Partito Politico. Forza Italia. Elezioni
Nel 2007Silvio Berlusconi fece
il predellino e nacque il partito unico di centrodestra, il Pdl. Nello
stesso anno si mise in moto il meccanismo che portò alla nascita del Pd sotto
la guida di Walter Veltroni.
Dieci anni dopo
l’esplosione del Pd, con la quasi scissione dell’ala sinistra del
partito, avrà effetti anche sul centrodestra?
In Forza Italia si guarda alla
frantumazione del Pd con rinnovato ottimismo nel segno dell’unità del
centrodestra. “Dal punto di vista prettamente politico, di fronte ai problemi
che sta vivendo il Paese la frammentazione del Pd è devastante: danno l’idea di
pensare ai loro guai interni e non alle difficoltà dei cittadini.
Sotto questo aspetto, se il centrodestra riesce a restare unito, sarà un
grande vantaggio e gli italiani ci premieranno. Secondo Romani è chiaro che ora
“Renzi vorrà andare al voto in autunno e farà di tutto per mantenere il premio
alla lista anziché alla coalizione, ma a quel punto il rischio è che
vincano davvero i 5 Stelle”. Insomma, dalle parti di Forza Italia il
divorzio piddino mette benzina nel motore dell’unità, perché “se restiamo uniti
possiamo vincere”.
All’interno del partito azzurro,
però, c’è anche chi intravede un altro orizzonte: un Pd targato Renzi,
senza più i ricatti della sinistra, può essere più appetibile per un’alleanza
post voto con Forza Italia. Un Nazareno 2 senza Bersani L’ipotesi,
per le altre forze del centrodestra, è reale. “Io guardo alla scissione con
grande diffidenza perché potrebbe essere un vantaggio per quelli che,
in Forza Italia, vogliono allearsi con Renzi dopo le elezioni. Un Pd renziano
orfano di Bersani per Berlusconi è molto più appetibile, è una sirena che
potrebbe richiamare tutti i centristi: Alfano, Verdini, ma anche
Berlusconi”, spiega il leghista Gianluca Pini.
A questo punto Berlusconi non ha
più alibi e non potrà far più il ‘cavalier tentenna’ come è accaduto alle
Comunali a Roma”, aggiunge Rampelli.
Nel centrodestra, però, si guarda
anche a che scissione sarà.
Una scissione che, secondo Fdi, è
figlia anche della legge elettorale, “che obbliga le minoranze dei partiti
ad assoggettarsi ai vertici, altrimenti vengono spazzate via e a quel punto
sono costrette ad andarsene, come sta avvenendo nel Pd”, conclude Rampelli.
Insomma, la scissione del Pd potrebbe essere utile per capire davvero se
Berlusconi tornerà a guardare a destra oppure se è ancora infatuato
del suo ex alleato Matteo Renzi. ilfattoquotidiano.it/2017/02/20/
Silvio Berlusconi punta su Luca
Zaia per la leadership del centrodestra alle prossime elezioni
parlamentari. Lo rivela il quotidiano La Repubblica oggi in edicola.
Si parla anche di una telefonata fra i due, intercorsa nei giorni scorsi, per
pianificaree un incontro imminente, riservato, e verificare le possibilità di
un'intesa che porterebbe al lancio della candidatura del governatore del Veneto
su scala nazionale.
I sondaggi in mano a Berlusconi
danno oggi il centrodestra unito al primo posto fra i tre schieramenti, specie
dopo la scissione nel Pd, attestato al 33 per cento. Ma uno dei pochissimi in
grado di unire il centrodestra è appunto Zaia. Per la cui leadership
bisognerebbe però convincere Matteo Salvini, il quale ha la stessa ambizione.
Ma Berlusconi lo giudica troppo estremista. Meglio il moderato Zaia. A fine
mattinata a segreteria del presidente Berlusconi rende noto che le
ricostruzioni giornalistiche pubblicate dal quotidiano Repubblica di oggi,
sotto il titolo «la sinistra in frantumi, noi puntiamo su Zaia», sono prive di
qualsiasi fondamento. In particolare, è del tutto estraneo allo stile del
Presidente Berlusconi relazionarsi a forze politiche amiche ed alleate nei modi
e con l'atteggiamento descritti nell'articolo.http://mattinopadova/2017/02/20.
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