martedì 28 novembre 2017

impiegare l'esercito a Ostia????

Ringrazio sempre l' esercito per lo straordinario contributo che offre al complessivo sistema di sicurezza nazionale, ma non è una risposta. Le risposte le devono dare primariamente le forze di polizia». Così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a margine della presentazione del Calendario della Polizia di Stato, commenta le ipotesi di impiegare l'esercito a Ostia.

"Credo che i territori - ha sottolineato Gabrielli - vadano presidiati dalle forze di Polizia."

La bufala
visto il pieno controllo delle forze di polizia non posso essere che d'accordo.
Poi c' un problema di competenze non si vorrà ridurre quelle del Questore- Prefetto?

Padovan presidente dell'eurogruppo

Egr. Direttore
Moscovici ha lanciato la candidatura di Padovan come presidente dell'eurogruppo ossia dell' organismo di coordinamento fra I Ministri delle Finanze dell'Unione europea. Benissimo così potrà andare ad insegnare all'Europa come si modifica giornalmente il sistema di tassazione e come ha semplificato il sistema in Italia.
Qui l'unico cambia tutti gli anni e così pure il sistema informatico. Nessuno capisce più come funziona.
Distinti saluti 
Cesare Fedeli
LA bufala
speriamo che sia incompatibile con le cariche in Italia
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Ornica. Albergo diffuso

Ornica e' un antico borgo montano a 50 km da Bergamo inserito nel Parco delle Orobie. Il paese, posto a mille metri di altitudine, in alta Valle Brembana, ha mantenuto intatto uno stile di vita a misura d'uomo, con i ritmi lenti della natura, fatto di cose semplici e genuine: il borgo con le vecchie case per passare l'inverno, le baite per la fienagione estiva e l'alpeggio per il pascolo del bestiame.
GENTE CHE AMA OSPITARE
Donne di Montagna:
 un gruppo di donne del paese vi accompagnerà nel cuore del borgo per respirare appieno l’atmosfera agricola, la storia, la cultura a contatto con i residenti e per sentirsi parte della comunità, condividendone costumi e tradizioni. Insomma, sarete un po’ turisti e un po’ Ornichesi.
Agriturismo Ferdy : è conosciuto in tutta Italia, un potenziale fatto di natura, saperi, antichi mestieri,identità, tradizione e ospitalità.
Comune di Ornica: è il promotore dell’Antico Borgo Rurale, un progetto turistico innovativo, che valorizza il territorio, sfatando l’immagine di un piccolo paese montano,isolato, arretrato e chiuso in se stesso.
Gli antichi mezzi di trasporto
Cavallo: trekking sulle nostre montagne - Asinovia: escursioni in alpe a passo d’asino - Slitta: dall’alpe al borgo scivolando sulla neve..
Prodotti tipici
Punto vendita - degustazione: troverete formaggi, salumi, vini di montagna, miele, mele della Valle Brembana, mirtilli, ortaggi e prodotti dell’artigianato locale.
Speciale inverno
Il borgo si trova ai piedi del Pizzo dei Tre Signori, importante meta per lo sci d’alpinismo.Vi accompagneremo agli impianti sciistici di Valtorta-Piani di Bobbio,Monte avaro, Piazzatorre e Foppolo-Carona-San Simone.

Commissione esami avvocato

Egr. avv.
dopo 5 anni di università 2 di scuola superiore dell'avvocatura e cinque anni di pratica sono stato bocciato agli esami di stato.
va bene la selezione ma a che serve la preparazione avuta dalle strutture statali.
Distinti saluti.
AB

Risposta
Assolutamente a niente


Grasso leader della formazione di sinistra

Egregio direttore 
il presidente del Senato Grasso si vuole candidare o pensa a candidarsi come leader della formazione di sinistra. Sono molto contento perché per la sua storia sicuramente è un punto di riferimento per gli attivisti della nuova formazione politica. 
Distinti saluti 
Cesare Fedeli


LA bufala
sicuramente viene da quella storia.

lunedì 27 novembre 2017

Germania Legge sui partiti

In Germania le entrate dei partiti politici, previste dal “Parteiengesetz”, sono costituite da:
1) quote corrisposte dagli iscritti (che costituiscono, per i partiti rappresentati nel Bundestag, ca. il 25% delle entrate annuali complessive)
2) contributi volontari di privati (“Spenden”); il loro ammontare e´ pari ca. al 15% annuo dei “Parteieikünfte insgesamt”
3) contributi pubblici (in passato si era parlato in proposito di “Wahlkampfkostenerstattung” (rifusione delle spese sostenute per le campagne elettorali))
4) contributi obbligatori a carico degli eletti (c.d. Mandatsträgerbeiträge) nelle liste del partito
5) partecipazioni societarie (che incidono nella misura di ca. il 6% delle entrate dei partiti):
Il “Parteiengesetz” ha determinato – per il 2011 – in Euro 141,9 mio. l´ammontare massimo (“absolute Obergrenze”) dei contributi pubblici che possono essere erogati in favore dei partiti politici ed in 150,8 mio. Euro quello per il 2012. A decorrere dal 2013 questi contributi saranno aumentati – annualmente – sulla base dell´incremento del costo della vita e dell´aumento delle retribuzioni corrisposte ai dipendenti ed ai lavoratori degli enti locali; di questi due indici va tenuto conto nella misura del 70% e, rispettivamente, del 30%; a tal fine il presidente dello “statistischen Bundesamt” (l´ISTAT della BRD) trasmette al presidente del “Bundestatg” – entro il 30 aprile di ogni anno – gli indici ora menzionati.
Norme assai dettagliate sono dettate per la “öffentlichen Rechenschaftslegung”. Il direttivo del partito – al termine di ogni anno – e´ obbligato ad indicare, nel “Rechenschaftsbericht”, “wahrheitsgemäß und nach bestem Wissen und Gewissen”, sia la provenienza che le modalita´ di impiego dei mezzi finanziari del partito nonche´ la composizione del patrimonio dello stesso. Il “Rechenschaftsbericht” deve essere firmato dal presidente del partito e dal membro del direttivo competente per le “Parteifinanzen”; deve anche essere esaminato, prima della presentazione al presidente del “Bundestag”, da un commercialista. Inoltre vi e´ obbligo che il “Rechenschaftsbericht” venga sottoposto all´approvazione del congresso del partito.
Il presidente del “Bundestag” sottopone il “Rechenschaftsbericht” ad un controllo formale e sostanziale. Ogni anno il presidente del “Bundestag” informa, sommariamente, l´organo da lui presieduto – con una breve relazione – sulle entrate e sulle uscite dei singoli partiti nonche´ sul loro patrimonio. Con cadenza biennale il presidente del Bundestag informa il Bundestag dettagliatamente sullo stato delle finanze dei partiti e sui rendiconti presentati dai partiti.Le misure – preventive, ma non solo – adottate, perseguono il chiaro intento di evitare che clientelismi e favoritismi (piu´ o meno palesi) prendano il sopravvento sulla legalita´. Clientelismi, servilismi e favoritismi (di fronte ai quali, in alcuni Stati europei, chi dovrebbe contrastarli e reprimerli, sembra chiudere tutti e due gli occhi – per paura o, forse, piu´ per opportunismo), minano la credibilita´ della politica (e non solo di essa); vi e´ pure il pericolo di un´estensione di questa “piaga” alla giustizia (e´ noto che le “malattie contagiose” si diffondono rapidamente). Quanto siano stati deleteri i legami tra la politica e la giustizia, l´hanno dimostrato gli avvenimenti del secolo passato, quando alla giustizia e´ stato impedito ogni controllo sull´operato della politica(1); quando la giustizia si e´ posta al servizio dalla politica (ormai priva di controlli di qualsiasi natura) e la giustizia si e´ trasformata in giustizia di partito, la peggiore giustizia.
(Altalex, 14 aprile 2012. Articolo di Armin Kapeller)
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LA bufala
in Italia una legge così non la faranno mai perché i capoccioni non voglio fare sapere chi sono i finanziatori e soprattutto come spendono i soldi.
Inoltre così i candidati li nomineranno loro e non gli iscritti.
Al massimo agli iscritti concedono le primarie fra due candidati.

domenica 26 novembre 2017

Commissione europea Tassare i ricavi delle multinazionali del web

Commissione europea Tassare i ricavi delle multinazionali del web

La Commissione europea ha delineato tre strategie attraverso cui vuole aggredire i ricavi che le multinazionali del web, a cominciare da Google, Amazon e Facebook, mettono al riparo dalle tasse dei Paesi membri nei paradisi fiscali. Bruxelles non intende più rinviare l’approvazione di una web tax, tanto che è disposta a farla votare a maggioranza, e non all’unanimità, agli Stati membri. Social network, siti di ecommerce, colossi della sharing economy incassano fior di quattrini dal mercato europeo, tuttavia, argomentando di non avere una stabile organizzazione nei 28 Paesi, aggirano l’obbligo di pagare le tasse nello stesso stato in cui hanno maturato i guadagni e distraggono i soldi nelle casseforti di Irlanda e Lussemburgo. In questo modo i giganti del digitale pagano la metà delle tasse che corrispondono le aziende tradizionali.
I tecnici della Commissione hanno tracciato tre ipotesi di intevento a breve termine. La prima prevede una tassa di “pareggiamento” sui ricavi. Si applicherà su tutti i guadagni finora non tassati o tassati in maniera insufficiente e sarà riscossa come un’imposta separata o al posto di quella generale sui redditi. La seconda strada consiste in una ritenuta sulle transazioni digitali. Colpirebbe i pagamenti di beni e servizi offerti in rete da aziende che non hanno sede in un determinato Paese della Ue. Infine, la terza ipotesi è un tributo sui guadagni da servizi digitali e attività pubblicitarie.



Stallo sulla cedolare secca sugli affitti nei negozi . Così si aiuta la ripresa

Stallo sulla cedolare secca sugli affitti nei negozi 
Anche la cedolare secca sugli affitti dei negozi, su cui ci sarebbe un accordo generale, non avrebbe trovato, al momento, una formulazione che consenta di avviare in via sperimentale la misura senza essere troppo onerosa per le casse dello Stato. A fare discutere anche la scelta di rifinanziare il bonus bebè - su cui è stato trovato l’accordo politico tra maggioranza e governo, soluzione chiave per mantenere in piedi l’alleanza tra Pd e Ap -che però andrebbe a discapito della richiesta di aumentare la soglia di reddito entro la quale i figli restano fiscalmente a carico dei genitori.

La bufala
in questo modo i proprietari saranno costretti a chiedere un canone più elevato ed i negozi chiuderanno.
Se non lo fanno dovranno cedere le loro proprietà oberate da costi fiscali e manutenzioni .
Non si è capito che se chi investe non guadagna porterà fuori i suoi soldi?

Massimo Mucchetti rinvia la web tax. Poche briciole di tasse rinviate ancora

Massimo Mucchetti rinvia la web tax
La Commissione Bilancio del Senato ha chiuso per oggi i lavori sulla manovra, dandosi appuntamento a domenica mattina per proseguire l’esame degli emendamenti. Dopo la seduta “lampo” della mattina, in quella del pomeriggio sono state approvate in tutto cinque proposte: il finanziamento del fondo per gli orfani di femminicidio, l’estensione degli sconti fiscali per il welfare di comunità destinato anche ad interventi a favore dell’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati, lo stanziamento di 3 milioni nel 2018 per la partecipazione italiana all’Expo di Dubai del 2020 e la destinazione automatica ai fondi pensione negoziali territoriali - in caso il lavoratore non indichi un’alternativa - dei contributi aggiuntivi da destinare alla previdenza complementare.

Manovra: web tax da 2019, meno coperture per 2018
Domani dovrebbe essere depositata la terza versione dell’emendamento di Massimo Mucchetti sulla web tax: entrerà in vigore dal primo gennaio 2019 e non più, come previsto in un primo momento, dal primo luglio 2018. Lo slittamento riguarda automaticamente anche il gettito (stimato in 100-200 milioni il primo anno), che il Parlamento puntava già a utilizzare come copertura per alcune novità di spesa da introdurre nella legge di bilancio. L’emendamento, una volta corredato dalla relazione tecnica, potrà essere messo in votazione.

La Bufala
mi sembra giusto che i colossi paghino meno così i poveracci pagheranno di più

La giungla fiscale. Frena la produttività?

Nonostante le promesse, il fisco diventa sempre di più una giungla. L’anno scorso , secondo uno studio della Cgia di mestre, sono stati approvati 11 leggi e decreti in materia fiscale, che hanno modificato 110 normative esistenti: Inoltre sono stati emanati 36 decreti ministeriali composti da 138 articoli. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha firmato 72 provvedimenti. E gli uffici del ministero delle Finanze e dell’Agenzia delle entrate hanno pubblicato 50 circolari e 122 risoluzioni costituite, per un totale di da quasi 2 mila pagine.
Il caos fiscale provocato da questa montagna di nuove regole non disorienta soltanto i contribuenti, ma anche gli addetti ai lavori come i Caf, i commercialisti e gli esperti delle associazioni di categoria , denuncia l’Associazione degli artigiani di Mestre. «Con un sistema fiscale così complesso, estremamente farraginoso, spesso contradittorio e poco trasparente – sostiene Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia — non dobbiamo sorprenderci se l’anno scorso 21 milioni di contribuenti, pari a circa il 54% del totale, avevano una pendenza economica con Equitalia inferiore a mille euro. Sicuramente tra questi debitori ci sono anche coloro che, probabilmente, non hanno pagato il bollo dell’auto o il canone Rai, ma la grande maggioranza è costituita da soggetti vittime di un fisco arcaico e spesso indecifrabile, che in questi ultimi anni ha fatto aumentare in misura esponenziale il rischio di commettere errori formali a seguito di un ingorgo normativo che non ha eguali nel resto del mondo».
Un sistema fiscale così complesso, oltre ad essere tra i più pesanti del mondo, come ha indicato anche l’ultimo rapporto dell’Ocse, scoraggia la libera iniziativa e la voglia di fare impresa. Ma i tempi e i costi della burocrazia frenano anche gli investimenti stranieri. «Non è un caso che molti operatori stranieri non investano da noi proprio per l’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza giuridica e adempimenti troppo onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese e Pubblica amministrazione che non sarà facile rimuovere in tempi ragionevolmente brevi», valuta Renato Mason, il segretario della Cgia. E ricorda che, secondo un’ indagine realizzata da Promo PA Fondazione, l’81 % delle imprese con meno di 50 addetti, vale a dire le piccole, è costretto a ricorrere a consulenti esterni per fronteggiare questo nemico invisibile: di cui il 70% a integrazione o a supporto del lavoro svolto dagli uffici amministrativi che operano all’interno dell’azienda, mentre l’altro 11 % si affida a terzi per tutte le incombenze.

LA Bufala
In questo modo i dirigenti dell’Agenzia diventano insostituibili anche se mandano a catafascio il paese.
Un applauso al ministro che evidentemente forse non si neanche accorto di quello che succede o meglio non è in grado di capire come funziona il suo ministero?
Se il fatturato si misurasse in pratiche fiscali saremmo la prima potenza industriale.

Chi resiste è perché il fatturato lo fa all’estero e paga lì le sue tasse

Dario Violi candidato governatore Lombardia Movimento cinque stelle 2018

Dario Violi candidato governatore Lombardia Movimento cinque stelle.
25 novembre 2017
Sarà Dario Violi il candidato governatore della Lombardia per il Movimento cinque stelle. Bergamasco, 32 anni, Violi è laureato in Scienze politiche ed è un consigliere uscente della regione Lombardia, sfiderà alle elezioni del prossimo anno il candidato del centrodestra, Roberto Maroni, e Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo indicato per rappresentare il centrosinistra. Lo ha annunciato un notaio oggi durante un evento organizzato dal movimento ai Magazzini Generali di via Pietrasanta.

Sono 793 i voti raccolti dal consigliere regionale su 4286 iscritti che hanno votato alle 'regionarie' via web che si sono concluse giovedì. "In questi anni abbiamo visto una Lombardia lontana dai bisogni dei cittadini e molto vicina ai banchieri. Noi riporteremo i cittadini al centro delle politiche della regione lombardia", è stato il primo commento sul palco del neo candidato. Il secondo arrivato è il deputato Massimo De Rosa con 786.

Lombardia legge elettorale

Lombardia legge elettorale
In Lombardia si è applicata per la prima volta una legge elettorale regionale per le elezioni regionali (l.r. 31 ottobre 2012, n. 17)[3]. La nuova legge è stata adottata prima delle dimissioni dei 74 membri su 80 del Consiglio il 26 ottobre 2012.[4]. Il Consiglio regionale è composto da ottanta consiglieri, compreso il Presidente della Regione. Gli altri 79 consiglieri regionali sono eletti con criterio proporzionale sulla base di liste circoscrizionali concorrenti collegate a un candidato presidente, con applicazione di un premio di maggioranza in favore delle liste collegate al presidente eletto.
Le circoscrizioni elettorali coincidono con i territori delle province lombarde esistenti al 1º gennaio 2012. Ogni lista circoscrizionale è raggruppata a livello regionale; ogni gruppo di liste deve essere presente almeno in cinque province. In ogni circoscrizione perciò un candidato presidente può essere collegato a più d'una lista. Gli elettori dispongono di un voto per il candidato presidente e di un voto per una lista provinciale, nonché di un voto di preferenza per uno dei candidati della lista votata. Si può votare per un candidato presidente e per una lista collegata a un altro candidato presidente (cd. "voto disgiunto"). È eletto Presidente della Regione il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti validi in ambito regionale. Alle liste collegate al presidente eletto è assegnato un premio di maggioranza variabile: almeno il 55% dei seggi assegnati al Consiglio regionale se il candidato proclamato eletto Presidente della Regione ha ottenuto meno del 40% dei voti validi; almeno il 60% dei seggi assegnati al Consiglio regionale se il candidato proclamato eletto Presidente della Regione ha ottenuto una percentuale di voti validi pari al 40% o superiore.
Le liste collegate al presidente eletto non possono comunque ottenere più del 70% dei seggi. I seggi restanti sono ripartiti, con metodo proporzionale, tra le liste collegate ai candidati alla presidenza non eletti. I seggi sono attribuiti a livello regionale con Metodo D'Hondt ai diversi gruppi di liste e distribuiti quindi alle liste provinciali appartenenti al singolo gruppo. Partecipano all'assegnazione dei seggi i gruppi di liste che abbiano ottenuto a livello regionale almeno il 3% dei voti espressi, ovvero che siano collegati a un candidato presidente che abbia ottenuto almeno il 5% dei voti validi. È eletto consigliere il candidato alla carica di Presidente secondo classificato, con riserva al medesimo dell'ultimo dei quozienti spettanti ai gruppi di liste collegati. Secondo la legge Tatarella, erano eletti sul territorio soltanto 64 consiglieri, mentre 16 erano eletti in una lista regionale (cd. listino), guidata dal candidato presidente. La lista regionale prima classificata, perciò, eleggeva il presidente della Regione e 15 consiglieri "blindati" (poiché non sottoposti singolarmente al voto popolare).

LA Bufala
Ma questa legge non è incostituzionale. Dà un premio di maggioranza troppo levato!


Roberto Maroni candidato governatore Centrodestra elezioni regionali del 2018

Roberto Maroni
Il 26 febbraio 2013 è eletto presidente della Regione Lombardia con 2.456.921 voti (42,81%) contro il 38,24% ottenuto da Umberto Ambrosoli, secondo classificato tra i candidati presidenti[70]. Nel Consiglio regionale della Lombardia è iscritto al gruppo della "Lista Maroni Presidente". Elezioni regionali Lombardia 2018, Maroni si ricandida a presidente
Il 17 gennaio Roberto Maroni, attuale governatore, ha sciolto le riserve e ha confermato di essere «disponibile a guidare la coalizione di centrodestra per le elezioni regionali del 2018», in una intervista del Tgr regionale.
«Abbiamo fatto un buon lavoro - ha spiegato Maroni - confermato anche dal recente sondaggio del 'Sole 24 Ore', che mi vede insieme a Luca Zaia sul podio della classifica dei governatori più apprezzati dai cittadini». Maroni ha poi annunciato che i principali obiettivi del secondo mandato saranno la completa attuazione della riforma della sanità e del 'Patto per la Lombardia' stipulato col governo, con 11 miliardi di euro a disposizione.


sabato 25 novembre 2017

nuovi cittadini in Italia 178mila

L’Italia è il Paese d’Europa che nel 2015 ha visto il maggiore incremento di nuovi cittadini: 50mila persone in più (il 37%) rispetto al 2014. Non solo: proprio nel 2014 è stata la nazione, seconda solo alla Spagna, col maggior numero di naturalizzazioni (il 15% dell’intera Unione europea). Il dato è stato elaborato dalla Fondazione Ismu (Istituto per lo studio della multietnicità) di Milano. L’anno passato sono stati 178mila gli stranieri residenti che hanno ottenuto il passaporto della nostra Repubblica, circa 35 su mille dei 5 milioni di stranieriregolarmente residenti. La notizia non è irrilevante se si considera che l’Italia è uno degli Stati con le regole più restrittive in materia. E in cui lo ius sanguinis (il sistema che basa la concessione della cittadinanza solo sulla discendenza di “sangue” da italiani) è applicato in maniera molto solerte. Se non si hanno avi italiani è infatti possibile la naturalizzazione solo dopo due anni di matrimonio, oppure per residenza: almeno 10 anni in Italia se cittadino extracomunitario, 4 anni se appartenente all’Unione europea. Solo la Svizzera ha leggi più severe. “Sono diventati italiani – spiega a ilfattoquotidiano.it Giorgia Papavero, ricercatrice del settore monitoraggio dell’Ismu – soprattutto molti di coloro che appartengono a comunità di antico insediamento e che hanno maturato i requisiti di acquisizione per residenza: soprattutto albanesi e marocchini


La bufala
cosa costa un nuovo cittadino.
Se fa ricongiungere un parente privo di reddito con età superiore a 55 anni lo Stato italiano gli darà la pensione sociale sicuramente ed una casa popolare se collocato in posizione utile nelle graduatorie, oltre  assistenza medica.
Poi ce la prendiamo con i baby pensionati!

venerdì 24 novembre 2017

Chi ha redatto compravendite di case abusive ad Ostia?

Egregio direttore 
Ma i nostri amici di Ostia che si lamentano di non avere le urbanizzazioni vivendo in case abusive fronte mare, non lo sanno che a Milano s
e la situazione catastale diverge dallo stato di fatto, magari una sola tramezza, il notaio si rifiuta di fare l'atto. Vorrei sapere Ma chi è che gli ha redatto quegli atti e l'ordine dei notai non controlla  nulla? 
Distinti saluti Cesare Fedeli
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Vendeva informazioni sulle novità fiscali consigliera del ministero dell’Economia

Vendeva informazioni sulle novità fiscali in arrivo dal governo a Ernst & Young, suo ex datore di lavoro, che per questo le ha versato almeno 220mila euro. Un senior partner del gruppo della consulenza è accusato dalla Procura di Milano di aver corrottoSusanna Masi, consigliera del ministero dell’Economia entrata a fine 2012 (governo Monti) nella segreteria tecnica del sottosegretario Vieri Ceriani, e poi divenuta consigliera in materia fiscale di Fabrizio Saccomanni, quindi del governo Letta nel 2013, e di Pier Carlo Padoan (governo Renzi e Gentiloni). A giugno 2015 la Masi è anche stata nominata tra i cinque consiglieri di amministrazione di Equitalia.
I pm, come rivela il Corriere della Sera, le contestano “l’ipotesi di ‘rivelazione di segreto d’ufficio’ e il reato di ‘false attestazionisulle qualità personale’ per non avere dichiarato il proprio conflitto d’interessi”. Le informazioni che avrebbe passato al gruppo della consulenza riguardavano contenuti riservati delle discussioni sulle normative fiscali in discussione a Roma e in sede europea, tra cui la tassa sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax). Notizie importantissime, che l’esperto del Mef forniva a Ernst&Young (di cui utilizzava ancora una casella di posta elettronica) e che venivano messe a disposizione dei clienti più prestigiosi, tra cui alcune banche, che adeguavano così la loro situazione fiscale alle norme in procinto di essere approvate.

La bufala
naturalmente chi la ha nominata si è dimesso?
oppure la ha proposta per una nuova consulenza in attesa di tre gradi di giudizio?

Semplificazione fiscale. Il piccolo risparmiatore non investe più

Egregio direttore, 
Sono contento della semplificazione fiscale perché io che sono capace di fare le denunce dei redditi devo andare da un consulente che ne sa meno di me . 
Lui però è in grado di inserire i dati nel programma ministeriale che io non posso permettermi di avere.
È proprio un fisco amico che favorisce gli investimenti. 
Distinti saluti 
Cesare Fedeli

Rispsota
sono proprio riusciti a impedire al piccolo risparmiatore di investire. 
Vogliono creare una massa di poveri.
Mentre il fisco amico dei grandi gruppi consente di spostare gli utili là dove non si paga. 
La tobin tax dove è andata  a finire?
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giovedì 23 novembre 2017

soci di controllo stipendi da sogno come manager. Pier Silvio Berlusconi (1,4) milioni di euro

Pier Silvio Berlusconi (1,4) milioni di euro: il figlio del Cavaliere fa parte dell’elenco “dei soci di controllo che si auto-premiano regalandosi stipendi da sogno come manager”: tra questi Pietro Salini (8,8 milioni), Alberto Bombassei (5,2 milioni), Francesco Caltagirone (3,5 milioni).

manager più pagati Sergio Marchionne.54,5 milioni di euro l’anno

In testa alla classifica dei manager più pagati, con ampio margine, è l’amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne con un guadagno di 54,5 milioni di euro l’anno, circa 150mila euro al giorno: come spiega Repubblica, “Marchionne ha legato gran parte dei compensi, l’86% del totale nel 2015, a bonus proporzionali ai risultati di bilancio. Meglio va l’azienda, più lui guadagna”. Una scelta che ha pagato, considerando anche la mole di azioni detenuta dal manager che ha guidato la fusione Fiat – Chrysler.


La bufala
sarebbe interessante anche sapere a quale stato paga le tasse, visti i complimenti che riceve dai politici nostrani.

Buonuscite d'oro per MAnager

8 Novembre 2017 - Tra bonus milionari, buonuscite d’oro, premi alla carriera e una pioggia di azioni-omaggio, il 2015 è stato un anno da incorniciare per i manager delle aziende italianee, in generale, di quelle che operano a piazza Affari.
Gli stipendi 2015 dei numeri uno delle società quotate hanno fatto registrare nuovi primati nonostante l’economia italiana stenti a ripartire a pieno regime: come riporta Repubblica, quattro super-Paperoni si sono messi in tasca un assegno superiore ai 10 milioni, in dieci hanno sfondato il muro dei cinque, oltre 50 fortunati – tra cui sei dirigenti di aziende pubbliche – sono entrati nel club esclusivo dei billionaire, riservato a chi in busta paga ha più di due milioni l’anno.
In testa alla classifica, con ampio margine, è l’amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne 
Al secondo posto Adil Mehboob Khan, che ha trascorso pochi mesi a Luxottica incassando un assegno di oltre 13,5 milioni di euro (con una buonuscita di 6,8 milioni);
poi l’amministratore delegato di Italcementi Giovanni Battista Ferrari e l’ex azionista Carlo Pesenti.
Più in basso nella classifica Pier Silvio Berlusconi (1,4) milioni di euro, Pietro Salini (8,8 milioni), Alberto Bombassei (5,2 milioni), Francesco Caltagirone (3,5 milioni).
LA TOP TEN – Ecco la top ten dei Paperoni italiani:
1. Sergio Marchionne (Exor e controllate + Sgs + Phili Morris) 54,5 milioni di euro
2. Adil Mehboob Khan (Luxottica) 13,5 milioni di euro
3. Giovanni Battista Ferrario (Italcementi) 11,1 milioni di euro
4. Carlo Pesenti (Italcementi) 10,4 milioni di euro
5. Pietro Salini (Salini) 8,8 milioni di euro
6. Franco Moscetti (Amplifon) 8,5 milioni di euro
7. Roberto Nicastro (Unicredit) 7 milioni di euro
8. Luca Bettonte (Erg) 5,8 milioni di euro

9. Giampiero Pesenti (Italcementi) 5,3 milioni di euro
10. Alberto Bombassei (Brembo) 5,2 milioni di euro


La bufala
se la politica non riesce a incidere sulle retribuzioni dei manager è destinata ad assumere il ruolo di loro servitore

3,5 miliardi per rispettare gli accordi con l’UE

3,5 miliardi: questa la cifra mancante nei conti pubblici italiani, per rispettare gli accordi di stabilità con l’UE. Questo è quanto emerso durante l’ultimo incontro tra i ministri europei a Bruxelles.

Una cifra che offre non poche preoccupazioni, sia alla Commissione Europea, sia al primo ministro Paolo Gentiloni. Di stamattina è infatti l’avviso ufficiale da Bruxelles ricevuto a Palazzo Chigi. Con questa mancanza, l’Italia rischierebbe di essere riconosciuta dalla Commissione come “nazione inadempiente”.
Un barlume di speranza però c’è. I commissari europei si sono infatti congratulati con l’Italia riguardo all’esecutivo. “La crescita è finalmente ripartita così come la creazione di posti di lavoro“, ha dichiarato il dirigente degli affari economici Pierre Moscovici.
La situazione attuale richiederebbe però che “il suo saldo strutturale migliori dello 0,1% nel 2018, malgrado sia necessario uno sforzo dello 0,3%”.

democrazia malata. A. Polito

A che serve votare? È una domanda che molti cittadini europei cominciano a farsi. Da ultimi i tedeschi. Sono andati alle urne, la Merkel ha preso molti più voti di chiunque altro, il 60% nei sondaggi dice di auspicarsi un governo da lei diretto, ma il governo non si fa, e per farlo sarà forse necessario far fuori la Merkel. Qualcosa si è inceppato perfino nella democrazia tedesca, di proverbiale stabilità.
Oppure prendete i cittadini britannici. La bellezza di diciotto mesi fa decisero di uscire dall’Unione Europea. Sono ancora là. Uscendo volevano riprendersi i loro soldi, e invece il prossimo mese dovranno dire quanto sono disposti a scucire per poter andarsene. Procedure, compromessi, trattative, più inflazione e svalutazione della sterlina: sembrava così semplice mettere una croce sul «Leave».
Per non parlare dei cittadini catalani, i quali hanno scoperto che neanche con il voto possono spaccare la Spagna.
La galleria potrebbe comprendere gli spagnoli, che dopo due elezioni e sei mesi di prorogatio di Rajoy si aggrappano a un governo di minoranza; o i belgi e gli olandesi, che hanno dovuto aspettare rispettivamente dodici e sette mesi prima che il Parlamento decidesse chi aveva vinto le elezioni.
Va ovviamente aggiunto il caso italiano, dove se c’è una cosa certa delle prossime urne è che quasi certamente non daranno una maggioranza; e dove siamo ormai al quarto governo di fila (Gentiloni, Renzi, Letta, Monti) privo di un mandato elettorale.
Non è questione di tecnica.
Nel Regno Unito nemmeno il leggendario «first-past-the-post» il primo dopo il traguardo del voto, il più implacabile dei maggioritari, è riuscito a dare una maggioranza alla povera May, che aveva chiamato le elezioni per suonarle ai laburisti ed è stata suonata.
Perfino il presidenzialismo, l’unico sistema in grado di garantire un vincitore, comincia a perdere colpi: Trump è diventato presidente con meno voti della seconda arrivata.
Resta saldamente in sella il solo Macron, asceso all’Eliseo con appena il 24% del primo turno.
La democrazia è destinata ad avere un futuro, o rischia di essere insidiata dai modelli di «democratura», nei quali il popolo, il «demos», accetta col voto di avere un capo come se fosse in una dittatura?
Bisogna dunque che gli uomini di buona volontà si mettano al capezzale della democrazia malata, e cerchino un modo per ripiantarla in un mondo così diverso da quello in cui nacque.
Il primo passo dovrebbe consistere nel qualificarla, nel darle l’aggettivo giusto.
Democrazia non è solo elezioni: anche in Russia e in Iran si vota. Ma ciò che distingue una «democrazia liberale» è la «rule of law», e cioè la supremazia della Legge, cui ogni cosa è subordinata.
È proprio questo che tiene in piedi la Germania o la Spagna mentre attendono un governo: tutto procede secondo la legge.
Ed è esattamente la Legge ciò che ha impedito agli indipendentisti catalani di andarsene con un referendum, o che costringe gli inglesi a negoziare per uscire dall’Ue.
Dovremmo dunque curare lo stato di diritto come l’asset più prezioso della democrazia, forse perfino più del voto popolare. E proteggerlo dalle mire dei politici di turno che vorrebbero dettar legge.
Il secondo punto è che difficilmente una democrazia liberale può prosperare senza partiti democratici e possibilmente popolari.
Più partiti personali nascono, più movimenti estemporanei si affermano, più le elezioni diventano un taxi per ambizioni private, più debole sarà la democrazia.
In questo campo, ahinoi, noi italiani abbiamo anticipato molte tendenze pericolose.
Infine c’è un problema anche più complicato da risolvere: l’emigrazione della sovranità dagli Stati nazionali verso consessi internazionali che per loro natura non possono decidere democraticamente (le sedi europee assegnate a sorteggio ne sono un esempio).
Moneta, commercio, investimenti, circolazione dei capitali e degli esseri umani, politica estera, sono tutte materie sulle quali l’elettore sa ormai di non avere più molto potere. Bisognerebbe dunque riempire i parlamenti di altri poteri: di controllo e revisione, per esempio, in materia di nomine, di spesa pubblica, di allocazione delle risorse e di assegnazione degli appalti, per farne dei baluardi contro la corruzione e lo sperpero, garantendo tempi e strumenti alle opposizioni che vigilano sul potere.
Rimpatriare una parte delle competenze affidate al Parlamento europeo. Ridare alle Camere il ruolo di sedi del dibattito informato, per esempio sulle delicatissime questioni bioetiche.

Assegnare loro il potere di scrutinare i ministri prima della nomina e di convocare il primo ministro ogni settimana a rispondere in diretta tv. Bisogna trovare nuovi e validi motivi per convincere gli elettori a non disertare lo spettacolo della democrazia, e a non trasformare il parlamento in un’aula sorda e grigia. Antonio Polito Corriere.it 23.11.2017.


La bufala
è una delle poche volte che condivido ogni parola . Complimenti  a Polito

preferire Di Maio a Berlusconi

Egregio direttore
Qualcuno dice di preferire Di Maio a Berlusconi.
Mi sembra evidente che la sinistra preferisca Di Maio.
Infatti Di Maio rappresenta un politico sostenuto da una vera maggioranza elettorale.E' l'avversario più competitivo.
Berlusconi è stato sicuramente uno statista ma ha commesso due errori.
Il primo si è circondato di una classe di dirigenti che forse andavano bene per un'azienda privata ma non per fare politica. Non si può tenere un dirigente quando il tuo partito perde ad ogni elezione una fetta consistente di consensi.
Il secondo e di aver nominato segretario il simpatico onorevole Alfano. 
Distinti saluti
Cesare Fedeli

UK Agevolazioni fiscali per incrementare gli investimenti

Egregio direttore, 
la Gran Bretagna propone delle agevolazioni fiscali fortissime per chi acquista la prima casa.
Non si potrebbe fare lo stesso in Italia, Anzi io farei delle agevolazioni economiche anche per chi compra la seconda casa purché sia in linea con le normative urbanistiche e sia antisismica.
Distinti saluti
Cesare Fedeli


LA bufala 
fare agevolazioni per incrementare gli investimenti sembra il toccasana.
Ma se ci si mettono Comune Soprintendenza Regione Ente Parco a dire l'uno il contrario dell'altro in fatto di autorizzazioni?

aumentare il pil e diminuire il debito

Washington, 13 nov. 2017 - Le economie europee avanzate con un
altro debito pubblico come l'Italia "devo abbassare il loro debito ma
senza compromettere la ripresa economica". Lo sottolinea il Fondo
monetario internazionale nell'Outlook economico regionale dedicato al
Vecchio Continente, invitando ad approfittare della fase
espansionistica per creare "cuscinetti" fiscali in grado di
alimentare la capacita' di crescita e assorbire eventuali shock,
preparandosi cosi' per i "giorni di pioggia". Molte economia europee
avanzate ed emergenti "devono i ridurre i loro deficit ancora elevati
in una maniera favorevole alla crescita - si insiste nel rapporto - e
questo compito e' particolarmente importante per i Paesi con un altro
debito pubblico e tenendo conto che nel tempo i tassi d'interesse
saliranno". Per contro, i Paesi con margini di manovra fiscale come
la Germania, dovrebbero accrescere il potenziale di crescita e
sostenere le riforme strutturali. "Per molte economie avanzate,
occorrono progressi piu' rapidi per far aumentare la crescita della
produttivita', rendendo ad esempio piu' competitivo il mercato dei
prodotti e migliorando quello del lavoro, il training e la
formazione".

La bufala
aumentare il pil senza diminuire il debito serve a poco secondo il FMI.
Perché non si preoccupano anche di come vengono gestite le entrate!

Sappada è passato al Friuli Venezia Giulia. Il veneto ha un comune in meno!

La Camera dei deputati ha approvato nel primo pomeriggio in via definitiva la legge che toglie alla Regione Veneto il comune di Sappada e lo assegna alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Hanno votato a favore 257  deputati, 20 contrari e 74 astenuti. Ad astenersi sono stati i deputati di Fi, Direzione Italia e Mdp.23.11.2017

Egregio direttore
il comune di Sappada è passato al Friuli Venezia giulia.
Se fossi Zaia chiederei che tutto il Veneto passasse al Friuli Venezia. Così ci sarebbe una macro regione che sfrutta lo statuto delle regioni speciali.
Distinti saluti
Cesare Fedeli


La bufala
tutti dicono che vogliono le macro regioni per ridurre i costi della politica. Questa è una occasione!


mercoledì 22 novembre 2017

La sentenza della CEDU. Berlusconi vincitore?

La sentenza della CEDU. Berlusconi vincitore?
L’attesa per il verdetto della Cedu potrebbe essere molto lunga, mesi, persino più di un anno, come racconta la tempistica della Corte.
Potrebbe quindi arrivare fuori tempo massimo per le elezioni in Italia.
In ogni caso il Cavaliere ha solo da “guadagnare” da questa partita: se il ricorso dovesse essere accolto, sarà la vittima da risarcire con infinite scuse, ruolo in questo paese sempre abbastanza redditizio.
Se dovesse essere bocciato, potrà comunque invocare “la persecuzione giudiziaria” condizione che, a giudicare dai sondaggi, fa crescere il suo gradimento; anche una non-decisione prima del voto potrebbe tornargli utile, una buona carta da giocare nella campagna elettorale.
Win- win- win, tre volte vincitore.
Berlusconi ha però apprezzato, e inteso come buon auspicio, alcune dichiarazioni di certi suoi avversari storici ospiti ieri sera di alcuni talk show.
Il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, che non ha mai fatto sconti al Cavaliere imprenditore né al politico, ha confessato a Floris che “se dovesse scegliere tra Di Maio e Berlusconi come guida del paese, sceglierebbe Berlusconi”.
Matteo Renzi, ospite di Porta a Porta, ha immaginato di “poter sfidare Berlusconi nello stesso collegio” così o l’uno o l’altro, per mettere a tacere le voci di inciucio.

Lo stesso Cavaliere, al telefono a Radio 105, ha messo le mani avanti chiarendo che il verdetto cambia poco. “Dopo 5 anni di attesa – ha detto - spero che adesso la Corte accolga in tempi brevi il mio ricorso e comunque il mio ruolo è già chiaro: indipendentemente dalla candidabilità sarò in campo per portare il centrodestra al governo del paese". 

Berlusconi e la perfetta Giustizia della Corte di Strasburgo

Berlusconi e la perfetta Giustizia della Corte di Strasburgo


Silvio Berlusconi fece ricorso alla Corte nel 2013 in seguito alla sua decadenza da senatore. 

Berlusconi decadde da senatore in seguito alla sua condanna in via definitiva a 4 anni di reclusione per evasione fiscale nell’ambito del processo Mediaset.
La cosiddetta “legge Severino” prevede la decadenza – e la successiva incandidabilità – dei parlamentari condannati in via definitiva per alcuni particolari reati. L’incandidabilità dura per sei anni, quindi nel caso di Berlusconi fino al 2019.
La sentenza della Corte dovrebbe arrivare fra un anno circa e non sarà appellabile, ma secondo i giornali già questa sera potrebbero uscire delle indiscrezioni su qual è l’orientamento dei 17 giudici.
E’ improbabile che la sentenza arrivi prima della primavera 2018, quando dovrebbero tenersi le prossime elezioni.


La bufala
Sembra tutto perfettamente calcolato: Berlusconi è fuori dal Parlamento anche se vince la causa.


Berlusconi ricorso a Strasburgo nel 2013 sentenza ... quando???? Risarcimento danno?

Il ricorso a Strasburgo era stato depositato dai difensori di Berlusconi nell'autunno del 2013, quando il Senato aveva stabilito la sua decadenza dal seggio, essendo divenuta definitiva la condanna per la vicenda dei diritti tv. Nonostante la gravità e la rilevanza della vicenda, l'attesa è durata oltre tre anni e mezzo, giustificati dalla lunga lista di procedimenti in lista d'attesa davanti alla Corte del capoluogo alsaziano. La Corte aveva rifiutato di esaminare la vicenda con procedura di urgenza, e così pure di emanare un provvedimento provvisorio per consentire all'ex premier di partecipare alle scorse elezioni europee. Il governo italiano, che si costituisce in giudizio contro la richiesta di Berlusconi, ci aveva messo del suo presentando con grande lentezza le risposte ai chiarimenti chiesti da Strasburgo. E solo recentemente si erano colti i segnali di una accelerazione, con la decisione di assegnare il caso alla Camera Grande della Corte, il massimo organo giudicante, l'unico che tiene le sue udienza a porte aperte.
Dalla sua parte, oltre a un nutrito pool internazionale di avvocati, Berlusconi a novembre avrà anche un precedente importante: la sentenza che nel 2014 la Corte emise su un ricorso analogo presentato da un parlamentare molisano di centrosinistra, Marcello Maniscalco. In quel caso, la Corte stabilì che la "Severino" non si può applicare a fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore. Il pool legale del Cavaliere ritiene che lo stesso criterio debba valere anche per Berlusconi.


LA bufala
ma se Berlusconi dovesse chiedere i danni all'Italia per avergli negato il dirotto di svolgere le sue funzioni di parlamentare

decadenza Silvio Berlusconi. Legittima? sanzione amministrativa o penale?

Strasburgo, 22 nov. (askanews) - La decisione di far decadere Silvio Berlusconi dalla sua carica di senatore è stata "una sanzione penale" ed è il "risultato arbitrario, sproporzionatto e inappellabile" di una decisione presa della maggioranza del Senato (192 voti contro 114), ovvero dei suoi avversari politici. Inoltre, la Legge Severino non prevede dei criteri chiari e obiettivi sulla decadenza di un parlamentare in carica, e dunque l'attuazione di questa sanzione è arbitraria, come dimostra il fatto che non è stata applicata allo stesso modo ad Augusto Minzolini. Lo ha detto, oggi a Strasburgo, durante l'udienza pubblica della Grande Chambre della Corte dei Diritti dell'Uomo nel caso "Berlusconi contro Italia", l'avvocato Edward Fitzgerald, rappresentnte dell'ex Cavaliere.
Il primo intervento era stato quello della rappresentante dello Stato italiano Maria Giuliana Civinini, che aveva invece negato la pretesa natura di sanzione penale della decadenza del mandato di senatore di Berlusconi, affermando che si era trattato di una decisione presa dal Senato in applicazione delle sue prerogative, mentre la magistratura si era limitata a comunicare al Senato, com'era suo dovere, il fatto che Berlusconi era stato condannato per frode fiscale in via definitiva a quattro anni di reclusione.

martedì 21 novembre 2017

Bitcoin in Italia


Bitcoin in Italia
Quanti euro vale un Bitcoin?
Nel momento in cui pubblichiamo queste righe, un Bitcoin vale 621 euro, ma in realtà con questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile. Per due ragioni: è molto nuova e instabile, e si basa sullo scambio di utenti, senza alcuna regolazione. Ogni volta che qualcuno intende comprare un Bitcoin scambiandolo con lavoro o un bene decide autonomamente il suo valore.
Dove è possibile acquistare Bitcoin in Italia?
Se non si intende acquisire Bitcoin facendo mining, il modo più semplice è utilizzare del proprio denaro tradizionale nelle piattaforme di scambio. Già citati Bitstamp e altri, un metodo veloce e apprezzato in Italia è quello che sfrutta postePay. Un salto su BitBoat, inventato dallo studente Thomas Bertani, vale più di mille parole.
Bitcoin è una buona opportunità di investimento?
A questa domanda è impossibile rispondere in poche righe. Probabilmente il Bitcoin è la peggiore forma di risparmio e la più innovativa forma di investimento. È uno strumento nuovo, nuovissimo e sperimentale. Affidargli i propri risparmi è decisamente sconsigliato.
I Bitcoin sono infiniti?
No. L’ideatore del Bitcoin ha previsto che la sua circolazione sia limitata a priori. Il motivo è complesso, ma può essere così riassunto: essendo molto inflattiva, se gli utenti non conoscessero già la sua circolazione massima (prevista in 21 milioni di esemplari), potrebbe essere usata per scopi speculativi da un ente centrale. Il sistema prevede che ogni 4 anni si dimezzi la creazione di nuovi Bitcoin. Nel 2013 erano già la metà della quantità massima e nel 2017 si toccheranno i 3/4 di questi 21 milioni. Ovviamente questo determinerà una deflazione della moneta: il suo valore reale aumenterà in modo spropositato, mentre quello di scambio si avvicinerà tendenzialmente allo zero, dato che sarà sempre più difficile possederla. La scarsità sarà però compensata con la sua divisibilità fino all’ottava cifra decimale.

Commissione Vigilanza sulle Banche

Egregio direttore, 
scopriamo dai commissari della commissione vigilanza sulle banche che L'attuale sistema di controllo sulle banche era del tutto insufficiente. ma questi in parlamento cosa stanno a fare, Giocano alla bella legge elettorale? se uno non è capace di fare il lavoro di legislatore che è un lavoro importante è meglio che stia a casa che vada a Fare Altri mestieri. Distinti saluti .
Cesare Fedeli

Carige in risoluzione?

grandi azionisti di Carige – Malacalza e Volpi – hanno formalizzato l’impegno a sottoscrivere l’aumento di capitale e i contrasti con le tre banche che assistono l’istituto ligure (Barclays, Credit Suisse e Deutsche Bank) sembrano in via di superamento, tanto che è prevista la costituzione del consorzio di garanzia entro il fine settimana. Se così fosse, il titolo Carige potrebbe essere riammesso a Piazza Affari già lunedì mattina e l’aumento di capitale da 560 milioni potrebbe partire nei giorni immediatamente successivi, non appena ricevuto il via libera Consob al prospetto informativo.
A tirare un sospiro di sollievo sono in molti, a partire dai piccoli azionisti della banca e dai titolari di obbligazioni che nelle ultime ore avevano temuto il peggio e cioè che Carige potesse finire in risoluzione, come già capitato nel novembre 2015 a Popolare Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara, o che addirittura potesse essere applicato per la prima volta il “bail-in”, coinvolgendo nelle perdite anche i titolari di obbligazioni senior e i depositi bancari al di sopra dei 100mila euro. Timori per nulla infondati alla luce di quanto successo in questi anni di crisi bancarie e della difficile situazione della banca, che è da molto tempo sull’orlo del baratro. Ad alimentare le paure vi è anche un’oggettiva difficoltà a reperire capitali “privati” per un eventuale salvataggio (il sistema bancario si è già “svenato” con Atlante, con le quattro banche regionali e con altre crisi minori ed è a corto di munizioni) e la sensazione che Bruxelles e Francoforte questa volta non siano disposte a derogare alle regole e possano acconsentire all’impiego di fondi pubblici solo a patto che scatti il “bail-in”.


La  bufala

Tutto a posto non ci sono problemi per le banche in Italia abbiamo una classe dirigente che controlla e indirizza… verso lo sfascio.

Operazione diluitiva. Tredici miliardi di aumento di capitale di Unicredit


Operazione diluitiva. Tredici miliardi di aumento di capitale di Unicredit


Tredici miliardi richiesti al mercato fanno dell'aumento di capitale di Unicredit il maggiore della storia di Piazza Affari. L'operazione è partità oggi, lunedì 6 febbraio 2017, per chiudersi venerdì 10 marzo e sulla Borsa italiana il titolo della banca è debole,  entre peggiora sensibilmente l'andamento del diritto. "Ci aspettiamo che il titolo possa essere sotto pressione con la partenza dell'aumento di capitale" scrivono gli analisti di Intermonte. In questa prima fase di contrattazioni i cali, anche se sensibili, sono tutto sommato contenuti se confrontati con altre operazioni di aumento di capitale, a maggior ragione in considerazione del fatto che quella di Unicredit è la più grande ricapitalizzazione nella storia di Piazza Affari.

La struttura dell'operazione prevede un prezzo di offerta dei titoli a 8,09 euro per azione, con un rapporto di opzione di 13 nuove azioni ordinarie ogni 5 vecchie azioni di ogni categoria detenute. Per la negoziazione dei diritti ci sarà tempo fino al 17 febbraio. Il prezzo rappresenta 
uno sconto sul Theoretical ex right price (Terp) del 38%. Il Terp rappresenta il prezzo teorico di un'azione, dopo lo stacco del diritto di opzione relativo ad un aumento di capitale. "Rispetto al prezzo di chiusura di venerdì scorso il prezzo teorico post stacco del diritto (il Terp, ndr) da prendere a riferimento per le negoziazioni odierne, è pari a circa 13,11 euro", dicono dall'Icbpi. "Abbiamo rettificato il precedente target price (29.00 euro) per tenere conto dell’aumento di capitale (a 14,50 euro). Manteniamo per il momento la raccomandazione, in attesa dei risultati definitivi del 2016 e della revisione della valutazione post aumento di capitale".

L'operazione è diluitiva per coloro che decidono di non seguire, che vedranno scendere la loro partecipazione nell'azionariato i oltre il 70 per cento. La Fondazione Cariverona (azionista di Unicredit con il 2,2%) ha deciso di sottoscrivere l'aumento al 73% e si diluirà quindi all'1,8%. La Fondazione Crt dovrebbe aderire per la quota pari al 2,3%, ha spiegato la settimana scorsa il neo presidente, Giovanni Quaglia. C'è poi Capital Research, azionista con il 6,7% che dovrebbe sottoscrivere tutti i diritti di opzione confermando così la propria quota. Mentre non non si conoscono ancora le intenzioni di Mubadala investment company pjsc, il fondo sovrano di Abu Dhabi che ha il 5%, di BlackRock e la volontà della Banca centrale libica e del fondo sovrano Lia che hanno in totale circa il 4%. C'è poi Leonardo Del Vecchio, azionista al 2% attraverso la finanziaria Delfin, che dovrebbe partecipare per intero mentre Francesco Gaetano Caltagirone non avrebbe ancora deciso nulla.

Nella settimana di vigilia, la banca ha dato alcuni ragguagli importanti: in attesa del cda sui conti del 9 febbraio ha anticipato che il bilancio 2016 si chiuderà con una perdita di 11,8 miliardi di euro, frutto anche della maxi-pulizia dei crediti deteriorati, mentre la Bce ha chiesto alla banca che

appronti una strategia riguardante la riduzione dei non performing loan entro fine mese. Significative novità, poi, dal fronte dei rapporti con i sindacati: il management e i rappresentanti dei lavoratori hanno trovato un'intesa su 3.900 uscite volontarie, a fronte di 2mila assunzioni.


LA bufala
saranno contenti i 3900 licenziati che godranno dei soliti trattamenti: buonuscite e scivoli pensionabili?