mercoledì 30 dicembre 2015

Art. Ventuno Libertà di espressione a Cremona di Federico Centenari è costretto a fermarsi.

Dopo un anno e un mese davvero intensi e ricchi di soddisfazioni professionali, Art. Ventuno è costretto a fermarsi per ragioni economiche

OLTRE TREMILA LETTORI AL GIORNO, UN MILIONE E MEZZO DI PAGINE VISITATE E 4.700 ARTICOLI PUBBLICATI. MA LE DINAMICHE DI QUESTA CITTÀ NON LASCIANO SPAZIO ALLE VOCI INDIPENDENTI

di Federico Centenari
Art. Ventuno si ferma qui. A un anno e un mese dal suo debutto online. Le scommesse si vincono e si perdono, e quella di dare una voce alternativa alla città l’abbiamo persa. Intendiamoci: lo dico senza rimpianti, solo con un po’ di amarezza. Perché se ci tocca fermarci è solo per ragioni economiche. Perché, per dirla volgarmente, non riusciamo a campare del nostro mestiere. E forse, in fondo, era questa la vera scommessa: fare di un giornale non allineato, un giornale che avesse nella pubblicità la sua unica fonte di entrata, una voce critica in città e al tempo stesso il nostro lavoro.
Sapevamo che questa indipendenza sarebbe stata al tempo stesso il nostro punto di forza e il nostro limite. E il “bilancio” finale lo dimostra: Art. Ventuno è cresciuto rapidamente sin dai primi mesi, arrivando a contare, oggi come oggi, su una base consolidata di oltre tremila lettori quotidiani (accessi unici al sito), più di un milione e duecentomila pagine visitate in un anno e un mese e quasi 4.700 articoli pubblicati. Il giornale è riuscito a fare opinione, a farsi apprezzare (anche a farsi detestare…), a farsi largo nei “social”, dove la sua presenza è cresciuta oltre ogni nostra aspettativa. Tutto questo a fronte di una redazione scarna e per niente incline ai compromessi.
L’altro lato della medaglia – il limite dell’operazione editoriale – sta qui, in effetti. Niente compromessi, niente aiuti. Nemmeno da chi – e non sono stati pochi – ha plaudito l’iniziativa sottolineando la necessità di una voce fuori dal coro, a patto… di non averci a che fare pubblicamente. Che certi equilibri, in questa città, son delicati e guai a turbarli…Lo dico senza alcun risentimento, sia chiaro. Al massimo con quel po’ di tristezza che mi deriva dal constatare, ancora una volta, quanto siano difficili da superare le dinamiche che governano questa realtà e delle quali Art. Ventuno ha scritto più volte.
Le chiacchiere, come si dice, stanno però a zero. Il dato di fatto è che il bacino pubblicitario locale è limitato e in quel bacino vanno a pescare tutti gli organi di informazione cremonesi. Di quello non si vive, inutile girarci attorno. In questo la nostra scommessa è persa, non certo per l’aspetto professionale, che senza alcun dubbio posso considerare il più formativo e il più soddisfacente (oltre che il più impegnativo) in quindici anni di mestiere.
In questi mesi ho avuto il privilegio di lavorare con Mattia Guazzi e Lorenzo Balestreri: colleghi validi, motivati e affidabili, ma, più di tutto, persone eccezionali con la schiena dritta e saldi ideali. Con loro non solo ho lavorato nelle migliori condizioni, ma, cosa ancora più importante, mi sono divertito a farlo. E questo, permettetemi di dire una banalità, non è poco.Insieme a loro voglio ringraziare tutti i lettori che in questo anno e poco più ci hanno seguito, apprezzato, criticato. Con Mattia e Lorenzo voglio anche ringraziare tutti i collaboratori che hanno contribuito a rendere Art. Ventuno un giornale ricco di contenuti e spunti: Alberto “Gege” Guarneri, Michele Manzini, Roberto Caccialanza, il prof. Riccardo Groppali, poi Carlo Cottarelli e Riccardo Pini, Fabio Varesi, Massimo Malfatto. Senza scordare, naturalmente, gli amici fotografi: Giuseppe Muchetti, Stefano Muchetti, Mario F. Rossi.
Qualche parola, portate pazienza, per ringraziare di cuore gli inserzionisti che hanno creduto nel progetto, così come mio fratello Filippo, ideatore dell’efficace grafica del giornale (c’è chi l’ha apprezzata al punto tale da prenderla a esempio…), e Luca Bravo di “incode”, il programmatore che con grande pazienza e competenza ci ha seguito sino all’ultimo.
Un grazie particolare, infine, al direttore del settimanale “Il Piccolo” e di questa stessa testata, Daniele Tamburini: il primo a credere in questo progetto e a buttarcisi, come si dice, anima e core. Senza il suo ottimismo e senza il suo sostegno, ne sono certo, Art. Ventuno non sarebbe nato.
Che dire, Daniele, io, Mattia e Lorenzo ci abbiamo provato e lo abbiamo fatto con tutte le nostre forze, consci dei nostri limiti ma sempre con determinazione ed entusiasmo. Speriamo di aver lasciato un piccolo segno e di aver dimostrato che una voce non allineata è utile a questa città.Non so, mi piace pensare a questo editoriale come a un arrivederci, più che a un addio, e chissà… La vita la puoi programmare, modellare nella tua testa finché vuoi, ma non puoi impedirle di sorprenderti.
P.s. – Abbiamo pensato a lungo a come disegnare questa ultima homepage. Alla fine ci è parsa una buona idea lasciarvi con un “sunto” di un anno e un mese di Art. Ventuno. Uscendo da questo editoriale e tornando nella homepage troverete dunque alcuni articoli pubblicati dal debutto del giornale ad oggi (qui ri-pubblicati non in ordine cronologico). Si tratta dei “pezzi” per noi più significativi, dei pezzi più letti, dei pezzi più condivisi. In alcuni casi, più semplicemente, dei pezzi che più ci hanno divertito.

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COME farò a trovare una notizia locale data in maniera indipendente?

1 commento:

nicola centofanti ha detto...

ARTICOLO VENTUNO
Sono triste per la sua chiusura, la prova, nel mio piccolo, nel suo anno di vita ho dato spesso una mano ricordando gli articoli più significativi ai lettori del mio blog. Però la società e soprattutto il mercato hanno regole dure, a volte ingiuste: se, in nome di una giustizia che a parole nessuno nega, purché naturalmente sia rivolta all'altro, spari su tutti, alla fine resti solo; armiamoci e partite è il senso.......
FC

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