mercoledì 19 luglio 2017

Fisco - Airbnb

Fisco - Airbnb

Guerra col Fisco, Airbnb decide di non pagare la cedolare secca
Troppo poco tempo per mettersi in regola, operatori sulle barricate contro la nuova legge sugli affitti turistici. Niente versamenti per giugno.
I primi versamenti della cedolare secca sugli affitti brevi per turismo, come Airbnb, si sarebbero dovuti effettuare ieri. Il 21% sugli incassi di giugno. Ma né Airbnb, né il concorrente Homeaway, né le 20mila agenzie immobiliari associate alla Federazione italiana degli agenti immobiliari professionali (Fiaip) hanno provveduto. “Noi operatori continuiamo a trovarci nell’impossibilità di adeguarci a quanto previsto dalla manovrina”, scrivono i due operatori e l’associazione di categoria in una nota pubblica. Troppo poco tempo per mettersi in regola. “Il provvedimento non ha fornito i chiarimenti auspicati né prevede alcuna tempistica di adeguamento per gli operatori coinvolti, rimandando a ulteriori specifiche tecniche che verranno comunicate in un non precisato futuro – è l’affondo dei tre firmatari della lettera -.
Senza indicazioni fino a mercoledì scorso, gli intermediari di affitti brevi, dai colossi come Airbnb alle piccole agenzie, non hanno trattenuto il 21% della cedolare secca sugli affitti, ma hanno versato l’intero incasso ai proprietari.
Aggiungono i tre firmatari della nota: “Il legislatore, contrariamente anche a quanto prevede lo statuto del contribuente, vorrebbe che piattaforme mondiali e centinaia di operatori sul territorio, nel corso di un fine settimana: dedicassero migliaia di ore di sviluppo e ingegneria permodificare portali attivi e operanti (e perfettamente funzionanti) in maniera identica in tutto il mondo; formassero migliaia di collaboratorisu tutto il territorio nazionale, informare centinaia di migliaia di proprietari e riscattare da loro il 21% delle transazioni antecedenti il 12 luglio; coinvolgessero un’azienda o uno studio professionale italiano conferendogli oneri e responsabilità enormi in mancanza di ogni tipo di garanzia e certezza sulla possibilità di adempiere correttamente agli obblighi del caso, non fosse altro che per le 20 diverse interpretazioni regionali della locazione turistica“.
Airbnb sta contattando ora i suoi 120mila host attivi in Italia per capire come vogliano procedere. Bisogna distinguere innanzitutto gli operatori professionali da coloro che affittano senza farlo di mestiere e che sono i beneficiari della cedolare secca. Tuttavia, possono anche scegliere di non applicarla e di pagare Irpef e addizionali sugli affitti, quindi ciascuno dovrà comunicare all’intermediario come intende procedere. Airbnb, inoltre, in Italia ha una società leggera, che fa solo marketing e comunicazione. La casa madre sta decidendo se farne il sostituto di imposta per gestire questi flussi di cassa o se individuare un altro rappresentante, il cosiddetto agente fiscale. Anche il sistema di comunicazione telematica non è stato ben definito.
“La manovra era nata per far pagare le tasse alle multinazionali del web in Italia, alle fine le tasse le pagano i contribuenti italiani”. L’associazione aveva chiesto una proroga dei termini già durante un’audizione in Parlamento, “per fare la formazione a queste piccole e medie agenzie”, aggiunge il presidente. “Invece si parte in estate, nel momento in cui lavorano di più – incalza -. Ci adegueremo alle leggi, perché operiamo in Italia e questa è una legge dello Stato, ma chiediamo un mini-condono fino a settembre”. L’associazione ha aperto uno sportello ad hoc per i suoi iscritti e spedito vademecum su come operare. Secondo i calcoli della Fiaip, la cosiddetta “tassa Airbnb” costerà circa 100 milioni di euro di nuova burocrazia alle agenzie. Di fatto quanto i soldi che il Fisco conta di recuperare da questo primo anno di attività.
Per la Fiaip, però, si sarebbero potuti adoperare altri sistemi per smascherare gli affitti in nero. “Si sarebbero potute collegare le utenze alle unità immobiliari o incrociare i dati con la Questura, a cui vanno comunicati tutti gli ospiti”, aggiunge Righi. La federazione aveva fatto una sua proposta: “Comunicare ogni quindici giorni all’Agenzia delle entrare contratto breve, nome dell’affittuario e importo”. Il Fisco avrebbe incrociato i dati con i redditi dichiarati per individuare chi nascondeva gli incassi dagli affitti brevi.
Silenzio da casa Booking, che non avendo intermediazione nei pagamenti, si considera esterna alla manovra, anche se sta studiando eventuali implementazioni. Pronta a versare la cedolare secca è Property managers Italia, associazione che rappresenta l’ospitalità alternativa oltre cinquanta operatori del settore. “Noi siamo pronti a eseguire la norma, dal primo giugno abbiamo trattenuto la cedolare secca e siamo pronti a girarla al fisco.
E gli altri? L’intenzione del legislatore era sicuramente quella di ristabilire il principio della libera concorrenza ma ancora una volta i pesci grossi potrebbero scappare dalla rete”. Ma anche l’associazione ha rimostranze da rimarcare al Fisco:“Auspichiamo che quanto prima vengano stabilite anche le modalità applicative della tassa di soggiorno, altra importante novità introdotta dalla nuova legge, che permetterebbe a tanti Comuni di beneficiarne a vantaggio della collettività, ma nel provvedimento dell’Agenzia delle entrare non ve n’è traccia”.
Federalberghi attacca: “Fa sorridere la circostanza che i colossi del web non riescano a calcolare il 21% di quanto incassato. In fin dei conti, si tratta della stessa formula matematica che utilizzano per calcolare le commissioni di loro spettanza. Ma se invece questa è una dichiarazione di guerra allo Stato, ci aspettiamo che lo Stato risponda nell’unico modo possibile: unaccertamento urgente per stanare gli evasori e sanzionarli in modoesemplare”. L’associazione degli albergatori, tra i sostenitori della manovra, chiede che anche “l’Italia segua il buon esempio delle Baleari, che proprio oggi hanno annunciato sanzioni fino a 400mila euro per le piattaformedigitali che non provvederanno ad eliminare appartamenti irregolari eabusivi”. .wired.it/economia/finanza/2017/07/18

L’ottimista. Un fisco amico o un contribuente rissoso? L’importante e che le multinazionali non paghino mai.

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