L’oste della Madonna
Aveva
conosciuto una ragazza mora, figlia di Nicola l’oste della Madonna che era una
trattoria in Calle dei Cinque.
Nicola era nato 5.10.1871 a Trani si era sposato con Graziella
Di Meo più giovane di lui, essendo nata il 24.101880, nella stessa ridente
cittadina della Puglia e si era stabilito a Venezia.
Era un uomo di statura normale
con due baffetti bianchi che ispiravano simpatia lui mesceva il vino, mentre
sua moglie Graziella stava seduta alla cassa per tutto il tempo e non le
sfuggiva neppure una liretta.
Lavoravano tutto il santo giorno,
ogni tanto si vedevano con i parenti tutti tranesi.
C’era Leonardo di Marzo che era
sposato con la zia Francesca che aveva una osteria in Calle Casseleria che era
una calle strettissima nei pressi di San Marco.
Abitava sopra l’osteria in un
appartamento molto grande cui si accadeva per una scala tutta in piedi con
delle alzate giganti senza pianerottoli per cui quando giungevi in cima al
secondo piano avevi una strana
sensazione di vertigine se ti volgevi a guardare giù il portone di
accesso. Leonardo aveva avuto due figli
Nini e Felice.
Nini era un ragazzo alto ed esile
sempre elegantissimo portava dei colletti inamidati staccati dalla camicia. Al
Banco di Sicilia era considerato un damerino sembra più il direttore che il
semplice cassiere che era.
Cice invece era più ruspante si
occupava di commercio di carbone. Girava su di un peata enorme tutta nera da
dove i carbonai andavano e venivano con delle cariole atte a trasportare il
coke per le stufe dalla barca alle case dei clienti.
C’era Nicola Di Lernia nato il
6.11.1873 morto 11.5.1940 un mese prima dell’inizio del conflitto sposato con Francesca di Marzo nata 9.6.1875
morta 9.3.1955. Erano i parenti più facoltosi visto che possedevano l’albergo
Universo, vicino alla stazione ferroviaria, che conducevano direttamente.
Le figlie Maria e Nineta uscivano
spesso con le figlie di Nicola erano due ragazze piene di vita sempre allegre e
sorridenti.
Poi c’erano i cugini Savino,
Felicetto, che avevano anch’essi delle osterie nella città.
Naturalmente anche loro avevano
delle figlie la Nella e la Anna due belle ragazze in cerca di marito,
naturalmente che fosse meridionale magari di Trani, e tutti si trovavano a
Natale per una tombola in allegria.
Anche loro grandi lavoratori
tutto il giorno dediti a mescere il vino nelle scodelle che avevano preso una
colore rosso scuro.
Era un commercio buono quello del
vino che si consumava in grande abbondanza nella città delle ombre.
Nicola aveva avuto due figlie
Bice, la più grande e Cetta di due anni più giovane, la terza figlia Isabella
era morta di spagnola.
Le ragazze non scendevano mai nei
locali della trattoria perché non stava bene per due signorine occuparsi degli
affari di famiglia soprattutto in un locanda.
Così si pensava allora.
Le ragazze dovevano stare a casa.
A
Giani interessava la Cetta ed aveva incominciato a frequentarla.
Si
trovavano bene insieme anche perché avevano comuni radici pugliesi.
I
loro padri erano originari di Trani, una bella cittadina dominata da un Duomo
di pietra bianca affacciato sul mare.
I
pugliesi si sa si trovano bene tra di loro.
L’aveva
portata una volta a Ca’ Giustinian nella Sala delle Colonne: un tripudio di
stucchi, cascate di vetri di Murano.
Aveva
fatto colpo? si sarebbero visti altre volte?
La
situazione internazionale, nel frattempo, peggiorava perché i venti di guerra soffiavano
soprattutto al Nord in Germania.
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