Capitolo 38. L’appetito vien mangiando.
L’ascesa di
Politicante nell’empireo del potere non ha più limiti.
La macchina
che ha messo in moto ha un unico grande difetto: il costo elevato.
E’ un motore
che ha bisogno di sempre maggiori risorse perché gli appetiti dei boiardi
crescono in maniera esponenziale.
Non si
accontentano mai, vogliono sempre di più.
Come chi ha
abituato il suo ventre ad una dose sempre maggiore di cibo non riesce a
fermarsi ha sempre più fame e vuole mangiare sempre di più col rischio di
scoppiare.
Politicante è
costretto a saziare la fame crescente dei boiardi inventando giochi sempre più
pericolosi.
Il giro di
soldi diventa ancor più vorticoso perché le spese aumentano a dismisura.
I membri
dell’Organizzazione diventano via via più esosi: il costo del consenso si paga
sempre più profumatamente.
Le richieste
di incarichi di consulenza, di interventi finanziari di sostegno all’attività
di società più o meno benefiche, di pranzi di lavoro, di viaggi di istruzione
si fanno sempre più assillanti.
Gli introiti
che derivano dai fondi raccolti dai sostenitori sono sempre più scarsi, i fondi
provengono oramai da continue spoliazioni dei bilanci degli enti controllati.
Su tutto c’è
una tangente che deve coprire i costi inarrestabili dell’Organizzazione, per
realizzarla si inventa di tutto: si creano bisogni fittizi per risolverli con
attività che servono solo a dare da lavorare agli amici dell’Organizzazione.
La società è
appesantita da costi inutili che come un’idrovora prosciugano tutte le risorse
disponibili.
L’Ente per la
spazzatura non centra nulla con l’attività del Consorzio, ma l’importante non è
l’attività bensì il progetto e quindi quell’ente può essere gestito allo stesso
modo con gli stessi principi: accontentare i sostenitori e creare posti di
potere per i boiardi.
Quelli che
hanno fatto esperienza al Consorzio sono collocati nell’Ente per la spazzatura.
L’Ente per
l’assistenza agli anziani è il terzo soggetto da occupare con le stesse truppe
sempre più agguerrite.
Non è una
guerra truculenta come quella dei cent’anni ma gli effetti si preannunciano
devastanti.
Gli effetti
dell’occupazione dei boiardi sotto il controllo di Politicante è micidiale per
le casse dell’ente, appesantite dai nuovi costi di gestione della nuova classe
dirigente.
I costi per
l’amministrazione aumentano vertiginosamente mentre diminuiscono i denari da
destinare alla lotta alle mosche.
Così si
risparmia su tutto fuorché sui diritti dei boiardi che ingrassano sulle spalle
dei normali cittadini destinati al più ferreo digiuno.
Capitolo 39. L’autostrada.
La costruzione
di un’autostrada è il chiodo fisso di Politicante.
Per acquistare
prestigio nell’Organizzazione deve cercare a tutti i costi di favorire la
costruzione di un’autostrada.
L’infrastruttura
consente l’urbanizzazione del territorio.
Tante aree che
passano di destinazione.
Dalla
destinazione agricola a quella residenziale o industriale la differenza è tutta
in un retino sul piano regolatore e Politicante può metterne uno del colore
desiderato.
Una montagna
di soldi che si sposta favorendo e facendo crescere dal nulla delle rendite di
posizione esagerate.
Ci pensa
l’Organizzazione ad assegnare a boiardi di fiducia tutta l’operazione a
cominciare da chi deve redigere il piano che deve rispettare scrupolosamente le
indicazioni che la stessa Organizzazione darà riguardo all’impatto sul
territorio.
La bravura di
Politicante è quella di individuare ogni singolo soggetto che può essere
beneficato, Fargli capire la bontà della scelta, i vantaggi economici che la
sua proprietà ottiene con la modifica del piano.
Fatto questo è
facile convincere chi ottiene un sì grande beneficio economico a supportare
l’Organizzazione che tanto si è prodigata per ottenere l’esecuzione di quella
importante infrastruttura.
Chi è dentro
l’operazione acquista tutti i vantaggi, che ne sta fuori o ne è solo a margine
ottiene invece gli svantaggi dell’urbanizzazione: più cemento, più congestione
e trasformazioni a volte violente dei luoghi che mutano completamente e
sottraggono il paesaggio di una volta, senza neanche intravedere i benefici
economici.
Politicante
non tollera chi si oppone alla realizzazione dell’opera che è diventata il
simbolo dello sviluppo economico del territorio e del suo potere di imporre
delle scelte che possono consacrare la sua ascesa nell’Organizzazione.
“L’autostrada xe el progreso, chi non capise
se contro.” la dichiarazione di guerra è pronunciata.
Politicante si
è messo con tutta l’anima a sponsorizzare l’autostrada: tre quattro riunioni al
giorno per convincere i più riottosi con incontri e dibattiti.
La Commissione
Affari Generali si è scatenata nel promuovere cene e dibattiti nell’intero
territorio interessato al percorso.
Un lavoro
improbo nel quale Politicante è maestro nel tenere in piedi i dibattiti, nello
stringere mani, nel promettere piaceri di ogni tipo e nel convincere gli
incerti, ricordando il suo interessamento in precedenti iniziative.
E’ difficile,
però, mettere d’accordo chi vuole e chi non vuole un’infrastruttura così
impattante sul territorio.
Allora c’è la
contrattazione sulle varianti al percorso, c’è da promettere dei finanziamenti
ai vari comuni per realizzare una bretella di collegamento, un asilo, per la
realizzazione della piscina comunale tanto desiderata o un finanziamento per
ampliare il campo di calcio della squadra del cuore.
Nessuno
può resistere al pressing estenuante
di Politicante: un vero martello quando c’è da realizzare un suo progetto.
Lui
non smette mai quando vede che ci sono delle condizioni favorevoli.
E’
come una sanguisuga che si attacca e non molla la presa fino a quando può
succhiare.
Le
battaglie hanno un effetto importante su tutta l’Organizzazione.
Esse
mobilitano la base, mobilitano i dirigenti e rendono più agevole il controllo.
E’
più facile cacciare i dissidenti che hanno sempre qualcosa da dire e non sono
mai contenti di nulla.
Capitolo 40. Il viaggio della
memoria.
A
Politicante piace molto viaggiare.
Un’opportunità
che le condizioni poco agiate della sua famiglia non gli hanno concesso nel
passato.
Gli
incarichi ottenuti dall’Organizzazione hanno consentito di rimediare a questo
deficit e hanno compensato le occasioni perdute nella sua giovinezza.
La
presidenza gli dà ora delle opportunità in più perché non deve aspettare di
essere delegato dal Presidente o dall’Organizzazione: ora il Presidente è lui.
Tutte
le volte che al Consorzio arriva un invito lui non può mancare.
Predilige
i viaggi scientifici dove partecipa a convegni su temi specifici che non
conosce.
Una
breve relazione fatta dal dott. Bianchi risolve facilmente il problema.
I
viaggi preferiti sono quelli effettuati per celebrare le ricorrenze.
Nei
cosiddetti viaggi della memoria l’occasione di ricordare il passato è per lui
un’ottima opportunità per trascorrere al meglio il presente.
Basta
prendere un libro di storia, copiare qualche riga e poi condirla con la sua
magistrale oratoria.
Politicante
a parole è imbattibile. Lui riesce ad essere convincente nel trasmettere
messaggi chiari sul filo del banale che valorizza coll’intonazione della voce e
con la sua mimica ammiccante e persuasiva.
Il
fatto che sia un cinico e che dei valori di cui parla non gliene importi un
fico secco nulla gli impedisce di persuadere gli altri che in quei valori
credono ciecamente.
Molti
si sono sinceramente commossi alle sue celebrazioni perché Politicante è un
vero maestro nel ricordare, nell’ammonire, nel risvegliare gli animi assopiti.
Quella
volta però la sua partecipazione è stata memorabile.
Il
viaggio della memoria lo ha organizzato lo stesso Consorzio per celebrare la
vittoria contro l’invasore.
L’indipendenza
della nazione è stata salvata in quella battaglia navale dove molti diedero il
proprio sangue per difendere il patrio suolo.
E’ per la prima volta che sono coinvolti
in quella ricorrenza i ragazzi delle superiori.
Con un’abilità senza pari, attraverso
sponsor e mille altre alchimie, Politicante è riuscito a mobilitare una folla
di ragazzini da portare in crociera sulle acque della battaglia.
Il
viaggio della memoria ha fatto il suo effetto: tutti ne parlano, il successo
dell’Organizzazione e del suo profeta è assicurato.
Politicante
ha rilasciato interviste sulla commemorazione.
“Tuti dovemo esser grati a chi ga dà el
proprio sangue per la patria.”
A
Politicante essere patriottico piace moltissimo anche perché è molto semplice
come impegno e rende moltissimo.
Tutti
lo salutano per strada, si complimentano per avere ricordato ai giovani
quell’evento memorabile che, senza il suo contributo per riportarlo alla
memoria collettiva, può essere dimenticato.
Quella
mattina sveglia alle tre per potere prendere il torpedone alle quattro e per
imbarcarsi alle diciannove.
Politicante
in questo ha toppato: non ha fatto i conti col numero enorme di ragazzini che
hanno aderito alla sua proposta.
Le
risorse si son dovute dividere per i molti intervenuti perciò, per tenere bassa
la quota di partecipazione, si è dovuto modificare il programma originario:
niente viaggio aereo e soggiorno in albergo a quattro stelle nell’isoletta
vicina alle acque della battaglia, ma viaggio disastroso in torpedone e poi
massacro in traghetto.
Costretto
a viaggiare col pullman in mezzo ad una scolaresca urlante, Politicante
incomincia a rimpiangere di non essere rimasto a casa.
Detesta i cori, le risate sguaiate e
soprattutto i ragazzini, tenta invano di convincere i professori ad una dura
repressione, ma loro sono abituati e non ci provano neppure.
“I xe fioi cosa vol che i fasa in gita?”
gli domandano stupiti i docenti.
Dopo
una giornata passata in torpedone con le orecchie al limite della resistenza
Politicante odia tutti i ragazzini strepitanti.
Laggiù
in fondo al torpedone ne hanno fatte di tutti i colori: se le sono date di
santa ragione, per scherzo naturalmente, hanno preso in giro il secchione che
tenta di portare un minimo di calma, ma soprattutto hanno cantato per tutto il
tempo a squarciagola senza un attimo di respiro.
“No se pol farli taser un atimo?”
continua a ripetere alla professoressa che impotente fa spallucce, abituata al
contatto continuo col frastuono più incredibile.
Finalmente,
col mal di testa, sono giunti al porto dove li attende un traghetto certamente
di sotto alle attese di Politicante.
Solo
chiasso, niente incontri ad alto livello, nessuna cena ufficiale né discorsi
pomposi. Nulla di ciò che valga una trasferta così faticosa.
In pullman non è riuscito a fare un
discorsetto breve breve di presentazione del viaggio, visto il trambusto.
Giunti
al porto ha dovuto correggere i suoi appunti, per evitare che troppe frasi
fatte ed eccessive cerimonie possano essere contestate dai suoi obbligati
spettatori.
Alla
partenza del battello è riuscito a dire solo poche cose dopo essere stato
sommerso dagli applausi, trascorsi i primi due minuti di chiacchiere.
I
giovani sentono a pelle la sua retorica
e non sopportano cerimonie troppo lunghe né hanno la compiacenza degli adulti
verso i potenti.
Il
viaggio della memoria si presenta durissimo anche se gli è stata riservata
l’unica cuccetta sul ponte principale strappandola al comandante della nave.
Politicante
medita di tornare al più presto alla normalità sfuggendo da quel viaggio
infernale.
Non
gli interessa neppure che siano sfuggiti alle mosche.
Non
vuole più continuare quel viaggio della memoria e, fingendo un improvviso
impegno, se ne torna a casa perché è meglio combattere le mosche che quei
scatenati compagni di viaggio.
Capitolo 41. Arriva il grande caldo.
L'estate è scoppiata tremenda ed implacabile.
Durante il giorno il caldo è insopportabile.
Il cielo è sempre sereno; non si è vista una sola
nuvola che prometta la desiderata frescura per tutto il mese di luglio.
La giornata inizia afosa sin dalle prime ore del
mattino.
Solo le ore che precedono l'alba portano qualche
goccia di rugiadosa freschezza.
Il refrigerio scema velocemente con l'alzarsi del
sole che si arrampica al sommo del cielo per rimanervi implacabile per tutto il
giorno.
Neppure il tramonto riesce a portare un po’ di
brezza.
Sembra che Eolo abbia vuote le gote del più leggero
soffio di brezza.
Il grande fiume scorre placido, come sempre in
estate, verso il mare: sembra non accorgersi neppure della calura.
E’ più magro del solito; meno maestoso, ma anche più
tranquillo, non preoccupa nessuno con timori di piene improvvise.
Le acque, ritirandosi, mettono allo scoperto la
sabbia bianca e fina che alla luce del sole contribuisce ad abbacinare lo
sguardo.
E’ piacevole camminare su quella sabbia calda e
sentirne lo scricchiolio sotto i piedi nudi che affondano nella soffice arena.
Quell'anno non c’è un solo bikini in vista sugli
spiaggioni né una tenda piantata a riparo dei raggi del sole cocente.
Quell'anno non c'è nessuno che si bagna nelle acque
fresche del grande fiume né un motoscafo né una barca a remi o a motore che
solchi le placide acque.
Le uniche imbarcazioni che viaggiano sicure sono le
bettoline che trasportano sabbia. Enormi barconi deserti senza alcun passeggero
con qualche raro marinaio rintanato in cabina a fianco del pilota.
Le barche a pieno carico affondano nell’acqua fino a
rischiare che un’ondina più dispettosa schizzi all’interno senza però provocare
gravi danni.
Sul fiume deserto l'assolato silenzio della calura
estiva è rotto da un sottile sibilo, da un ronzio sommesso che prende impeto
nelle ore del tramonto.
Le rive brulicano di mosche e zanzare che prendono a
volte la forma di vere e proprie nubi nere a dispetto della sabbia
bianchissima.
Chi si sarebbe avventurato in quell'inferno, o
meglio, in quel paradiso perduto, almeno per quella terribile estate?
Qualche timida macchina si azzarda ad arrivare in
cima agli argini per osservare la situazione, ma i temerari non hanno però
neppure il coraggio di abbassare i finestrini, né tanto meno di uscire dai loro
temporanei rifugi.
Le nubi nere di insetti si avvicinano minacciose e
impongono con la loro presenza una ritirata strategica.
I ditteri paiono fiaccate dal grande caldo come i
loro padroni: nelle cascine le mucche stanno distese all'ombra, pancia a terra,
ed hanno un gran da fare con le loro code ad allontanare le mosche
moltiplicatesi oltre ogni misura.
La loro pelle coriacea e la loro indifferenza
naturale agli insetti è messa a dura prova: succede sempre più spesso vederle
rizzarsi in piedi di scatto e partire a veloce andatura, scalciando in tutte le
direzioni, per una breve corsa entro i recinti.
I poveri bestie vogliono con quelle pedate possenti
cacciare lontano quegli esseri tanto fastidiosi e inafferrabili, senza rendersi
conto che la loro forza nulla può contro di loro.
Se gli animali sono per
natura corazzati con la loro dura pelle contro le dolorose punture e sopportano
con pazienza il fastidioso ronzio, gli uomini no!
Gli uomini sopportano molto meno questo tormento.
Anche gli agricoltori adusi alle fatiche dei campi,
al calore del sole e alle normali molestie degli insetti, sono giunti al punto
di saturazione di questo nuovo flagello.
Devono uscire dalle cascine bardati con cappucci e
guanti ed essere ben coperti in ogni parte del loro corpo per evitare gli
assalti.
Questa inusitata armatura male si adatta alla
naturale voglia di indossare abiti leggeri e sbracciati per sopportare meglio
il caldo crescente dell’estate.
La fatica del lavoro è raddoppiata, gli animi sono
esasperati: per entrare in casa devono ingaggiare una vera e propria lotta
agitando le mani e scuotendo l'aria come impazziti, per creare uno spazio vuoto
di insetti, una sorta di varco tra la muraglia di moscerini fastidiosi.
Si rintanano dentro casa grondanti di sudore,
serrando l'uscio precipitosamente, ma senza riuscire a tenere fuori
completamente le mosche che inevitabilmente entrano in casa con loro,
appiccicate alle vesti, per ingaggiare di nuovo anche all'interno delle mura
famigliari la mai sopita battaglia.
La situazione è intollerabile, ma, stranamente, non
vi è alcun segno esteriore di insofferenza.
Tutti mugugnano, ma soffrono in silenzio.
Le strade sono vuote: non si vedono né cortei, né
comizi.
Nessuno si lamenta attraverso i canoni tradizionali
di informazione.
Giornali, radio, televisione non accennano più al
fenomeno in termini negativi; anzi sembra, sentendo i loro comunicati, che le
cose vadano veramente meglio.
In realtà Politicante si è dato molto da fare con i
mezzi dell’informazione controllando accuratamente attraverso l’Organizzazione
che filtrino solo notizie positive.
In realtà non ha fatto ancora nulla.
Sta valutando come realizzare il massimo
dell'operazione e si attarda in incontri col Pattona per verificare i dettagli
di come realizzare l’affare.
Per l’immediato si gode intanto il nuovo ruolo di
Presidente.
Ama ricevere la gente, andare in televisione per
raccontare che gli esperti stanno studiando nuove soluzioni.
“Gavemo el
controlo dela situasion” continua a ripetere ai sostenitori che gli
chiedono di intervenire per combattere le mosche, a tutti promette il suo
intervento.
“Chi dise el
contrario mente, ne vol mal.” Negare sempre è il suo motto; dare una
versione edulcorata della realtà è il suo imperativo, confidando sempre che i
suoi boiardi non lo abbandonino.
La destinazione delle risorse prende sempre una
strada diversa da quella necessaria per combattere le mosche.
L’informatizzazione del sistema per il controllo
dello spostamento delle mosche e l’assunzione dei relativi boiardi ha
volatilizzato i contributi che sono affluiti copiosi nelle casse del Consorzio.
D’altronde chi è stato assunto per rilevare lo
spostamento può essere adibito all’attività di distruzione degli insetti?
“Bisogna
trovare ancora dei schei per finanziar nove iniziative.” La ricerca di Politicante per trovare nuovi
fondi è spasmodica; poiché i contributi non sono infiniti sollecita donazioni
da parte di tutti gli uomini e donne di buona volontà.
Capitolo 42. La
Corte di Giustizia.
L’avviso a comparire presso la Corte di Giustizia è arrivato
di buon mattino, portato da un solerte ufficiale giudiziario che ha abbozzato
un sorriso di circostanza.
Non si sa se di sostegno o di soddisfazione per il fatto che
finalmente anche i potenti e non solo i poveracci ladri di mele sono raggiunti
da un avviso di garanzia.
Filisteo, come al solito rumorosamente alla porta di
Politicante trascinando la sua gamba offesa, precisa imbarazzato “Presidente
xe rivà un altro aviso. Ghe o go portà subito.”
Politicante non fa un minimo cenno, pensa che il potere sia
come una calamità per le procedure giudiziarie
Le preoccupazioni di Politicante sono però altre.
Arrivare al potere e tenerlo stretto per la maggior parte
del tempo possibile questo è il problema più importante da risolvere.
Bisogna guardarsi dai nemici, che vogliono strappare le
maggioranze da cui dipendono le comode poltrone, e dagli stessi amici che
reclamano un posto al sole e che sono disposti a tutti i colpi, anche i più
bassi, per raggiungere il loro intento.
La qualità principale di Politicante è la calma.
Non c’è bufera personale o in seno all’Organizzazione che
lui non affronti con una flemma inglese: imperturbabile.
Nessuna emozione, nessun segno apparente di tensione.
La tranquillità è una qualità indispensabile; perché fare
trapelare un seppur piccolo turbamento che può essere pericoloso?
Un’emozione è come una fessura in una diga.
Basta un piccolo pertugio per consentire di penetrare ad una
piccola infiltrazione destinata a creare col tempo una falla
inarrestabile.
Le tensioni le scarica in privato.
Il dott. Rossi è il suo bersaglio preferito.
Scarica su di lui la rabbia dovuta ad insuccessi o anche a
piccoli contrattempi a seconda dell’umore.
Il dott. Rossi è abituato a sentire le ire dei potenti; col
suo comportamento servile accetta tutto e si scusa non sa bene di che.
Lui sa, però, che l’importante è fare autocritica e
prendersi anche delle responsabilità non sue che poi avrebbe messo regolarmente
nel conto.
L’avviso lo ha colto impreparato. Come un fulmine in una
bella giornata di sole caldo non è proprio prevedibile.
“Xe stada qualche to troiada.” si scaglia contro il dott. Rossi “Xe
per questo che adeso semo nela caca!”
Lui sa bene che sono molte le decisioni che possono dar
luogo ai procedimenti instaurati dalla Corte.
Una nomina che non rispetta le regole, un appalto la cui
aggiudicazione sollevi dei dubbi sull’erogazione di possibili tangenti, un
pagamento non autorizzato da tutti i pareri previsti.
Ai cavilli legali ci devono pensare gli avvocati.
“Ghe xe sempre l’Apelo e la
Casazion e la Corte Costituzional.” Il dott. Rossi minimizza confidando nei tempi biblici della
giustizia
D’altronde l’Organizzazione ha pensato a creare le norme che
disturbino il meno possibile i manovratori.
Il garantismo portato a livelli esagerati consente di
ritardare il più possibile le decisioni della giustizia.
Per Politicante essere in grado di ritardare i verdetti dei
giudici è più che sufficiente per rimanere tranquilli, per non perdere mai la
calma. Il passare del tempo consente di trovare le soluzioni che al momento
sembrano impossibili da realizzare.
Capitolo 43. La
situazione precipita.
Si sa che le disgrazie non vengono mai da sole ma
sempre in compagnia: una di seguito all’altra.
Il ripetuto trillo del telefono sveglia Politicante
all’alba.
A Politicante l’alba non è mai piaciuta i colori
sono tenui e il cielo è freddo anche d’estate.
A lui piace il tramonto, quando il sole saluta con
tutte le sfumature del rosso la terra.
L’alba lo rende poi particolarmente nervoso specie
se è svegliato mentre è immerso nei suoi sogni di gloria.
La sua mano si abbatte pesantemente, ancora
intorpidita dal sonno, su quello squillare fastidioso e lo fa zittire.
"Presidente”
esclama dall'altro capo del filo il Giovanni “xe successo un fato gravissimo: quattro persone xe all'ospeal con
strane mace sul corpo e con febre alta.”
E’ stato Paolo, quello che fa il portantino in
ospedale, a comunicarlo.
Sembra che i medici ritengano le mosche la causa
della malattia.
I ricoverati provengono tutti dalla zona sud della
città, nella prima periferia. Lì dicono vi siano alcuni vecchi allevamenti di
suini.
“Ghe xe
pericolo, Presidente, xe già arrivada la stampa!"avvisa preoccupato
Filisteo.
Politicante in cuor suo si aspettava quella
notizia anche se con tutte le forze del ragionamento ha sempre cerca di
esorcizzarla.
“No xe
possibile che quei quatro inseti posa recar dano!” si ripete “ xe quei che vol trovar sempre da lamentarse,
che mena gramo!”
Al telefono resta zitto.
"Cosa se
fa?" chiede Giovanni, scosso fortemente dalla notizia e, soprattutto,
preoccupato che il male, qualunque ne sia la causa, possa diffondersi
rapidamente.
"Sta
calmo, non ghe xe da preocuparse" risponde pacatamente Politicante e
dopo qualche altra frase di cortesia volta a tranquillizzarlo, mette giù la
cornetta.
Ci vuole un po' di tempo prima che Politicante abbia
modo di mettere a fuoco la notizia e di rendersi conto della situazione, nella
sua nuova ottica, ossia sotto l'angolazione del Presidente.
In un primo momento è quasi contento di quella
catastrofe: pensa, infatti, al bel discorso che avrebbe potuto fare contro
quelli che non sono in grado di risolvere i problemi.
Un bello sproloquio di critiche e di improperi a
chi, dal banco del governo, non è in grado di fronteggiare le situazioni.
Un sollecito accorato a fare qualcosa, a muoversi,
per concludere con una generosa offerta del suo contributo personale e
dell'organizzazione per risolvere il problema.
“Ti se ti el
semo, Presidente! Non ti pol criticar più niente” dice tra sé quando
riflette meglio sulla sua recente carica.
Al massimo può fare un'autocritica, ma non gli
sembra, in quel momento e con quei precedenti, la mossa giusta.
Gli altri, quelli che siedono nei banchi
dell'opposizione, come avrebbero reagito? Sicuramente l'avrebbero attaccato
duramente. Avrebbero messo in discussione il suo programma di azione.
Rischia che
qualcuno della stessa Organizzazione metta in opera la sua stessa tecnica di
attacco per indurlo alle dimissioni dalla Presidenza. Forse uno dei consiglieri
di maggioranza aspira al suo posto e può utilizzare la notizia per cercare di
affossarlo. E’ una tecnica che ha appena usato lui stesso, anzi è in grado di
dare ottimi consigli su come effettuare l’operazione.
Le masse, quelli che credono in lui, nel suo
operato, nella sua capacità di gestione, quelli che sono sempre accorsi ad ogni
mobilitazione da lui promossa, invece, come si sarebbero comportati?
Certo sarebbe riuscito a convincerli, ma non per
molto.
Politicante si rende conto che la situazione è
seria, indubbiamente molto grave tale da compromettere anni di lavoro che
l’hanno finalmente portato alla vetta del potere.
Deve assolutamente inventare qualcosa ed in fretta.
Altrimenti avrebbe dovuto rinunciare, subito dopo averla assaporata, a quella
sensazione inebriante che gli dà il potere, a quella sua tanto desiderata, e
finalmente conquistata, carica di presidente.
Vede chiaramente che il
malcontento provocato dalla infezione può essere usato contro di lui, con la
stessa logica con la quale lui, anche lui, ha gestito nella prima fase l'affare
delle mosche.
Tuttavia si riprende subito da quella momentanea
incertezza: l'abitudine al ragionamento secondo le logiche degli
indottrinamenti avuti negli anni di formazione nell'Organizzazione ha il
sopravvento e lo riporta subito all'impostazione del problema nella maniera più
corretta.
Qui se c'è qualcosa che non va, è chiaro che non è
solo lui che va a pallino, ma anche la stessa Organizzazione può essere
coinvolta: e ciò non può assolutamente accadere.
Occorre dunque serrare i ranghi, chiamare tutti a
raccolta per elaborare una strategia comune che possa contrastare lo smacco
della infezione.
Qualcuno può pensare di
convocare una riunione di tecnici, di medici, professoroni espertissimi
nell'arte di Ippocrate, no: assolutamente questo a Politicante non frulla
nemmeno nel cervello, perché equivale ad una ammissione indiretta di
sconfitta.
Non bisogna mai affidare incarichi a terzi che
possono indagare su fatti che mettano a nudo le nostre responsabilità, senza
una necessaria mediazione da parte degli amici.
Solo gli accoliti possono mettere le cose nella
giusta prospettiva ed indirizzarle verso la migliore soluzione.
Bisogna accelerare il programma, pronto da tempo per
combattere finalmente le mosche, dedicando ad esso tutte le risorse
disponibili, magari convincendo qualche boiardo ad aspettare l’ulteriore
incarico e l’ennesima promozione.
E’ necessario, inoltre, trovare un responsabile del
peggioramento della situazione che non può di certo imputarsi a Politicante e
alla sua nuova presidenza.
Bisogna gestire quell’aggravamento della situazione
di modo che Politicante ne ricavi un ulteriore prestigio per avere risolto una
questione sempre più delicata.
Creare il problema e poi attribuirsi il merito di
averlo risolto: è questa la soluzione più indicata.
“Come no
averghe pensà prima!” esclama Politicante che ha subito ritrovato, dopo un
breve momento di panico, la grinta di sempre.
Capitolo
44. I clientes.
In più ha già sistemato, per l’autorità che gli
deriva dalla presidenza, gli attivisti più rappresentativi.
Il Consorzio, con l’avvento di Politicante alla
presidenza, ha aumentato la sua struttura.
Gli organi di gestione sono raddoppiati in quanto il
consiglio è affiancato da una commissione nella quale trovano posto quasi tutti
gli altri rappresentanti dell’Assemblea.
I dirigenti sono triplicati.
E’ stato semplicissimo; è bastato frazionare i
servizi e porre a capo un dirigente per ogni servizio.
In tal modo Politicante ha potuto agevolmente
assumere alcuni esponenti dell’Organizzazione che, in tal modo, consolidano il
controllo sull’ente.
Spezzettando le mansioni è stato necessario
triplicare il personale con gran soddisfazione di tutti i dipendenti.
Il budget
non è un problema perché all’assemblea che delibera i finanziamenti per il
Consorzio partecipa un buon numero di amici di Politicante e con l’appoggio del
Pattona è un gioco da ragazzi fare approvare il bilancio.
I buchi possono essere coperti per un po’ di tempo
con le risorse accumulate negli anni poi qualcuno ci penserà.
“ Chi poderà
meter su la strada tuti qui che go asunto?” una ipotesi al di fuori del
buon senso per il nostro presidente.
Il non avere ottenuto dei risultati concreti non lo
preoccupa minimamente, poiché lui sa di potere contare sul consenso
dell’Organizzazione.
La linea seguita dai dirigenti dell’Organizzazione è
un atto di fede che non ammette alcuna verifica.
I dirigenti sono per definizione rappresentanti di
tutti gli aderenti.
Con questa delega di potere, se a livello periferico
l’Organizzazione raccoglie capillarmente il consenso sul programma da seguire,
chi può mettere in discussione una linea di comportamento che ha contribuito a
formare?
Di fatto, se i vari aderenti ed attivisti
dell’Organizzazione avessero pensato un solo istante. si sarebbero resi conto
dell’equivoco insito nel ragionamento, poiché essi non contribuiscono a
determinare alcunché.
Non fanno altro che ratificare decisioni già prese
dalle oligarchie che reggono l’Organizzazione.
L’abilità di quelle oligarchie sta proprio nel far
credere che le loro decisioni sono le aspirazioni, i bisogni, le necessità
degli iscritti che contribuiscono a determinarle.
In realtà, invece, tutto è deciso prima in ragione
delle opportunità che il Comitato dell’Organizzazione ha deliberato.
L’impressione degli iscritti è quella di contare
nelle decisioni da prendere anche se come una buona madre, i dirigenti
correggono, modificano i primi passi dei loro bimbi; magari li sostengono
sorreggendo il peso del corpo instabile sulle gambe, ma il fanciullino crede di
camminare autonomamente e con un sorriso devoto compensa di tutto la buona
madre.
Se l’invasione delle mosche non è diminuita si può
sempre tirare per le lunghe, fare intravedere con statistiche alla mano che la
presenza degli odiati insetti è calata di un buona percentuale e che i
risultati sarebbero arrivati.
Ci vuole pazienza.
Si sono verificati fatti eccezionali come il caldo e
l’afa.
Adesso la situazione sta veramente precipitando con
fatti che non si possono più commentare perché la malattia incute paura anche
ai sostenitori più fanatici.
Se poi al contagio e alla malattia può seguire la
morte lo spauracchio è troppo grosso.
Esso è tale da costringere anche i cervelli più
restii a funzionare, stimolati dall’istinto di sopravvivenza.
I membri dell’Organizzazione sono perplessi,
disorientati e incapaci di avere quel sangue freddo, quella presenza di spirito
che consente loro - nei tempi migliori - di avere sempre l’ultima parola.
Cominciano a
temere che la gente possa a cominciare a considerarli solo come un apparato,
una burocrazia asfissiante, pletorica, priva di significato che è tesa solo a
perpetuarsi e ad ingigantirsi.
Una burocrazia che mira solo a conservare le
cospicue rendite di posizione che derivano dalla gestione degli enti e delle
cariche pubbliche.
I dirigenti in media guadagnano almeno dieci volte
il salario di un lavoratore, oltre a tutte le altre agevolazioni che derivano
dalla loro posizione.
I grandi amministratori, senza la copertura della
Organizzazione, non sono capaci di trovare un lavoro.
Non hanno alcuna professionalità sanno gestire solo
se vengono esentati da ogni responsabilità .
Non conoscono lavori che richiedano una preparazione
professionale o manageriale né hanno voglia di impegnarsi in lavori umili alla
loro portata abituati come sono a emolumenti da gran dirigente.
Capitolo
45. Alla ricerca di una grande idea.
Gli amici di Politicante vogliono inventare qualcosa
di nuovo, qualcosa che ricrei la fiducia in loro e rinnovi l’entusiasmo dei
sostenitori.
Chi meglio di Politicante può dare loro nuovo
impulso e vigore, chi più di lui può convincere, persuadere, blandire?
Chi più di lui può trovare nuovi scopi, nuovi
obiettivi da raggiungere?
Chi più di lui può complicare le cose e intrecciare
i fili di un indistricabile nodo gordiano, per poi con una semplice riunione
trovare la soluzione più semplice, più lapalissiana che accontenti tutti dando
ad ognuno ciò che si attende, mettendo tutti d’accordo?
I presenti aspettano con ansia l’entrata di
Politicante, nella saletta delle riunioni dell’Organizzazione, parlottando tra
loro con grande foga.
La tensione accumulata con l’arrivo di quelle
notizie disastrose sul contagio è giunta ormai al livello di guardia.
Politicante è perfettamente conscio della gravità
della situazione; la sua lunga esperienza gli ha insegnato che, più grosse sono
le difficoltà, più eclatante deve essere il rimedio per avere un ritorno di
consenso.
I voti di preferenza sono la sua linfa vitale, ci
vuole una idea geniale per rinvigorirla.
L’antidoto deve essere almeno di pari forza della
minaccia che avanza.
La mobilitazione ed i cortei ora non hanno
ovviamente senso; le riunioni e le discussioni hanno, fino a quel momento,
risolto la situazione, ma la furia della gente sta per scoppiare, non bastano
le semplici chiacchiere a placarla.
Politicante deve a tutti i costi trovare una
soluzione nuova.
Di certo non si può fare una campagna contro le
mosche.
Il noioso insetto è purtroppo insensibile ai
discorsi anche ai più velenosi, alle urla, alle invettive e alle mobilitazioni
generali.
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