L’uovo e la gallina. Le uova di gallina pesano circa
da 50 a 70 grammi, di cui il guscio è la parte più leggera (10% in
peso). Su ciascun uovo è indicato un codice che ne identifica
l’origine. Il primo numero varia da 0 a 3, e indica come sono state
allevate le galline, 3 significa “in gabbie”, 2 indica “a terra”, 1 e 0 invece
“con vegetazione all’aperto”. Chiariamo che “a terra” vuole dire inallevamento
intensivo, in capannoni dove ci sono 7-9 galline per mq, con la luce sempre
accesa: un posto tutt’altro che rilassante. Le prime due lettere indicano la
nazione di provenienza (per Italia: IT, per Paesi Bassi: NL) e il resto
delle cifre indica lo stabilimento di produzione. Il Fipronil. Negli
allevamenti di tipo intensivo è più complesso controllare gli infestanti come
ad esempio gli acari rossi, pulci o zecche. Per questo, si utilizzano gli
insetticidi. Essendo sia la carne che le uova destinate al consumo umano, ci
sono delle regole molto severe su cosa si possa e usare e cosa
no. Lo scandalo delle uova contaminate dal Fipronil è iniziato
nei Paesi Bassi. In questo caso, due compagnie che vendono prodotti
per gli allevamenti di pollame (ChickFriend e Poultry Vision) hanno
aggiunto illegalmente a un loro prodotto anche il Fipronil. Questo
composto è molto stabile anche ad alte temperature: la cottura non lo
degrada. Il suo assorbimento cutaneo è minimo; quindi quello che si ritrova nel
corpo ci arriva tramite la dieta. Questa molecola si è accumulata nel pollame
ed è stata quindi trovata nelle uova. Sembra che gli allevatori fossero
all’oscuro di aver ricevuto un insetticida che violasse i regolamenti in
materia. Sulla base degli studi sugli animali (ce ne sono moltissimi), la
quantità che può essere considerata ancora senza effetti avversi negli
umani è dell’ordine di 0.01 mg per kg di peso corporeo, (in totale 0.7 mg
per un uomo adulto, meno per i bambini). La massima quantità ammessa di
Fipronil nelle uova accettata nell’Unione Europea è però minore, cioè di
0.005 mg per kg di uovo (attenzione a non confondere il valore di tossicità,
che è espresso in mg per kg di peso corporeo, con le quantità presenti nelle
uova, espresse come mg per kg di uovo). Le uova olandesi (quelle più
contaminate) avevano una concentrazione di 0.72 mg per kg, quindi ciascun uovo
conteneva circa 0.03 mg di Fipronil.
Le uova italiane nelle quali è stato trovato il
Fipronil, provenienti dallo stabilimento di Ostra Vetere in provincia di
Ancona, ne avevano ancora di meno, 0.056 mg per kg. Si tratta di un valore
che eccede di dieci volte il limite di legge, ma ancora molto inferiore a
quella che potrebbe essere una dose con effetti tossici. Considerando che un
uovo pesa circa 50 grammi (1/20 di kg) per arrivare a una dose potenzialmente
dannosa bisognerebbe mangiarsi una ventina di uova olandesi e qualche
centinaio di quelle italiane.
I rischi per la salute, almeno per quella che è la tossicità
acuta, sembrano essere modesti. Le quantità trovate nelle uova eccedono i
limiti di legge, ma sono nettamente inferiori a quelli di tossicità acuta. Tuttavia,
ricordiamo che il Fipronil non è mai stato autorizzato su animali
destinati al consumo umano.
Contravvenire a questa disposizione rappresenta un’offesa
criminale prima, ma anche una grave scorrettezza verso gli allevatori che
rispettano le regole. Il problema principale è stato però l’esposizione dei
consumatori a una sostanza chimica (il Fipronil) senza che essi ne fossero a
conoscenza, e soprattutto coneffetti sul lungo termine non studiati a
fondo sugli uomini. Non bisogna preoccuparsi più di tanto delle ultime
partite di uova ritirate (azione giusta e dovuta), ma di quelle
contaminate che sono state consumate per un tempo indefinito prima che lo
scandalo Fipronil esplodesse. Esistono molte sostanze con tossicità acuta
minima ma che invece nel lungo periodo causano danni molto seri alla
salute. Auguriamoci non sia questo il caso.
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