Davigo Piercamillo. Corruzione
La corruzione presenta alcune
caratteristiche fondamentali. Primo: è seriale, cioè chi commette questi reati
non li commette una volta soltanto ma li commette tutte le volte che ne ha
occasione e con ragionevole certezza di impunità. Quindi vuol dire sempre, in
Italia.
Secondo: è diffusiva, o contagiosa,
nel senso che chi è dentro queste pratiche cerca di coinvolgere altri soggetti
per creare un ambiente favorevole. Questo si ramifica fino a quando sono
"quelli per bene" a doversene andare perché sono in pericolo per
colpa di "quelli per male".
La corruzione poi dà vita a sistemi
criminali perché dà vita a mercati illegali, che sono quelli in cui non
c'è tutela giuridica, come per esempio la vendita di droga, la prostituzione,
il traffico di esseri umani, il traffico di armi e così via.
Il mercato illegale normalmente è autoregolamentato,
cioè chi non rispetta le regole viene escluso dal mercato. Ma questo funziona
solo fino a quando il mercato ha dimensioni tali per cui tutti si conoscono,
quanto meno indirettamente o per fama. Quando il mercato illegale è troppo
ampio questo sistema di autoregolamentazione non funziona più, per cui
interviene a regolarlo qualche soggetto esterno, di solito il crimine
organizzato.
Cosa bisogna fare per
fronteggiare un sistema criminale? Usare i meccanismi che si usano per
fronteggiare i sistemi criminali. Non far finta che siano casi isolati di uno
che una volta per distrazione ha preso una mazzetta, ma trattarli da quello che
sono: sistemi criminali.
Primo: una premialità molto
forte. Normativa sulla protezione e l'assistenza ai testimoni di giustizia;
normativa sulla protezione e la riduzione di pena, secondo me, fino
all'impunità per i collaboratori di giustizia. Tra l'altro chi in questa
materia parla per davvero, cioè dice tutto quello che sa, diventa inidoneo a
commettere questi reati, perché se un funzionario pubblico che ha preso
tangenti racconta quello che ha fatto, facendo l'elenco di quelli che ha
pagato, non troverà nessuno disposto a pagarlo. Allo stesso modo un
imprenditore quando viene scoperto per pagare tangenti elenca tutti i
funzionari pubblici che ha pagato, non troverà più nessun funzionario pubblico
disposto a ricevere denaro da lui. Diventa inidoneo, è già rieducato, per
forza.
La seconda cosa sono per me le
operazioni sotto copertura, per esempio gli appalti sono per lo più risultati
condizionati pesantemente da cartelli di imprese che si accordavano tra di loro
per dividerseli. Allora tutta la normativa stringente sugli appalti non serve a
niente, perché dà fastidio alle imprese per bene e non fa niente alle imprese
"per male" che si mettono d'accordo. Come si sgretolano questi cartelli
se non potendo mandare ufficiali di polizia giudiziaria direttamente o tramite
persone interposte a fingersi imprenditori che partecipano a una gara per
scoprire che ci sono questi cartelli, per esempio?
Il familismo amorale è quando
qualcuno antepone gli interessi della propria famiglia, non necessariamente
quella politica, di solito quella naturale: figli, nipoti, cugini, parenti,
agli interessi generali.
Il primo dato è che la Costituzione
prevede che i dipendenti pubblici siano assunti, di regola, mediante concorso.
Il problema è che in Italia di solito i dipendenti pubblici non sono affatto
assunti mediante concorso. Vengono assunti in modi vari: per chiamata,
precariato, etc. questo ha come prima conseguenza che normalmente non sono
fedeli alla Repubblica ma al padrino politico che li ha messi lì.
Il secondo dato è che non hanno
il più delle volte un senso di appartenenza all'amministrazione di cui fanno
parte, che deriva da professionalità elevata, dal senso e dall'orgoglio di
essere stati scelti perché bravi. Perché se quel che conta è il rapporto di
fedeltà personale, e non la capacità professionale, viene meno anche questo. In
altri paesi, per esempio la Francia, con la sua amministrazione, o in Gran
Bretagna, questo orgoglio di appartenenza c'è. Ed è anche normale che queste
amministrazioni siano un ostacolo serio a eventuali tentativi di devianza da
parte degli organi sovra ordinati, di solito quelli politici, quando ordinano
cose illegali si rifiutano di farle. Da noi se uno si rifiuta di farle passa
dei guai, nella migliore delle ipotesi non lo promuovono.
Per evitare inquinamenti di prove
ci sono due esigenze del tutto diverse.
La prima, quella di unificare le
fattispecie: meno reati ci sono, come fattispecie astratte, meglio è.
Poi c'è la tutela delle indagini
perché il segreto che in Italia viene sempre invocato a sproposito, a tutela
della reputazione, dimenticandosi che il segreto non serve a tutelare la
reputazione, il segreto serve a tutelare le indagini.
La reputazione è tutelata dalle
norme sulla diffamazione. Se io scrivo una roba falsa ne rispondo. Se io scrivo
una roba vera no. E quindi non si può dire: sono un ladro ma non si deve
sapere, per esempio. Anche se abitualmente viene utilizzato questo sistema.
Allora se un funzionario pubblico rivela segreti d'ufficio commette un reato
grave. L'ipotesi aggravata è punita fino a 5 anni di reclusione. Se i informo
qualcuno delle indagini, determinando un aiuto a sottrarsi alle investigazioni
delle autorità, è favoreggiamento personale.
Le intercettazioni sono uno
strumento delicatissimo, non soltanto perché se uno sa che è intercettato può
togliere per esempio le microspie, ma c'è un'ipotesi molto più grave: se uno sa
che è intercettato può parlare in modo a sé più favorevole, inquinando le prove
già acquisite prima.
Negli ultimi 25 anni la classe
politica, per quanto riguarda in particolare le indagini e i processi in tema
di corruzione si è data molto da fare, non per stroncare la corruzione ma per
stroncare le indagini e i processi, facendo leggi che impedivano le indagini e
azzeravano le prove acquisite e creavano difficoltà. Con una certa differenza
fra centro destra e centro sinistra. Il centro destra ne ha fatte così grosse e
così male che di solito non hanno funzionato, o sono state dichiarate
incostituzionali o comunque ne è stata data una interpretazione che consentiva
di limitarne i danni.
Il centro sinistra le ha fatte
molto mirate, ottenendo risultati.
Per quanto riguarda poi l'andamento generale della giustizia, non sono state fatte riforme che la rendano più efficiente, sono state fatte riforme che di solito non hanno inciso per niente, qualche volta peggiorative.
Per quanto riguarda poi l'andamento generale della giustizia, non sono state fatte riforme che la rendano più efficiente, sono state fatte riforme che di solito non hanno inciso per niente, qualche volta peggiorative.
Per la giustizia ci sono tre le
cose da fare oltre agli aggiustamenti tecnici del codice di procedura penale,
che oggi è scritto apposta per non farlo funzionare.
La prima è quella di ridurre
drasticamente il numero dei procedimenti di primo grado, attraverso una ampia
depenalizzazione, e incentivando più seriamente i riti alternativi. Il secondo
tipo di intervento riguarda le impugnazioni.
In Italia abbiamo un numero
sterminato di appelli che altrove è sconosciuto.
La Corte di Appello se
appellante è solo l'imputato non gli può aumentare la pena, quindi tutti fanno
appelli perché tanto non rischiano nulla.
Aspettare le sentenze significa rimettere
all'autorità giudiziaria decisioni squisitamente politiche, perché decidere la
carriera giudiziaria di un uomo politico, in un senso o nell'altro, sia nel
senso della condanna che nel senso della assoluzione, carica il processo di
tensioni che altrimenti non ci sarebbero.
Se noi processassimo degli ex,
già allontanati dai posti di responsabilità dai loro pari, tutto quel che
accade nei processi avrebbe un interesse storico, e non un interesse politico
immediato.
Si dice: ma noi non sappiamo
esattamente come sono andate le cose, e a volte davvero non si sa. Ma faccio
alcuni esempi di quando si sa benissimo come sono andate le cose, e non si
interviene. A Milano nel 2000 o nel 2001 venne arrestato in flagranza un
consigliere comunale mentre chiedeva 360 milioni di lire, l'equivalente di 180
mila euro, a un imprenditore per permettergli l'apertura di un centro
commerciale.
La richiesta era video
registrata. Quindi non c'era dubbio su ciò che avesse fatto. Si può discutere
nel processo su che tipo di reato sia. Ma dal punto di vista dell'opportunità
politica dovrebbe già essere sufficiente. Comunque questo fu tratto a giudizio
con rito direttissimo condannato a due anni di reclusione per tentata
concussione. L'indomani il prefetto scrisse al consiglio provinciale dicendo lo
dovete sospendere, perché secondo la legge vigente all'epoca, gli
amministratori locali che riportano condanne non inferiori a 2 anni per reati
contro la pubblica amministrazione dovevano essere sospesi. Il consiglio
provinciale di Milano ha respinto la richiesta di sospensione con questa
argomentazione che io trovo divertente. Dicendo "secondo noi la
sospensione è obbligatoria solo per i reati consumati ma nel suo caso la
concussione era solo tentata". Ricordo di aver commentato in una
intervista: siccome non ce l'ha fatta a prendere i soldi, gli danno un'altra
chance.
Più o meno tutti i governi che si
succedono annunciano una dura lotta all'evasione fiscale cominciando con un
condono.
Quindi, perdonando intanto gli
evasori, che non mi sembra un bel modo di fare la lotta all'evasione fiscale.
In un dibattito su Micromega il
moderatore Paolo Flores D'Arcais ha chiesto a Giuliano Ferrara, ricordando quel
che si diceva di Andreotti, ma è vero che per fare politica bisogna avere
capacità di ricatto? E Ferrara rispose: no, per fare politica bisogna essere
ricattabili, così si è disposti a fare fronte comune. A me sembra la logica di
una organizzazione mafiosa. beppegrillo.it/m/2017/03/09.
Nessun commento:
Posta un commento