FOSSE
SETTICHE
C’è una legge regionale
- la numero 11 del 14 giugno 2013 - sul turismo sostenibile che rischia di
mettere fuori gioco una fetta importante delle strutture veneziane
extra-alberghiere della città, in particolare nell’area del centro storico.
Perché i titolari dei
Bed&Breakfast o degli affittacamere dovendo trasformarsi in imprese con
l’obbligo di partita Iva - ad accezione dei B&B classificati come
occasionali - dovranno presentare, tra gli altri documenti, il certificato di
agibilità e l’attestazione della presenza di una fossa biologica settica. Con
il rischio che soprattutto in centro storico dove molti edifici sono privi
dell’agibilità - fosse anche solo per una non adeguata altezza del soffitto -
molte strutture non riusciranno a mettersi in regola entro il termine fissato,
per il comune di Venezia, entro il prossimo 24 agosto. Un passaggio delicato,
di cui si è discusso l’altro giorno in un’affollata assemblea - con più di
quattrocento partecipanti - che si è tenuta all’hotel Russott di via Orlanda,
organizzata dall’associazione b&b, affitta-camere e appartamenti del Veneto
(Abbav). «È un passaggio che interessa 2442 in centro storico e 282 in
terraferma», spiega la presidente dell’associazione, Ondina Giacomin, «e molti
sono preoccupati perché, soprattutto in centro storico, per molte strutture, e
tra questi molti appartamenti, sarà tecnicamente impossibile mettersi in regola
con l’agibilità e la fossa biologica». Ecco perché è probabile che molte
strutture cercheranno di rientrare nella classificazione dei b&b
occasionali, categoria i cui contorni non sono però ancora chiari, anche se a
spiegare che cosa si intende per struttura occasionale ci ha provato un
funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Venezia.
I gestori dei b&b
dovranno dimostrare, ad esempio, di non avere dipendenti, di non fare servizio
di navetta da o per l’aeroporto e - anche se può sembrare assurdo - di non
disporre di un bidet nel bagno. «È così», assicura l’Abbav. È una categoria
nella quale potranno essere classificati quindi le strutture con una gestione
strettamente familiare. Per tutti gli altri sarà obbligatorio aprire partita
Iva e mettersi in regola. E chi invece non potrà farlo? Nell’incontro
dell’altra sera la presidente Giacomin ha chiesto all’assessore al Turismo,
Paola Mar, presente all’incontro, di pensare a una deroga. «Sono strutture che
fino a oggi», sostiene la presidente Giacomin, «hanno lavorato rispettando le
regole, e che rischiano di essere tagliate fuori da modifiche che non possono
fare». Nel frattempo l’associazione provvederà a una mappatura di tutte le
strutture presenti in centro storico e in terraferma per capire quali potranno
mettersi in regola e quelle che invece
proprio non avranno la
possibilità di farlo. Nei prossimi mesi, una volta conclusa la mappatura - si
stima che tre quarti delle strutture non saranno in regola - ci sarà un nuovo
incontro con l’amministrazione per cercare di capire come poter uscire
dall’impasse.
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