Terranova, magistrato italiano,
capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo,
era già stato procuratore d'accusa al processo contro la cosca di Corleone tenutosi
nel 1969 a Bari, dove però quasi
tutti gli imputati furono assolti. Si distinse per aver processato e condannato
all'ergastolo, nel 1974, la "Primula rossa" di Corleone, Luciano
Liggio (già assolto al processo di Bari).
Fu deputato alla Camera, nella lista del PCI, come indipendente di sinistra, eletto
nel 1972 e
nel 1976,
fino al 1979,
e fu membro della Commissione parlamentare Antimafia nella VI Legislatura, durante la
quale contribuì, insieme ad altri deputati del PCI, ad elaborare la famosa
relazione di minoranza in cui si criticavano aspramente le conclusioni di
quella della maggioranza (redatta dal deputato democristiano Luigi Carraro), nella quale erano
sottaciuti o sottovalutati i collegamenti fra mafia e politica, e in particolar
modo il coinvolgimento della Democrazia Cristiana in numerose
vicende di mafia.
Nella relazione di minoranza
redatta da Terranova e dagli altri deputati venivano pesantemente accusati i
democristiani Giovanni Gioia, Vito
Ciancimino, Salvo Lima ed altri uomini politici di
avere rapporti con la mafia.
Dopo l'esperienza parlamentare,
Terranova tornò in magistratura per essere nominato Consigliere
presso la Corte di appello di Palermo.
Il 25 settembre del 1979 fu ucciso con la
sua fedele guardia del corpo, Lenin Mancuso. Francesco Di Carlo, di Altofonte,
esponente di spicco del mandamento di San Giuseppe
Jato, indica in Luciano
Liggio il mandante. Wikipedia.
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