad oggi è praticamente fermo. Tra i primi firmatari c'è il parlamentare pd Sergio Lo Giudice e la senatrice pd Monica Cirinnà. E c'è chi, come Maximiliano Ulivieri, blogger, web designer e portavoce del comitato promotore (qui il link al sito Lovegiver) si batte perchè questa figura possa trovare spazio anche nel nostro ordinamento. Ulivieri oggi è felicemente sposato ma, dall'età di due anni ha perso la facoltà di camminare. Soffre di una forma di c.m.t.-1a, malattia che, da quando aveva 20 anni si è però stabilizzata senza più progredire. Parla di "perdita dell'intimità" Ulivieri che l'ha vissuta in prima persona. "Dall'adolescenza fino ai 26 anni circa ho sofferto. Ma ci sono persone che soffrono tutta la vita – spiega il blogger - nel mio caso potevo esplorare il mio corpo, ma avevo la difficoltà di creare un ambiente intimo. Per fortuna con l'avvento di internet ho ampliato il campo delle mie conoscenze ed ho iniziato a vivere la parte relazionale, affettiva e sessuale della mia vita". Racconta la sua storia in un blog Ulivieri, toccando anche gli aspetti più intimi. Da qui, il riscontro con tanti disabili o anche coi genitori dei disabili che si trovano a vivere le stesse problematiche e la ricerca di una possibilità per dare un futuro affettivo e sessuale a tanti disabili. Oggi Ulivieri si batte per il riconoscimento di queste figure. Attenzione, ricorda: non si parla di prostitute, né di gigolò.
Il progetto di legge presentato al Senato prevede l'istituzione di una professionalità complessa e delicata, che richiede molta empatia e una buona dose di preparazione. Innanzitutto, gli aspiranti love giver (sia uomini che donne, etero e omosessuali, provenienti da ogni parte d'Italia) verranno selezionati per partecipare ad un corso di formazione. Dopo aver maturato una formazione adeguata (sia teorica che pratica), si dovrà superare un esame e poi essere iscritti in un albo, al quale potranno attingere le famiglie, o i singoli disabili.
Il costo sarà contenuto ed a carico di coloro che sperimenteranno questa figura.
La proposta di legge è ferma al momento poichè secondo Ulivieri "manca la spinta pubblica di chi ha bisogno – e chiarisce – in Italia già si fa fatica a parlare di sesso. C'è mancanza di consapevolezza che le persone disabili hanno desideri e pulsioni e tutto ciò che hanno le altre creature umane. Spesso si parte dando l'aiuto che riguarda cose più in vista, si pensi alle barriere architettoniche, all'assistenza personale".
L'altro freno è "l'aspetto del parallelismo errato dell'attività dell'assistente con la prostituzione. La strada è stata in discesa per paesi come la Germania o l'Olanda in cui la prostituzione è riconosciuta. Tuttavia la situazione, essendo parte di un benessere psicofisico è piuttosto da collegare ad un aspetto sanitario. Anche con il nostro legale Lorenzo Simonetti continuiamo a ragionar su questo aspetto". Anche il M5S è pronto a presentare un disegno di legge in materia, racconta Ulivieri. Intanto, nell'immobilità attuale del quadro nazionale Maximiliano non si arrende: "Stiamo tentando di far qualcosa a livello regionale. Abbiamo registrato la disponibilità da parte della Toscana. E comunque – conclude – abbiamo trenta assistenti pronti ad iniziare a lavorare già da settembre".
Una spinta ulteriore a proposito del dibattito o una provocazione? Certo è che il diritto all'affettività per i disabili (sancito dagli articoli 2 e 3 della Costituzione e da una serie di sentenze) non potrà essere negato ancora a lungo. studiocataldi.it.

L’Ottimista. Se si facesse più sesso si vivrebbe meglio!

Ceta. Opposizioni



Centinaia di sindaci e di rappresentanti comunali, di grandi e piccoli centri da Nord a Sud, sono scesi al fianco degli agricoltori, in piazza a Roma per difendere il cibo made in Italy dal Ceta, il trattato di libero scambio tra il Canada e l’Unione europea che l’Italia si accinge a ratificare. In base a questo accordo infatti, l’Italia, con le sue eccellenze agroalimentari, sarebbe gravemente insidiata a causa di una pericolosa concorrenza sleale che andrebbe a colpire le eccellenze agroalimentari. Ed è così che oggi, davanti al Parlamento, dove è in corso la discussione per la ratifica del Ceta, al fianco delle bandiere gialle della Coldiretti, con migliaia di coltivatori e allevatori, sono sfilati i gonfaloni di circa 300 Comuni: da Pistoia a San Marzano sul Sarno, da Cavour in provincia di Torino a Cordignano (Treviso) e Lendinara (Rovigo), solo per citarne alcuni. I sindaci con le loro fasce tricolori, schierati con gli agricoltori, temono la perdita di valori come il controllo del territorio oltre che delle produzioni locali. “Il primo cittadino ha il dovere di tutelare la salute dei cittadini che passa per il cibo” afferma il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, intervenuto alla manifestazione. Un territorio quello del capoluogo toscano, circondato dalle montagne, dove si producono ottimo olio extra vergine di oliva, la finocchiona toscana Igp, il pecorino, e la farina di castagne. In rappresentanza del Sud, tra gli altri, anche il comune di San Marzano sul Sarno, la patria del pomodoro, in provincia di Salerno. “Ci vorrebbe un’inversione di rotta, non bisogna abbandonare il mondo agricolo che è un’economia importante e strategica per il Paese” sostiene il sindaco Cosimo Annunziata che, indignato, cita il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan il quale di recente ha detto che “il San Marzano si può coltivare anche in Belgio”. “Non è possibile continuare così su questioni primarie come queste – si sfoga Annunziata – ma evidentemente i nostri ministri a Bruxelles contano quanto un consigliere di minoranza”, conclude. Alla manifestazione partecipa anche Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. secoloditalia.itmercoledì 5 luglio 2017

Immigrati. Visti temporanei



- Secondo il Times il governo italiano sarebbe pronto a concedere 200 mila visti temporanei validi per l'Unione europea a migranti sbarcati sulle coste del nostro Paese e diretti verso il nord Europa.
Il quotidiano britannico la chiama 'opzione nucleare' di Roma, decisa per risolvere la crisi dei rifugiati di fronte al rifiuto di cooperare degli altri Stati Ue. Nell'articolo si cita il vice ministro degli Esteri Mario Giro e il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani. Ma a riguardo fonti del governo hanno prontamente smentito quanto scritto dalla stampa britannica.
L'Italia così, secondo i giornalisti britannici, potrebbe sfruttare una direttiva di Bruxelles, la 2001/500, scritta dopo la guerra nei Balcani per favorire il movimento dei profughi. Una norma poco conosciuta che permette di concedere ai migranti un visto per spostarsi in Europa. A supporto di questa rivelazione il Times descrive il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni come "furioso" per il rifiuto dei partner europei di accogliere altri migranti.  quotidiano.net, 15 luglio 2017.

L’Ottimista. Nessuna preoccupazione per l’Europa per concedere quei visti lo Stato Italiano  ci metterà del tempo.
Egregio direttore, 
come può esserci solidarietà e integrazione con i migranti se questi sono ospitati in centri lontano dalle città e dai paesi ; se nessuno è invitato a visitarli; se chi vuole dare una mano per le pratiche con le questure o per i Corsi d'italiano non viene di certo incoraggiato a visitare i centri o a collaborare? Per fortuna che ci sono gli uffici statali che controllano. Distinti saluti.
Cesare Fedeli

Incendi Campania


Incendi Campania

Ore di intenso lavoro per squadre a terra e Canadair impegnati nello spegnimento degli incendi in Campania. Questa mattina si è registrata la ripresa di un focolaio in località Montedoro a Torre del Greco ancora in atto e definita "problematica" per la presenza di venti settentrionali forti che, a tratti, hanno impedito agli elicotteri di alzarsi in volo. Per questo motivo sono entrati in azione tre Canadair nazionali insieme a squadre da terra. Alcune abitazioni, si apprende, sono state evacuate a causa dell'avanzare delle fiamme.
Sui territori di Terzigno e San Giuseppe Vesuviano si registrano criticità, in particolare nel 'Vallone della Profica' dove è ripreso il focolaio d'incendio a causa del rinforzo dei venti e si lavora anche a Sant'Anastasia e Gragnano. Spento l'incendio a Barano di Ischia.
A preoccupare, in queste ore, sono le fiamme sulla riserva naturale dello Stato nel cratere degli Astroni, Oasi Wwf, che sembrava domato ma stamattina ha riacquistato vigore. Gli elicotteri hanno ripreso ad operare incontrando difficoltà a causa del forte vento. Per queste ragioni, fa sapere il Wwf, è stato richiesto l'intervento di un Canadair inviato da Lamezia Terme. Sulle fiamme è stato inviato anche un elicottero più potente, meno sensibile al vento. Sempre a Torre del Greco, un incendio è in atto in viale del Commercio, ai confini con Ercolano. Sul posto, dove è presente un distributore di carburante, stanno operando i Vigili del fuoco e la polizia municipale.Intanto, a causa dei forti venti, si è di nuovo esteso il rogo nel Vallone della Profica nel territorio di San Giuseppe Vesuviano. Le attuali condizioni meteo, informa il Comune, non consentono operazioni aeree da parte degli elicotteri e la zona non è raggiungibile per interventi via terra delle squadre dei vigili del fuoco. Il rogo, da quanto si apprende non costituisce allo stato attuale pericolo per persone e cose. Il coordinatore del Centro Operativo Comunale e il sindaco Vincenzo Catapano, sono in contatto con la Prefettura, la Regione Campania e il coordinamento aereo regionale unificato. repubblica. it/cronaca/2017/07/16.

L’Ottimista. Per fortuna le forze dell’ordine stanno indagando

Giulio Tremonti «Mundus furiosus»


Giulio Tremonti ci spiega che il «Mundus furiosus» di oggi è il frutto di profondi processi e mutazioni economiche, politiche, nei principi e nei valori. Mutazioni che ci riconsegnano scenari così cambiati, che la fatica di riprendere le fila di un benessere che appare a rischio in molti casi, perduto in altri, comunque non più garantito, ci sembra un obiettivo quasi impossibile. Lo si sintetizza con locuzioni come la scomparsa del ceto medio, parole come globalizzazione, migrazioni, l’onnipresente «crisi». Dimenticando però che proprio le «crisi», normalmente, si accompagnano a cambiamenti di paradigma tutti da rintracciare. E allora, c’è bisogno del «pensiero non ortodosso» di persone come Giulio Tremonti per riflettere, tentando di riordinare il puzzle confuso dell’attualità. Pensiero che si ritrova in un libro (Mondadori), Mundus furiosus appunto, dell’ex ministro, del professore esperto di diritto che ama le citazioni latine e che pragmaticamente fa della storia colei che può aiutarci a collocarci nel presente e a fare delle scelte. Scelte quanto condivisibili o meno, quelle proposte dal senatore, va deciso dal lettore. Tenendo a mente che le semplificazioni alle quali ci stiamo pian piano abituando possono forse aiutarci nel decidere chi votare, ma non certo nel capire la complessità del nuovo mondo.
Scorrendo le pagine del libro sarà utile abbandonare il pregiudizio che spesso oggi, aiutati dalla rete, ci fa preferire camminare nei sentieri conosciuti e comodi delle nostre convinzioni, piuttosto che sui percorsi a volte disagevoli del dialogo con chi la pensa diversamente. Il mondo è reso furente dalla velocità dei cambiamenti. Era accaduto anche in passato. Ai tempi della scoperta delle Americhe.
È nel Cinquecento che l’Europa inizia a chiamarsi così, furente, tra nuove frontiere, nuove religioni, nuovi Stati che sorgono al posto dei feudi. Se è vero che difficilmente la storia si ripete, il salto che fa Tremonti e che lo porta alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, non è affatto fuori luogo.
Volgendo lo sguardo indietro di vent’anni, il mondo, l’Europa non sono più gli stessi. Tre codici erano dominanti, racconta: quello «politico» (la democrazia occidentale), un codice economico (il dollaro), un codice linguistico (l’inglese). Attorno a questi ruotava il consenso dell’umanità. C’era un G7 nel quale si concentrava il potere mondiale, non c’era la globalizzazione («che è entrata nell’Europa e non viceversa»). Internet era cosa per militari, i computer aiutavano l’uomo e non gli rubavano il lavoro, non c’era l’euro e la finanza faceva quello che doveva e sapeva fare: potenziare l’economia reale.
Il referendum inglese, con il suo portato di drammaticità reso evidente dalla morte di una deputata inglese del Labour Party in un attentato, ci catapulta in maniera visiva e violenta in questo mondo che nasceva da «un eccesso di speranza senza prudenza». Se la globalizzazione probabilmente non avrebbe potuto essere evitata, di sicuro «nell’interesse di tutti... tutto avrebbe potuto e dovuto essere sviluppato in tempi più lunghi e più saggi». La storia non si poteva fermare ma si è deciso di accelerare, scatenando forze che è difficile controllare. Si materializza quel «fantasma della povertà» che Tremonti aveva già delineato in un libro del 1995. «Il fantasma della povertà — scriveva — sta tornando in Occidente. Evocata dal colonialismo, la povertà del mondo ha lentamente cominciato a muoversi, da sud verso nord». Un movimento «materiale e virtuale», con quest’ultimo che è di «gran lunga più potente di quello meccanico». Sono quelle migrazioni che oggi paiono essere l’elemento che scardina consuetudini, culture ed economie. E che provocano la messa in crisi di costruzioni che solo qualche anno fa sembravano andare in un’unica direzione: il consolidamento. Come l’Europa.
L’Europa che da «dinosauro si trasforma in Leviatano. Che, più si fa grande, più si fa debole; più cresce e si estende in dimensione fisica, più perde forza politica». Diventa capace di normare e regolare ogni dettaglio della vita di ognuno di noi, dalle prese elettriche ai termosifoni. Ma non riesce a uniformare le ferrovie. E questo per l’avvento di una tecnocrazia capace di produrre, nel solo 2015, 30.952 pagine di leggi raccolte nella Gazzetta Ufficiale europea. Arrivando ad avere «sopra, potere senza responsabilità... sotto, “democrazia”, ma senza la voce dei popoli». «Nel caso dell’Europa, Machiavelli non ha funzionato. Il mezzo è stato ed è vastamente applicato, ma è il fine che non è stato e non è raggiunto».
Rimedi? Tremonti ne individua pragmaticamente alcuni. Anche molto precisi. Come l’abrogazione del «bail-in», le nuove norme sul salvataggio delle banche. E altri più generali come l’introduzione del «principio per cui tutto è libero tranne ciò che è vietato. L’opposto di quello che c’è oggi in Europa».
Oppure «ritornare alla regola per cui le banche che raccolgono il pubblico risparmio non lo possano più impiegare in operazioni bancarie speculative».
Fino al principio di «Aiutiamoli a casa loro» tramite il meccanismo della «De Tax». Vale a dire la rinuncia da parte dei governi all’1 per cento di aliquota Iva sui beni acquistati. L’incasso andrebbe a favore di Onlus, organizzazioni di carità attive in Africa.
Disintermediando così politica e governi.
Fino a quel progetto di Confederazione per rilanciare su basi diverse l’Europa.
La trama di un tessuto che appare andare al di là delle riflessioni e sembra comporre una sorta di manifesto per un nuovo centrodestra?
Obiettivo ambizioso, ma innegabilmente necessario in Europa, per tornare a connettere una politica che è parsa delegare a economisti e tecnici gran parte delle scelte.
Per offrire ai cittadini la possibilità di orientarsi tra valori di destra o sinistra, conservatori e progressisti. Categorie forse antiche, troppo velocemente liquidate in tempi nei quali si poteva solo crescere e mai arretrare, ma che invece restano tra le poche ad avere il pregio di non perdere di vista le persone, l’uomo, le comunità. Corriere.it.18 giugno 2016. 



Il matrimonio che vorrei

Il matrimonio che vorrei


Si intitola Il matrimonio che vorrei la commedia americana distribuita nelle sale cinematografiche nell'anno 2012 e diretta dal regista e sceneggiatore statunitense, David Frankel. Il film vede fra gli interpreti principali Meryl Streep, Tommy Lee Jones e Steve Carell 
Kay (Meryl Streep)e Arnold Soames (Tommy Lee Jones), sono una coppia felicemente sposata da oltre trent'anni e malgrado il passare del tempo, i due sono ancora molto innamorati e fedeli. Tuttavia Kay, per riaccendere anche il vecchio fuoco della passione e dopo aver letto un saggio scritto da un esperto di relazioni sentimentali e sessuali, il dottor Bernie Feld, convincerà suo marito a trascorrere un fine settimana nella cittadina di Great Hope Springs, qui dove insieme potranno frequentare il corso di terapia di coppia tenuto proprio dal famoso sessuologo Bernie Feld (Steve Carrell). Arnold sarà assai scettico sulla faccenda ma accetterà l'invito e molto presto scopriranno che consigli e le impartizioni del guru dei matrimoni, si riveleranno per nulla semplici da seguire, come se la caveranno adesso i nostri "non più giovani" sposi?
news.popcorntv.it/

L’Ottimista. Voglia di coccole anche per gli over sessanta