sabato 6 maggio 2017

I disturbi del sonno - Farmaco e Cura


Condizioni in grado di disturbare il sonno
Gravidanza. Molte donne incinte vanno incontro a difficoltà durante la gestazione; l’affaticamento e la stanchezza sono per esempio molto comuni durante il primo e il terzo trimestre, ma sono più comuni anche:
insonnia,
sindrome delle gambe senza riposo,
sindrome delle apnee notturne,
bruciore gastroesofageo notturno,
necessità di urinare di notte.

Il sonno è un periodo di sospensione della coscienza e della volontà durante il quale il cervello rimane significativamente attivo; è un processo biologico complesso, che aiuta l’organismo a elaborare nuove informazioni e rimanere in buona salute.
Una buona notte di sonno è composta da cinque fasi e ognuna di essere è importante per assicurare un efficace riposo per mente e corpo; alcune fasi sono necessarie per aiutare recuperare le forze e sentirsi così riposati e energici il giorno successivo, mentre altre fasi sono necessarie ad acquisire le informazioni apprese durante la giornata e strutturarle nella memoria.
Una carenza di sonno è causa nel breve termine di problemi di apprendimento e può avere effetti devastanti su salute e benessere a lungo termine.
Ridurre il riposo necessario anche solo di un’ora può rendere più difficile concentrarsi il giorno successivo e può rallentare il tempo di reazione; contribuisce inoltre ad aumentare la probabilità di prendere decisioni sbagliate.
Il sonno influisce sullo stato d’animo dell’individuo e un riposo insufficiente può causare irritabilità.
Aumenta inoltre il rischio di depressione.
Il sonno è importante per mantenersi in buona salute; la carenza di sonno, oppure un riposo di cattiva qualità, aumenta il rischio di sviluppare pressione alta, malattie cardiache e altre condizioni mediche. La qualità del sonno è influenzata da fattori ambientali e dalla possibilità di dormire in modo continuo per l’intera notte. Poichè alcuni ormoni prodotti durante il sonno influenzano l’utilizzo dell’energia da parte del corpo, questa è probabilmente la spiegazione del nesso tra carenza di sonno e tendenza allo sviluppo di obesità e al diabete.
I ritmi del sonno sono regolati da due processi che lavorano insieme in modo complementare: l’unità di sonno e l’orologio circadiano (pronunciato sur-KAY-dee-uhn).
La necessità di dormire è una sensazione legata al tempo trascorso da sveglio, maggiore è il tempo trascorso da quando ci si è svegliati e più incisiva diverrà la sensazione, aumentando fin quando non sarà possibile riposarsi.
L’organismo è dotato di una sorta di orologio naturale, chiamato “orologio circadiano“, che aiuta a regolare il ritmo sonno-veglia. La parola “circadiano” si riferisce a cicli biologici ritmici che si ripetono a intervalli di circa 24 ore; l’orologio biologico è fortemente influenzato dalla luce, che è la ragione per cui le persone che vivono in regioni diverse hanno abitudini di sonno diverse, che possono cambiare nel corso dell’anno a seconda delle stagioni.
Al momento di coricarsi questi due fattori lavorano in sinergia per consentire all’organismo di addormentarsi; dopo qualche ora, quando la necessità di riposo inizia a diminuire, l’orologio biologico lavora per mantenere il sonno fino al mattino.
Cosa succede durante il sonno? Quando una persona dorme  il cervello passa ripetutamente e i  modo ciclico attraverso cinque fasi distinte, le fasi 1, 2, 3, 4 e la fase REM.
Durante le fasi non-REM (che corrispondono a circa il 75% del sonno):
Fase 1. L’organismo è in uno stato di dormiveglia.
Fase 2. Si cade in un sonno più profondo e ci si astrae completamente dall’ambiente; la temperatura corporea tende a diminuire leggermente.
Fasi 3 e 4. Si entra nella fase più di sonno profondo, che risulta essere particolarmente riposante.
La pressione sanguigna scende.
La frequenza di respirazione rallenta.
I muscoli si rilassano.
Aumenta la quantità di sangue portata ai muscoli.
L’organismo va incontro a riparazione e/o crescita.
L’energia viene ripristinata.
Si assiste al rilascio di ormoni.
Fase REM (25% del sonno): Circa 70-90 minuti dopo essersi addormentati, e poi a intervalli successivi di circa 90-110 minuti, si entra nel sonno REM, che tende a diventare sempre più lungo con il trascorrere della notte.
Il cervello è attivo e permette la genesi dei sogni.
Gli occhi sono caratterizzati da un rapido movimento laterale.
L’organismo è immobile e rilassato.
La temperatura corporea non è più finemente regolata.
La durata di ciascuna fase cambia durante la notte, in particolare all’inizio le fasi di sonno profondo sono particolarmente lunghe, mentre con il passare delle ore tendono ad accorciarsi a favore di un allungamento della fase REM; verso il mattino si trascorre quasi tutto il suo tempo nelle fasi 1 e 2 e REM.
Quanto sonno è necessario?
Le ore di sonno necessarie al giorno cambiano nel corso della vita. La necessità di dormire varia da persona a persona, ma nella tabella abbiamo elencato alcuni consigli generici per le diverse fasce d’età.
Età
Ore di sonno necessarie
Neonati
16–18 ore al giorno
Bambini in età prescolare
11–12 ore al giorno
Bambini in età scolare
Almeno 10 ore al giorno
Adolescenti
8–10 ore al giorno
Adulti e anziani
7–9 ore al giorno
Disturbi del sonno
Insonnia. È capitato a tutti di vivere episodi di insonnia, che può verificarsi a causa di stress, dieta, jet lag o altri fattori. L’insonnia influenza quasi sempre le prestazioni sul lavoro e il benessere generale di una persona.
La condizione aumenta la sua diffusione con l’età e colpisce fino al 30% degli uomini e il 40% delle donne almeno una volta nella vita. Per casi di insonnia a breve termine i medici curanti possono prescrivere sonniferi, ma che devono essere limitati a brevi periodi per evitare fenomeni di tolleranza e dipendenza. Per casi di insonnia più gravi o di lunga durata si stanno esplorando altri approcci, tra cui l’uso della fototerapia (terapia della luce) per alterare i ritmi circadiani.
Sindrome delle apnee notturne. Secondo la National Sleep Foundation circa 18 milioni di americani soffrono di apnea del sonno, ma nella maggior parte dei casi rimangono non diagnosticati. Chi soffre di questa condizione va incontro a interruzioni del respiro durante il sonno; i cambiamenti fisici, come le alterazioni nell’accumulo di grassi o la perdita del tono muscolare con l’invecchiamento, possono contribuire alla genesi del problema.
La polisonnografia registra le onde cerebrali, il battito cardiaco e la frequenza di respirazione di una persona durante un’intera notte, consentendo una diagnosi certa. I metodi di trattamento includono la perdita di peso e la perdita dell’abitudine a dormire sulla schiena. In alternativa è possibil ricorrere a speciali dispositivi da indossare durante la notte, oppure la chirurgia. In questi pazienti sono assolutamente controindicati i sonniferi, che potrebbero impedire loro di svegliarsi per respirare.
Sindrome delle gambe senza riposo (RLS). Questa condizione tende a manifestare una certa famigliarità e provoca sensazioni sgradevoli a livello delle gambe, che obbligano il paziente colpito a muoverle costantemente sia durante la giornata che durante la notte, andando quindi incontro a problemi di sonno.
I sintomi possono verificarsi a qualsiasi età, ma i casi più gravi si registrano di solito negli anziani. I trattamenti prescritti includono farmaci che influenzano i livelli circolanti di dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale.
Narcolessia. Si stima che una percentuale compresa tra 0,02% e lo 0,07% degli americani siano affetti da narcolessia. I soggetti con questa condizione sperimentano “attacchi di sonno” durante il giorno, a prescindere dalla qualità del sonno notturno. Gli attacchi durano da alcuni secondi a 30 minuti o più; oltre ad addormentarsi in modo quasi imprevedibile, i pazienti possono andare incontro a perdita di controllo muscolare durante situazioni di stress emotivo, oltre ad allucinazioni, paralisi temporanea e disturbi del sonno notturno. La narcolessia tende manifestare famigliarità, ma si verifica anche in alcune persone che hanno subito traumi o lesioni alla testa. Una volta diagnosticata la narcolessia può essere trattata con farmaci.
Ricordiamo infine le parasonnie, che fanno parte anch’esse dei disturbi del sonno:
bruxismo, che consiste nel digrignamento dei denti;
enuresi notturna, che consiste nell’incontinenza notturna;
incubo, che consiste in sogni angoscianti, talvolta accompagnati da una sensazione di oppressione al petto e/o da difficoltà respiratorie;
pavor nocturnus (terrore notturno);
sonnambulismo, caratterizzato da attività motorie automatiche;
sonniloquio (parlare nel sonno);
sexsomnia, che consiste nell’avere rapporti durante il sonno senza ricordarli il giorno dopo. www.farmacoecura.it/malattie/
sonno-disturbi-del-sonno-ed-insonnia/
Interventi non farmacologici nel trattamento dell'insonnia nell'anziano
Il primo tentativo terapeutico per i problemi di sonno dell'anziano deve essere non farmacologico; a tale proposito è importante ricordare alcune norme comportamentali, definite spesso some "regole per un buon sonno:
1. Non assumere caffè o sostanze contenenti caffeina alla sera, evitare di fumare prima di coricarsi; alla sera l'alcool deve essere assunto in quantità moderate perché può causare frammentazione del sonno. 
2. Stabilire l'ora della cena in modo che sia almeno 3 ore prima dell'ora di andare a letto.
3. Andare a dormire e risvegliarsi possibilmente sempre alla stessa ora, anche nei periodi di vacanza e nei fine settimana.
4. Sviluppare e mantenere un rituale serale prima di andare a dormire (bagno caldo, leggere qualche pagina di libro bere una tisana o del latte), creando così condizionamenti positivi.
5. Evitare di avere troppo caldo o troppo freddo nella stanza o comunque nel letto; fare in modo che la camera da letto sia silenziosa e tranquilla per tutta la notte.
6. Pensare al letto, al cuscino ed al materasso come al posto più comodo al mondo.
7. Usare la stanza da letto ed il letto solo per dormire (non per guardare la TV, per mangiare, leggere, riposarsi, pensare, scrivere); non dormire mai comunque davanti alla TV.
8. Evitare di pensare a ciò che si farà il giorno successivo o ripensare troppo a lungo a ciò che è successo nel corso del giorno; lasciare che la mente divaghi tra luoghi o scenari liberi, casuali e immaginari, fuori dal quotidiano.
9. Se non c'è addormentamento, evitare di rigirarsi a lungo nel letto, ma alzarsi e andare in un'altra stanza.
10. Evitare di utilizzare farmaci che possono provocare insonnia e di soggiornare in ambienti poco illuminati durante il giorno.
Bisogna poi ricordare che la maggior parte delle persone anziane dorme con il coniuge; tutte le scelte su letto, cuscini, materassi, luce, rumori, finestre, vanno condivise.
Anche se è faticoso e poco gradito non recuperare le ore di sonno ritenute perse, la sveglia del mattino deve essere rispettata comunque alzandosi all'ora prestabilita in modo che l'organismo possa mantenere il suo bioritmo sonno-veglia.
Per lo stesso motivo sono da evitare i sonnellini pomeridiani.
La sonnolenza diurna è sintomo da non trascurare: nel Cardiovascular Health Study su 5888 anziani, tra i disturbi del sonno, soltanto la sonnolenza diurna è risultata un fattore associato alla mortalità e morbilità cardiovascolare.
Solo dopo aver lavorato su queste condizioni si dovranno prendere in considerazione i farmaci.
Interventi farmacologici nel trattamento dell'insonnia nell'anziano
Se si decide di iniziare una terapia farmacologica per il sonno dell'anziano, i farmaci scelti dovranno essere valutati in merito alla tolleranza, all'insonnia di ritorno (alla sospensione) e ai possibili disagi diurni.
L'azione dovrà essere di breve durata, poiché se l'azione di un farmaco si protrae durante il giorno, l'azione sedativa residua potrebbe essere dannosa tanto quanto l'insonnia. Inoltre, non bisogna dimenticare che l'anziano trattato con farmaci per il sonno, spesso ha la necessità di alzarsi la notte per urinare e potrebbe quindi presentare un maggior rischio di cadute accidentali.
A tale propostito, la soluzione migliore sembrerebbe rappresentata da farmaci basati sulla Melatonina, in grado di sincronizzare meglio l'orologio biologico.
I farmaci attualmente più utilizzati per il trattamento dell'insonnia nell'anziano sono le benzodiazepine. Le linee guida ne raccomandano l'impiego per un tempo limitato (2 settimane) o con discontinuità, per limitare gli effetti indesiderati come le compromissioni funzionali descritte precedentemente. Tra gli effetti collaterali più segnalati si hanno la sonnolenza diurna e le vertigini. E' utile ricordare che molti farmaci utilizzati per facilitare il sonno hanno lunga emivita, rallentano i riflessi e l'attenzione e agiscono come miorilassanti facilitando negli anziani le cadute; oltre a questi effetti, se assunti a lungo termine, possono ridurre le capacità cognitive (memoria procedurale) e possono dare assuefazione (ciò si verifica con le benzodiazepine a breve emivita).
Si può affermare che l'uso di tali sostanze è sconsigliato per periodi superiori alle due settimane e con continuità.
La melatonina è definita "A Sleep-Promoting Hormone"; la sua somministrazione è abitudine consolidata in presenza di un disturbo del sonno, soprattutto a livello di automedicazione.
La melatonina ha una concentrazione ematica almeno doppia durante la notte rispetto al giorno. E' sintetizzata a partire dal triptofano, un aminoacido introdotto nell'organismo con una grande varietà di alimenti.
La sua concentrazione ematica diminuisce con l'invecchiamento fisiologico e ciò è stato correlato alle alterazioni del sonno presenti in questa età. 
La melatonina è utilizzata come integratore alimentare, talora come vero e proprio farmaco, per la sua capacità di indurre il sonno e di migliorarne la qualità. 
Si prescrive di solito un dosaggio di circa 1-3 mg/die.
E' disponibile una varietà "fast-release", che determina un rapido ed elevato picco di melatonina circolante, agendo come un segnale circadiano in grado di resettare l'orologio biologico, anticipando l'inizio del sonno; la varietà "ritardo" induce livelli di melatonina più bassi ma più prolungati durante la notte, modificando la durata ed il mantenimento del sonno; se la formulazione contiene anche una frazione di melatonina rapidamente disponibile il farmaco sarà ancor più maneggevole.
Solamente l'uso corretto dei farmaci, prescritti dal proprio medico di fiducia o dal medico di base in collaborazione con un esperto del Sonno, può ridurre al minimo i rischi.
L'uso di un diario del sonno e la valutazione dei ritmi circadiani sembra comunque un primo, irrinunciabile passo, per il trattamento di questo disturbo. polisonnografia.it.
La diagnosi dei disturbi del sonno si basa innanzitutto sulla raccolta di una accurata anamnesi. E’ utile richiedere la stesura di un “diario del sonno”: un registro di almeno due settimane in cui la persona descriva il proprio sonno (il numero di risvegli durante la notte, per quanto tempo ritiene di aver dormito eccetera) e le abitudini nella veglia, come l’eventuale pisolino e l'attività durante il giorno, l'uso di stimolanti, l’assunzione di ipnotici, il tipo di dieta o la quantità di alcol giornaliera consumata, oltre al modo in cui percepisce il suo stato d'animo e la vigilanza durante il giorno.
Per riconoscere i soggetti con problemi diurni di sonnolenza è utile ricorrere alla Epworth Sleepiness Scale, scala a 8 punti che prende in considerazione varie situazioni della vita quotidiana, per ognuna delle quali il soggetto deve stabilire in che misura tenda ad appisolarsi o addormentarsi. www.ipasvi.it › ECM › Percorsi Guidati




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