Occhetto Achille. Svolta della
Bolognina
Il 12 novembre del 1989 l’allora
segretario del PCI Achille Occhetto, pronunciò a Bologna le frasi che aprirono
la strada al passaggio dal Partito Comunista Italiano (PCI, sciolto nel 1991)
al Partito Democratico della Sinistra (PDS).
Era un periodo storico in cui i
partiti contavano molto, così come le strutture e le lunghe discussioni al loro
interno: quel momento fu chiamato la “svolta della Bolognina”.
Il Partito Comunista Italiano
(PCI) nacque nel gennaio del 1921 a Livorno come Partito Comunista d’Italia.
Durante la Seconda guerra mondiale (con Palmiro Togliatti) diventò un
importante partito nazionale, promuovendo e organizzando la Resistenza contro i
tedeschi e il fascismo.
Nel 1947 Alcide De Gasperi
(fondatore della Democrazia Cristiana, ultimo presidente del Consiglio dei
ministri del Regno d’Italia e primo della Repubblica Italiana) decise di
estromettere le sinistre dal governo e il PCI passò all’opposizione, rimanendo
fedele alle direttive politiche generali dell’Unione Sovietica ma sviluppando
nel tempo una politica sempre più autonoma. Questo avvenne soprattutto negli
anni Settanta e Ottanta, soprattutto durante la segreteria di Enrico Berlinguer
che promosse il cosiddetto compromesso storico ,convinto
che la rivoluzione comunista dovesse diventare «un processo interno allo
sviluppo della democrazia».
Gli anni Ottanta furono anni
difficili e complicati per il partito: il movimento operaio entrò in crisi,
Berlinguer morì, al referendum sulla scala mobile
del 1985 vinsero i “no” e il Partito Socialista Italiano riuscì
a conquistare la presidenza del Consiglio (1983, Governo Craxi I).
Alla guida del partito c’era
Alessandro Natta, erede di Berlinguer, che a causa di problemi di salute fu sostituito
nel giugno del 1988 da Achille Occhetto. Nel frattempo Mikhail Gorbaciov era
diventato segretario generale del Partito Comunista Sovietico.
Durante la segreteria di Occhetto
iniziò un grande dibattito interno al partito sul rinnovamento, proprio a
partire dal nome e dalla parola “comunista”.
Al XVIII Congresso del partito
(marzo 1989) Occhetto iniziò a definire meglio la nuova prospettiva che avrebbe
dovuto assumere il PCI: «Si pone alla base di tutti i processi riformatori, ad
Est come ad Ovest, il riconoscimento del valore universale della democrazia,
confermando che il processo di democratizzazione si può pienamente realizzare
solo se sospinto in avanti da forti idealità socialiste, oltre l’individualismo
capitalista e lo statalismo burocratico».
La sera del 9 novembre 1989 crollò il Muro di Berlino.
Tre giorni dopo Occhetto fece il celebre annuncio della “svolta”.
Il tutto venne però rinviato al
Comitato Centrale, che si aprì il 20 novembre.
Da qui l’idea di fare un nuovo
partito con altri partiti di sinistra (la «sinistra diffusa») per poi andare al
governo col PSI e altri e con la DC all’opposizione.
Occhetto chiuse avvertendo però
che «prima viene la cosa e poi il nome. E la cosa è la costruzione in Italia di
una nuova forza politica».
Il Comitato Centrale assunse la
proposta del segretario «di dar vita ad una fase costituente di una nuova
formazione politica», ma allo stesso tempo accettò la proposta delle
opposizioni di indire un congresso straordinario entro quattro mesi.
Il XIX e penultimo congresso del
PCI si tenne dal 7 all’11 marzo del 1990. Vinse la mozione di Occhetto con il
67 per cento delle preferenze: Achille Occhetto venne riconfermato segretario e
pianse. L’ultimo congresso del PCI si aprì il 31 gennaio del 1991 a Rimini.
«Cari compagni e care compagne,
in molti sentono che è giunta in qualche modo l’ora di cambiare»: così iniziò
l’ultimo discorso di Achille Occhetto come segretario del PCI. «Non si tratterà
solo di cambiare targhe sulle porte delle sezioni, occorrerà andare a una
grande opera di conquista e di proselitismo. La relazione di Occhetto vinse di
nuovo: il 3 febbraio di quell’anno nacque il Partito Democratico della
Sinistra. Il simbolo era una quercia; falce e martello comparivano in piccolo
alla base del tronco della quercia. Occhetto divenne il primo segretario del
PDS e Stefano Rodotà venne eletto come primo presidente.
Contrari si riconfermarono
Armando Cossutta, Alessandro Natta, Pietro Ingrao, Sergio Garavini e Fausto
Bertinotti (fu il cosiddetto “Fronte dei no”). Un gruppo di delegati di questa
opposizione decise di non aderire al nuovo partito e di dare vita a una nuova
formazione politica che mantenesse nel nome la parola “comunista”: il 15
dicembre del 1991 nacque Rifondazione Comunista. ilpost.it/2014/11/12/
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