sabato 24 dicembre 2016

Forlani Arnaldo

Forlani Arnaldo

Nel 1954 entra nella direzione della D.C. E' Segretario politico dal novembre 1969 al giugno 1973 e dal febbraio 1989 all'ottobre 1992.
Nel 1980 viene eletto presidente del consiglio nazionale.
Con Mariano Rumor a capo del suo I Esecutivo è alla guida del Ministero delle partecipazioni statali; nel II Governo Rumor Forlani riveste la carica di Ministro per i rapporti con le Nazioni Unite, incarico da cui si dimette il giorno 11 novembre 1969 perché eletto segretario politico della D.C.
E' poi Ministro della difesa nel IV e V Governo Moro. Nel 1976, con Andreotti a Capo del suo terzo Esecutivo, è nominato Ministro degli affari esteri. In tale veste, nel luglio 1977, si reca in visita in Portogallo per esprimere l'appoggio dell'Italia alla richiesta di adesione alla CEE avanzata da Lisbona.
Conserva l'incarico alla Farnesina nel IV e V Governo Andreotti.
Arnaldo Forlani diviene Presidente del Consiglio nel 1980, carica che manterrà dal 18 ottobre fino al 26 maggio successivo. Nei due Governi presieduti da Craxi ricopre l'incarico di Vice Presidente del Consiglio.
Durante la sua presidenza vengono scoperti gli elenchi degli aderenti alla loggia massonica P2; il ritardo nella pubblicazione delle liste, viene considerato una sua diretta responsabilità (soprattutto dal Pci): Forlani viene quindi costretto a rassegnare le dimissioni.
Nel 1989 diventa segretario politico della DC sostituendo Ciriaco De Mita. Durante il periodo 1989-1992 si avvia l'alleanza (dai giornali definita "il CAF") tra Bettino Craxi, Giulio Andreotti e lo stesso Forlani.
La candidatura di Forlani al Quirinale sfuma nel 1992 poiché non votato dalla corrente della DC guidata da Mario Segni. Nello stesso anno, le elezioni politiche producono un calo di 5 punti alla DC e il famoso CAF si scioglie.
Sempre nel 1992 scoppia il caso "Tangentopoli". Durante il Processo Cusani, che di fatto dà il via all'inchiesta "Mani Pulite", viene chiamato a testimoniare circa i finanziamenti illeciti ricevuti dall'affare Enimont. L'immagine di Forlani che in chiara difficoltà, risponde ad una domanda con un laconico "Non ricordo", diverrà uno dei simboli di Tangentopoli e di quella corruzione divenuta un sistema diffuso in Italia: per quel sistema Forlani viene condannato in via definitiva a due anni e quattro mesi di detenzione per finanziamento illecito nell'affare Enimont e a tre anni in primo grado di giudizio per ricettazione di varie tangenti sugli appalti inerenti le autostrade.
Ai tempi della DC il suo portavoce è Pier Ferdinando Casini, futuro Presidente della Camera dei Deputati e leader dell'UDC, considerato il suo più diretto erede politico.biografieonline


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