Capitolo 31. I boiardi.
Quello che
conta è riuscire a gratificare i boiardi.
Tutti parlano
dei boiardi ma nessuno sa con precisione chi siano.
E’ la cultura
popolare che li identifica in quei personaggi che hanno un posto di rilievo
all’interno dell’Organizzazione.
Sono quelli
che comandano senza dovere rendere conto a nessuno delle loro decisioni e che
percepiscono le retribuzioni più elevate.
Sono quelli
che si sono conquistati le cariche più prestigiose nelle varie sezioni in cui
si articola l’Organizzazione.
Sono quelli
che viaggiano nelle macchine blu blindate con i vetri oscurati; loro passano
dappertutto a sirene spiegate.
I boiardi
contano perché hanno nella loro cassaforte i voti che consentono di raggiungere
ogni alleanza.
Chi vuole
raggiungere le cariche più alte ha bisogno di loro e deve accordarsi con loro.
E’ il gioco
del potere che si realizza solo accontentando quelli che ti possono
sostenere.
La richiesta
di chi dispone dei voti necessari per raggiungere qualunque maggioranza è
sempre la stessa.
“Seve schei, racomandasion e asumer. Bisogna
crear posti de lavoro!” ripete a tutti Politicante fino al limite
dell’ossessione.
Bisogna poi
nominare dei dirigenti che tengano un indispensabile rapporto tra
l’Organizzazione e gli assunti.
E’ un’attività
parallela che si deve sovrapporre alla società normale che produce reddito.
Questa rete
interna all’Organizzazione produce, invece, consenso, tranquillità sociale e
garantisce il potere.
Per mantenere
i contatti Politicante gira il territorio come una trottola, interviene in ogni
dibattito su qualsiasi tema.
Per lui non è
importante fare delle proposte sensate o dire qualcosa di rilevante.
Essenziale è
essere presente, assicurare il proprio intervento e promettere il completo
interessamento per raggiungere l'obiettivo di cercare e ottenere congrui
finanziamenti.
Questa è la
parola magica.
Basta poi solo
fare credere di avere dei rapporti a livello adeguato e di avere le entrature
necessarie per ottenere contatti al vertice.
E’
indispensabile far presumere che un interessamento o una parola spesa bene al
momento giusto possano fare trovare i canali più appropriati per risolvere il
problema.
E’ questo il
segreto per suscitare interesse verso i futuri sostenitori.
Solo così puoi
essere ricercato, trovare adesioni alla tua iniziativa, seguaci ai tuoi
programmi e moltiplicare il tuo sistema di collegamenti.
Le persone in
definitiva vogliono dalla Organizzazione protezione, vogliono essere assistite
nell’esigenza più sentita: quella del lavoro.
I più deboli,
i meno sicuri professionalmente tentano di trovare il sostegno per vivere
decentemente nell’aiuto che l'Organizzazione può loro offrire.
Neppure i più
forti economicamente restano immuni dall’abbraccio dell’Organizzazione, dal
desiderio di avere un necessario contatto con Politicante.
Lui è la
chiave di volta, il grimaldello per entrare in ambienti esclusivi, blindati ad
ogni contatto con l’esterno.
Se c’è un
problema è solo Politicante preposto a trovare una soluzione.
Lui, anche se
nulla sa in proposito, ha l’arte di mediare, di trovare soluzioni condivise.
Col consenso
di tutti, escludendo magari quelli che contano meno, ma che ne sanno di più,
riesce sempre a trovare la soluzione di mediazione.
Il suo segreto
è quello di adottare sempre la risposta che ha il maggior numero di consensi.
Non importa
che sia la risposta più giusta o quella più economica o quella più razionale.
Deve
semplicemente essere la risposta più condivisa, quella che accontenti tutti
anche a costo di sacrificare una minoranza.
Purché sia una
minoranza ristretta o che in ogni modo non sia in grado di incidere e di
sollevare dei polveroni inulti.
I boiardi sono
fondamentali per la tenuta dell’Organizzazione.
La loro
compattezza e spirito di disciplina garantiscono l’esito dell’impresa.
Una fede
incrollabile nell’Organizzazione e obbedienza cieca alle direttive di
Politicante sono i requisiti principali.
Devono essere
legati al suo destino nella consapevolezza che al primo sbaglio la loro
carriera è segnata coll’inevitabile ritorno all’anonimato.
I più fedeli
sono invitati a frequentare l’Organizzazione e a mettersi a completa disposizione
di ogni iniziativa.
L’Organizzazione
per essere più potente deve trovare dei collegamenti costanti con i suoi
sostenitori e soddisfare tutti i loro bisogni.
Il boiardo
deve essere sempre a disposizione degli iscritti e simpatizzanti e partecipare
alle feste che l’Organizzazione propone.
La cultura ed
il tempo libero sono le attività in cui il boiardo deve essere più incisivo.
Il governo
della società passa proprio dalla gestione di questi settori determinanti.
Deve essere
così umile da porsi dietro i banchi a servire salamelle e bicchieri di vino
durante le feste estive dell’Organizzazione.
Tutti devono
mostrare il loro interesse per la gente comune, tutti devono fare veder il
proprio spirito di servizio e la propria disponibilità verso gli altri.
Anche i grandi
capi devono essere lì.
Sono esonerati
dal lavoro più umile ma le assenze non sono giustificate.
Devono essere
presenti per stringere la mano e per dispensare sorrisi e rispondere alle varie
richieste di intervento.
Se si vuole
comandare bisogna anche mettersi in mostra pubblicamente e fare constatare la
propria presenza.
Tutti gli
adepti adempiono puntualmente ai loro compiti come scolaretti diligenti.
L’attività
amministrativa deve essere congiunta alla disponibilità di partecipare al
momento ricreativo. Solo così il boiardo raggiunge il massimo livello di
eccellenza perché solo così tutti possono riconoscere che lui è al servizio
totale dell’Organizzazione.
Il Consorzio
dà la possibilità a Politicante di reclutare un manipolo di boiardi disposti a
seguirlo anche all’inferno.
Sono persone
fidate con le quali si può programmare ogni attività.
Con loro si
può essere sicuri di avere il più totale appoggio: basta garantire un
trattamento economico adeguato.
Il Consorzio,
dove l’attività è minima, è la palestra migliore per architettare un piano di
controllo di quegli altri enti dove si lavora e non si ha tempo per realizzare
delle strategie.
“El lavoro conta poco” ripete sempre
Politicante ”quelo che conta xe el
progeto complesivo.”
E’ vero.
Se non sei
supportato dall’Organizzazione che ti sostiene sempre per la tua appartenenza,
dove puoi pensare di arrivare lavorando da solo?
Il progetto
complessivo si può realizzare solo accentuando il centralismo
dell’Organizzazione e mettendo sotto il suo controllo tutte le nomine negli
enti della città.
Capitolo 32. Le mani dei boiardi.
Il potere dei
boiardi è così decisivo perché l’Organizzazione dispone di funzionari
fedelissimi disposti a supportare la loro azione nei vari enti.
Il potere
dell’Organizzazione trae supporto da regolari elezioni.
Vinte le
elezioni l’Organizzazione si struttura per gestire il potere.
Sono
indispensabili funzionari che costruiscano i regolamenti e gli atti
amministrativi, che interpretino le leggi nel modo migliore per favorire la sua
azione.
Tutta
l’attività deve consentire di mantenere saldamente il controllo economico nelle
mani di queste piccole oligarchie. Esse si arricchiscono ed aumentano di
prestigio ad ogni operazione che portano a termine.
Per questi
funzionari l’importante è difendere il loro ruolo eliminando ogni possibile
voce critica.
Chi chiede di
interpretare le leggi in modo imparziale senza favoritismi, senza creare
ingiustificate rendite di posizione rispettando le competenze e chiunque voglia
onestamente portare un contributo al governo della società è un nemico
potenziale dell’Organizzazione e deve semplicemente essere ignorato. Deve
essere messo a tacere.
L’isolamento è
la forma migliore per garantire il consenso.
Sostenere gli
amici e isolare chi vuole pensare con la sua testa senza arrendersi ai voleri
dell’Organizzazione.
La trovata per
garantire all’Organizzazione di avvalersi di questi funzionari, che la cultura
popolare ha subito identificato come le mani dei boiardi, è semplice.
Perché
affidarsi ad inutili e dispendiosi metodi di selezione che accertino la
preparazione e mettano i migliori alla gestione degli enti pubblici?
Chi meglio
degli amministratori degli enti - ossia chi meglio dei membri
dell’Organizzazione - può scegliersi i suoi dirigenti?
Come fanno
quelli dell’Organizzazione a collaborare
fianco a fianco con dei dirigenti di cui non hanno la benché minima fiducia a
beneficio della collettività?
Politicante è
stato uno dei principali artefici di questo disegno perverso che ha portato
soggetti privi di competenza specifica ma dotata di alto indice di gradimento a
gestire l’azione degli enti pubblici.
“Ma se mi devo gestir un ente podarò sceglier
el me colaborator de fiducia” ripete convinto. Peccato dimentichi che l’ente non è suo e che
i soldi che dilapida non sono suoi ma della collettività.
I cittadini
hanno diritto al migliore servizio scegliendo le persone più capaci a gestirlo.
L’Organizzazione
ordina e le mani dei boiardi si attivano perché le decisioni prese siano
portate in esecuzione.
Tutto deve
andare nel senso indicato senza se e senza ma..
Se i prescelti
non operano nella direzione assegnata il loro destino è segnato e, come tutti i
ribelli, sono semplicemente cancellati dai libri paga.
Tutte le porte
sono chiuse e tutti i privilegi spariti in un sol colpo.
Con questa
cura radicale è impossibile che l’Organizzazione possa avere delle voci
critiche.
Qualcuno
malfidente ribatte “Ma se i xe d’acordo
su tuto chi xe che controla?”
Bisogna
proprio essere in mala fede per ritenere che l’Organizzazione non faccia tutto
il possibile a vantaggio della collettività di cui è espressione.
Capitolo 33. All’assalto.
Non c’è ente
che la prepotenza dell’Organizzazione non sia riuscita a controllare in una
morsa soffocante.
Lo schema è sempre
lo stesso.
La
schiacciante maggioranza dell’Organizzazione non ha difficoltà a inserire a
capo degli enti pubblici un presidente di suo gradimento che ha la
responsabilità di indirizzo.
Una volta
ottenuto il controllo amministrativo l'affare diventa semplice.
L’ente diventa
una colonia per i boiardi.
Il presidente
una volta insediato non ha difficoltà ad eliminare la vecchia dirigenza
sostituendola con chi è più gradito.
Solo i boiardi
hanno accesso alle cariche dirigenziali perché l’Organizzazione, che ha il
controllo, decide le nomine.
Le assunzioni
di amici e sostenitori garantiscono il sistema di potere mentre si cerca di
trovare il consenso garantendo posti di lavoro di livello basso quasi a
sostituire una indennità di disoccupazione.
Le necessarie
fonti di finanziamento sono pilotate dall’Organizzazione che, pur di garantire
posti di lavoro improduttivi, non esista ad indebitarsi in modo esorbitante. Le
risorse del paese servono per far fronte ad una macchina che serve solo a sè
stessa e che diventa ogni giorno più costosa.
L’ente per la
cultura raddoppia il numero dei dirigenti per fare posto ai boiardi, ma
soprattutto è in grado di garantire finanziamenti alle iniziative dei loro
amici.
Cosa c’è di
meglio degli spettacoli gratuiti da offrire al popolo?
Se non ci sono
più le arene ed i gladiatori è sempre pur vero che esistono i teatri e le
piazze.
La cultura non
deve produrre profitti, se c’è lo Stato disponibile a fornire i finanziamenti
necessari che poi i boiardi distribuiscono secondo il loro buon cuore.
Solo gli amici
riescono a vivere perché solo la loro attività artistica è sovvenzionata.
E’ un modo di
fornire divertimento gratuito a costo nascosto perché nessuno è poi in grado di
verificare i conti.
Gli enti per
l’assistenza sono anche un campo molto proficuo per l’attività dei boiardi
poiché hanno da gestire un considerevole patrimonio accumulato nel tempo
attraverso donazioni e lasciti testamentari.
In questo caso
la fantasia dei boiardi si scatena per inventare le operazioni più fantasiose.
Acquisti,
vendite, gestioni a costi paurosi che consentono però di costruire operazioni
interessanti.
Quando
arrivano i boiardi il patrimonio esistente va alienato in un battibaleno e gli
investimenti si susseguono a raffica.
Se gli enti
hanno esaurito il loro patrimonio, i boiardi aumentano le rette.
Il nuovo
patrimonio, costituito in un batter d’occhio, consente all'ente di attribuire
ai boiardi nuovi finanziamenti da gestire con sicurezza.
La loro
specialità è esigere la costituzione di enti che non hanno alcuna ragione di
esistere o che sono destinati a periodi transitori per poi diventare stabili.
L’ente per i
danni di guerra, una guerra finita cinquant’anni prima, è una creatura delle
più care all’Organizzazione.
I boiardi più
capaci sono stati inviati a dirigerla.
Essi hanno
dato prova della loro solerzia perché l’ente ha continuato a gestire pratiche
trascinandole per tempi biblici in attesa di continui finanziamenti.
Le pratiche
non finiscono mai di aver bisogno di documenti di supplementi di istruttoria.
La seconda
generazione di dirigenti assicura che i tempi sono ancora lunghi per far fronte
a tutto il lavoro col beneplacito dell’Organizzazione.
“No ghe xe niente de più stabile che un ente
transitorio” suole ripetere Politicante.
Non c’è nulla
di più vero perché quando un ente comincia ad assumere qualcuno ci si pone il
problema morale di licenziare un dipendente.
Certo è stato
assunto per un lavoro che deve durare un tempo determinato, ma se lui si
affeziona al suo impiego, se si costruisce una rete di rapporti, se mette su
famiglia, chi avrà il cuore di troncare tutto ciò?
Chi si
permetterà di spostarlo ad un’altra occupazione creandogli magari un trauma
irreversibile?
I boiardi che
con tanto sacrificio hanno fatto nascere l’ente possono rinunciare al loro
posto di dirigenti?
Paradossalmente
la tutela della privacy è invocata per criptare i bilanci e nascondere le reali
prebende da destinare ai boiardi.
Nessuna
informazione sui costi delle iniziative.
Nessuna
partecipazione alle decisioni rese in sedute ristrette.
La maggioranza
assoluta dei boiardi garantisce ogni decisione favorevole.
I boiardi
gestiscono il malcontento, che la loro gestione comporta, con una azione
aggressiva.
Solo loro sono
capaci di proporre una società perfetta.
Chi protesta è
un nemico del popolo che vuole mettere in discussione la capacità
dell’Organizzazione.
“Tuti insieme dovemo costruir la nova
società.”
Si crea una
doppia società.
Quella
opulenta che vive su attività pagate senza verificarne i costi e quella normale
alle soglie dello stato di bisogno che fa i conti con le dure regole del
bilancio.
Nella società
opulenta i boiardi ingrassano coi loro privilegi e le loro prebende che solo il
pubblico può offrire.
Quella normale
deve raschiare il fondo del barile per trovare le risorse sufficienti per fare
fronte alle spese che la società opulenta impone.
Il lavoro
normale, si sa, dà redditi modesti rispetto alle prebende che gli stessi
boiardi impongono alle strutture che controllano.
L’Organizzazione
è costretta a fare sempre più ricorso all’aumento della pressione fiscale.
Sui magri
guadagni i cittadini sono costretti a pagare tributi sempre più esosi a Cesare.
I boiardi sono
maestri nell’inventarsi nuovi tributi che creano macchine operative per
l’accertamento e la riscossione tali da garantire assunzioni e posti
dirigenziali.
Gli stessi
beni sono oggetto di tasse statali, regionali, provinciali, comunali.
Sullo stesso
cespite grava l’obbligo di diverse denuncie.
Il
contribuente compila denunce allo stato alla regione, alla provincia ed al
comune.
E’ il massimo
del sogno dei boiardi per esercitare un controllo su tutto, per moltiplicare le
pratiche e per imporre il massimo delle imposte.
D’altronde più
la macchina è grossa e più ha bisogno di soldi per farla girare.
Il fatto che i
servizi siano sempre più scarsi ha una importanza relativa, l’importante è che
i boiardi trovino nel sistema il loro posto al sole.
I boiardi
raccattano là dove è più semplice.
Raggiunti i
loro obiettivi col minimo sforzo non vogliono scontrarsi con soggetti che
possono creare problemi.
Sono i
cittadini normali a pagare di più.
Sotto tiro di
un fisco sempre più avido sono quelli che hanno i redditi al sole, quelli che
vivono senza spostamenti, quelli che hanno attività ben visibili e ben
tracciabili per la gravosa imposizione fiscale che devono garantire la
dispendiosa gestione dei boiardi.
E’ molto più
facile fare pagare a loro i conti salati che il sistema impone.
I
bancarottieri abili nel fare scomparire intere fortune nelle pieghe dei bilanci
truffando ignari risparmiatori, gli evasori senza residenza e col contante
sotto il cuscino o depositato nei paradisi fiscali, i criminali più incalliti
che guadagnano fortune con i traffici più illeciti e tutti quelli che vivono ai
margini della società legale e conducono una vita da nababbi senza pagare un
soldo di tasse restano impuniti.
Capitolo 34. Il vecchio saggio.
Il dott.
Bianchi è stanco di sgobbare senza mai fare carriera, di essere sempre l’ultimo
a sapere i fatti più importanti, di avere i premi di produttività nel lavoro
sempre più bassi, di essere inquadrato nella qualifica minima, mentre i boiardi
ogni giorno che passa divengono sempre più altezzosi.
Vuole
diventare boiardo anche lui.
Vuole godere
del festino che ora è destinato solo a loro.
Chi può
introdurlo a quel bengodi? Solo Politicante può dargli le dritte giuste per
diventare un boiardo che si rispetti.
Timidamente il
dott. Bianchi bussa alla porta.
Politicante è
sprofondato nella sua poltrona Luigi XIV.
Si sente veramente
un imperatore.
“Se pol entrar Presidente?” sussurra dopo
aver avuto l’ok dalla lucina rossa che ammette alla presenza del supremo.
In quel
momento gli affiorano tutti i dubbi e le paure che lo hanno sempre tenuto
distante dalle porte del potere.
Ha sempre
temuto di essere condizionato, di essere messo nel mezzo di chissà quali
intrighi e di perdere soprattutto la sua libertà di pensare.
Quello che più
lo turba è, in effetti, perdere la sua indipendenza, essere omologato a tutti
gli altri, dovere dire sempre sì e dovere considerare dritte le cose più
storte.
Oramai però si
è convinto che deve mutare atteggiamento, memore di una vecchia storiella che
gli raccontava sempre suo nonno.
“Ti ti xe un fio de sesto ma sta tento che a volta l’onestà non paga”
soleva ripetergli.
Gli affiora
alla memoria la storia del vecchio saggio.
“Vive in un
paese lontano un vecchio saggio che ha la fiducia più completa dei suoi
concittadini.
Lui, che è
anche veggente, ha predetto ai compaesani di non attingere dal pozzo comune
l’acqua del prossimo temporale poiché porta il germe della pazzia.
L’acqua non si
deve assolutamente bere.
Lo ha letto
nei libri degli astri perché le congiunture sono sfavorevoli ed il passaggio di
una cometa promette sventure.
All’ultima
pioggia, però, è seguita una terribile siccità, i paesani resistono all'arsura
solo per i primi giorni.
La sete si fa
cattiva consigliera e Anacleto, il primo di loro, incomincia di nascosto ad
attingere l’acqua dal pozzo comune e a berla.
Subito
l’effetto dell’acqua incomincia ed il malcapitato inizia a ragionare strano.
Anacleto è
tenuto, però, alla larga dalla maggioranza dei cittadini e poiché urla come un
pazzo di bere l’acqua, ritenendolo pericoloso lo rinchiudono in una gabbia.
A lui segue un secondo e poi un terzo che si
avvicinano furtivi al pozzo d’acqua piovana e bevono avidamente quell’acqua
drogata.
Tutti loro
sono rinchiusi nel recinto come Anacleto.
Ad uno ad uno
la maggioranza dei paesani, oramai senza alcuna remora di farsi notare, beve
l’acqua della pazzia.
A tal punto i
pazzi sono divenuti la maggioranza e guardano minacciosi il vecchio saggio che
continua a parlare in un modo per loro anormale e soprattutto a dare i suoi
consigli di astenersi dal bere l’acqua del pozzo.
Il profeta
rimane in breve tempo il solo a non avere ancora bevuto.
La gabbia è
troppo stretta per contenere tutti i matti ed allora la situazione si inverte
ed i carcerati diventano in un baleno carcerieri.
Il vecchio
saggio è rinchiuso in gabbia perché in una comunità di dementi la saggezza è
ritenuta follia.
Il vecchio
resiste, pur nelle angustie della prigionia, a non bere poiché ha a cuore la
sua integrità mentale più della sua stessa libertà fisica.
Passano i
giorni finché, stremato dalla prigionia e soprattutto dalle beffe, il vecchio
saggio chiede di potere avere anche lui un bel bicchiere dell’acqua della
pazzia.
Così dopo aver
bevuto il vecchio incomincia anche lui a ballare e danzare e ad urlare le frasi
più astruse uniformando finalmente il suo linguaggio a quello della sua gente.
Diventato
folle in un popolo di matti il vecchio saggio riacquista il suo ruolo fra gli
applausi della sua comunità ritrovata.
Memore di
quella storia che da bambino lo divertiva tanto, il dott. Bianchi vuole fare il
fatidico passo e bere l’acqua di questa pazzia collettiva rinunciando a
ragionare col suo buon senno.
Chi se ne
frega dei principi e dei valori, lui vuole raggiungere un posto in questa
società di pazzi e per questo vuole diventare il più folle di tutti.
Convinto delle
sue opinioni si presenta a Politicante.
“Mi voria deventar boiardo anca mi.” dice
sommesso.
Il
dott. Bianchi sa che le nomine di tutte le figure dirigenziali più
rappresentative sono speculari al potere che le ha scelte.
L’Organizzazione
non consentirebbe mai che un dirigente del Consorzio sia eletto al di fuori dei
suoi ranghi.
La richiesta di presentazione di domanda di
partecipazione a selezioni tese ad individuare un candidato per posti di
responsabilità è solo un espediente. Bisogna, per mantenere una immagine di
efficienza, fare credere che tutti possano accedere agli incarichi più
importanti.
Si
richiedono curricula di particolare
esperienza e si invitano i cittadini che spesso abboccano e partecipano a
selezioni ove il prescelto è stato individuato ancor prima di emanare il
comunicato
Questo
a norma di legge poiché tutti sono consapevoli del fatto che le nomine e le
designazioni di rappresentanti delle amministrazioni siano di carattere
fiduciario.
Il
dott. Bianchi ha deciso di adeguarsi al nuovo stile.
E’
stufo di studiare e di prepararsi, vuole iniziare a frequentare assiduamente
gli apparati è disposto ad andare a fare il lacchè di chi comanda pronto, in
caso di "ribaltone", ad inserirsi nel filone vincente.
“Chi xe sti boiardi?” interviene stizzito
Politicante che come tutti i componenti dell’Organizzazione nega la strisciante
penetrazione nella società civile.
“Qua xe tutto onesto, tutto a ala luce del
sol!” proclama mostrandosi convinto lui stesso delle grandi panzane che
racconta.
“El continua a lavorar sodo come mi, el
vedarà che i risultati vegnarà!” è una mezza apertura ad una futura prova
di fedeltà all’Organizzazione, poi si sarebbe potuta valutare la domanda.
Per diventare
boiardi il percorso non è così semplice come il dott. Bianchi può immaginare.
Bisogna dare
prova di affidabilità.
Si deve dare
all’Organizzazione la piena garanzia di obbedienza e sottomissione assoluta
alle sue regole.
E’ un percorso
lungo che comincia con la frequentazione.
Bisogna essere
presenti alle riunioni, anche a quelle apparentemente più insignificanti, per
stringere le mani dei capi, per salutare con deferenza e complimentarsi per
l’attività svolta ed i successi ottenuti.
Si deve essere
ossequienti alle disposizioni che vengono dall’alto.
Mai critiche,
anche le più sensate potrebbero essere considerate irriverenti.
Bisogna dare
dimostrazioni di essere conosciuti negli ambienti più disparati e soprattutto
di avere un seguito personale.
Bisogna
dimostrare di avere la fiducia di cittadini o di associazioni che può tradursi
in voti di preferenza per l’Organizzazione nelle competizioni elettorali.
E’ gradita una
presenza costante a tutti gli incontri. Bisogna essere disponibili ad accettare
anche il più insignificante incarico perché un rifiuto può essere valutato come
atteggiamento critico.
Importantissimo
è il volontariato per tutte le iniziative che sono portate avanti dalla
Organizzazione.
La
partecipazione assidua alle feste popolari è sicuramente un elemento corretto
di valutazione.
Vendere
biglietti d’ingresso e staccare ricevute alla cassa sono sicuramente gli
incarichi più appetiti. Puoi farti vedere e stringere le mani di tutti quelli
che partecipano alla festa. Porta meno prestigio cucinare salamelle alla
griglia o friggere lo gnocco perché si è troppo defilati e nessuno vuole condividere
la puzza del fritto.
E’ difficile
persino ottenerli perché sono distribuiti, con una mediazione attenta, fra le
varie componenti dell’Organizzazione dosando fra giovani rampanti e vecchi
militanti.
Ci vuole una
grande sensibilità per affidare degli incarichi che consentono di mettersi in
evidenza nei confronti dei simpatizzanti.
La presenza
alle feste dell’Organizzazione è sicuramente un trampolino di lancio per futuri
elementi rampanti o per confermare l’importanza dei vecchi dirigenti.
Se il nuovo
candidato non è conosciuto da uno dei capi dell’Organizzazione, che può
garantire per lui, la selezione si presenta lunga e difficile.
L’Organizzazione
deve necessariamente basarsi su poche persone.
Lo schema
piramidale è sicuramente più efficiente e garantisce una maggiore soddisfazione
nella gestione del potere.
Il grande capo
ti invita a mangiare una pizza, ti fa delle domande per valutare le tue
risposte in ordine alla attività svolta dell’Organizzazione e sonda la tua
disponibilità.
Devi essere pronto
a dimostrare la tua totale dedizione, altrimenti sei bocciato.
Non ci sono
prove di appello.
Devi essere
pronto ad arrivare quando ti chiamano e dimostrare che lo scopo principale
della tua esistenza è servire l’Organizzazione.
Soprattutto
devi essere pronto ad accettare la supponenza dei grandi capi che vogliono
esser blanditi e mai contraddetti.
Il dott.
Bianchi non sa di essere già stato valutato.
Lui è stato
considerato troppo individualista, troppo intelligente, troppo disinteressato
rispetto ai vantaggi che la carriera di boiardo gli garantisce.
La risposta
non può essere che negativa.
Lui non lo
saprà mai.
Nessuno degli
esclusi ha mai avuto una risposta diretta; è meglio tenere sulla corda questi
postulanti perché è più opportuno mantenere un aspirante nello stato di attesa
piuttosto che, comunicando l’esclusione, farsene un potenziale nemico.
Anche nel caso
della domanda del dott. Bianchi non c’è stata una netta risposta negativa, ma
una finta apertura
“Pol essere che fasendose vedar qualche volta
ale nostre riunion el posa considerar
che noialtri non femo preferenze” con queste parole Politicante dimostra la
sua sensibilità nell’eliminare gli indesiderati facendo finta di accogliere
almeno in prospettiva le loro richieste.
Capitolo 35. Il controllo delle persone.
Lo scopo
principale dell’Organizzazione è reperire risorse da ridistribuire perché ogni
soldo dispensato comporta l’intermediazione dei boiardi e da questo intervento
essi derivano il loro potere.
Un potere
diretto perché dai finanziamenti essi traggono i loro compensi, ma anche
indiretto perché i beneficati si sentono uniti all'Organizzazione che li ha
aiutati in cambio della promessa del loro consenso.
Su questo le
idee di Politicante sono chiare.
“Bisogna aumentar le tase; colpir tuti i
movimenti di denaro. Bisogna che tuti paga! Quei che ga schei pol scampar, ma
tuti gli altri no! ” afferma convinto.
Uno dei
principi cardini dell'azione di Politicante è quello di non dare incomodi alla
gente influente.
Il suo
ragionamento è semplice: chi muove ingenti capitali, che possono sempre andare
liberamente in giro per il mondo, non può essere disturbato senza provocare la
sua reazione.
Le persone
importanti, se protestano troppo possono mettere in difficoltà gli equilibri
interni dell’Organizzazione perché le persone influenti sono collegate con
l’Organizzazione e direttamente o indirettamente la controllano.
Tutti gli
altri legati alla città, quelli che non muovono i loro interessi al di fuori
della cerchia limitata delle mura di cinta, sono più facilmente controllabili e
possono quindi essere torchiati fino all’ultimo centesimo.
Aumentare le
imposte e crearne di nuove serve anche a mettere in piedi una struttura
complessa che può dare lavoro a molti e risolve, quindi, anche un problema occupazionale.
“Bisogna aumentar el numero dele tase cusì
creemo novi uffici e ocupasion” Politicante non ha difficoltà ad illustrare
la sua originale strategia
Creare
modalità sempre più complicate di imposizione comporta per il cittadino onesto
una difficoltà anche per denunciare le attività sottoposte ad imposizione.
Così c’è
bisogno di esperti che collaborino con gli uffici.
Creare
montagne di carte, raddoppiare i fascicoli, tenere così tutto sotto controllo:
questo è il sogno di Politicante.
Vede già le
code dei questuanti che mendicano posti di lavoro negli uffici addetti ad
immagazzinare fascicoli. Posti di lavoro che sono pagati con il ricavato dagli
accertamenti.
Le denuncie si
susseguono.
Per
Politicante il massimo sarebbe che oltre alla presentazione di un modello al
comune, ce ne fosse un’altra al Consorzio con un diverso prospetto e infine
un'altra allo Stato con un altro stampato.
Raggiungere il
caos amministrativo, per poi costituire delle commissioni che studino i rimedi
per superarlo, è il sogno segreto di Politicante che ama essere utile alla sua
gente.
Il cittadino
non riesce a compilare le denuncie.
Benissimo:
basta potenziare una struttura che aiuti i cittadini a compilarle, poi c’è un
organo che deve esaminarle ed infine un ufficio che deve effettuare i
controlli.
Più le
attività sono verificate dal fisco più il controllo sui cittadini è stringente.
Tutto così
deve essere autorizzato dai boiardi, non deve scappare niente.
Sfugge a
questo gioco solo chi localizza all’estero nei paesi meno sviluppati la sua
attività.
Le fasce che
operano ai limiti della legalità o fuori di essa parimenti sono esentate perché
lì non si parla di controlli fiscali, ma di reti e allora il discorso è
diverso.
I controlli
devono essere più complessi e rendono meno.
L’Organizzazione
sa in partenza che la verifica meticolosa dei contribuenti onesti è più
redditizia e meno conflittuale.
Lo slogan è
poi semplice: solo con l’aumento delle tasse si possono offrire più servizi ai
cittadini.
Il sistema
consente così di trovare nuove occasioni di occupazione.
“Trovar lavoro xe la me prima preocupazion”
ripete Politicante che ritiene di essere veramente nel giusto perché la sua è
assoluta sete di controllo.
I migliori non
possono ragionevolmente convivere con i boiardi che detengono le migliori
posizioni sia sul piano operativo che economico.
Politicante sa
bene che deve guardarsi da molti nemici.
Primi fra
tutti quelli che vogliono semplificare il sistema, localizzare le risorse in
modo corretto per far crescere la comunità e per dotarla dei servizi necessari,
ma hanno la miopia di volere trascurare la posizione dei boiardi.
Non capiscono
che l’Organizzazione è essenziale per il paese.
La gestione
dell’intero sistema serve ad aumentare il peso dei boiardi.
La
semplificazione è il peggiore nemico dell’Organizzazione faraonica che tende ad
espandersi e ad alimentare sé stessa prima di realizzare alcunché per gli
altri.
E’ indubbio
che solo creando un maggior numero di enti si possono avere migliori servizi
pubblici; costituire più enti significa ottenere più posti per sistemare i
boiardi e più potere all’Organizzazione.
La maggiore
spesa serve solo a creare un maggior giro di ricchezza a beneficio di tutti;
per questo gli ambienti più influenti apprezzano il movimentismo di Politicante
anche se devono pagare il prezzo di tenersi una schiera crescente di boiardi.
Capitolo 36. Barbino.
Il boiardo
incaricato è autonomo nella gestione del suo servizio, il funzionario risponde
all’Organizzazione che locontrolla.
Barbino è
preposto al compito di controllare dei boiardi.
E’ stato
promosso sul campo perché ha dimostrato una particolare abilità.
Piccolo di
statura, con un pizzetto mefistofelico, Barbino ha l’aspetto sgradevole di chi
gioca con le persone.
Gli occhi di
Barbino, scuri come la pece, ti penetrano nell’anima, indagatori di ogni tuo
più recondito pensiero. E’ fortemente consapevole del suo enorme potere.
Sa che una sua
semplice parola può innalzare alle stelle un piccolo impiegato.
Chi fino al
giorno prima portava le mezze maniche per riparare i gomiti delle giacche da
una preventiva usura può in un battibaleno ascendere all’empireo dei boiardi.
Come invece
una semplice illazione può fare cadere in disgrazia il più importante dei
boiardi e farlo precipitare al primo gradino dove deve riprendere ad indossare
le famose mezze maniche.
L’arte di Barbino è quella di scegliere i suoi collaboratori.
E’ lui che seleziona incessantemente le nuove leve che possono essere i
boiardi di domani.
La sua principale qualità è l’arroganza.
L’arroganza di conoscere gli fa presumere di essere competente in tutto
non tollerando che nessuno gli faccia alcuna critica, anche quando sbaglia,
perché la ritiene offensiva alla sua immagine.
Nel suo enclave non conta molto sapere risolvere i problemi che ti
vengono affidati.
A questo provvede Barbino.
E’ una sua esclusiva competenza risolvere ogni questione di una certa
rilevanza perché così esercita il suo potere invasivo che non tollera
intromissioni.
L’aspetto professionale non è quindi decisivo per scegliere il
collaboratore.
Questo deve essere principalmente un buon esecutore e non deve porre
troppi problemi.
Il collaboratore deve essere soprattutto un suddito.
Deve semplicemente obbedire agli ordini dettagliati che gli sono
impartiti.
“Cosa dovemo fare oggi capo.” Rebecca, la kapò di Barbino, si rivolge a lui
abitualmente così ogni mattina quando si incrociano nell’ufficio
dell’Organizzazione dimostrando semmai, se ce ne fosse ancora bisogno, la sua
completa sottomissione. Non deve spingere troppo le sua volontà di carriera,
deve tenere conto degli equilibri che si sono cristallizzati nel tempo.
Certi fascicoli è meglio che li guardi solo Barbino, è meglio che i
sottoposti non ficchino il naso in questioni che non li riguardano.
Devono solo badare a quello che è stato loro affidato: nulla di più!
E’ meglio non cercare rapporti troppo privilegiati con i capi
dell’Organizzazione cui Barbino deve rendere conto.
Se uno si muove senza la necessaria discrezione e ricerca rapporti
troppo diretti con i vertici dell’Organizzazione, risulta immediatamente
sgradito al grande capo perché non sta al posto suo!
I rapporti diretti e confidenziali sono riservati solo a lui.
Se il
collaboratore non si dimostra all’altezza del compito ed il servizio è
giudicato insufficiente tanto meglio.
L’intervento
dell’Organizzazione consente, infatti, la creazione di un Commissario di
livello superiore che, con una modesta prebenda aggiuntiva, ha modo di
affermare nuovamente l’efficienza dell'Organizzazione.
Il boiardo
inefficiente non è però rimosso, perché l’Organizzazione è sempre clemente con
i suoi adepti, ma semplicemente spostato ad un altro compito adeguato alle sue
capacità.
Capitolo 37. Il controllo del territorio.
L’importante
per un controllo capillare del territorio è creare tanti centri decisionali.
Sono
Associazioni che si occupano dei più svariati problemi che interessano la
comunità.
L’associazione
per la cura degli stagni, l’associazione per le piste ciclabili, l’ente per il
riciclo dei rifiuti, Politicante ogni giorno se ne inventa una.
La sua
attività è vorticosa; anche tre cene per sera, due o tre incontri da una parte
all’altra del territorio. Non c’è inaugurazione o taglio di nastro che non lo
veda in prima fila.
Tutto quello
che succede deve avere in lui il principale protagonista: il suo controllo
spazia su tutto; l’unica cosa che non riesce a controllare sono le mosche.
Ogni tanto gli
enti entrano in conflitto tra di loro.
Allora le
riunioni, le commissioni e le discussioni sono necessarie.
E’ una
ricchezza per la comunità questo interessamento serrato.
Poi arriva la
mediazione di Politicante e tutto si risolve.
L’unica
piccola difficoltà è data dal fatto che tanto interessamento, tanta
documentazione e tante discussioni comportano oneri sempre più gravosi. La
spesa è fuori controllo.
Politicante
non si scompone: il suo segreto è la calma e la discussione fino alla nausea.
C’è qualcuno
che protesta perché ci sono troppi enti.
Benissimo!
Politicante organizza un convegno dal titolo interlocutorio: “Ridurre i costi
per amministrare? Una scommessa perdente?”
Fra i boiardi
non mancano consulenti pronti a relazionare su ogni questione. Fin troppi sono
nel libro paga dell’Organizzazione.
Uno sponsor
per un buffet splendido non può
mancare: il successo è assicurato.
Il risultato è
scontato e tutti acclamano l’utilità dell’ente: non si vuole mica licenziare?
Chi è
costretto a lavorare duramente per mantenersi e arrivare alla fine del mese non
ha più la voglia nemmeno di protestare. Politicante è riuscito ancora una volta
a metterlo alle corde.
E’ qui che
Barbino ha un’idea prodigiosa in occasione dell’approvazione del nuovo piano
urbanistico.
C’è solo la
continua necessità di riuscire a recuperare ancora risorse per
l’Organizzazione.
La cosa sembra
impossibile dopo i balzelli imposti agli enti principali per garantire ai
boiardi una posizione di prestigio.
Le pressioni
per acquisire la possibilità di costruire, con la trasformazione di nuove aree
agricole in residenziali o industriali, sono enormi.
Il Pattona
preme per ottenere, attraverso una sua immobiliare, la realizzazione a nord
della città di un vasto centro commerciale, proprio a margine della strada di
grande comunicazione che porta verso il capoluogo.
In quel punto
la pianura è verde coltivata a granturco ed è attraversata da una roggia che
corre lungo la strada.
Il Pattona
intravede la possibilità di coprire tutto con una grande colata di cemento
armato e offre spontaneamente una cifra esagerata a Politicante per il
finanziamento delle iniziative dell’Organizzazione.
Barbino vede
nel piano un’occasione di sviluppo per la città e di finanziamento per
l’Organizzazione.
“Inventemose un controlo del territorio co
società specializate nela pianificazion.” propone.
Già
Politicante intravede la possibilità di affidare incarichi prestigiosi ai
boiardi e finanziamenti all’Organizzazione da parte delle società incaricate di
predisporre i piani di intervento e di tutti quelli che devono realizzare
interventi edilizi.
Basta fare
passare tutti gli atti di regolamentazione del territorio presso le società e
così si può controllare ogni più piccolo intervento.
“El potere se crea col controlo” dice
Barbino.
“Xe vero” conferma Politicante.
Barbino si
mette all’opera.
Diviene, con
l’aiuto di Politicante, Presidente delle commissioni di approvazione dei
progetti. Non ne scappa una. Una dopo l’altra le commissioni diventano preda di
Barbino che riesce sempre ad avere i numeri per essere nominato.
Chi meglio del
controllore è in grado di redigere o di fare redigere dei progetti che possano
ottenere un’istantanea approvazione?
Lo staff di
Barbino aumenta.
Il lavoro
importante con commesse ricche, che fanno girare un vortice di denari, passa
tutto dal suo studio, agli altri restano le briciole.
L’arroganza di
Barbino non conosce limiti.
“Xe perché i altri no xe boni de progetar”
dice sfrontato.
I
finanziamenti pubblici arrivano subito, se i progetti sonno firmati da uno del
suo gruppo; con lui garante con ci sono più tempi di attesa.
Barbino grazie
all’Organizzazione è diventato componente della Banca di finanziamento dei
progetti sociali.
Basta che la
richiesta sia firmata da lui che ogni aspetto legale è risolto.
La sua
influenza dilaga: è dappertutto.
Il successo è
strepitoso: non c’è un progetto importante che non passi dal suo studio.
Poi tocca alla
pianificazione essere la preda di Barbino.
“Come xe pol fare i progetti se i piani xe
sbagliai” suole ripetere.
Lo studio di
Barbino diventa sempre più importante, ingurgita tutto quello che può con una
voracità senza pari.
Diviene in breve
tempo il punto di riferimento di tutte le operazioni che hanno per
intermediaria l’Organizzazione.
La sua
specialità sono i cambiamenti di destinazione dei terreni.
E’ sufficiente
affermare che l’area agricola confinante con quelle di espansione deve mutare
destinazione ed il gioco è fatto.
Basta vedere
chi sta al gioco, chi in cambio della variazione è disposto a fornire un solido
contributo all’Organizzazione.
Barbino è il
braccio operativo ma le indicazioni di chi privilegiare nelle operazioni spetta
a Politicante.
L’unico vero
regista è lui: egli tesse i rapporti con chi ha la possibilità d’intervento
perché una volta realizzata l’operazione occorrono nuove risorse per
realizzare.
Il progresso,
l’espansione economica ed il benessere impongono un gioco complicato.
Bisogna
muovere tante e tante pedine perché l’operazione riesca ed ogni pedina deve
avere il suo tornaconto con soddisfazione di tutti per rendere più grande
l’Organizzazione.
Ogni
operazione contribuisce a rendere più evidente il successo di Politicante che
tiene saldamente in mano le redini di tutte le attività.
Quasi più
nessuno si ricorda delle mosche che sono sì un fastidio, ma come potere fare
delle colpe a Politicante con tutto l’impegno che mette a vantaggio della
comunità?
Chi ha il
coraggio di schierarsi contro i boiardi per affermare delle verità evidenti ma
che comportano un rallentamento dell’interventismo dilagante?
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