Al mio paese. Il giocattolo.
Il sindaco del mio paese ha in mano un divertente giocattolo
che ai contribuenti costa solo venti milioni di euro all’anno.
Ottocento dipendenti , dirigenti compresi, costano quella
cifra. Uno penserà lui e i suoi consiglieri, salvo qualche eccezione sono persone esperte nella gestione del personale,
sanno tutto delle procedure amministrative, hanno una innata capacità
manageriale?
Invece no.
Non sanno nulla di tutto ciò , ma in compenso sono esperti
di politica. A sentirli parlare sanno tutto spiegano tutto, in compenso non
accettano critiche non vogliono neppure
sentire parlare qualcuno che li contraddica magari a ragione o che ponga delle
domande imbarazzanti.
Peraltro non è che quelli dell’opposizione abbiano particolari
elementi su cui fondare le loro critiche perché anche loro nella maggior parte
dei casi non sanno nulla di amministrazione.
Ma allora che cosa ci son andati a fare nella stanza dei
gettoni?
Ci sono buoni motivi.
Permesso che in un paese di cultura cattolica fondato sul principio dell’autorità
che viene dall’alto essere nominato primo cittadino comporta ab origine una investitura
particolare che attribuisce in automatico una patente di autorità costituita, ci
vogliono mesi di azioni insensate per far ravvedere gli elettori che a tal punto
devono aspettare la scadenza del mandato per cambiare opinione.
I motivi che spingono
le persone ad interessarsi del comune sono:
il desiderio di
comandare, di essere in una posizione privilegiata nei confronti di tutti
quelli che devono rapportarsi con l’amministrazione per intraprendere qualunque
attività soggetta a controllo;
la possibilità di
dare incarichi a chi la pensa come loro, magari fratelli, parenti, amici, conoscenti,
distribuire incarichi retribuiti oggi è un affatto meritorio
in periodi di crisi economica.
Se ci sono problemi, ad esempio di ordine pubblico, quelli che
ardono dal desiderio di comandare sono i primi a volere attendere la magistratura la Questura , la Prefettura
.
Dove c’è da prendere decisioni vi è subito un distinguo: ma queste
decisioni competono di certo al Comune o
al sindaco o agli uffici comunali?
Se c’è da discutere soprattutto di cultura di assistenza di dare
contributi magari chiedendoli a regione Stato Comunità europea tutti sono pronti a fare la voce grossa ma senza disturbare
di fondo nessuno.
Sulle infrastrutture per carità non disturbiamo Stato o regione
o Trenitalia che potrebbero inquietarsi meglio attendere gli eventi.
Meglio discute fare dei tavoli di confronto così il tempo passa
e può essere che con un po’ di fortuna le cose si aggiustino d asole o che chi protesta
si stanchi.
Viene da chiederci ma cosa serve in realtà questa politica?
Se questo giocattolo fosse gestito in maniera più efficiente
, non darebbe più servizi e non costerebbe meno?
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