Antoniani Fabiano. dj Fabo
Fabiano Antoniani, noto come dj
Fabo, cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente d'auto tre anni fa, è
morto stamattina in Svizzera dopo essersi sottoposto all'eutanasia attiva.
"Sono finalmente arrivato in
Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l'aiuto del
mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo
inferno di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino
alla morte.
L'ex dj è stato «aiutato a
morire» nella clinica Dignitas di Forck, a una decina di chilometri da
Zurigo, affiliata tra l'altro alle associazioni italiane Exit Italia, Libera
Uscita e Associazione Luca Coscioni. Nella Confederazione elvetica
organizzazioni quali Exit e Dignitas forniscono un'assistenza al suicidio nel
quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale
l'assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono "motivi
egoistici".
Monsignor Paglia: porre fine ad
una vita è sempre una sconfitta
"Tutto questo mi rattrista
molto. Deve rattristarci tutti, e anche interrogarci": così monsignor Vincenzo
Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato,
prima che arrivasse la notizia della morte di dj Fabo. "Ogni volta che si
pone termine a una vita, o ci si propone di farlo, è sempre una
sconfitta", ha dichiarato monsignor Paglia in un'intervista al Corriere
della Sera, "una sconfitta amara: sia per chi dice 'non ce la faccio
più" sia per una società che si rassegna all'impotenza".Per
l'arcivescovo "la legge non può per sua natura"regolamentare
"situazioni così drammatiche" e "il rischio è di creare 'la
cultura dello scartò di cui parla il Papa".
Per la parlamentare dell'Udc Paola
Binetti la vicenda di Fabo non aiuta il dibattito in Italia sul testamento
biologico.
Si tratta di due argomenti
distinti tra i quali però vengono fatti pericolosi collegamenti dai giornali di
tutto il mondo. "Nessuno intende aprire la porta a questa pratica che va
contro il diritto alla vita e non risponde a criteri di solidarietà" ha detto
stamane la parlamentare. Gigli (Movimento per la Vita precisa:"Ancora una
volta l'associazione Luca Coscioni si dimostra un esperto imbattibile
nell'opera di sciacallaggio. È sotto gli occhi di tutti il tentativo di
sfruttare l'umana tragedia di dj Fabo per condizionare il dibattito
parlamentare sul consenso informato e sulle Dat. L'uso strumentale del caso è
ancor più evidente se si pensa che, a differenza di quanto avviene in Svizzera,
la legge in discussione in Italia avrebbe consentito di lasciar morire dj Fabo
di stenti, ossia per disidratazione e denutrizione, e non certo per suicidio
assistito farmacologico" afferma il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo
parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico), presidente del Movimento
per la Vita Italiano.
“Rispettoso silenzio”, ma no a
“strumentalizzazioni ideologiche”. Questo l’atteggiamento di Alberto
Gambino, giurista e presidente dell’associazione “Scienza & Vita”, di
fronte alla morte in Svizzera di dj Fabio. “Compassione e rispetto assoluti per
una vicenda dolorosissima”, ribadisce Gambino, ma anche un fermo no alla
“strumentalizzazione ideologica del caso fatta dai radicali per tentare di
accelerare l’approvazione del ddl sul fine vita pendente alla Camera”.
L’attuale testo, non ancora
approdato in Aula, “non prevede infatti – precisa il giurista – alcuna forma di
eutanasia attiva: è totalmente falso e pretestuoso collegare le due vicende
affermando che una rapida approvazione del provvedimento avrebbe consentito a
dj Fabio di sottoporsi al suicidio assistito nel nostro Paese senza dover
‘emigrare’ all’estero.
Questa possibilità nel ddl non
esiste”.
L’attuale testo presenta tuttavia
diversi profili problematici, prosegue Gambino. Tra questi la possibilità di
interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali che, chiarisce, “non
costituiscono atti terapeutici, bensì presidi vitali. Se una persona non può
sostenersi autonomamente, la loro sospensione non è accettabile e si configura
a tutti gli effetti come una forma di eutanasia passiva, anche se – ribadisce –
non sarebbe stato questo il caso di dj Fabio”. Se il testo venisse approvato
nella forma attuale, avverte ancora il giurista, “farebbe inoltre passare
l’idea molto insidiosa che di fronte a una disabilità complessa si possa
legittimare la richiesta e la pratica eutanasica. Verrebbe insomma trasposta in
una legge la convinzione, inaccettabile, che il valore e la dignità della vita
in queste condizioni vengano meno”.
"Uniamo il nostro dolore a
chi voleva bene a Dj Fabo. Aiutare a morire chi, per disperazione,
malattia, o qualunque altro motivo, voglia porre fine alla propria vita,
vuol dire costruire una società da cui fratellanza e solidarietà sono
escluse".
Lo afferma Eugenia Roccella,
parlamentare di Idea. "L'angoscia e la solitudine - continua - sono
sentimenti che non si possono eliminare dall'esistenza, ma solo
affrontare, stringendosi nell'amore e nella solidarietà. Se la risposta al
dolore umano diventa il suicidio assistito - conclude Roccella -, ogni
forma di disperazione potrà essere risolta con l'eutanasia: la morte di un
figlio è un dolore meno atroce della tetraplegia? La depressione profonda
è meno grave della cecità?".
I medici "non possono
favorire nessun atto che possa provocare la morte, come precisa il Codice deontologico.
Sulla contrarietà all'eutanasia da parte dei camici bianchi non ci
sono dubbi. Ma la morte di Dj Fabo è una sconfitta per tutti,
perché vuol dire che non siamo riusciti a fare abbastanza per aiutare e
dare sollievo a lui e ai suoi familiari". A parlare all'AdnKronos
Salute è Maurizio Scassola, vicepresidente della Federazione
nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo). avvenire.it.27.2.2017.
Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni ha spiegato: "Sono tanti gli italiani che ci chiedono informazioni su come fare: dal 2015 sono stati 225. Di questi, 117 hanno deciso di andare in Svizzera. Non tutti sono morti: alcuni, dopo i test che hanno dato il nulla osta dei medici, hanno scelto comunque di rientrare in Italia. Avuta la certezza che si può fare, hanno deciso di pensarci ancora".la repubblica.it.27.2.2017
Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni ha spiegato: "Sono tanti gli italiani che ci chiedono informazioni su come fare: dal 2015 sono stati 225. Di questi, 117 hanno deciso di andare in Svizzera. Non tutti sono morti: alcuni, dopo i test che hanno dato il nulla osta dei medici, hanno scelto comunque di rientrare in Italia. Avuta la certezza che si può fare, hanno deciso di pensarci ancora".la repubblica.it.27.2.2017
Nessun commento:
Posta un commento