CENI DIANA. Non sono mica la
Madonna
Maria Croce, un personaggio sopra
le righe con un nome che non appare certo casuale. È la protagonista di Non
sono mica la Madonna da Stabat Mater di Antonio Tarantino, andato in scena a
Milano al Teatro Libero, che le due attrici Diana Ceni e Arianna Corinne
Banfi affrontano, suddividendosi i momenti differenti. Prima Arianna è la
Maria Croce che incontra - lei stessa fa i diversi ruoli ben tratteggiando le
diverse personalità - l'insegnante del figlio avuto dal Giovanni, sposato con
una donna che ci viene descritta brutta e sempre più grassa. Non ha abortito
diversamente da quanto voleva lui: è una ragazza madre come più volte ripete la
Maria Croce interpretata da Diana Ceni nelle ultime due parti. Il figlio è
cresciuto, è stato arrestato per motivi politici. Di lui sapremo solo ciò che
racconta lei. Che invece impariamo a conoscere a ogni nuova battuta. Le
difficoltà non l'hanno inasprita, ma certo l'hanno resa più battagliera, pronta
a lottare per quel figlio che «c’ha un testone così», ma non si sa bene che
cosa abbia fatto. Il testo sembra procedere tra sacro e profano. Perché
Maria Croce si rivolge a un dottor Ponzio che si lava le mani e aspetta il
giudice Caifa. E il figlio ha una storia con una Maddalena, che lei descrive
come una ragazza molto facile delle case popolari. Ed è una relazione a base di
Nutella, utilizzata in modo improprio e insieme affiorano tanti altri elementi
assolutamente profani, come la Simmenthal che dà da mangiare al figlio, come il
Berruti sinonimo di corsa a perdifiato, come il Po in cui ci si può affogare,
mentre nella Dora no (lì si muore di inquinamento), anche come le arance o la
stessa Nutella che lei mangia in scena. Nelle parole e nei gesti Diana Ceni sa
infondere tutta la carnalità possibile mista a quella volgarità che ben si addice
al personaggio, ma anche quella umanità di una mamma, come spesso ripete. Ne
esce un personaggio, Maria Croce, giustamente sopra le righe, che Diana sa ben
dominare barcamenandosi tra quel sacro e quel profano che il testo richiama,
fino a quel finale che fonde insieme i due aspetti. E questi ben emergono,
entrambi esaltati dalla recitazione, giocata anche modulando la voce. Per il
pubblico le occasioni di risate si intersecano con i momenti più drammatici,
mentre tutti i personaggi, dalla Maria Croce che vediamo in scena fino a quelli
da lei evocati, appaiono ben delineati.
Diana Ceni sa incarnare una Maria
Croce che, savo per la combattività, le è molto lontana, rendendola credibile e
viva.
Non sono mica la Madonnada Stabat Mater di Antonio
Tarantinocon Diana Ceni e Arianna Corinne BanfiProgetto e regia di Alberto
Oliva e Mino Mannia Milano al Teatro Libero
Nessun commento:
Posta un commento