sabato 31 dicembre 2016

Mogherini Federica  

Mogherini Federica

Mogherini viene 2008 viene eletta deputata PD alla Camera per il Veneto.
Il 2013 la vede rieletta alla Camera, stavolta per l’Emilia Romagna e senza passare per le Primarie su scelta degli stessi parlamentari viene inserita nella Segreteria Bersani.
Nel 2014 viene eletta Presidente della Delegazione Parlamentare per l’Assemblea della NATO, riuscendo a diventare la prima donna nella storia a ricoprire questo ruolo.
La Mogherini è stata anche vicepresidente della Fondazione Italia USA e, con Matteo Renzi, diventando membro della segreteria nazionale del Partito Democratico con il ruolo di responsabile per l’Europa.
Matteo Renzi nomina la Mogherini Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel 21 febbraio del 2014, Federica diventa quindi la terza donna a ricoprire tale incarico, e la più giovane in assoluto.
Le sue politiche di apertura e distensione verso Mosca, la Russia e l’Ucrania, attirano l’attenzione, ma in un secondo tempo si pone favorevole a continuare le sanzioni contro la Russia, auspicando delle sanzioni che si opponevano alle affermazioni pro South Stream che l’avevano inimicata ai media dei paesi membri dell’Unione Europea.
Si presenta di fronte alla Commissioni esteri e difesa di Camere e Senato, con la richiesta di inviare armi e sostegno ai curdi per contrastare l’avanzata dell’Isis ma con l’esclusione delle forze armate Italiane. Poco dopo, il consiglio degli affari esteri dell’Unione europea ha dato il permesso all’Italia e agli altri stati sostenitori dei curdi di poter inviare un rifornimento di armi.
Durante la conferenza di Parigi, del settembre 2014, la ministra ha ribadito il ruolo dell’Italia nella lotta contro il terrorismo, confermando le volontà del governo di nuovi invii di armi e aiuti umanitari per le popolazioni assediate, inoltre ha deciso di stanziare una ingente somma di un milione e mezzo di euro per aiutare a combattere l’emergenza sanitaria del virus Ebola dei Paesi dell’Africa Occidentale, mandando nelle zone di emergenza anche delle squadre di medici italiani.
Il presidente del consiglio Matteo Renzi invia una lettera al presidente della commissione Juncker, formalizzando di fatto la candidatura della Mogherini per quella carica.
Il suo mandato avrà effetto per 5 anni dal primo novembre del 2014.
Durante la prima conferenza stampa le sue dichiarazioni sono state favorevoli alla riapertura del dialogo tra Russia e Ucraina, per risolvere definitivamente la crisi tra i due Paesi, iniziata dopo gli eventi di Crimea del Febbraio 2014.
La Mogherini ha scelto come suo capo di gabinetto Stefano Manservisi, che aveva già svolto lo stesso ruolo per Romano Prodi durante la presidenza della Commissione Europea. blogmog.it
La Mogherini ha affermato che la tregua in Siria può aprire la strada agli aiuti umanitari in ocasione del cessate-il-fuoco in vigore dalla mezzanotte del 30.12.2016 in Siria. "Sia attuato pienamente e da tutte le parti in conflitto", ha auspicato Mogherini. Poi ha annunciato,sulla Siria, "una conferenza in Primavera a Bruxelles, dopo quella di Londra dello scorso anno". Anche l'Unione europea intende fare la sua parte per favorire la pace in Siria, ha aggiunto Mogherini. rainews.it 31.12.2016

Turchia. Gentiloni

Esteri. Turchia. Gentiloni

Gentiloni ha affermato che sta alla Turchia decidere se andare nella direzione dell'Ue oppure, come sembra, proseguire in direzione opposta.
Le regole europee sono chiare e noi ci atteniamo ai valori dello stato di diritto", del no alla pena di morte.
Il fatto che la Turchia sia un grande alleato "non ci induce a rinunciare a queste regole e a questi valori", ha aggiunto il ministro ribadendo che "non saremo noi a sbattere la porta". ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2016/11/16/.

Teheran. Gentiloni

Esteri. Teheran. Gentiloni

Il ministro degli Esteri ha relazionato sul possibile cambio dei contratti da parte di Teheran che potrebbe attrarre nuovi investimenti di compagnie straniere in Iran.
Gentiloni si è detto ottimista sul futuro di investimenti in Iran da parte di Eni e altre compagnie internazionali.
"Abbiamo avuto delle prime risposte ma non ancora definitive dopo l'accordo sul nucleare civile di Teheran.
Gentiloni ha fatto riferimento al cambio di modello contrattuale a cui l'Iran starebbe pensando per attrarre nuovi investimenti internazionali nel campo della ricerca, estrazione e produzione di idrocarburi.
L'amministratore delegato di Eni, Claudio De Scalzi, ha reso nota la volontà dell'azienda del cane a sei zampe di aumentare gli investimenti in Iran, ma non prima di un allineamento agli standard internazionali proprio in materia di contratti. https://it.sputniknews.com/italia/2015.08.05/



Siria. Alfano

Esteri. Siria. Alfano

Il ruolo dell’Italia in Siria non cambierà, per il governo la priorità attuale è la gestione della crisi ad Aleppo”.
Alfano precisa che su Aleppo “il mondo si confronta con un’emergenza umanitaria che aldilà di ogni risultato politico e militare è enorme”.
Alfano ha assicurato che “l’Italia continuerà ad avere il ruolo che ha avuto fin qui, e che è un ruolo di parte di una comunità internazionale che si sta spendendo e che deve ottenere dei risultati al più presto possibile”.
Sulla situazione ad Aleppo ci sono “motivi per un cauto ottimismo su quel che potrà avvenire nelle prossime ore con l’accesso degli aiuti umanitari” e delle organizzazioni internazionali. angelinoalfano.it/15.12.2016.

Siria. Accordo cessate il fuoco

Esteri. Siria. Accordo cessate il fuoco

Russia e Turchia hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco in Siria.
L'intesa verrà ora sottoposta all'approvazione di Damasco e dei gruppi dell'opposizione siriana.
L'accordo prevede un cessate il fuoco "in tutta la Siria.
Lo stop alle armi è previsto "in tutte le zone di combattimento tra le forze governative e quelle ribelli". I gruppi terroristici saranno esclusi.
ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2016/12/28/

Nigeria. Gentiloni

Esteri. Nigeria. Gentiloni

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha auspicato più strette relazioni commerciali ed economiche con l’Italia incontrando il ministro degli Affari esteri italiano Paolo Gentiloni.
Gentiloni ha annunciato uno stanziamento di 10 milioni di dollari da parte del governo italiano per assistere i Paesi della Commissione del bacino del Lago Ciad (di cui fanno parte oltre alla Nigeria anche Camerun, Ciad e Niger).
La missione di Gentiloni in Nigeria e Costa d’Avorio era stata annunciata nel corso della presentazione della proposta del cosiddetto Africa Act, un pacchetto di misure per rilanciare le relazioni Italia-Africa e rafforzare la presenza italiana nel continente africano, in una logica di co-sviluppo.
A Beira - ecco alcuni degli effetti dell'Africa Act - si sono laureati 32 medici "ed è stata una festa” - come si legge su Nigrizia - e come racconta don Dante Carraro, per far capire cosa significa la parola “cooperazione”.
Bisogna valorizzare la cultura e l’università, investendo sul capitale umano, l’elemento chiave sia per l’Italia che per la regione sub-sahariana”. repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2016/08/23

Medio oriente

Esteri. Medio oriente
Oggi è la Russia di Putin a dettare legge nella regione e in una situazione di quasi monopolio. Con una differenza importante però: in precedenza gli accordi durarono un secolo, adesso invece rischiano di rivelarsi caduchi, deboli quanto è in realtà la potenza economica e militare di Mosca.
Un Medio Oriente senza Nato, senza Stati Uniti, dove l’Europa non conta nulla.
I ministri degli Esteri turco e iraniano raccolti attorno al russo Sergei Lavrov hanno deciso le sorti della Siria, stabilito i futuri assetti della regione e non solo gli americani sono assenti, ma lo sono anche gli arabi.
Le cause sono. In primo luogo al ritiro americano dal Medio Oriente, che Obama ha perseguito con coerenza in ben due mandati.
Inoltre la caduta del valore degli idrocarburi e l’aumento della produzione energetica americana riducono il prezzo del greggio a 50 o 60 dollari al barile, con la conseguenza di relativizzare l’eccezionalità del Medio Oriente sulla scena economica e politica mondiale.
L’Europa manca di politica estera.
Federica Mogherini è ridotta a una sorta di attrice umanitaria.
Il Regno Unito è indebolito dalla Brexit, la sua premier tace.
Hollande non conta più nulla neppure in Francia.
Angela Merkel è impegnata in una difficile campagna elettorale.
In Europa gli apparati di sicurezza sono assorbiti dal controllare i jihadisti che si muovono tra i loro territori e quelli dello Stato Islamico.
In sintesi: siamo di fronte a una svolta storica, l’Occidente, i Paesi Nato annaspano, le loro classi dirigenti e le loro società sono impreparate.
Così Putin ne approfitta?
Putin e Lavrov hanno saputo giocare benissimo a loro favore le debolezze occidentali. Ora godono della luna di miele con Trump, si permettono una fuga in avanti per dettare nuove regole del gioco prima che questi prenda davvero in mano le redini della politica Usa.corriere.it/esteri/2016.12.30 

Libia. Gentiloni

Esteri. Libia. Gentiloni

Paolo Gentiloni ha dichiarato che complessivamente le operazioni in Libia hanno avuto un importante risultato:
Il rischio di un Paese governato dalle forze terroristiche di Isis davanti alle nostre coste è stato scongiurato.
Il ministro ha annunciato il lancio della missione Ippocrate che prevede l'installazione di un ospedale militare nell'aeroporto di Misurata.
A Sirte le milizie di Isis sono confinate in uno o due chilometri quadrati distribuiti su due e tre quartieri.
Le forze libiche di al-Serraj hanno sigillato l'area dove si trovano i jihadisti, con un anello di contenimento.
Ma l'operazione delle forze governative libiche è stata pagata a caro prezzo:
Le milizie di Misurata hanno avuto 400 morti e 2.500 feriti.
Oggi siamo pronti per far funzionare una struttura sanitaria.
L'ospedale avrà all'inizio una capacità di 12 posti letto più il pronto soccorso e un team chirurgico composto da sei unità. corriere.it/esteri/16_settembre_13

Libia. Alfano

Esteri. Libia. Alfano

Non bisogna perdere un minuto, bisogna intervenire in Libia con una missione Onu, la comunità internazionale deve capire che è cruciale per il futuro dell'Occidente".
Le minacce contro il nostro Paese purtroppo non sono una novità e il nostro allerta era già elevatissimo, lo prova il decreto antiterrorismo approvato la scorsa settimana e potenzieremo ulteriormente l'attività.
L'avanzata del Califfato in Libia accentua tutti i profili di rischio".
L’Italia rischia di subire un esodo senza precedenti e con una difficoltà di controllo. repubblica.it/politica/2015/02/16/.

Arabia. Gentiloni

Esteri. Arabia. Gentiloni

La necessità di un’indagine della magistratura sulle esportazioni di materiali d’armamento autorizzate dal Governo Renzi verso l’Arabia Saudita è evidente.
Il Viceprocuratore di Brescia, dott. Fabio Salamone, ha aperto un’inchiesta sulle spedizioni dall’Italia di materiali d’armamento destinate alle forze armate della monarchia saudita che, a capo di una coalizione di diversi paesi, dal marzo del 2015 è intervenuta militarmente nel conflitto in Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite”.
Il ministro degli Esteri ha sostenuto sostanzialmente che gli unici divieti che porrebbe la legge n. 185 del 1990, che regolamenta la materia, sarebbero derivanti da decisioni di embargo, sanzione o restrizione internazionale nel settore delle vendite di armi.
Contrariamente si ritiene che la suddetta legge non solo vieta le esportazioni di armamenti a paesi sottoposti a forme di embargo, ma che l’esportazione «di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia» e che «tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
La Legge vieta inoltre specificamente l’esportazione di materiali di armamento «verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, nonché «verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione».
La Risoluzione del Parlamento europeo, votata ad ampia maggioranza lo scorso 25 febbraio, ha chiesto all’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini, di “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita alla luce delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale perpetrate dall’Arabia Saudita nello Yemen.
Tale risoluzione, finora, è rimasta inattuata anche per la mancanza di sostegno da parte del Governo italiano.
In pratica per il Governo Italiano, ormai è ufficiale non è un problema legale e nemmeno politico vendere armi a Paesi che bombardano civili anche con tecniche terribili come il “double tap” (cioè il bombardamento differito per andare a colpire anche i soccorritori operanti dopo il primo attacco). Significa anche che non è considerato come “conflitto armato” quanto succede in Yemen e cioè una delle più gravi crisi umanitarie di questi anni secondo le Nazioni Unite.
Il ministro Gentiloni ha fatto infine riferimento alla Relazione che il Governo invia annualmente alle Camere sulle esportazioni di materiali d’armamento.
La Rete Italiana per il Disarmo evidenzia che negli ultimi due anni del governo Renzi la voluminosa relazione – pur riportando il valore complessivo delle autorizzazioni all’esportazione rilasciate e le generiche tipologie di armamento (munizioni, veicoli terrestri, navi, aeromobili, ecc.) esportate – non permette di conoscere con precisione gli specifici materiali, per quantità, valore e Paese destinatario che vengono esportati rendendo così impossibile un effettivo controllo da parte del Parlamento e dei centri di ricerca attenti al controllo degli armamenti. retedellapace.it/2016/10/26.

Afghanistan. Gentiloni

Esteri. Afghanistan. Gentiloni

La missione di Gentiloni si colloca nel quadro del grande sostegno assicurato dall’Italia all’Afghanistan, testimoniato in particolare dalla decisione di prorogare la presenza del contingente militare italiano ad Herat per tutto il 2016 e, sul piano civile, dall’azione della nostra cooperazione allo sviluppo.
L’Afghanistan si colloca infatti al primo posto tra i beneficiari dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano con interventi per circa 820 milioni di euro approvati dal 2001 ad oggi.
Sono stati firmati accordi in materia di cooperazione allo sviluppo, in particolare nel settore delle infrastrutture di trasporto, e di uno in materia di cooperazione culturale, scientifica, tecnologica. aise.it. 20.4.2016.

Minniti Marco

Minniti Marco

Marco Minniti alle Elezioni politiche italiane del 1996 è candidato alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Reggio Calabria-Villa S.Giovanni tra le file della lista L'Ulivo ma non viene eletto.
Nel corso della XIII legislatura, nei Governi D'Alema I e D'Alema II ha avuto il mandato di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio; successivamente è stato nominato Sottosegretario di Stato alla difesa nel secondo governo Amato.
Viene eletto per la prima volta Deputato nazionale alle Elezioni politiche italiane del 2001 nella circoscrizione Calabria tra le file dei DS.
Alle elezioni politiche del 2006 è stato rieletto in Calabria alla Camera dei deputati come capolista de L'Ulivo, e in seguito alla vittoria della coalizione dell'Unione, è stato nominato viceministro dell'Interno nel Governo Prodi II.
Alle elezioni politiche del 2008 viene riconfermato come deputato alla Camera per la terza volta consecutiva guidando la lista del Partito Democratico calabrese.
È nominato Ministro dell'Interno nel Governo ombra del Partito Democratico, ruolo che ricopre dal 9 maggio 2008 al 21 febbraio 2009.
Il 1º dicembre 2009 dà vita a Roma alla fondazione ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), un centro di analisi ed elaborazione culturale che intende trattare in modo innovativo i temi della sicurezza, della difesa e dell'intelligence.
Il 4 agosto 2012 viene nominato, dal Segretario nazionale del PD Pier Luigi Bersani, Responsabile nazionale del PD per la verifica dell'Attuazione del Programma del Governo Monti.
Alle Elezioni politiche italiane del 2013 viene candidato ed eletto al Senato della Repubblica Italiana come capolista del PD nella regione Calabria.
Il 17 maggio 2013 viene nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel Governo Letta con delega ai Servizi segreti, incarico che gli viene confermato nel Governo Renzi il 28 febbraio 2014.
Il 12 dicembre 2016 viene scelto dal presidente del consiglio dei ministri in carica, Paolo Gentiloni, come ministro dell'Interno. Wikipedia

Orlando Andrea

Orlando Andrea

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando si interessa a Facebook e agli altri social network non da ora, al punto da ritenere che non si debba più considerarlo solo una piattaforma tecnologica, come avrà modo di dire nel corso della chiacchierata con Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio. E' argomento, infatti, che ha affrontato il 3 novembre di quest'anno presentando, assieme ai rappresentanti proprio di Facebook, le linee guida "Pensa prima di condividere", per l'utilizzo consapevole dei social media e per la sicurezza online, e ancora recentemente durante la riunione avuta con molte delle associazioni della società civile, chiamate per individuare assieme il percorso per costruire un'alleanza, una roadmap contro la propaganda d'odio veicolata sulla rete.

Con Cerasa, però, Orlando fa un passo avanti nel ragionamento: "E' arrivato il momento di mettere le cose in chiaro: Facebook non può essere considerato più un semplice veicolo di contenuti". E' necessario, ritiene, che la responsabilità del messaggio d'odio postato venga fatta risalire sicuramente a chi quel messaggio ha postato, ma anche a chi ha permesso la sua lettura "potenzialmente in tutto il mondo". Rimanda al prossimo G7 la discussione in sede europea, ma nel frattempo, prosegue il ragionamento, é necessario "che la politica , i legislatori e l'opinione pubblica" prendano coscienza e cerchino rimedi e anticorpi, perchè, secondo il ministro della giustizia "Qui non stiamo parlando solo di Facebook, stiamo parlando del futuro della nostra democrazia".www.giustizia.it

Gabrielli Franco

Gabrielli Franco

Con una circolare di due pagine, trasmessa ieri mattina a tutte le Prefetture e Questure del Paese, ai comandi di Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, il nuovo ministro dell'Interno, Marco Minniti, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli, annunciano una stagione di tolleranza zero sul terreno dei respingimenti dei migranti irregolari.
E’ la sincera presa d'atto di un fallimento consumato in questi anni.
Con il coinvolgimento di tutte le forze dell'ordine in "piani straordinari di controllo del territorio".
Impegnando il governo, Minniti e Gabrielli prendono in carico la questione che è stata sin qui la tomba di ogni esecutivo e su cui, di qui ai prossimi mesi, si definiranno, insieme, i nostri rapporti di forza con l'Unione Europea e l'esito delle elezioni politiche.
Quindicimila espulsioni tra il gennaio 2014 e oggi a fronte di 500mila arrivi. Statistiche che, nella loro brutalità, fanno della presenza di migranti irregolari nel nostro Paese "non più solo un problema di ordine pubblico, ma una questione su cui si gioca la tenuta del tessuto democratico del Paese" .
La circolare di Gabrielli non è, ne potrebbe evidentemente esserlo, un documento di "policy" sull'immigrazione ma è l'annuncio di un cambio di passo nelle routine di polizia. Appare necessario conferire massimo impulso all'attività di rintraccio dei cittadini dei Paesi terzi in posizione irregolare. In particolare, attraverso una specifica attività di controllo delle diverse forze di polizia. S
Sarà a tal proposito necessario, fornire loro indicazioni specifiche affinché, in caso di rintraccio di detti stranieri, assumano diretti contatti con gli Uffici immigrazione delle Questure territorialmente competenti, cui spetta l'avvio delle procedure di espulsione.
Come accaduto due settimane fa, con il varo di una nuova dottrina di prevenzione antiterrorismo, lo schema torna ad essere quello della piena "devoluzione" dei piani di "rintraccio ed espulsione degli irregolari" dal centro alla periferia.
Con l'attribuzione di un ruolo centrale ai cosiddetti Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Nella sede dei Comitati provinciali potranno essere attivati piani straordinari di controllo del territorio volti non solo al contrasto dell'immigrazione irregolare, ma anche allo sfruttamento della manodopera e alle varie forme di criminalità che attingono dal circuito della clandestinità".
L'idea di aumentare la pressione di polizia sul circuito illegale dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina - dai controlli nei cantieri edili, a quelli nelle cucine dei ristoranti e nei mercati, per non dire dei circuiti del piccolo spaccio - è del resto funzionale non solo a far salire il numero dei "rintracci" degli irregolari, ma anche a mantenere fede alla cornice "politica" in cui questo passaggio "securitario" dichiara di iscriversi.
E’ la presa d'atto che la strada che porta alla piena accoglienza e a politiche di inclusione dei migranti regolari passa necessariamente attraverso prassi di respingimento efficaci e credibili nei confronti degli irregolari.
Per il nostro Paese - spiega ancora una qualificata fonte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza - significherebbe far salire il numero delle espulsioni su base annua a 10 mila unità, contro le 5 mila attuali.
Con l'obiettivo ambizioso, ma non irrealistico di arrivare a 20 mila".
Impedendo in questo modo che, magari, rientri attraverso la finestra del diritto di asilo per ragioni umanitarie, chi non si riesce ad espellere dalla porta principale dei respingimenti.
Finché non si definiranno accordi in grado di governare i flussi in entrata, restituire legalità e piena dignità alla condizione di migrante nel nostro Paese sarà come svuotare il mare con un secchiello.
Il ministro dell'Interno avrà in gennaio incontri bilaterali a Malta, in Egitto, Tunisia e Libia. repubblica.it/
cronaca/2016/12/30/.
Capodanno blindato in tutta Italia per il rischio terrorismo. A Roma in campo cecchini e polizia fluviale.
A Milano smartphone antiterrorismo di ultima generazione.
A Bologna un drone per trasmettere in streaming le immagini della piazza.
A Firenze metal detector per accedere al concertone.
A Torino barriere antisfondamento (i betafence) per proteggere Piazza San Carlo.
A Palermo il sindaco vieta i botti, mentre è di parere opposto il primo cittadino di Sestriere, stazione sciistica vip del Torinese.
A Genova per garantire la sicurezza ci saranno reparti speciali dei carabinieri: l'aliquota primo intervento (Api), e la squadra operativa di supporto (Sos). news/30.12.2016.

Movimento 5 Stelle. Proposte di legge

Movimento 5 Stelle. Proposte di legge

Le nuove proposte di legge degli iscritti del MoVimento 5 Stelle si trovano su Rousseau.
Si tratta di 105 nuove proposte di legge degli iscritti del MoVimento 5 Stelle. Puoi scegliere quelle che più ti convincono per le votazioni che si terranno la prossima settimana.
Se vuoi sapere come si propone una legge su Lex Iscritti e come viene valutata qui trovi tutte le informazioni necessarie.
Lex iscritti sta riscuotendo un successo enorme in termini di partecipazione attiva.
Finora sono state inserite 3.280 proposte direttamente dai cittadini e sei di queste sono arrivate in Parlamento dove i nostri portavoce hanno provveduto o stanno provvedendo a scriverne il testo di legge e a breve saranno su Lex Parlamento per definire i dettagli assieme agli iscritti.
Questa è democrazia diretta e partecipata come mai si era vista in Italia. beppegrillo.it/2016/12/105

Trump Donald

Trump Donald

Le strategie aggressive di brand management di Donald Tramp, il suo stile di vita e i suoi modi diretti hanno contribuito a renderlo un personaggio celebre.
Con un patrimonio stimato in 4,1 miliardi di dollari, è inoltre annoverato alla 324ª posizione nella lista delle persone più ricche del mondo stilata da Forbes nel 2016.
Il settimanale statunitense TIME lo ha prescelto quale «persona dell'anno» 2016.
Nel 2016 ha preso parte alle primarie repubblicane in previsione delle elezioni presidenziali, ottenendo il maggior numero di delegati e diventando quindi il candidato del partito. Trump ha impostato la sua campagna elettorale su posizioni populiste e conservatrici.
Le sue dichiarazioni in favore del libero utilizzo delle armi da fuoco hanno suscitato aspre polemiche, così come la sua proposta di istituire una moratoria sull'immigrazione delle persone di religione islamica.
Ha vinto le elezioni presidenziali dell'8 novembre 2016, prevalendo sulla candidata del Partito Democratico Hillary Clinton e conseguendo la maggioranza del collegio elettorale.
Il suo insediamento alla Casa Bianca come 45º presidente è previsto per il 20 gennaio 2017. Wikipedia

venerdì 30 dicembre 2016

Gentiloni. Sottosegretari

Gentiloni. Sottosegretari

Presidenza del Consiglio Maria Teresa Amici, Gianclaudio Bressa, Sandro Gozi, Luciano Pizzetti, Angelo Rughetti
Affari esteri e cooperazione internazionale Vincenzo Amendola, Benedetto Della Vedova, Mario Giro.
Interno Gianpiero Bocci, Filippo Bubbico, Domenico Manzione
Giustizia Federica Chiavaroli, Cosimo Maria Ferri, Gennaro Migliore
Difesa Gioacchino Alfano, Domenico Rossi
Economia e finanze Pier Paolo Baretta, Luigi Casero, Paola De Micheli, Enrico Morando
Sviluppo economico Teresa Bellanova, Antonio Gentile, Antonello Giacomelli, Ivan Scalfarotto
Politiche agricole, alimentari e forestali Giuseppe Castiglione, Andrea Olivero
Ambiente e tutela del territorio e del mare Barbara Degani, Silvia Velo
Infrastrutture e trasporti Umberto Del Basso De Caro, Riccardo Nencini, Simona Vicari
Lavoro e politiche sociali Franca Biondelli, Luigi Bobba, Massimo Cassano
Istruzione, università e ricerca Vito De Filippo, Angela D’Onghia, Gabriele Toccafondi
Beni e attività culturali e turismo Dorina Bianchi, Ilaria Borletti Buitoni, Antimo Cesaro
Salute Davide Faraone.
Tra i sottosegretari alcuni manterranno la carica di viceministro (come Bubbico all’Interno o Giro agli Esteri).
Altri che figurano a Palazzo Chigi in realtà continueranno ad avere deleghe specifiche nei ministeri senza portafoglio come Amici e Pizzetti (Rapporti con il Parlamento), Rughetti (Pubblica Amministrazione), Bressa (Affari regionali).
Dunque ci si può concentrare solo sulle poche novità.
De Filippo, nuovo sottosegretario all’Istruzione. Davide Faraone, capo dei renziani siciliani, ex diessino, è ideatore della cosiddetta Leopolda siciliana. ilfattoquotidiano.it/2016/12/29/

Po

Po. Dal Morbasco al Po, Paesaggi in rete

Dal Morbasco al Po, Paesaggi in rete“, questo è il titolo del progetto che vede il Comune di Cremona come Ente capofila di un’operazione che, per la prima volta, unisce tutti i comuni titolari dei vari Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS) che si trovano lungo l’asta del Po cremonese, i gestori degli ambiti naturalistici protetti dalla Comunità Europea come i SIC (Siti di Interesse Comunitario) e le ZPS (Zone di Protezione Speciale), nonché alcune Riserve Naturali.
Parternariato significativo particolarmente apprezzato dalla Fondazione Cariplo che lo ha incluso tra i sei progetti deliberati nella seduta del 20 dicembre 2016 con un finanziamento di 603.000 euro su un totale di costi di progetto di 832.000 euro.
Oltre a Cremona i beneficiari sono sette Comuni: Casalmaggiore, Gussola, Martignana Po, Motta Baluffi, Pieve d’Olmi, Sesto ed Uniti, Stagno Lombardo e Torricella del Pizzo, la Provincia di Cremona come Ente gestore delle riserve, mentre il Consorzio Forestale Padano è finanziatore del progetto.
Le aree di Cremona interessate dagli interventi di carattere naturalistico sono cinque, tutte incluse nel perimetro del Plis del Po e del Morbasco: via Acquaviva; ex Polveriera; via Sacco e Vanzetti; via Massarotti; via Lugo.
Prosegue con questa iniziativa il vasto lavoro intrapreso dall’Amministrazione di ricucitura della città con il Po, di valorizzazione dei paesaggi e dei percorsi che rendono così caratteristiche le terre del Po. http://www.viverecremona.it/

Marrazzo Piero

Marrazzo Piero

Nel novembre 2004 ha accettato di candidarsi per la carica di presidente della regione Lazio, con la coalizione di centrosinistra, L'Unione, in occasione delle elezioni regionali dell'aprile 2005, in cui ha vinto con il 50,7% dei voti.
A fronte dell'emergenza rifiuti nella Regione Lazio, Marrazzo ha assunto una gestione commissariale che, secondo una sua prima dichiarazione, avrebbe dovuto scadere il 31 gennaio 2007,[3] ma poi è stata da lui prorogata fino al 24 giugno 2008, data in cui è stato presentato al Consiglio regionale lo stato di attuazione delle misure per l'uscita dall'emergenza.
Marrazzo ha preferito attuare una politica di chiusura delle discariche già esistenti, affermando che un loro ampliamento non è all'ordine del giorno.
Marrazzo ha puntato sul rilancio della raccolta differenziata. In particolare, è stato raggiunto un accordo con il Comune di Roma per portare la raccolta differenziata fino al 45% entro il 2013.
Nel 2008, per cercare di riorganizzare la macchina amministrativa, Marrazzo ha dato avvio al cosiddetto "progetto trasparenza", promosso dal governo, col quale sono stati messi a disposizione dei cittadini su Internet i dati di diverse strutture dirigenziali (retribuzioni, orari di lavoro, dati su promozioni e trasferimenti, incentivi di produttività).

Marrazzo ha chiamato tutte le Asl e le aziende ospedaliere a una verifica sui conti della sanità. Dai documenti contabili trasmessi dalle Aziende sanitarie, ospedaliere, dagli Irccs e dai Policlinici è emerso un debito di circa 10 miliardi accumulato negli anni precedenti.
Il debito, che era stato oggetto di transazioni con le banche, è stato ristrutturato grazie ad un prestito della Cassa Depositi e prestiti pari a cinque miliardi di euro.
Per far fronte all'indebitamento della sanità regionale, Marrazzo ha assunto ad interim l'assessorato alla sanità; nel luglio del 2008 è stato quindi nominato dal Governo commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro. Tra i provvedimenti, ha predisposto la chiusura di alcuni ospedali romani, tra cui il Forlanini e il San Giacomo, decisione che ha provocato varie proteste da parte degli ospedalieri interessati e di numerose associazioni di residenti.[8] Sui tagli decisi da Marrazzo è giunto l'allarme di Confindustria che teme una perdita di 3.500 posti di lavoro.[9]
Il 23 ottobre 2009 viene diffusa la notizia[18] che Marrazzo sarebbe stato ricattato da quattro militi dei Carabinieri, in possesso di un video che mostrerebbe un incontro tra il presidente ed una transessuale, con apparente presenza di sostanze stupefacenti, avvenuto nel luglio precedente in un appartamento di via Gradoli, nella zona di Tomba di Nerone a nord di Roma.
Tale relazione è stata descritta da Marrazzo come un rapporto mercenario occasionale, mentre la transessuale ha dichiarato di essere la fidanzata di Marrazzo e di frequentarlo da sette anni.
Marrazzo ha ammesso il fatto, autosospendendosi dalla carica di Presidente della Regione Lazio.
Il 26 ottobre Marrazzo si è dimesso ufficialmente dall'incarico di commissario regionale per la sanità e da Presidente della regione, aprendo la strada alle elezioni anticipate nella Regione Lazio.
Il 19 aprile 2010 la Corte di Cassazione ha dichiarato Marrazzo vittima di un complotto organizzato da Carabinieri infedeli.
La Suprema Corte ha escluso altresì ogni addebito nei suoi confronti, considerando la droga per solo uso personale e non ravvisando illeciti nell'utilizzo dell'auto blu nel corso dei suoi incontri, perché i regolamenti non ne prevedevano restrizioni all'uso.
La sentenza in particolare ha precisato che i carabinieri avevano attuato un'accurata preparazione di quella scena, che prevedeva non solo la presenza della droga ma anche (nello stesso tavolino, accanto al piatto che la conteneva) della tessera personale della vittima, affinché non vi fossero dubbi sulla identificazione del politico.
Un comportamento proteso a non dar scampo all'allora presidente della Regione, a renderlo vulnerabile e disponibile a soddisfare ogni loro possibile richiesta, di denaro, effettivamente preteso, sul momento o di altre elargizioni o favori; un comportamento proteso a confezionare un documento appetibile dalla stampa scandalistica, e dunque proficuamente commerciabile.
Nel luglio del 2010 viene dato l'annuncio che Marrazzo sarebbe tornato a fare giornalismo, realizzando documentari ed inchieste per Rai 3, ma non in veste di conduttore. Wikipedia.

Marino Ignazio

Marino Ignazio
Alle elezioni politiche italiane del 2006 Ignazio Marino si candida al Senato come indipendente: viene eletto nelle fila dei Democratici di sinistra. Nella legislatura ricopre l'incarico di Presidente della commissione igiene e sanità del Senato. Particolare attenzione suscita il suo impegno perché anche in Italia si possa introdurre una legge sul testamento biologico.
Nel campo della ricerca scientifica ottiene la creazione di un fondo destinato ai giovani ricercatori, valutati da una commissione di scienziati under 40, secondo il criterio della peer review (revisione paritaria o revisione paritetica).
Nel 2007 pubblica un saggio edito dalla fondazione Italianieuropei e intitolato "Sistema salute". Analisi e prospettive per il futuro della sanità italiana. Nel 2008 pubblica per la collana "I Mestieri della Scienza" di Zanichelli, il libro "Idee per diventare chirurgo dei trapianti. Una corsa fra la vita e la morte."
Alle elezioni politiche del 2008 Marino si ricandida e viene eletto nuovamente senatore. Entra a far parte della Commissione igiene e sanità e diviene Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale.
Nel 2009 Ignazio Marino si candida alla segreteria del Partito Democratico, sfidando Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini alle elezioni primarie del partito.
Nel mese di aprile 2013 vince le primarie del PD per correre alla carica di sindaco del comune di Roma: al primo turno ottiene oltre il 40% delle preferenze. Dopo il ballottaggio, il 10 giugno 2013 è lui il nuovo sindaco della Città Eterna. Nel settembre 2015 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma a seguito di un'inchiesta portata avanti nei suoi confronti per presunte irregolarità in alcuni pagamenti a suoi collaboratori effettuati da Imagine, Onlus da lui fondata nel 2005: l'iscrizione nel registro degli indagati è comunque considerata un atto dovuto per consentire una rapida conclusione degli accertamenti a favore del sindaco. Poche settimane più tardi, l'8 ottobre 2015, Ignazio Marino annuncia le dimissioni dalla carica di sindaco di Roma, firmandole quattro giorni più tardi. http://biografieonline.it/
Quelle spese con la carta di credito del Comune gli costarono le dimissioni e stamattina è arrivata la prima batosta giudiziaria. Per l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino sono stati chiesti 3 anni, 1 mese e 10 giorni di carcere. Questa la pena totale sollecitata dai pm della Capitale per l’ex primo cittadino, accusato di peculato, truffa e falso.
I pm gli contestano, nell’ambito di due diversi procedimenti, sia l’utilizzo della carta di credito del Comune per cene private, sia il pagamento di consulenze per la onlus Imagine di cui Marino era il fondatore.
Per quanto riguarda la vicenda relativa alla carta di credito (il cui plafon era stato aumentato da 10 mila a 50 mila euro) a Marino sono contestate spese di circa 13 mila euro in cene. Somma che l’ex Sindaco ha poi restituito dopo l’apertura dell’inchiesta.
In merito alle indagini sulla onlus, che coinvolge altri tre indagati, l’accusa riguarda la certificazione di compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi o soggetti inesistenti.
Operazione avvenuta tra il 2012 e il 2014, che avrebbe creato un danno patrimoniale di 6000 euro all’Inps per il mancato versamento degli oneri contributivi. Il Comune di Roma si è costituito parte civile ed ha chiesto 600 mila totali tra danni funzionali e di immagine. lastampa.it/2016/09/29


Ciclabili Alpe Adria

Ciclabili Alpe Adria

Come detto, la ciclovia Alpe Adria radweg collega Salisburgo a Grado ed è un itinerario che è possibile pedalare in una settimana in tutta tranquillità. E' preferibile partire dall'Austria per scendere verso il mare ma nessuno vieta di percorrere la ciclovia anche a ritroso. In gran parte questo percorso si svolge su piste ciclabili anche se alcuni tratti restano da realizzare e per il momento utilizzano strade secondarie promiscue, solitamente poco trafficate.
Quali potrebbero essere le tappe dell'itinerario?
Partendo dalla città di Mozart, Salisburgo - non prima di aver visitato questa romantica cittadina ed il suo castello - ci si dirige verso sud seguendo il corso del fiume Salzach passando per l'antica città celtica di Hallein.
Questa località è oggi conosciuta soprattutto come attrazione turistica per via delle miniere di sale di Dürrnberg.
Superata la Salzachöfen (gola del fiume nei monti Tennengebirge, si incontra il castello di Hohenwerfen, uno dei più fiabeschi dell'Austria, per poi raggiungere il paese di Bishofhofen dove è possibile pernottare.
Proseguendo sempre verso sud, la ciclovia Alpe Adria abbandona il corso del fiume Salzach per salire alla località di Klammstein ed entrare nella valle di Gastein dove si dovrà superare un tunnel su ferrovia.
La ciclovia attraversa paesaggi selvaggi racchiusi da le alte vette austriache che superano i 2000 metri. Si passa per il centro termale di Bad Hofgastein per poi continuare fino agli ultimi metri di salita per raggiungere Bad Gastein, a circa 1000 m di quota nel Parco nazionale degli Alti Tauri. lifeintravel.it.

Ciclabili. VENTO

Ciclabili. VENTO
Il tracciato di VENTO è una scelta: include qualcosa ed esclude qualcos'altro.
Qui la scelta del tracciato la si può e la si deve apprezzare guardandola ad una certa distanza e usando gli occhiali che ci indicano cosa vuol dire quel tracciato.
VENTO è il primo filo di una collana che, finalmente, infila le perle che trova lungo il fiume Po: paesaggi, monumenti, località, paesini, cascine, città, altre ciclabili.
Quel tracciato è innanzitutto il segno di un'idea visionaria ma concreta che, con i suoi 679 km, vuole volare alto sopra i particolarismi con cui, fino ad oggi ogni progetto di ciclabilità lungo il Po si è presentato al pubblico.
Ad oggi ancora non è possibile pedalare in sicurezza e continuità lungo il più lungo fiume d'Italia: tante interruzioni e tanti tratti non sicuri vanificano quanto fatto finora.
Allora la molla che ci ha spinto è stata esattamente quella di forzare la mano e provare a disegnare un fil di ferro, duttile e forte, per rimediare a un vuoto infrastrutturale e culturale che riteniamo non sia una perdita solo per chi vive lungo il Po o nelle regioni attraversate, ma per tutti, indistintamente.
Anche per coloro che vivono a Bari e con il Po non sembra abbiano a che fare. Non sembra, ma invece il Po e VENTO sono anche per loro.
Provocatoriamente diciamo che in questo momento non ha importanza dove passa VENTO, perchè VENTO è il tracciato apripista di una visione di ciclabilità che ancora non c'è nella cultura italiana e che non ha prodotto gli effetti di sviluppo e di cultura che avrebbe potuto e che vuole assicurare al Paese, innescando tante altre iniziative di ciclabilità e un nuovo modo di progettare, pianificare, generare sviluppo.
VENTO è la lunga ciclovia portante di un sistema di mobilità dolce che sta al passo con le grandi ciclovie europee che da anni sono solcate da milioni di cicloturisti. Milioni.
Poco importa ora discutere i dettagli di dove passa. Quel che importa è far passare. Aprire una breccia nell'immobilismo, nell'idea che le infrastrutture sono solo le strade, gli aereoporti, le grandi ferrovie veloci o le piattaforme logistiche, mentre le ciclovie sono capricci per ciclisti o desideri per ambientalisti continuamente in protesta.
Le ciclovie sono una straordinaria occasione di sviluppo. Sono l'espressione tangibile di un modo sano di progettare sul territorio.
Sono il futuro del lavoro in Italia. progetto.vento.polimi.it

Po. Dal Morbasco al Po, Paesaggi in rete

Po. Dal Morbasco al Po, Paesaggi in rete

Dal Morbasco al Po, Paesaggi in rete“, questo è il titolo del progetto che vede il Comune di Cremona come Ente capofila di un’operazione che, per la prima volta, unisce tutti i comuni titolari dei vari Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS) che si trovano lungo l’asta del Po cremonese, i gestori degli ambiti naturalistici protetti dalla Comunità Europea come i SIC (Siti di Interesse Comunitario) e le ZPS (Zone di Protezione Speciale), nonché alcune Riserve Naturali.
Parternariato significativo particolarmente apprezzato dalla Fondazione Cariplo che lo ha incluso tra i sei progetti deliberati nella seduta del 20 dicembre 2016 con un finanziamento di 603.000 euro su un totale di costi di progetto di 832.000 euro.
Oltre a Cremona i beneficiari sono sette Comuni: Casalmaggiore, Gussola, Martignana Po, Motta Baluffi, Pieve d’Olmi, Sesto ed Uniti, Stagno Lombardo e Torricella del Pizzo, la Provincia di Cremona come Ente gestore delle riserve, mentre il Consorzio Forestale Padano è finanziatore del progetto.
Le aree di Cremona interessate dagli interventi di carattere naturalistico sono cinque, tutte incluse nel perimetro del Plis del Po e del Morbasco: via Acquaviva; ex Polveriera; via Sacco e Vanzetti; via Massarotti; via Lugo.
Prosegue con questa iniziativa il vasto lavoro intrapreso dall’Amministrazione di ricucitura della città con il Po, di valorizzazione dei paesaggi e dei percorsi che rendono così caratteristiche le terre del Po. http://www.viverecremona.it/

Maremoto. Fukushima

Ambiente. Maremoto. Fukushima

Disastro di Fukushima Dai-ichi è una serie di incidenti, incluse quattro distinte esplosioni, avvenuti presso la centrale nucleare omonima situata presso Naraha nella Prefettura di Fukushima, in Giappone, a seguito del terremoto e maremoto del Tōhoku dell'11 marzo 2011.
I gruppi elettrogeni di sicurezza alimentati da motori diesel vennero allagati perché erano posizionati ad una quota di pochi metri sul livello del mare ; questo causò la mancanza di corrente elettrica ed il blocco dei principali sistemi di raffreddamento in tre reattori.
I reattori erano stati fermati automaticamente al momento della scossa, ma il loro corretto spegnimento avrebbe richiesto la dissipazione del calore residuo di reazione per un periodo di vari giorni, invece non si riuscì a riprenderne il controllo e nel corso dei due giorni successivi, in momenti diversi, i noccioli di tutti e tre i reattori subirono il meltdown completo.
Inizialmente classificato come grado 5, fu poi innalzato al grado 7 della Scala INES dall'11 aprile 2011, nel loro insieme gli eventi costituiscono quindi l'unico incidente nucleare la cui gravità è stata classificata dello stesso grado del Disastro di Černobyl'. Wikipedia.
Le autorità locali hanno diramato l'allerta tsunami, invitando la popolazione a lasciare i settori costieri La zona colpita dal nuovo terremoto si trova nei pressi di Fukushima.
L'onda si è abbattuta sulla costa orientale dell'isola di Honshu, senza provocare grossi danni.
L'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi, pesantemente danneggiato dal violento sisma del 2011, non sembra aver subito ulteriori danni.
Ilmeteo.it 23.11.2016

Uragano Katrina

Ambiente. Uragano Katrina
L'uragano Katrina è stato uno tra i cinque uragani più gravi della storia degli Stati Uniti, il più grave in termini di danni economici e dal punto di vista del numero di morti.
Katrina si è formato il 23 agosto durante la stagione degli uragani atlantici 2005 ed ha causato devastazioni lungo buona parte della regione che comprende gli stati confinanti con il Golfo del Messico, cioè la Costa del Golfo degli Stati Uniti.
Le maggiori perdite di vite e di danni alle infrastrutture sono avvenuti a New Orleans, in Louisiana, che è stata inondata quando il sistema di argini si è rivelato catastroficamente inutile.
L'uragano ha causato gravi distruzioni attraverso l'intera costa del Mississippi e in Alabama, fino a 160 km dal centro della tempesta.
Si è formato sopra le Bahamas il 23 agosto 2005, ed ha attraversato il sud della Florida come moderato uragano di categoria 1, causando alcuni morti ed allagamenti in quei luoghi prima di rafforzarsi rapidamente nel Golfo del Messico e diventando uno dei più forti uragani mai registrati in mare.
L'aumento del livello delle acque causato dall'onda di tempesta ha causato gravi danni lungo la Costa del Golfo degli Stati Uniti, devastando le città del Mississippi Waveland, Bay St. Louis, Pass Christian, Long Beach, Gulfport, Biloxi, Ocean Springs e Pascagoula.
In quasi tutti gli argini dell'area metropolitana di New Orleans si sono create delle brecce non appena l'uragano Katrina è passato ad est della città, inondando conseguentemente l'80% dell'area metropolitana e molte aree delle vicine parrocchie per settimane.
Almeno 1 836 persone hanno perso la vita a causa dell'uragano Katrina
Si stima che la tempesta abbia causato danni per 81,2 miliardi di dollari, diventando il più grave disastro naturale della storia degli Stati Uniti in termini economici.
Il catastrofico fallimento della protezione contro le inondazioni a New Orleans ha portato a rivedere l'organigramma del corpo degli ingegneri dell'esercito.
Diffuse sono state anche le critiche alla reazione dei governi federale, statali e locali, che hanno portato ad una investigazione da parte del Congresso degli Stati Uniti ed alle dimissioni di Michael D. Brown, direttore della Federal Emergency Management Agency.
Al contrario, il National Hurricane Center e il National Weather Service sono stati largamente encomiati per le loro previsioni accurate. Wikipedia  

giovedì 29 dicembre 2016

Prodi Romano Commissario Onu per l’Africa

Prodi Romano Commissario Onu per l’Africa

La lunga esperienza maturata alla guida dell’Unione Europea e dell’Italia, e il ruolo di commissario Onu per l’Africa, fanno di Romano Prodi un interlocutore autorevole per capire come affrontare le sfide connesse ai flussi migratori che interessano il Vecchio Continente e il nostro Paese.
Prodi manifesta la sua preoccupazione e suggerisce alcune strade da intraprendere per guardare all’Africa come un partner piuttosto che come una minaccia.
L’Europa sta andando in ordine sparso, mancano un progetto unitario e una strategia coordinata. L’atteggiamento di fronte alla vicenda dei migranti è una cartina tornasole; l'Europa-divisa-non-conta-nulla-folle-un-intervento-militare-in-libia.
La Cina si compra l’Africa? Gli operatori economici italiani che han partecipato a gare pubbliche in qualche Paese africano e si sono scontrati con concorrenti cinesi, quasi sempre hanno perso la partita. A prima vista, si potrebbe immaginare che la causa vada cercata nei prezzi più bassi offerti dalle aziende cinesi, ma chi opera su quei Paesi sa che la ragione è ben altra.
Davanti a gare per materiali o servizi di un valore x, molto spesso i cinesi hanno presentato offerte per un x moltiplicato anche trenta o quaranta volte, comprendendo un finanziamento garantito dal Governo di Pechino.
Il prestito in oggetto non copriva solo la fornitura richiesta ma vi aggiungeva anche la realizzazione di infrastrutture necessarie al Paese africano. Si trattasse di ammodernamento o di nuove costruzioni di strade, porti, ospedali, edifici pubblici o telecomunicazioni, milioni di dollari erano messi a disposizione del Governo locale e si garantiva la loro realizzazione in tempi rapidi. Solitamente, le offerte prevedono che questi finanziamenti possano essere restituiti a tassi più che ragionevoli nell'arco di trent'anni.
Diventano, quindi, eccezionalmente allettanti per Presidenti e Primi Ministri desiderosi di mostrare ai loro cittadini realizzazioni che le casse locali, spesso vuote o esauste a causa di corruzione e inefficienze, non potrebbero mai permettersi. Se, in aggiunta, il Paese coinvolto non riceve finanziamenti privati o pubblici dall'occidente a causa di una evidente instabilità politica o di mancato rispetto dei diritti umani, le offerte di Pechino diventano irrinunciabili. Solo al momento della firma dei contratti, a gara chiusa e vincitore stabilito, si scopre che la generosità cinese pretende garanzie sovrane dai Governi locali e, nel caso che i pagamenti dovuti non potranno essere mantenuti, la proprietà a tutti gli effetti delle opere realizzate. finanzainchiaro.it18.11.2009
L’Africa è il continente della «speranza», che il professore e la sua piccola Fondazione per la collaborazione tra i popoli vogliono più unito su un piano politico ed economico.
Prodi in Africa trova da tempo riconoscimenti diffusi. Non è un segreto che nell’estate 2011 ben 25 ex capi di Stato africani avevano individuato in Prodi il mediatore ideale per porre fine al conflitto civile in Libia.
«L’idea di base era creare una politica economica comune, presupposto per la crescita di una delle aree più povere del mondo. Il Sahel è una grande fascia che va dall’Atlantico all’Eritrea, ma ci siamo concentrati su Mauritania, Ciad, Burkina Faso, Niger e Mali, Paesi molto isolati tra loro nonostante abbiano caratteristiche comuni.
Nel mandato dovevano rientrare anche la sicurezza e la lotta al terrorismo. Le cose però sono cambiate quando è scoppiata la guerra in Mali. Delle questioni legate alla sicurezza si sono occupati i francesi e i responsabili delle forze delle Nazioni Unite».
«Nel rapporto conclusivo che ho presentato al Consiglio di sicurezza, e che è stato approvato a dicembre, sono indicate cinque direttrici d’intervento.
La prima è cibo, acqua e nutrizione, una scelta naturale in una regione dove manca tutto.
La seconda sono le infrastrutture, perché se non si crea un sistema di comunicazione efficiente non ci potrà mai essere un’economia viva.
La terza è la salute.
La quarta la scuola.
La quinta è un piano di energia decentrata.
Il Sahel non ha alcuna rete elettrica ma è la regione del mondo che ha più sole. Senza elettricità non c’è la televisione, non si può studiare, non si può pompare l’acqua».
«I momenti più intensi hanno sempre avuto a che fare con i temi della sicurezza e del terrorismo.
Molti capi di Stato africani abbiano dato un giudizio negativo sulla guerra in Libia, causa scatenante di altre tragedie a sud del Sahara. Ogni azione militare, anche contro un dittatore, deve essere intrapresa con saggezza ed equilibrio.
La Cina è il Paese più interessato ad avere rapporti con l’Africa che è il primo esportatore mondiale di cibo, energia e materie prime. La Cina ha una sua convenienza ad acquistare questi beni, certo, ma poi li paga. E il recupero dell’Africa è cominciato solo quando la Cina ha iniziato a importare in modo massiccio. Poi ci sono diversi problemi.
La Cina, del resto, è l’unico Paese ad avere rapporti con tutta l’Africa. I francesi trattano con l’area francofona, gli inglesi con quella anglofona, gli Stati Uniti con parte dell’Africa occidentale e con altri Paesi amici.
Nella nuova sede dell’Unione Africana, un grattacielo più maestoso del Palazzo di Vetro, c’è una targa con su scritto: Dono del popolo cinese. http://espresso.repubblica.it/10 gennaio 2014

Lotti Luca

Lotti Luca

Luca Lotti (Empoli, 20 giugno 1982) è un politico italiano.
Il 9 dicembre 2013 diviene membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, con a capo il nuovo segretario nazionale Matteo Renzi, con il ruolo di responsabile nazionale dell'organizzazione e coordinatore nazionale della segreteria.
Dal 28 febbraio 2014 è sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all'informazione e comunicazione del Governo e all'editoria.
È segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE).
Il 12 dicembre 2016 viene nominato ministro dello sport nel Governo Gentiloni che succede al Governo Renzi. Wikipedia.
Il 23 dicembre 2016 un articolo di stampa de Il Fatto Quotidiano sostiene che Lotti sarebbe indagato.
per rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento. Il procedimento è uno stralcio dell'inchiesta avviata a Napoli sugli appalti Consip inviata a Roma per competenza territoriale.
Nell'inchiesta è indagato anche il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette.
Lotti, che è assistito dal professor Franco Coppi, ha personalmente sollecitato l'interrogatorio.
Il ministro ha negato qualsiasi responsabilità dando dei riscontri e non ci sono state accuse formali.
L'ipotesi di reato sarebbe rivelazione di segreto d'ufficio.Lotti interrogato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti della Consip.
Rispondendo alle domande del pm, Mario Palazzi, il ministro avrebbe negato di essere a conoscenza delle indagini in corso sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione e, quindi, non avrebbe in alcun modo potuto rivelare circostanze sull'inchiesta. repubblica.it/politica/2016/12/27/

Forza Italia

Partito politico. Forza Italia

FI è un partito politico italiano di centro-destra, fondato il 16 novembre 2013, che riprende il nome e il simbolo dell'omonima formazione attiva dal 1994 al 2009.
Vi è confluita la maggioranza degli esponenti del Popolo della Libertà, dopo la scissione dell'area di Angelino Alfano, passata invece al Nuovo Centrodestra.
Dopo mesi di confronti e valutazioni il 25 ottobre 2013 l'Ufficio di Presidenza «delibera la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di “Forza Italia”, in attesa della ratifica del Consiglio nazionale del 16 novembre ». e confermato il 16 novembre dal Consiglio nazionale.
Le "colombe", che in quest'organo contano 130 membri sugli 870 totali, non partecipano ai lavori, originando quindi una clamorosa scissione.
Il punto maggiormente contestato riguarda la possibile uscita dall'esecutivo, soprattutto in caso di voto favorevole degli alleati del Partito Democratico sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.
Lo stesso giorno Angelino Alfano, durante una conferenza stampa alla quale partecipano gli esponenti dell'ala governativa, annuncia la nascita di una seconda formazione dalle ceneri del partito comune, prontamente ribattezzata Nuovo Centrodestra[15], alla quale aderiscono 60 parlamentari.
Il 20 novembre 2013 i gruppi assumono la denominazione "Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi presidente" alla Camera e "Forza Italia-Il Popolo della Libertà XVII Legislatura" al Senato.[16][17] A novembre aderiscono Clemente Mastella[18] e sua moglie Sandra Lonardo[19].
Dopo le dimissioni del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, firmate il 14 gennaio 2015[30], il partito pensa ai nomi da proporre come successori al Colle; nonostante un iniziale apprezzamento per Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini, il 29 gennaio 2015 Renzi annuncia che alla quarta votazione proporrà Sergio Mattarella.
Questa mossa causa sostanzialmente la fine del Patto del Nazareno, provocando delle tensioni[31][32] Il 21 febbraio 2015 Raffaele Fitto e i forzisti a lui vicino lanciano la corrente dei "Ricostruttori".
Il 29 luglio Denis Verdini ufficializza la nascita di Alleanza Liberalpopolare - Autonomie, gruppo parlamentare che sostiene le riforme costituzionali dell'attuale esecutivo.

Giannini Stefania. Laureati all’estero

Giannini Stefania. Laureati all’estero
Stefania Giannini è una linguista, glottologa e politico italiana, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del governo Renzi dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016.
Professoressa Ordinaria di Glottologia e Linguistica dal 1999, e già rettore dell'Università per Stranieri di Perugia dal 2004 al 2013, è stata coordinatrice politica di Scelta Civica. Dal 6 febbraio 2015 è membro del Partito Democratico.
l 17 aprile 2014 viene ufficialmente candidata alle elezioni europee come capolista di Scelta Europea nella Circoscrizione Italia centrale.
La lista si ferma allo 0,7% dei voti .A seguito del crollo elettorale, si dimette dalla carica di segretario del partito.
A febbraio 2015 insieme ad altri esponenti del partito lascia Scelta Civica per aderire al PD.
Il 23 febbraio 2014 un'inchiesta del quotidiano Il Temp riporta che a novembre il revisore dei conti dell'Università di Perugia Antonio Buccarelli, magistrato presso la corte dei conti, aveva sollevato presso la stessa corte di Perugia il caso di mancati introiti da una locazione immobiliare destinata alla "Scuola Internazionale di Cucina Italiana" voluta dall'allora rettore Giannini nel 2008, ma mai decollata.
Il 6 aprile 2016 la Corte dei Conti contesta ufficialmente gli addebiti al ministro Giannini che il 27 aprile 2016 viene condannata dalla Corte dei Conti dell'Umbria a risarcire l'ateneo con euro novemila.
La stampa rileva che il 2016 parte con una sconsolante conferma.
Non si arresta il flusso degli italiani che decidono di andare all'estero in cerca di miglior fortuna.
Una emorragia che riguarda, in particolare, i cittadini più giovani, nelle fasce di età compresa tra i 18 e i 39 anni, soprattutto tra coloro che abitano nelle grandi città rispetto alla provincia.
Prendendo in esame i cambi di residenza, sono stati poco meno di 90mila i cittadini italiani che hanno deciso di trasferirsi oltre confine nel corso del 2014, in aumento del 12,7 per cento rispetto al 2012.
Nel corso degli ultimi due anni, la crescita dei trasferimenti per gli under 40 è stata addirittura superiore, pari al 34,4 per cento del totale. In buona sostanza, hanno preso la via dell'estero 3,3 giovani ogni mille abitanti.
A parte Londra e il Regno Unito, le mete di questa nuova ondata migratoria ricorda quella degli anni '50: subito dopo le isole britanniche, gli altri paesi di maggiore approdo finale sono Germania, Svizzera, Francia e Stati Uniti.
Si tratta di un fenomeno su cui da tenpo discutono ricercatori, sociologi ed economisti. Ma che manca del tutto dal dibattito politico.
Eppure le implicazioni sono evidenti. Per esempio, incide sulla nostra spesa pubblica: perché il sistema educativo italiano spende per formare i giovani che poi porteranno il frutto delle loro capacità e competenze altrove.
Secondo le stime, dal 2008 al 2014 è emigrato all'estero un gruppo di italiani la cui istruzione nel complesso è costata allo Stato 23 miliardi di euro. "Regalati" ad altre nazioni.
Un fenomeno che riguarda più di un ambito all'interno della categoria dei "cervelli in fuga".
Un caso per tutti quello dei medici: nel 2014 si è verificato un vero boom dei medici appena laureati: Erano 396 nel 2009 ad aver preso la via oltre confine, sono diventati 2.363. repubblica.it/economia/2016/01/05/
Nessun commento da parte del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Forse il problema riguarda il ministro degli esteri?


Partito politico. Partito democratico

Partito politico. Partito democratico

Il Partito Democratico (PD) è un partito politico italiano di centro-sinistra, fondato il 14 ottobre 2007.
Tra il 19 e il 21 aprile 2007 si tenne il IV e ultimo congresso dei Democratici di Sinistra.
L'elezione di Piero Fassino alla segreteria fu sostanzialmente l'approvazione da parte della base dei DS della creazione del nuovo soggetto politico.
Anche il II congresso della Margherita, tenutosi dal 20 al 22 aprile 2007, si svolse con l'obiettivo di dar vita al Partito Democratico, e orientata in tal senso fu l'unica mozione presentata dal Presidente federale del partito Francesco Rutelli. partitodemocratico.it
Sabato 27 ottobre 2007 avvenne la prima riunione dell'Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico a Milano, presso la Fieramilano.
I delegati erano 2.858, eletti attraverso liste bloccate formate col criterio dell'alternanza uomo-donna.
Romano Prodi, fondatore dell'Ulivo, nonché Premier allora in carica, fu eletto primo Presidente dell'Assemblea.
Nella riunione di insediamento venne formalizzata l'elezione di Veltroni a primo Segretario Nazionale.
Appena sorto, il Partito Democratico assunse immediata-mente il ruolo di maggiore forza politica all'interno del secondo Governo Prodi.
La riforma della legge elettorale che si stava delineando mirava alla creazione di un sistema sostanzialmente bipartitico e avrebbe dunque tenuto fuori dal parlamento i partiti più piccoli.
Il leader del PD Walter Veltroni, inoltre, dichiarò che quando si sarebbe andati alle elezioni, qualunque legge elettorale fosse stata in vigore, il PD si sarebbe presentato da solo, senza stringere alleanze con nessun altro partito politico in quanto il partito aveva una "vocazione maggioritaria".
A seguito di questa dichiarazione, raccontò lo stesso Romano Prodi, Clemente Mastella, a capo della piccola formazione dell'Udeur, temendo di rimanere fuori dal parlamento innescò una crisi di governo.
Il 24 gennaio 2008 il Governo Prodi venne così sfiduciato al Senato.
Alle elezioni politiche del 2008 PD e Italia dei Valori raccolgono complessivamente il 37,546% dei consensi alla Camera, contro il 46,811% della coalizione
Il Popolo della Libertà, Lega Nord e Movimento per l'Autonomia guidata da Silvio Berlusconi, e il 38,010% al Senato, contro il 47,320% della coalizione avversaria.
Dopo le difficoltà incontrate dal mandato esplorativo di Bersani, e le sue successive dimissioni, l'incarico di formare il governo è stato affidato a Enrico Letta, esponente del Partito Democratico, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 24 aprile 2013.
Letta riesce a formare in pochi giorni una maggioranza formata dal PD, dal PdL e da Scelta Civica. Il Governo Letta è il 62º della Repubblica Italiana, il primo della XVII legislatura, in carica a partire dal 28 aprile 2013.
La fiducia è stata ottenuta sia alla Camera che al Senato, rispettivamente il 29 e il 30 aprile.
In seguito alle dimissioni di Pier Luigi Bersani, l'11 maggio 2013 Guglielmo Epifani viene eletto nuovo segretario dall'assemblea del partito con 458 voti, pari all'85,8% dei voti validi, su 534.
Il 9 luglio 2013, il sindaco di Firenze Matteo Renzi conferma l'intenzione di candidarsi a segretario nazionale del PD.
Il 13 febbraio 2014 il premier Enrico Letta viene sfiduciato da una mozione di Matteo Renzi nella Direzione Nazionale del Partito Democratico, con un documento in cui si chiedeva un cambio dell'esecutivo; Letta si dimette il giorno dopo.
Il 17 febbraio seguente, Renzi riceve quindi l'incarico dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di formare un nuovo "governo di larghe intese.
Nel mese di novembre 2015 è stata dichiarata la bancarotta del quotidiano l'Unità, organo di stampa del partito, per circa 125 milioni di euro.
La Presidenza del Consiglio dopo avere tentato senza successo di rivalersi sul patrimonio immobiliare del Partito Democratico ha versato 107 milioni di euro alle banche creditrici.
La legge Legge 11 luglio 1998, n. 224, varata dal governo Prodi, ha introdotto la garanzia statale sull'esposizione dei giornali di partito.
Renzi si dimette dopo il risultato negativo del referendum confermativo della riforma costituzionale nel dicembre 2016.
Subentra il governo Gentiloni. Wikipedia

Lega Nord

Partito politico.

La Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, meglio nota come Lega Nord o Lega Nord Padania, è un partito politico italiano nato dall'unione di sei movimenti autonomisti regionali del nord Italia: Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista, Union Ligure, Lega Emiliano-Romagnola e Alleanza Toscana.
Fondatore e per oltre 20 anni segretario federale è stato Umberto Bossi, dal 5 aprile 2012 presidente federale a vita.
Nel 2012 a Bossi è subentrato Roberto Maroni.
Dal 15 dicembre 2013 il segretario del partito è Matteo Salvini.
In occasione delle elezioni politiche 1994, le prime celebrate col sistema maggioritario, quando ancora il Paese vive una situazione di transizione dal sistema della Prima Repubblica a quello del bipolarismo, la Lega si allea con Silvio Berlusconi, entrato in politica fondando il movimento di Forza Italia e organizzando in breve tempo una coalizione di centrodestra.
Berlusconi guida due diversi schieramenti, visto il reciproco disconoscimento fra la Lega e il Movimento Sociale Italiano: al nord Forza Italia, CCD e Lega si presentano come Polo delle Libertà, mentre al sud c'è il Polo del Buon Governo con FI, AN e CCD ma senza la Lega.
La Lega, pur con un leggero calo percentuale, con l'8,4% dei voti alla Camera ottiene 180 parlamentari, grazie alla presenza di candidati leghisti nei collegi uninominali come rappresentanti di tutta la coalizione di centrodestra, e il partito di Bossi diviene il più grande raggruppamento parlamentare.
Il Polo vince le elezioni e viene costituito il primo governo Berlusconi.
Il 23 dicembre 1994 si incontrano, nella casa romana di Bossi, il leader leghista con Massimo D'Alema e Rocco Buttiglione, rispettivamente segretari del PDS e del PPI.
I tre leader decidono di stringere un'alleanza parlamentare che porterà all'appoggio esterno al successivo governo tecnico guidato da Lamberto Dini.
Tra il 1999 e il 2000 la Lega si avvicina nuovamente alla coalizione di centrodestra, rinsaldando i rapporti con Silvio Berlusconi e il suo partito, Forza Italia.
La nuova alleanza tra Lega, Forza Italia, AN e centristi, che viene chiamata Casa delle Libertà, muove i primi passi già alle elezioni regionali del 2000, quando la Lega, alleata della CdL, conquista posizioni di rilievo nelle giunte regionali e locali; il successo della CdL provocherà le dimissioni del Governo D'Alema II.
Tra il 2010 e il 2011, periodo politicamente turbolento per la maggioranza di centrodestra a causa della scissione di Futuro e Libertà e dell'insuccesso delle amministrative 2011, la Lega garantisce il proprio appoggio al Governo Berlusconi IV.
Il 5 aprile 2012 Bossi si è dimesso da Segretario Federale del partito a seguito dell'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il tesoriere del partito Francesco Belsito, anche lui dimissio-nario, e la famiglia dello stesso Bossi, dal momento che parte del denaro della Lega Nord, ottenuto come finanziamento pubblico, sarebbe stato utilizzato dalla famiglia Bossi per scopi privati.
Alle elezioni politiche del 2013 la Lega decide di correre in coalizione col Popolo della Libertà con Berlusconi capo coalizione presentandosi insieme alla Lista 3L, partito politico guidato dall'ex ministro Giulio Tremonti, uscito nel 2012 dal Popolo della Libertà e ex ministro dell'economia in governi guidati da Silvio Berlusconi.
Il 7 dicembre si tengono primarie per la segreteria del partito.
Il vincitore è stato Salvini. Wikipedia.

Disastri ambientali Nigeria Shell


Disastri ambientali Nigeria Shell

La multinazionale petrolifera olandese Shell ha perso una battaglia giuridica contro la comunità di pescatori di Bodo, nel Delta del Niger iniziata nel 2008. Il Consiglio di Amministrazione della Shell Pertroleum Nigeria ha incontrato i rappresentanti della comunità a Port Harcourt venerdì primo aprile per discutere i dettagli del risanamento ambientale di due pozzi abbandonati dalla compagnia in quanto avevano esaurito i giacimenti petroliferi. All’incontro hanno partecipato una delegazione dell’Ambasciata Olandese in Nigeria, dei rappresentanti del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (PANU), di Amnesty International e Steven Obodekwe del Centro Ambientale, Diritti Umani e Sviluppo della Nigeria, attivista noto a livello nazionale. La multinazionale petrolifera ha accettato di iniziare le costosissime operazioni di risanamento ambientale tra il luglio e l’agosto 2015.
Nel 2006 Shell fermò le operazioni di estrazione del greggio presso Bodo abbandonando le infrastrutture senza nemmeno fermare i pozzi, infrangendo gli obblighi contrattuali relativi alle clausole di responsabilità sul risanamento ambientale delle aree di estrazione. La fine delle attività estrattive richiedono un particolare e costosissimo trattamento dei residui di idrocarburi e degli agenti chimici spesso ignorato dalle multinazionali. Per ridurre i costi questi agenti chimici vengono semplicemente riversati nei fiumi o raccolti in discariche a cielo aperto mentre i pozzi vengono semplicemente abbandonati. Inutile dire che i prodotti tossici si infiltrano nei terreni e nelle acque acquifere entrando nel circuito alimentare degli animali e degli umani. Per otto anni i residui del greggio dei pozzi di proprietà della Shell hanno continuato a riversarsi sui terreni e sul fiume Niger contaminando le falde acquifere e distruggendo la fauna fluviale e terrestre della regione di Bodo. Le attività di pesca (principale fonti di reddito per la comunità) sono drasticamente diminuite sia per la decimazione dei pesci sia per l’impossibilità di vendere i rari prodotti pescati sul mercato in quanto inquinati da agenti chimici altamente tossici normalmente utilizzati per l’estrazione del greggio. L’impatto economico sulla regione è stato devastante. Nella zona di Bodo l’inquinamento creato dalla Shell ha ridotto del 60% la produzione di cereali e del 84% le attività di pesca creando una drammatica insicurezza alimentare ed un aumento del 24% dei casi di malnutrizione infantile.
Uno studio eseguito dal governo nigeriano nel febbraio 2013 e pubblicato sulla rivista scientifica “Nigerian Medical Journal” dimostra che il greggio che fuoriesce dai pozzi (anche durante le estrazioni) e gli agenti chimici utilizzati contaminano le acque di superficie, quelle sotterrane, l’aria e il terreno con residui di idrocarburi, sostanze cancerogene e radioattive quali il policiclico aromatico, il cadmio e il bezopirene e metalli quali ferro, zinco, rame e magnese. Questi ultimi elementi naturali rientrano nella dieta comune e quindi facilmente assimilabili dall’organismo umano se presenti a concentrazioni di 0,31 milligrammi per litro. Nella zona di Bodo la concentrazione di ferro, zinco, rame e magnese ha superato i 6,2 milligrammi per litro causando patologie mortali.
Le sostanze tossiche prodotte dal greggio e dagli agenti chimici utilizzati per l’estrazione entrano facilmente in contatto con gli esseri umani sia tramite la catena alimentare (contaminata) che per inalazione. Gli agenti cancerogeni e radioattivi entrano nel corpo umano anche attraverso i pori della pelle se avviene un contatto con oggetti, terreni e acque contaminate. I bambini di età inferiore ai 2 anni sono a rischio di gravissime disfunzioni renali e febbri convulse. Negli adulti si verificano mortali manifestazioni di diarrea acuta, varie malattie epidermiche, congiuntiviti, mucosi, ulcere intestinali, e serie malattie respiratorie. Esperimenti effettuati sugli animali hanno dimostrato che l’inquinamento petrolifero porta a varie forme di cancro, infertilità maschile e femminile, e alterazione del DNA, principale causa di deformazioni fetali e della nascita di veri e propri mostri. Gli effetti sui cittadini di Bodo sono stati di proporzioni bibliche. Il numero di abitanti che hanno sviluppato gravi malattie legate alla contaminazione petrolifera è stimato a 15.600 tra cui 8.500 decessi legati a varie forme tumorali, 6.500 casi di infertilità maschile e femminile, e 2.312 gravi malformazioni genetiche di neonati.
Nel 2006 la Shell riusci’ ad abbandonare i pozzi e a non adempiere agli obblighi contrattuali di risanamento ambientale grazie alla complicità della autorità locali e del governo centrale grazie alla corruzione che si rivelò più economica dei costi di risanamento ambientale. Il governo dell’ex presidente Jonathan Goodluck è stato incolpato dai media nazionali che hanno evidenziato la complicità con la multinazionale olandese. L’esposizione a sostanze cancerogene e radioattive della regione di Bodo è stata superiore a qualsiasi esposizione registrata a livello mondiale, compresa quelle dei pozzi di Shetland (in Scozia) e di Sea Empress (nel sud ovest del Wales), noti per per aver causato seri danni ambientali e sulla salute dei cittadini. La macroscopica differenza è dovuta dal mancato intervento del governo nigeriano per fare rispettare le procedure di trattamento dei rifiuti tossici, risanamento ambientale e dalla totale mancanza di informazione alla popolazione dei rischi collegati.
La comunità di Bodo è stata costretta ad avviare una battaglia giuridica presso il tribunale internazionale di Londra poiché la magistratura nigeriana fin dal 2007 si è rifiutata di prendere in carico il caso e aprire un dossier giudiziario contro la multinazionale olandese. Il ricorso al tribunale di Londra è stato possibile grazie ai finanziamenti ricevuti da associazioni internazionali in difesa dell’ambiente e dei diritti umani tra cui Amnesty International che hanno permesso di assumere uno tra i migliori avvocati europei specializzati in cause ambientali contro le multinazionali: l’inglese Leigh Day.
Durante i tre lunghi anni del processo la linea di difesa della multinazionale è stata quella di scaricare la colpa del disastro ambientale e delle relative malattie alle opere di furto del greggio e alle collegate attività di raffinerie illegali di cui il fotoreporter italiano, basato in Uganda, Damiano Rossi, ha ampiamente documentato in uno dei suoi più famosi fotoreportage pubblicato da Parallelozero: “Nigeria. The Delta Burns”. Un reportage fatto come tributo personale del Rossi a Ken Saro Wiwa, ex leader della resistenza Ogoni contro il governo nigeriano e le multinazionali. L’avvocato Leigh Day ha pazientemente dimostrato con l’aiuto di verifiche sul terreno e di esperti ambientali che le attività illegali dei “ladri di greggio” nigeriano hanno contribuito al disastro ambientale per il 20,74%. Il 60,42% è imputabile direttamente alla multinazionale olandese causa mancato rispetto delle norme internazionali del trattamento di rifiuti tossici e radioattivi e a disfunzioni meccaniche avvenute durante l’estrazione del greggio. Il rimanente 18,84% è dovuto a cause ignote.
Dinnanzi alle prove scientifiche portate la giuria e la Corte del tribunale di Londra hanno reputato la Shell il principale responsabile del danno subito alla comunità, condannandola a sborsare 25 milioni di euro come risarcimento agli abitanti di Bodo vittime dell’inquinamento provocato. Ogni vittima ha ricevuto 1.600 euro, equivalenti a tre anni di salario medio in Nigeria. L’accordo raggiunto il primo aprile relativo al risanamento ambientale della regione prevede un costo di 52 milioni di euro. Un grave danno economico per la Shell già costretta dagli Stati Uniti a sostenere le costosissime operazioni di risanamento del Golfo del Messico. Da indiscrezioni ottenute la compagnia olandese ha accettato di firmare l’accordo di risanamento ambientale per timore che un suo rifiuto compromettesse la firma dei rinnovo delle licenze di esplorazione ed estrazione, rinnovo avvenuto questa settimana.
Il nuovo presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha resa pubblica la volontà di varare la nuova legge sulle attività petrolifere (Petroleum Industry Bill) bloccata nel 2012 dalla precedente amministrazione di Jonathan Goodluck. La nuova legge è tesa a sfruttare meglio le risorse del primo produttore continentale di petrolio e gas naturale a favore dello sviluppo del paese. Muhammadu Buhari ha promesso di riformare l’Ente Idrocarburi Nigeriano e l’Ente di Protezione Ambientale licenziando tutti i direttori e funzionari che si trovano nei registri delle buste paga delle multinazionali straniere (ENI compresa). Questo provvedimento è ritenuto necessario per dare credibilità al governo rispetto alla gestione delle risorse petrolifere nazionali.
Le buone intenzioni del presidente Buhari possono rappresentare uno storico cambiamento nel Paese dove la manna petrolifera non si è tramutata in benessere per la popolazione ed ha creato orrendi disastri ambientali e guerre civili, come quella combattuta dagli Ogoni nel Delta del Niger. Oggi esiste la concreta possibilità di rivedere la politica petrolifera mettendola al servizio della nazione. Una possibilità che deve sottostare a precise condizioni, come osserva Tarila Marclinst Ebiede, ricercatore presso il Centro di Ricerche per la Pace e lo Sviluppo dell’Università di Louvain, Belgio. “Il nuovo governo deve sfruttare le promesse di riforma dell’industria petrolifera nigeriana includendo il controllo delle comunità. Deve inoltre rivedere seriamente le leggi di tutela ambientale per obbligare le multinazionali ad applicare alla lettera le procedure ambientali e risarcire i cittadini per le passate negligenze” afferma il professore Ebiede in un suo saggio recentemente pubblicato: “Riuscirà Muhammadu Buhari a portare pace, sviluppo e sicurezza nel Delta del Niger?”. Attenzione però. La rivoluzione nella gestione petrolifera promessa dal presidente Buhari nasconde un compromesso: il piano di riforma fiscale (che danneggerebbe direttamente le multinazionali a favore del fisco nigeriano) sarà probabilmente rinviato alle calende greche con la scusa di concentrarsi sulla riorganizzazione e sulla trasparenza degli enti statali predisposti alla gestione degli idrocarburi e tutela ambientale, come informa un comunicato della Reuters dello scorso 15 aprile.
La condanna del tribunale di Londra, che ha aperto le porte al risarcimento delle vittime, e l’accordo di risanamento ambientale delle zone contaminate rappresentano due importanti episodi non solo per la comunità di Bodo o per la Nigeria ma per il Continente e per i paesi del cosiddetto Terzo Mondo. La sconfitta della Shell ha creato un importante precedente giuridico e dimostra che con una tenace pressione dell’opinione pubblica e volontà di giustizia anche comunità indifese e prive di mezzi possono ottenere importanti e storiche vittorie contro le multinazionali. Una piccola ma significativa conquista ottenuta contro lo strapotere di queste holding che stanno distruggendo l’esistenza di milioni di esseri umani e il nostro pianeta nel nome di un profitto non certamente ridistribuito. Il caso Shell in Nigeria infrange la regola non scritta ma sempre applicata: “i profitti alle multinazionali e i danni alle comunità locali”.
lindro.it/



Paolo VI

Papa Paolo VI
Il 26 settembre 1897 Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, nasce a Concesio (Brescia) da Giorgio Montini, esponente di primo piano del cattolicesimo sociale e politico italiano di fine Ottocento, e da Giuditta Alghisi.
Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, il giorno seguente celebra la prima Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie in Brescia.
Trasferitosi a Roma, tra il 1920 e il 1922 il futuro Papa Paolo VI frequenta i corsi di Diritto civile e di Diritto canonico presso l'Università Gregoriana e quelli di Lettere e Filosofia presso l'Università statale.
Nel maggio 1923 inizia la carriera diplomatica presso la Segreteria di Stato di Sua Santità.
È inviato a Varsavia come addetto alla Nunziatura Apostolica. Il 13 dicembre 1937 è nominato Sostituto della Segreteria di Stato e il 29 novembre 1952 Pro-Segretario di Stato per gli Affari Straordinari.
Il 1° novembre 1954 Pio XII lo elegge arcivescovo di Milano. Il 15 dicembre 1958 Giovanni Battista Montini è creato cardinale da Giovanni XXIII.
Il 21 giugno 1963 viene eletto Pontefice e il 29 settembre apre il secondo periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II, che, alla fine del quarto periodo, concluderà solennemente l'8 dicembre 1965.
Il 1° gennaio 1968 celebra la prima Giornata mondiale della Pace.
Il 24 dicembre 1974 apre la Porta Santa nella Basilica di San Pietro, inaugurando l'Anno Santo del 1975.
Il 16 aprile 1978 scrive alle Brigate Rosse implorando la liberazione di Aldo Moro e il 13 maggio nella basilica di San Giovanni in Laterano assiste alla messa in suffragio dello statista assassinato e pronuncia una solenne preghiera.
Il 6 agosto 1978, alle ore 21.40, muore nella residenza estiva dei papi a Castel Gandolfo.http://casanatale.istitutopaolovi.it/

Giovanni XXIII

Papa Giovanni XXIII
Giuseppe Angelo Roncalli è nato a Sotto il Monte, 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3 giugno 1963) è stato il 261 vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica.
Fu eletto papa il 28 ottobre 1958 e in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare il rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale.
È ricordato con l'appellativo di "Papa buono".
Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000; è stato canonizzato il 27 aprile 2014 da papa Francesco con Giovanni Paolo II. Wikipedia
Nel 1953, oltre a essere creato cardinale da papa Pio XII nel concistoro del 12 gennaio di quell'anno, fu nominato patriarca di Venezia, dove poté finalmente esercitare quel lavoro pastorale immediato, a stretto contatto con i sacerdoti e il popolo che aveva sempre desiderato fin dal giorno della sua ordinazione sacerdotale.
Il nuovo Patriarca condusse una vita modesta, evitando barriere formali con fedeli e sconosciuti; faceva spesso lunghe passeggiate per le strade e i campielli, accompagnato solo dal nuovo segretario don Loris Francesco Capovilla, fermandosi a conversare in dialetto anche con i gondolieri.
Chiunque poteva andare a trovarlo nella dimora patriarcale.
Nel 1959, un anno soltanto dopo la sua elezione, “tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito”, come disse ai cardinali riuniti, annunciò il Concilio Vaticano II.
Un evento epocale, destinato a cambiare il volto della Chiesa, a segnare un netto spartiacque nella storia della cristianità.
Il radicalismo di papa Giovanni XXIII non si fermò all'informalità.
Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le remore e le resistenze della parte conservatrice della Curia, indisse un concilio ecumenico, meno di novant'anni dopo il Concilio Vaticano I.
Giovanni XXIII lo programmò e lo organizzò in pochi mesi.
Il 25 dicembre 1961 nella Bolla d'Indizione “Humanae Salutis”, Giovanni XXIII indicò la finalità del Concilio nella ricerca dell'unità e nella pace del mondo.
Pochi giorni dopo l'apertura del Concilio ecumenico, il mondo sembra precipitare nel baratro di un conflitto nucleare.
Il 22 ottobre 1962, il presidente degli Stati Uniti d'America, John F. Kennedy, infatti, annuncia alla nazione la presenza di installazioni missilistiche a Cuba e l'avvicinamento all'isola di alcune navi sovietiche con a bordo le testate nucleari per l'armamento dei missili. Il Presidente statunitense impone un blocco navale militare a 800 miglia dall'isola, ordinando agli equipaggi di essere pronti ad ogni eventualità, ma le navi sovietiche sembrano intenzionate a forzare il blocco.
Di fronte alla drammaticità della situazione, il Papa sente la necessità di agire per la pace. Il 25 ottobre successivo, alla Radio Vaticana, rivolge "a tutti gli uomini di buona volontà" un messaggio in lingua francese, già consegnato - in precedenza - all'ambasciatore degli Stati Uniti presso la santa Sede e ai rappresentanti dell'Unione Sovietica:
Il messaggio suscita consenso in entrambe le parti in causa e, alla fine, la crisi rientra.
Giovanni XXIII morì alle 19:49 del 3 giugno 1963. «Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria» furono le sue ultime parole rivolte al suo segretario, Loris Francesco Capovilla. santiebeati.it/.

Cremona. Tamoil

Disastri ambientali. Cremona. Tamoil
Nel processo Tamoil relativo al procedimento sull’avvelenamento della falda acquifera da idrocarburi, causato, per l’accusa, dalla raffineria Tamoil, il gup Guido Salvini ha ammesso tutte le richieste di costituzione di parte civile, compresa quella presentata dal cittadino cremonese Gino Ruggeri, tesoriere dell’Associazione Piero Welby.
In base a quanto recita l’articolo 9 del testo unico degli enti locali, ha chiesto al giudice di difendere gli interessi della collettività, vista la rinuncia del Comune di Cremona a costituirsi parte civile.
Accolte anche le richieste del Dopolavoro ferroviario (1.800 soci effettivi), di 26 soci della canottieri Bissolati, e Legambiente. cremonaoggi. it/2012/06/19/

Bhopal. Union Carbide


Il disastro di Bhopal è avvenuto il 3 dicembre 1984 nella città indiana di Bhopal a causa della fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile (MIC), dallo stabilimento della Union Carbide India Limited (UCIL), consociata della multinazionale statunitense Union Carbide specializzata nella produzione di fitofarmaci.
La nube formatasi in seguito al rilascio di isocianato di metile, iniziato poco dopo la mezzanotte del 3 dicembre 1984, uccise in poco tempo 2.259 persone e avvelenò decine di migliaia di altre.
Il governo del Madhya Pradesh ha confermato un totale di 3.787 morti direttamente correlate all'evento, ma stime di agenzie governative arrivano a 15.000 vittime.
Un affidavit governativo del 2006 asserisce che l'incidente ha causato danni rilevabili a 558.125 persone, delle quali circa 3.900 risultano permanentemente invalidate a livello grave.
Viene comunque attribuita al governo la volontà di estendere a quante più persone possibili, anche minimamente coinvolte, gli aiuti previsti dagli accordi del 1989, al prezzo di trascurare in qualche misura le invalidità di grado maggiore.
Ancora nel 2006, nelle zone interessate dalla fuoriuscita del gas il tasso di morbilità è 2,4 volte più elevato che nelle altre adiacenti.
Si ritiene che i prodotti chimici ancora presenti nel complesso abbandonato, in mancanza di misure di bonifica e contenimento, stiano continuando a inquinare l'area circostante.
Ci sono diversi processi penali e civili ancora in corso, sia presso tribunali americani che indiani. Essi coinvolgono l'UCIL, lavoratori ed ex-lavoratori, la multinazionale Union Carbide stessa e Warren Anderson (deceduto nel 2014), il suo CEO al tempo del disastro, sul quale dal luglio 2009 pendeva un mandato di arresto emesso dalla giustizia indiana.
Nel giugno 2010 un tribunale di Bhopal ha emesso una sentenza di colpevolezza per omicidio colposo per grave negligenza nei confronti di otto ex-dirigenti indiani della UCIL (di cui uno già deceduto), tra i quali Keshub Mahindra, all'epoca presidente.
La condanna, pari al massimo previsto di due anni di carcere e 100.000 rupie (circa 2000 dollari) di multa, è stata giudicata irrisoria dagli attivisti e dalla società civile. I condannati, scarcerati dietro una cauzione inferiore ai 500 dollari, hanno presentato appello. Wikipedia.it.

Banche salvataggio. Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti


l governo ha licenziato il decreto disegnato da Bankitalia e Ministero dell'Economia per salvare quattro banche italiane in difficoltà e mettere al riparo da chiari di luna tutta la rete del credito: Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti. Un'operazione che permetterà di utilizzare un Fondo di risoluzione, che con un impegno valutato dalla Ue in 3,6 miliardi salverà l'operatività delle quattro banche.
Si tratta di un onere che sopporterà il sistema bancario italiano, con un impatto sui bilanci di quest'anno e la speranza che il 'prestito ponte' si trasformi in un 'investimento' da recuperare nel prossimo futuro, evitando per ora choc di sistema.
Si creerà una 'bad bank', che accoglierà la parte in difficoltà delle quattro banche: le sofferenze subiranno una massiccia svalutazione da 8,5 a 1,5 miliardi di euro in modo da agevolarne presto la vendita sul mercato, come ha specificato Bankitalia.
I crediti "saranno venduti a specialisti nel recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio".
Dalla parte 'sana' delle banche, si procederà a ristrutturare e rilanciare l'attività, che darà così luogo a quattro nuove entità, senza discontinuità operativa con i vecchi sportelli.
Alla presidenza dei quattro organismi ci sarà l'ex dg di Unicredit, Roberto Nicastro.
Il provvedimento consente di dare continuità all’attività creditizia – e ai rapporti di lavoro – tutelando pienamente i correntisti.
La base normativa è costituita dal nuovo quadro di gestione delle crisi bancarie, con i relativi decreti pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 16 novembre 2015.
Il decreto legge ha un ambito estremamente circoscritto. Esso è volto unicamente a: costituire tempestivamente le nuove banche (banche-ponte) contemplate dai provvedimenti di avvio della risoluzione delle banche in questione; definire un quadro normativo certo sulle modalità con cui saranno raccolti i contributi da parte del settore bancario al Fondo di risoluzione nazionale successivamente all’integrale avvio del Meccanismo di risoluzione unico; definire le modalità per l’applicazione alle nuove banche della disciplina fiscale in materia di imposte differite attive già in vigore per tutti gli istituti di credito.
L'operazione contempla il 'bail-in', ossia il meccanismo che coinvolge obbligazioni, azioni e depositi (sopra 100mila euro) nel salvataggio di una banca in difficoltà, prima che i fondi pubblici.
Un meccanismo, quello del 'salvataggio interno', che non scatta nel caso di queste quattro banche.
Il piano prevede di attingere da subito dal versamento (da parte di tutto il sistema bancario) dei 500 milioni di contributo al Fondo interbancario previsti per il 2015, insieme all'anticipo del contributo dei prossimi 3 anni.
A questi 2 miliardi, dunque, si aggiunge una linea di liquidità, a titolo oneroso e che peserà solo sulle big (Intesa, Unicredit e Ubi), per garantire l'operatività corrente.
Ed è arrivato anche l'ok dalla Ue, che non rileva problemi per la concorrenza.
Conformemente alla normativa europea, l'operazione sarà finanziata dai contributi del settore bancario italiano al fondo di risoluzione.
Le misure comprendono anche un trasferimento di attivi deteriorati dalle banche ponte a una nuova società veicolo per la gestione degli attivi. Il Fondo di risoluzione garantirà questa misura concernente gli attivi deteriorati rafforzando ulteriormente i bilanci delle banche ponte.
Il beneficio connesso a tale garanzia è stato quantificato approssimativamente in 400 milioni di euro di ulteriore supporto del fondo di risoluzione", considerati aiuti di Stato nell'ambito della risoluzione.
All'operazione, partecipano gli attuali azionisti e detentori di debiti subordinati, che "hanno contribuito a coprire i costi, riducendo al minimo il fabbisogno di aiuti di Stato secondo i principi di condivisione degli oneri. Inoltre, per limitare le distorsioni della concorrenza, le banche ponte esisteranno solo per un periodo limitato e sarà attuata una politica di gestione prudente".
L'impianto complessivo dei nuovi meccanismi di risoluzione continua a far discutere.
Il 'bail in' è un "esproprio criminale del risparmio", ideato per "salvare l'azzardo morale dei banchieri".
I crac bancari e l'omessa vigilanza delle banche centrali, saranno addossati a risparmiatori e depositanti tramite lo sciagurato meccanismo del bail-in". affaritaliani.it23.11.2015

Banca MPS. Salvataggio

Banca MPS. Salvataggio
Salvare Mps costerà a ogni italiano. Il conto l'ha preparato la Bce, che ha rivisto al rialzo il fabbisogno di capitale necessario alla banca senese per non soccombere: servono ora 8,8 miliardi di euro. A luglio i vertici dell'istituto avevano pensato che potessero bastare 5 miliardi e la banca sperava di raccoglierli attraverso un'operazione di mercato.
L'aumento di capitale è però fallito e per il Monte è arrivato il salvataggio pubblico.
Il conto da 8,8 miliardi sarà a carico dello Stato, mentre i restanti 2,4 arriveranno dalla conversione delle obbligazioni subordinate degli investitori istituzionali.
Cinque mesi fa la Banca centrale europea aveva avallato il piano messo a punto dai vertici di Mps, che poggiava su due pilastri: un aumento di capitale da 5 miliardi di euro e la vendita di 27,7 miliardi di sofferenze lorde.
Un piano che prendeva come scenario di riferimento quello emerso dagli stress test di fine luglio, quando Mps era risultata la peggiore banca, tra le 51 prese in esame dall'Autorità bancaria europea, registrando un Cet1 ratio, ovvero un indice di solidità patrimoniale negativo in caso di scenario avverso pari nel 2018 a -2,23 per cento.
L'obiettivo era allora quello di riportare il Cet1 a un valore pari al 4,5%, sempre nelle condizioni di scenario economico avverso. Per farlo si era calcolato un fabbisogno di 5 miliardi di euro. Il fallimento della soluzione di mercato, con l'aumento di capitale ha fatto lievitare lo stesso fabbisogno.
La Bce avrebbe deciso di aggiornare il conto del salvataggio lo scorso giovedì, portando a 8,8 miliardi la cifra necessaria per autorizzare il via libera dell'intervento dello Stato.
La situazione per Siena si è aggravata tra il 30 novembre e il 21 dicembre, quando ha subito "un rapido deterioramento" e la liquidità netta a un mese è scesa da 12,1 a 7,7 miliardi.
I costi per lo Stato e per gli italiani
Servono 8,8 miliardi in tutto e 6,4 miliardi arriveranno dallo Stato mentre i restanti 2,4 saranno recuperati dalla conversione delle obbligazioni subordinate degli investitori istituzionali. Nello specifico, lo Stato spenderà 4,4 miliardi di euro per salire nell'azionariato di Mps, acquistando azioni di nuova emissione, a cui si aggiungono circa 2 miliardi per comprare quelle azioni che fungeranno da ristoro per la clientela retail, cioè i piccoli risparmiatori.
Quest'ultimi, circa 40mila, vedranno convertite le loro obbligazioni subordinate in azioni.
Il Tesoro acquisterà queste azioni e metterà in campo un meccanismo di compensazione per tutelare i risparmiatori tale per cui alla fine chi deteneva inizialmente obbligazioni subordinate si ritroverà a possedere obbligazioni non subordinate. huffingtonpost.it/2016/12/27/

mercoledì 28 dicembre 2016

Bari. Punta Perotti

Disastri ambientali. Bari. Punta Perotti

L'opera fu realizzata dai gruppi imprenditoriali Andidero, Matarrese e Quistelli, che ricevettero l'autorizzazione dal Comune di Bari in quanto i terreni erano considerati edificabili ai sensi del P.R.G., ma l'impatto ambientale dell'enorme struttura causò l'avvio di indagini da parte della magistratura per appurarne l'effettiva regolarità.
Nel marzo del 1997, il Gip di Bari ordinò il sequestro preventivo di suoli e palazzi relativi alla lottizzazione Punta Perotti.
L'enorme complesso immobiliare, secondo i magistrati, deturpava un'area naturale protetta (la zona costiera).
Tale sequestro preventivo venne subito impugnato in Cassazione dalle imprese interessate, nel novembre del 1997 la Cassazione annullò il sequestro perché l'area in cui si trovava il complesso, secondo il P.R.G., non era vincolata.
Nel febbraio del 1999 il processo arrivò ad una sentenza di primo grado: i costruttori vennero assolti in quanto in possesso di regolare autorizzazione a costruire (basata su leggi urbanistiche regionali), ma venne ordinata la confisca del complesso ed il suo trasferimento al patrimonio del Comune perché realizzato in contrasto con la normativa nazionale (che vietava di edificare in zone costiere), e quindi abusivo. Nel giugno del 2000 la Corte di appello confermò l'assoluzione degli imputati ed inoltre ordinò la restituzione di edifici e terreni al costruttore, annullando la confisca imposta dalla sentenza di primo grado.
Il processo "italiano" si concluse nel gennaio del 2001, quando la Cassazione annullò la sentenza di appello, ripristinando la confisca della lottizzazione. La società proprietaria del lotto però propose il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro lo Stato italiano, ritenendo la confisca incompatibile con l'assoluzione degli imputati.
L'abbattimento del cosiddetto "ecomostro" tramite cariche di dinamite, avvenuto in tre fasi nei giorni 2, 23 e 24 aprile 2006[1], provocò una richiesta di risarcimento da parte dei costruttori: nel novembre 2010 il tribunale di Bari, recependo la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo del gennaio 2009, che dava ragione ai costruttori, ha emesso ingiunzione contro il sindaco Michele Emiliano: il comune deve restituire i terreni ed i fabbricati (che però non ci sono più).
Le macerie del palazzo sono state sotterrate sul posto nonché parzialmente ridotte in ghiaia e utilizzate per la riqualificazione del lungomare. Dopo l'abbattimento si è proceduto a preparare l'area per la costruzione di un parco pubblico, con la realizzazione di impianti sportivi e aree a verde.
La società non ottenne risarcimento e ricorse nuovamente alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che nel maggio 2012 condannò lo Stato italiano a pagare 49 milioni di euro quale risarcimento alle imprese danneggiate.
Nel 2013 il sodalizio dei costruttori incassò il risarcimento dallo Stato italiano, quindi dai cittadini contribuenti, scatenando un aspro conflitto politico tra i baresi residenti, che avrebbero rischiato di pagare tasse maggiorate per il risarcimento, se sindaco e costruttori non fossero arrivati a un'intesa condivisa.
Molti accusano Michele Emiliano, che volle abbattere edifici quasi ultimati, mentre altri lo difendono.
Difatti nel 2014 i costruttori, riuniti in consorzio, hanno presentato un nuovo progetto per riedificare sullo stesso posto. Wikipedia.