Il nonno Toni e la nonna Paulette sono troppo diversi
e al loro unione non regge.
I suoi frequenti viaggi in Ungheria lo hanno messo
nella condizione di crearsi un’altra famiglia.
Per Anna Giulia è stata un grosso dispiacere.
Suo padre la vuole, però, coinvolgere nei suoi affari.
Nel suo
traffico di scope e nel suo campionario di articoli per la pulizia della
casa una ragioniera può trovare una collocazione determinante.
E’ per questo che manda la Titti a Vienna a studiare
tedesco e ad imparare qualche nozione di ragioneria.
La Titti è una ragazzina un po’ viziata con non molta
voglia di studiare che non conosce una parola di tedesco.
Per porre rimedio non c’è che una soluzione inviarla
in un collegio tedesco non frequentato da italiani per potere conseguire il
massimo profitto sia in tedesco sia in materie economiche.
A Toni basta che la figliuola quel poco che possa
servire a inserirla nell’azienda paterna.
Un cura d’urto che ha avuto risultati solo a metà.
La Titti per sopravvivere a Vienna in mezzo a tutti
quei mangia crauti non ha potuto fare altro che imparare il tedesco ma le
materie economiche non le sono proprio entrate in testa.
Il primo dei
fratelli a convolare a nozze è Paolo.
Vanno a
vivere a Padova dove Paolo trova un ottimo lavoro di assistente
all’Ospedale.
Galeno
Ceccarelli chiamato a dirigere l'Istituto di Clinica chirurgica dell'Università di Padova, vuole Paolo nella sua squadra.
Il maestro è
dotato di grande preparazione teorica e di raffinata tecnica operatoria.
Lui si è
impegnato nello studio delle nuove branche specialistiche che vanno staccandosi
dalla chirurgia generale e, in particolare, della cardiochirurgia ed dell'anestesia, fondando
un'importante scuola chirurgica.
Il
Professore ha chiamato a Padova una schiera di giovani motivati a portare avanti gli studi che stanno dando
vita al Trattato Italiano di Patologia
Chirurgica.
Paolo fa parte della squadra e pubblica il
Manuale di anestesia nel 1949.
“Ho bisogno
di un chirurgo che sappia cos’è l’anestesia per condurre in porto un piano di
ricerche in competizione con l’Università di Torino sulla possibilità di
operare al cuore arrestando la
circolazione sanguigna corporea” dice il maestro.
“Sono pronto
ad impegnami nelle nuove tecniche operatorie che consentono di operare al
cuore” risponde Paolo che non rinuncia alle imprese che sembrano impossibili.
Paolo
sperimenta la possibilità di operare sul cuore realizzando una circolazione
extracorporea .
In tal modo
il cuore non sanguina per il tempo necessario ed il sangue continua a circolare
nel resto del corpo pompato dalla macchina cuore polmone artificiale creata da
Paolo.
Dopo il
lavoro in Ospedale il giovane chirurgo alla sera continua il suo paziente
lavoro di sperimentazione e di studio per dare la giusta autorevolezza alle sue
pubblicazioni scientifiche che gli sono
indispensabili se vuole prepararsi alla
docenza di Anestesiologia.
Nelle mani
degli adulatori Paolo così forte e determinato diventa una gallina dalle uova
d’oro
Un
improvvisato costruttore di macchine per la circolazione extracorporea gli
spilla una montagna di quattrini per costruire e promuovere il macchinario che
deve portare al successo chimico ed economico.
La
competizione ha un successo solo parziale perché a realizzare la macchina per
prima è la squadra dell’Università di Torino.
Le cose
comunque vanno per il meglio.
Paolo e la
Titti hanno preso casa in un signorile appartamento in Via Altinate.
Toni Facco
stravede per il genero che rappresenta il professionista borghese e
preparato che ha sempre desiderato per sua figlia e sostiene economicamente
la vita brillante del giovane genero impegnato nella ricerca scientifica.
La Titti
programma un figlio ogni cinque anni.
“Così sono
sufficientemente vicini e si fanno compagnia”
dice soddisfatta citando il proverbio veneto che vede nel tre il numero
perfetto della figliolanza..
In dieci anni le figlie saranno tre : tutte femmine!
Giovanna la più grande, Maria Antonietta e infine
Isabella.
Poi basta!
Sono gli anni del dopoguerra.
Sono gli anni del miracolo economico italiano.
C’è tutto da ricostruire.
La manodopera non basta mai; le iniziative si
moltiplicano in una sorta di liberismo economico che tutto concede senza
burocrazia senza tanti permessi.
Ogni attività va bene.
Titti per arrotondare
con l’aiuto del cugino ingegnere realizza delle costruzioni e vende gli
appartamenti con un buon margine.
Questi affari, sponsorizzati da Toni, consentono alla famiglia del giovane medico con
pochi proventi, ma molte speranze , di condurre una vita da benestante e di frequentare la buona società padovana.
Le tre figlie
non sono di troppo incomodo perché ci sono la Gina e soprattutto la piccola
Germana che le seguono con amore e le tengono a bada.
Così si possono frequentare e ricevere gli amici con grande classe.
La Gina è una cameriera veneta arguta e sveglia tutto
fare . Pulisce e cucina un vero fenomeno
nel preparare cene ai numerosi ospiti che fanno gruppo con i brillante chirurgo
e signora.
La Germana è la tata.
E’ la nipote della Gina che come tutte le figlie delle
famiglie numerose che vivono in campagna si danno da fare per arrotondare i
magri bilanci degli anni dopo guerra.
La Germana è come una sorella maggiore che tiene a
bada le tre sorelle.
Giovanni studia con
profitto, lui non ha obiettivi accademici, raggiungere la laurea in Medicina
per lui è già un ottimo risultato.
Giovanni è il
fratellino più piccolo: alto, atletico, determinato, professionista rampante.
Giovanni ti
ispira subito simpatia e fiducia per il suo approccio franco e cordiale.
In gioventù ha
avuto un successo strepitoso con le donne dovuto al suo carattere, al suo
fisico, al suo passato di atleta e soprattutto alla sua fama di macio.
Le medaglie ai
nazionali nella staffetta quattro per quattrocento e nei quattrocento metri ostacoli
e la sua fama di duro dovuta al fatto di essersi difeso strenuamente
nell’affermare il ritorno di Trieste all’Italia sono un passaporto sicuro per
essere conteso da un numero esagerato di biondone.
A Brescia ci sono state diverse manifestazioni irredentiste,
dopo l’uccisione di un giovane triestino, Pietro Addobati il 5 novembre 1953.
Ignaro dello scopo della manifestazione
indetta dal Ministro Pella, Giovanni si trova nel mezzo della folla degli studenti
che vi partecipano.
Qui Giovanni viene contestato da alcuni che la
pensano diversamente.
Sono gli operai tutti rossi , come dice
il Nino, della O.M. che sono stati mandati fuori dalla fabbrica col disegno di
stroncare le manifestazioni pro Trieste.
In Corso Magenta Giovanni che sta andando
a scuola si è unito con altri liceali più per bigiare che per patriottismo.
Quelli della O.M. sono tanti grandi e
grossi con le bandiere rosse e picchiano i manifestanti per disperderli.
I contro manifestanti fanno, però, lo
sbaglio di colpire una giovane castana, alta e slanciata su cui Giovanni ha
riposto le sue attenzioni.
E’ la morosa dell’orefice che frequenta
anche lei le manifestazioni studentesche.
Buttati i libri Giovanni senza pensare
tanto alle conseguenze (se li avesse per caso smarriti come poteva fare a ricomprarli)
si mette in guardia con i piedi ben
piantati per terra e si mette a dare sventole.
Giovanni dà spettacolo.
Ad ogni cazzotto uno degli avversari va a
terra .
Una randellata insidiosa lo colpisce
sugli zigomi che si gonfiano e lo fanno lacrimare di rabbia.
Lui è uno che non si fa spaventare dai
manganelli.
Resiste, scappa e affronta gli avversari
che si impuntano a seguirlo uno per volta senza lasciare scampo.
Per uscire dall’impiccio dicono che a
furia di cazzottoni dovette stenderne un discreto numero per dissuaderli a dare
fastidio e riuscire a cavare lui e i suoi amici dai pasticci aumentando così,
come patriota risoluto, la sua fama.
Giovanni è molto indaffarato con affari
di cuore.
Le sue amiche lo frequentano volentieri e lo
desiderano come compagno.
Da bravo figliuolo Giovani puntualmente quando la relazione
acquista un qualche significato porta le sua amica di turno ad Ospedaletti per
sentire il parere di mamma Aurelia che ha molta influenza su di lui.
C’è però un problema le belle figliuole che piacciono
a lui non sono gradite alla famiglia!
Non solo mamma Aurelia è particolarmente esigente ma
anche Paolo è severo e vuole il meglio per il suo fratellino.
Finita la guerra
Giovanni è al Campo Giuriati a Milano per una gara con la squadra di
atletica.
Nello scendere in pista non può notare una svedese che
fa girare la testa a tutti : alta e bionda è proprio uno schianto!
Lei è Lisen Loven di Malmo è seduta lì a fondo pista a
seguire le gare anche lei una atleta ed ha appena concluso la gara di salto in
lungo con una buona prestazione.
Giovanni le si avvicina e le consegna la giacca della sua tutta che
ha appena sfilato dalle spalle.
“ Adesso vinco e poi me la ridai.” le sussurra.
Dopo un a gara perfetta dove gli ostacoli vengono
superati con scioltezza da un Giovanni in forma smagliante lui sorridente
ritorna.
“ Hai visto che sono stato di parola. “ dice
sventolando al medaglia d’oro.
La Lisen deve ripartire per la Svezia il giorno dopo.
“Peccato , ma ti vengo a trovare dammi l’indirizzo.” dice
Giovanni che non è abituato a perdere del tempo in fronzoli.
La sera stessa lancia la notizia alla Aurelia.
“ Ho conosciuto la Lisen a Milano, ma riparte per la
Svezia domani così ho deciso di andarla a trovare.”
“ Ma si… vaghe.” Sentenzia la mamma.
“Moglie e buoi dei paesi tuoi “ gli declina Paolo.
Il fratello maggiore si inventa mille complicazioni
per una unione fra persone appartenenti a nazioni così diverse per cultura e tradizioni.
Gioanni non pensa certo che possa nasce re una
relazione amorosa profonda ad una simile distanza e comunque non si pine il
problema.
“Non mi interessano per niente i tuoi consigli” risponde indispettito
“ Io seguo il mio cuore e continuo l’amicizia. Anzi parto per Malmo per continuare a stare con chi mi sta simpatico.”
“ Fai quello che vuoi ma vedrai che i fatti mi daranno
ragione” gli risponde il fratello maggiore.
Giovanni alla Lise vuole bene davvero : un bene
dell’anima.
Come non si può volere bene ad una ragazza alta
slanciata coi capelli biondi l’incedere flessuoso delle nordiche libera nei
rapporti e nell’amore?
I fatti hanno portato alla rottura, ma non perché
fosse di un altro paese, non perché Paolo glielo abbia sconsigliato, ma perché Giovanni ha un carattere volubile.
Le donne dopo un po’ lo stancano.
Dato che queste relazioni sono bollate come
negative da tutta la famiglia lui trova
proprio un appoggio alla sua volubilità proprio da quelli che avrebbero dovuto
invece farlo riflettere a prendere una decisione definitiva nei confronti di
una di quelle persone che lui effettivamente ama.
Lui si aspetta che gli dicano. “ Giovanni segui il tuo
cuore non abbandonare un grande amore.
Non essere così scemo di perdere una occasione così perché
il grande amore non offre un’altra possibilità.”
Invece no gli dicono di seguire quella voce perfida che
gli suggerisce “Guarda Giovanni che ne hai già trovata un’altra che ti impegna
di meno.
Non vuoi mica fare la fine del giovane sposo intento a
cambiare pannolini e a scaldare biberon?”
Quando ha accompagnato Lisen a Como al treno che deve
riportarla in Svezia, tira un sospiro di sollievo quando la convince che è
meglio rimanere buoni amici perché la passione è finita..
“Il peso dei rapporti fissi con le donne non lo riesco
proprio a reggere , dopo un po’ devo riprendere la mia libertà” confida ai suoi
amici più cari.
“Più le donne le bistratto e più mi corrono dietro.
Quando ho capito che la relazione non può essere
duratura ho preferito troncarla rendendola più difficile per lei.
Da galantuomo ho riconosciuto subito Elena il frutto
dell’amore.”
E’ questo il segreto più intimo del latin lover forte ed esuberante.
La seconda importante fiamma è figlia di un noto antiquario.
La Faustina ha un carattere aperto e disponibile a
conoscere le altre donne di Giovanni.
Lei ci tiene, forse, per capire la chiave segreta che
porta diretta al cuore dell’amato.
Una donna dolce delicata e amante dell’arte . Questa
passione l’ha ereditata dal padre antiquario che stravede per Giovanni e che
vorrebbe introdurlo ai suoi commerci di quadri e mobili antichi.
Anche con la Faustina la storia è durata un paio
d’anni.
Giovanni traditore e sciupa femmine intreccia
contemporaneamente altri rapporti con altre amiche.
La Faustina sopporta pazientemente pur accorgendosi
che le attenzioni sono rivolte anche altrove.
Lei cerca di raggiungere l’obiettivo.
Non c’è però possibilità di vincere questa voglia che
ha Giovanni di interrompere i suoi rapporti anche con le donne a lui più care
Quando si sente sul punto di essere ingabbiato
abbandona il nido che la donna che la donna gli sta costruendo attorno.
“ Non posso stare più con te , non ti amo più e se non
c’è l’amore è inutile continuare” è la stessa frase che l’amante traditore
ripete tante volte.
Una condanna che non ammette nessun appello.
E’ una sentenza definitiva.
Quale donna può volere continuare una relazione senza
amore?
Paolo pensa solo alla carriera e si tiene lontano dai problemi del fratello e
a quelli che Giovanni si crea mettendo al mondo dei figli che regolarmente
riconosce .
“Forse pensa che voglia insidiare le mogli e le figlie
dei suoi amici o che non sia una persona che gli faccia fare buona figura nella
società perbenista che frequenta “
rimugina Giovanni che vorrebbe forse trovare qualcuno che lo indirizzi
che gli dica che sbaglia e magari lo conduca da una delle sue ex.
Paolo è troppo preoccupato del suo ruolo di professore
carrierista per ascoltare o partecipare ai problemi spiccioli dell’altro
fratello.
E’ tutto invasato di essere lui il centro della
famiglia ed è prodigo di consigli non richiesti che naturalmente leggono i
problemi a suo punto di vista che ignora di vedere quello dell’interlocutore.
Paolo, però, si è messo in testa che la ragazza vuole
sposare Giovanni per interesse e mette di nuovo il veto.
Giovanni è obbediente e visto che gli sconsigliano di
sposarsi con le sue simpatiche amiche aspetta la prossima rinunciando a
concludere anche storie cui ci tiene.
Aspetta l’autorizzazione definitiva
“Una lasciata, mille trovate” gli ripete il
fratellone.
Finché i parenti tutti si sono stancati dalle continue
avventure di Giovanni.
“ Basta non cambiarne più di donne. Devi mettere la
testa a posto e farti una famiglia vera.” gli continua a ripetere la mamma
Aurelia.
“Va bene.”
risponde Giovanni da figlio ubbidiente
e senza discutere ha ripiegato su di una donna con pochi entusiasmi
tutta lavoro e famiglia di tradizione delle sue terre bresciane.
E’ un matrimonio che non è stato causato da un colpo
di fulmine ma da una matura riflessione fra due persone più mature.
E’ comunque un matrimonio destinato a durare nel tempo
perché entrambi i coniugi sono desiderosi di raggiungere l’obiettivo
dell’unione benedetta dalla chiesa.
La Maria è una donna più giovane di Giovanni sorride
poco in compenso è circondata perennemente da una nuvola di fumo portata dalle
sigarette che accende di continuo.
E’ una brava donna di casa dedita al menage familiare
e all’educazione delle due figlie che allietano l’unione.
La relazione regge comunque finché i due stili di vita
leggermente diversi non configgono definitivamente.
Il conflitto diviene palese quando le due figlie
diventano grandi ed i genitori non sono più uniti dal collante naturale ceh è
dato dall’amore dei figli e non sono più propensi a perdonare stili di vita che
non condividono.
La gita a
Pontepossero è fra le scampagnate la più amata dai tre fratelli perché
lì possono ritrovare i cugini.
Paolone è sicuramente il più simpatico pronto sempre a
combinarne di tutti i colori. Lui è il maschio prediletto dal padre Nino che il
ha deciso di affidargli la missione particolarmente delicata di acquistare dei
terreni agricoli in Argentina.
Paolone è il compagno preferito da Giovanni per le sue
avventure galanti.
I due sono una coppia di rubacuori.
“Se ci sono delle belle donne in Argentina fammi un
fischio che arrivo” gli confida Giovanni che non si accontenta delle avventure
che ha già in cantiere.
Paolone deve recarsi in Argentina con una somma esagerata.
Il Nino ha deciso di affidargli gran parte dei
risparmi della sua ricca famiglia di agricoltori per comperare una azienda
agricola in quel paese lontano dove gli hanno detto che costano pochissimo.
“Affido a te i risparmi di una vita di lavoro perché
tu faccia fortuna in un grande paese e sperando che questa iniziativa possa
portare prosperità alla nostra famiglia” gli dice Nino abbracciando forte quel
figlio prediletto.
Lì le terre hanno estensioni immense si possono
allevare le vacche allo stato brado su distese sconfinate.
E’ la solita vecchia storia che afferma come l’erba
del vicino è sempre la più verde.
Il fascino del lontano portatore di affari e fortuna
ha irretito il vecchio pater familia.
Lo zio Nino vuole che questa possibilità sia riservata
al figlio più amato.
Al giovane Gianfalco, coetaneo dello cugino Giovanni,
resterà la tenuta di famiglia e l’onere di costituire la dote per le altre
figlie.
Sono tutti lì quella domenica di settembre per
festeggiare l’imminente partenza per l’Argentina e per ascoltare le promesse di
Paolone.
La realtà che si presenta in quel paese lontano e del
tutto diversa.
Paolone arrivato in Argentina ha subito capito che la
vita del coltivatore non fa per lui.
Le grandi aziende in vendita per pochi denari sono nel
cuore di un paese immenso.
Non ci sono strade, non ci sono collegamenti facili
con le città.
L’investimento in quelle località sperdute ti può dare
solo una grande quantità di lavoro e ti condanna inevitabilmente ad un esilio sperduto nella pampas argentina
ad allevare mandrie di vacche lontano dai piaceri della città, dal tango e
dalle bellezze del sud america.
I messaggi del giovane Paolone all’inizio sono
frequenti.
“Sto bene, sono di continuo in giro a visitare aziende
immense, ma sono troppo lontane dai centri abitati.” ripete un po’
demoralizzato
“Ho visitato una azienda bellissima. Il bestiame
pascola tranquillo allo stato brado nelle pampa è uno spettacolo.
Pensare di vivere in una azienda come questa spersa nelle lande del paese mi mette , però,
l’angoscia.”
Una azienda poi non va bene per la qualità della terra,
l’altra non è buona da pascolo, l’altra
ancora è troppo mal collegata al paese
più vicino, un’altra è troppo piccola e l’ultima non consente grandi guadagni.
Alla fine il padre gli dà l’ultimatum.
“Concludi l’affare . E’ troppo tempo che sei via da
casa. Devi metterti a lavorare davvero.”
A quel punto i messaggi si fanno sempre più radi ed
interlocutori.
Paolone ha trovato un’occupazione più piacevole frequentando
gli alberghi più lussuosi della capitale e i locali notturni più alla moda
circondato da bellezze argentine mozzafiato di cui però non ha dato notizia al
padre.
Fino all’ultimo Nino ha aspettato la notizia dell’acquisto
dell’azienda.
Paolone, al contrario, ha fatto perdere le sue tracce
limitandosi a dare saltuarie notizie sul suo stato di salute.
Finché un bel giorno è ritornato a casa quando gli
ultimi soldi sono terminati.
Nino quando lo ha rivisto lo ha abbracciato e non gli
ha chiesto nulla.
“Sono troppo felice di rivederti. Rimani con noi!” gli
ha sussurrato.
“Paolo, c’è un concorso a primario chirurgo a Cremona
dove conosco il direttore sanitario che ha sposato la Elsa di cui sono
attualmente buon amico.
A Padova la carriera è lunga e per uno che ha già due
figlie è meglio trovare un posto fisso sicuro e redditizio piuttosto che
continuare a fare esperimenti sul cuore
e polmone artificiali che se non hai forti appoggi in Università rischi
di rimanere al palo per anni.” Il consiglio è di Giovanni che ha la vista lunga
e non si fida delle promesse di future carriere universitarie.
“ Bene possiamo andarlo a trovare e informarci sul
concorso.” consente Paolo.
Il fratello scapestrato finalmente ha visto giusto e
fornito un ricetta sensata, pensa Paolo in cuor suo.
La Elsa è una cugina della mamma che non si esime di
mettere i suoi buoni auspici per mettere Paolo nelle migliori condizioni per
potere affrontare il concorso.
“ Sì c’è un concorso di primario chirurgo” conferma il
direttore sanitario “ di concorrenti preparati come te ce ne sono pochi, caro
Paolo.
Speriamo che una volta bandito non ci sia la solita
invasione di concorrenti.” assicura.
Una volta bandito il concorso la cosa si complica non
tanto dalla presenza di molti concorrenti, ma dal fatto che essi trovano
potenti sostegni che sostengono la loro candidatura.
Su una cosa il direttore sanitario non sbaglia,
concorrenti preparati come Paolo ce ne sono pochi.
Come deve essere in rapporto ai titoli e alle prove
sostenute Paolo vince il concorso.
Il risultato non è sufficiente perché il concorso
viene annullato.
Paolo non si fa scoraggiare e immancabile si
ripresenta.
Si ripete.
Paolo vince di nuovo, ma il concorso viene annullato
per la seconda volta.
Si ripete.
Ogni volta la Commissione di esame non può che dichiararlo
vincitore
I suoi titoli e la sua professionalità sono
inattaccabili.
Così a poco a poco la resistenza, anche la più
temibile si scioglie come neve al sole.
Paolo vince di nuovo, ma il concorso viene annullato
per la terza volta.
I baroni locali vogliono a tutti i costi imporre il
loro candidato.
Finché alla terza ripetizione del concorso il merito
viene finalmente premiato.
Ora questi concorsi non ci sono più e le nomine dei
primari sono una scelta discrezionale dei potenti che dicono:
“Abbiamo scelto il migliore” prendendo per i fondelli
chi crede nella meritocrazia e nella correttezza delle procedure
amministrative.
La proclamazione del risultato finale del concorso è
stata per Paolo una vera fortuna perché
nel frattempo la morte del maestro padovano ha fatto sfumare la cattedra
universitaria.
“All’Università si arriva per chiamata, se non c’è una
voce che ti invita dall’interno è meglio non partecipare.” ripete Paolo che
difficilmente si è ritirato da un competizione anche accademica.
Le resistenze sono troppo forti e i rischi di passare
una vita a corre dietro a bandi, ricorsi e arrabbiature scoraggia anche i più
temerari.
Condurre in due una azienda agricola non è facile
anche se i soci sono fratelli.
E’ praticamente impossibile soprattutto se i caratteri
dei soci sono autoritari e ognuno vuole sempre fare valere le sue ragioni.
Così Giovanni quando gli viene proposto di rilevare al
50% un'altra azienda tenendo in
comunione la proprietà della Chitina decide di non aderire alla proposta.
Condurre assieme la Chitina è stato motivo di qualche
discussione.
Propone a sua volta a Paolo di acquistare la quota
della Chitina di sua proprietà.
Il professore può così con le risorse che gli
provengono da quella vendita comperare autonomamente la nuova azienda di
dimensioni più consistenti.
Giovanni ritiene che amministrare una azienda di
grandi dimensioni sia troppo complicato per due professionisti impegnati già
nel difficile campo sanitario.
Richiamare Paolo alla realtà dei fatti è un’offesa.
“Cosa vuoi che sia amministrare delle coltivazioni ed
un allevamento di bestiame per me che salvo tutti i giorni delle vite umane?
Basta controllare il fattore ed i contadini che
lavorano per te.” per Paolo tutto è semplice.
“O comando io e fai quello che ti dico o sei un mio
nemico” con questo motto il professore va alla conquista di immaginari successi
nel mondo agricolo.
Dimentica che il successo ha bisogno di fedeli
collaboratori e di sostegno che deve essere partecipato valorizzando i sottoposti
senza trascurare alcun anello della catena che lo costruisce.
Paolo è un entusiasta ritiene di avere delle
possibilità intellettuali in grado di risolvere ogni problema gestionale.
Uno come lui con radici contadine che per di più opera
e tutti i giorni decide della vita e della morte delle persone che gli si
affidano non sarà capace di condurre una azienda agricola?
Lui è un grande professionista i suoi meriti sono
riconosciuti da tutti.
Lui guadagna ed ha i mezzi sufficienti per permettersi
di realizzare il sogno di suo padre .
Con un mutuo
garantito dai suoi guadagni derivanti dalla professione sanitaria l’affare può
dirsi concluso.
Paolo vuole
avere la azienda più bella della provincia con una grande stalla e magari
chissà, se le cose andranno bene, anche
un caseificio.
Il professore è
oramai un affermato primario chirurgo a Cremona.
La città è
adagiata in riva al Po.
Il fascino del
grande fiume contagia il professore la sua azienda non può che essere in riva
al Po.
Il Ballottino è
un’azienda agricola posta in una località che l’uomo da sempre contende alle
acque.
Dopo avere
attraversato ordinati campi coltivati si arriva all’ultimo argine prima del Po.
Bisogna ancora
proseguire all’ombra degli ultimi solitari
pioppeti prima di arrivare.
Gli unici
compagni che incontri nel solitario cammino sono i corvi, che fanno buon pasto
del mais appena seminato osservandoti a debita distanza, i fagiani, che si
rifugiano paurosi nelle boschine, e le lepri, che scappano via zigzagando al
primo rumore.
Eccoli i
sabbioni maestosi e deserti del grande fiume.
Il piede affonda
in una sabbia fine, sembra di camminare su lidi lontani ed invece siamo a due
passi dalla città.
Un angolo di
paradiso incontaminato a qualche chilometro da Cremona.
Dal corso
d’acqua e dal sistema dei canali irrigui l’agricoltura trova la sua ricchezza.
Gli amici più
fidati gli hanno sconsigliato, invano, di iniziare un allevamento di bestiame,
per di più di grandi dimensioni in una azienda rivierasca.
“Nei momenti di
piena Lui, come lo chiamano i contadini della bassa, incute paura” gli confida il Paolino un agricoltore
che ha l’azienda al riparo dell’argine maestro.
“Quando le acque
si ingrossano, il fiume esce dagli argini e allora son dolori per quelli che Lo
hanno voluto sfidare da vicino” precisa l’amico agricoltore.
Il Professore è
uno dei tanti che, incuranti dei ritmi naturali, sono desiderosi di potenziare
le proprie attività coltivando anche in golena.
L’ottimismo ed i
calcoli avventati conducono ad una pessima pianificazione economica.
Il Professore ha
acquistato queste terre ed ha deciso di ritornare alle tradizioni agricole
della sua famiglia, incurante dei consigli di tutti quelli che hanno il giusto
rispetto del fiume.
“Voglio
realizzare una grande stalla.” Confida
agli amici agricoltori.
“Paolo ma sei a
due passi dal primo arginello che il più delle volte riesce a fermare l’impeto
delle acque, ma è ancora lontano dalla protezione dell’argine maestro, se viene
una piena avrai un sacco di problemi!” gli conferma Giancarlo.
Lui è un vero agricoltore
della bassa.
Uno di quelli
che non esita a mettersi sul trattore per andare avanti indietro per i campi tutto
il giorno dall’alba al tramonto.
La sua faccia è larga
e le mani sono enormi aduse al lavoro nei campi.
E’ un grande
mangiatore, un intrepido bevitore, un
incallito amatore, un divertente narratore di barzellette e di storie della
gente del fiume.
Giancarlo era lì
quando il Po ha rotto gli argini in Polesine e tanti hanno dovuto abbandonare
cascine stalle e animali.
Molti
agricoltori hanno perso tutto quello che avevano realizzato con lunghi anni di
fatiche.
“Non è detto che
quello che è capitato agli altri debba capitare anche a me” gli risponde
superbo il professore incurante dei consigli disinteressati di chi gli vuole bene.
“Il Po ha
scavato molto. Ora il suo argine è più profondo. Non ci possono essere piene
pericolose oppure verranno una ogni dieci quindici anni ed io avrò guadagnato
quanto basta per ammortizzare i danni!” risponde sicuro.
Il professore va
avanti imperterrito nel suo progetto di realizzare una azienda modello con una
stalla imponente che tutta la provincia deve ammirargli.
L’ambizione è
una cattiva consigliera soprattutto se non hai nessuna intenzione di ascoltare
le opinioni diverse dalle tue.
La voglia di
essere il più grande e il più bravo è una molla che ti spinge a fare le cose
più insensate.
La stalla più
imponente è realizzata in un battibaleno.
E’ lo stesso
professore ad indicare al progettista i particolari dell’azienda più
grande e più bella della provincia.
Con la
realizzazione dell’azienda e della relativa stalla per la produzione del latte
nascono anche i problemi finanziari, di gestione del personale e delle vendite.
Sono questioni
difficili da affrontare come secondo lavoro.
La Gabriella è la figlia di zia Maria sorella di Nino
di Pontepossero e zia dei fratelli Mondini.
Suo padre è un grosso commerciante che realizza la
produzione di spettacoli teatrali per l’Arena di Verona.
La Gabriella è coetanea di Giovanni è una donna
simpatica, allegra e divertente.
E’ una donna imponente che ispira fiducia.
E’ sposata con Rino suo grande amore.
Non si può pensare a lei senza vedere comparire anche
lui.
E’ stata una bella storia la loro.
Si sono sposati ed hanno incominciato a metter su una
famiglia numerosa.
I rapporti con i cugini sono molto forti soprattutto
con Giovanni che è loro coetaneo.
Rino è di una allegria travolgente trova tutto molto
divertente è un piacere la sua compagnia.
Scherza su tutto e si diverte molto a proporre a Paolo
di fare una piccola operazione, un intervento banale di asportazione di un
lipoma.
E’ sicuramente preoccupato come tutti coloro che non
hanno piacere di farsi tagliuzzare dai medici , ma non vuole darlo a vedere.
“ Se ti me paghi te fasso cavar via el lipoma.”
Continua sornione a stuzzicare il professore che sta al gioco e propone una
piccola somma per effettuare l’intervento solo che per Rino la somma è sempre
troppo bassa.
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