La procura generale, che ha
avocato a sé l’inchiesta dopo la richiesta di archiviazione della procura di
Milano, ha richiesto di proroga delle indagini.
Sono molti gli aspetti poco
chiari dell’appalto che nel 2012 la Mantovani è riuscita ad
aggiudicarsi per 149 milioni, con un ribasso sulla base d’asta di ben il 42%, non solo una firma messa in fondo a
un documento predatato..
C’è da chiarire per esempio come
mai Expo non abbia eseguito le opportune verifiche di congruità
sull’offerta ricevuta dalla Manotovani, alla luce anche di quanto
raccontato due anni fa ai pm da Antonio Rognoni, ex numero uno di Infrastrutture
Lombarde.
Ci sono gli extra costi che
Mantovani si è fatta riconoscere in seguito e grazie a cui è arrivato quel profitto altrimenti
impossibile con un maxi-ribasso del genere.
C’è poi l’appalto per 6mila
alberi da piantare nel sito. La fornitura viene affidata senza gara
alla Manotovani nel luglio del 2013 per 4,3 milioni, 716 euro a pianta. Quattro
mesi dopo la Mantovani stipula un contratto di subfornitura con
un’impresa vivaistica per 1,6 milioni, 266 euro a pianta. Dietro la scelta di Expo ci
sono ancora una volta motivi di urgenza, ma gli alberi, alla fine, vengono
piantati solo nell’autunno del 2014.
C’è il pasticcio delle bonifiche
preventivate inizialmente per 6 milioni, ma in seguito causa di almeno 30
milioni di extra costi fatti valere dalla cooperativa Cmc nell’ambito
di un altro appalto vinto con un massimo ribasso da record, quello sulla rimozione delle
interferenze. Extra costi riconosciuti per non intoppare la corsa
verso Expo da una riunione del cda del novembre 2012, nonostante un mare di dubbi espressi dai
consiglieri di amministrazione. Costi di bonifica e smaltimento delle terre
inquinate che un anno fa Expo è arrivata a stimare in ben 73 milioni di
euro, salvo poi l’aprile di quest’anno mettere nero su bianco la cifra di
29,5 nell’accordo siglato per il passaggio di consegne del sito espositivo con Arexpo,
società proprietaria delle aree. Importi che salgono e scendono quando si parla
di bonifiche. E che non sono mai stati chiesti indietro ai precedenti
proprietari delle aree.
Arexpo si era impegnata a fare
loro causa entro lo scorso 30 settembre. Ma le cause non sono mai state
avviate, perché, come ha fatto presente ieri l’ad di Arexpo Giuseppe
Bonomi nel corso di un’audizione in commissione al Pirellone, Expo
non ha ancora trasmesso ad Arexpo la documentazione tecnica che mette
in relazione la presenza di inquinanti con le aree di provenienza. Intanto
sarà la giustizia civile a doversene occupare, dal momento che a
fronte delle mancate cause di Expo e di Arexpo, è stato uno dei vecchi proprietari
dei terreni, la società Bastogi dei Cabassi, a muoversi contro
di loro con un atto di citazione in cui tra le altre cose chiede indietro
250mila euro. La somma pagata per attività di bonifica che dopo tre anni Expo e
Arexpo non hanno mai rendicontato. .ilfattoquotidiano.it/2016/12/16/
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