Collegi sicuri 2018. Boschi Trentino
Adesso che dovunque va rischia la contestazione dei
risparmiatori di Banca Etruria, Maria Elena Boschi sta diventando piuttosto un
problema per il suo partito alle prese con una campagna elettorale che si
preannuncia durissima.
Il fatto è che i democratici non sanno dove piazzarla la
sottosegretaria alla presidenza del Consiglio ora che la sua immagine è
offuscata dall'affaire banche e dal maldestro tentativo dei dem di smarcarsi
dalla responsabilità della crisi degli istituti di credito, praticamente autoassolvendosi.
Ormai è scontato che la Boschi non verrà ricandidata nella sua Arezzo, il cuore
della protesta dei risparmiatori, dove il Pd rischia un bagno di sangue se si
azzarda a schierare Maria Elena, ma non è altrettanto scontato trovare un
collegio e un posto in lista per l'ex ministra. Anzi la ricerca di un approdo
sicuro per la pupilla di Renzi lontano dalla Toscana, per cercare di
disinnescare il caso Etruria, si sta rivelando più difficile del previsto. La
realtà è che la sottosegretaria non la vuole nessuno, anzi sembra che la
ricerca di un collegio sicuro per la Boschi stia scatenando il panico sul
territorio. Soprattutto nelle grandi città - da Milano a Napoli, da Torino a
Bologna - è un susseguirsi di telefonate a Roma, con i dirigenti locali che
raccomandano ai vertici del partito di non imporgli la Boschi per non
danneggiare gli altri candidati. Di ipotesi finora ne sono state fatte
parecchie. L'ultima in ordine di tempo vede la sottosegretaria «esiliata» al
sud, nel collegio di Ercolano, ai piedi del Vesuvio, una zona che la pupilla di
Renzi ha curato molto e dove è sindaco Ciro Bonajuto, «boschiano» di ferro ed
ex enfant prodige del Giglio magico, uno dei nomi che la Boschi vorrebbe
mettere nelle liste Pd - alla cui stesura sta collaborando, scatenando altri
malumori tra i dem - accanto a quello di Lucia Annibali, la donna sfregiata con
l'acido dall'ex compagno. Per quanto riguarda il proporzionale, invece,
potrebbe toccare al Trentino dover accogliere l'ex ministra per traghettarla in
Parlamento, anche se l'ipotesi non fa fare i salti di gioia al segretario
provinciale Italo Gilmozzi: «È un'ipotesi, ma non ne abbiamo mai parlato».
Perché è evidente che avere in lista un nome così scomodo, potrebbe non far
bene al Pd trentino. ilgiornale.it
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