domenica 1 gennaio 2017

Baffi Paolo

Baffi Paolo
Paolo Baffi, il Goveratore della Vigilanza, Governatore di Banca d'Italia dal 1975 al 1979. Baffi successe a Guido Carli e lasciò poi il testimone a Carlo Azeglio Ciampi. Una persona modello, un meraviglioso civil servant.
Nel 1975, fu nominato Governatore, all’inizio di quello che avrebbe ricordato come “il mio quinquennio di fuoco”.
In quel periodo si dispiegarono gli effetti recessivi dei rincaro dei prezzi petroliferi: per la prima volta dal dopoguerra il reddito nazionale diminuì. Baffi era preoccupato che la restrizione monetaria provocasse effetti rovinosi sull’economia. Scrisse: “Dall’inosservanza, nella politica di bilancio e in quella retributiva, di regole compatibili con la stabilità monetaria, derivano due conseguenze. La prima, che la capacità del sistema creditizio di operare come meccanismo di allocazione delle risorse è menomata; la seconda, che l’autorità è indotta a tentare di ristabilire quella compatibilità mediante interventi di carattere amministrativo”.
Baffi contribuì a guidare l’economia verso il riequilibrio dei conti con l’estero e il ripristino del merito di credito. Ciampi ricorda: “Nei consessi internazionali, il Suo prestigio aiutò a ristabilire un clima di fiducia; accrebbe la disposizione della comunità internazionale a sostenere lo sforzo dell’Italia verso condizioni economiche e finanziarie più ordinate”. Il contenimento dell’inflazione e il riequilibrio dei conti con l’estero permisero di non mancare, nel 1978-79, l’appuntamento con il Sistema Monetario Europeo - in cui entrammo con la banda larga del 6%.
Il 1979 è un anno terribile. Il 29 gennaio a Milano viene assassinato dai terroristi di Prima Linea il giudice Emilio Alessandrini. Il 20 marzo Michele Sindona viene incriminato dalla magistratura americana per la bancarotta della Franklin National Bank.
Sempre il 20 marzo viene assassinato a Roma Mino Pecorelli, direttore dell’Agenzia “OP” segreti.
Il 24 marzo Ugo La Malfa - che si rifiutò di convocare il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio al fine di bloccare l’aumento di capitale di Finambro di Sindona - viene colpito da un ictus. Morirà due giorni dopo.
Il 24 marzo si presentano in Banca d’Italia i carabinieri e arrestano Mario Sarcinelli, responsabile della Vigilanza e sequestrano il passaporto a Baffi.
A Baffi fu impedito di andare a Basilea ai consueti consessi mensili dei banchieri centrali europei presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, dove rappresentava l’Italia con indiscusso prestigio.
Vengono accusati di interessi privati in atti d’ufficio e di favoreggiamento personale. La verità - si saprà anni dopo - è che la P2 - su pressione della Democrazia Cristiana e dei soggetti economici vicini agli esponenti democristiani (Sindona, Caltagirone, Calvi, Italcasse) organizzò una manovra d’attacco alla Banca d’Italia servendosi di due suoi iscritti: l’inqualificabile giudice istruttore Infelisi e il pubblico ministero Alibrandi, che si permise di trattare in modo violento e ostile Baffi durante l‘interrogatorio.
Le principali colpe di Baffi e Sarcinelli?
1) aver fatto sciogliere il cda dell’Italcasse, cioè del più importante istituto di credito dominato dal potere DC;
2) aver ordinato un’ispezione presso il Banco Ambrosiano guidato da Roberto Calvi;
3) l’opposizione ferrea ai piani di salvataggio delle banche di Sindona.
Naturalmente Baffi e Sarcinelli vennero scagionati anni dopo per l’assoluta insussistenza delle accuse.
I migliori economisti italiani - Caffè, Andreatta, Spaventa, Steve, Savona, Monti, Tarantelli, Reviglio e altri - il 2 aprile 1979 firmano una dichiarazione a favore di Baffi e Sarcinelli e contro l’ignobile attacco.
Con un gesto inusuale hanno esercitato la loro responsabilità andando a testimoniare in Tribunale a favore di Baffi e Sarcinelli. Il pm Alibrandi dovette interrompere l'audizione delle testimonianze perchè si accorse che la concordanza contribuiva pesantemente a indebolire l'accusa.
Marco Vitale commenta: Ho sempre sostenuto che la nomina di Paolo Baffi a Governatore della Banca d’Italia è stata l’unica riforma di struttura degli anni settanta. Non è dunque un caso che Baffi e Sarcinelli siano trattati come malfattori. Così come non è un caso che tutta l’Italia seria ha subito compreso il significato politico dell’episodio e dice a Baffi e Sarcinelli: resistete….
Questa Banca d’Italia seria dava fastidio e meritava una lezione. Ma Baffi, dolente figura di uomo di Stato ancorato ai principi della corretta amministrazione, non rimarginò mai più quella sua ferita. linkiesta.it

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