Florida Bar
Quando
tornò, non c'era posto per Giani nel negozio di famiglia.
La
gestione non consentiva di far vivere di quel lavoro più di una famiglia e lui
voleva crearne una tutta sua.
Il
27 maggio 1933 l'iscrizione al PNF era stata dichiarata requisito fondamentale
per il concorso a pubblici uffici, ma Giani aveva solo la licenza elementare e
non aveva possibilità di partecipare a pubblici concorsi.
Non
riteneva necessario iscriversi al PNF perché in famiglia nessuno era coinvolto
in attività politiche ed il loro motto era: meglio stare fuori dalla politica.
Allora
si era inventato un'attività nuova sulla Riva del Vin.
C'era
suo zio Felice Centofanti che aveva aperto un attività di gelateria: il Florida
Bar.
Il
lavoro c’era e Felice aveva bisogno di altre persone che lo aiutassero.
Il
bar aveva una lunga fila di tavolini lungo la Riva del Vin che, soprattutto
d’estate, erano contesi dai veneziani che volevano gustarsi un buon gelato.
Fra
i clienti c’erano pochi turisti.
Non
esisteva il turismo di massa.
La
gente era rispettosa del centro storico non urlava, non spingeva, non
ciondolava in piedi per la città.
Poi
c’erano i bambini, tanti bambini soprattutto d’estate venuti lì per godersi il fresco.
C’era
anche un cantante che veniva quasi tutte le sere.
Un
cantante un po’ strano dal fisico asciutto, per non dire ossuto, con una voce
era rauca e con due spesse lenti per cui sembrava ci vedesse poco.
Teneva
attaccato al naso un foglio, che pareva fosse bianco, ma lui faceva finta di
leggere il testo delle canzoni che si ingegnava di cantare colla sua voce
stridula.
Come
cantante era pessimo ma la gente gli voleva bene. I bambini lo circondavano con
allegria e lui continuava lo spettacolo per raccogliere le monete dagli
avventori.
A
Nicheto il cantante era molto simpatico e per attestagli la sua ammirazione si
metteva a danzare al suono delle sue canzoni e tutti ridevano di questo
originale teatrino.
Quello
che più piaceva a Nicheto era sedersi al fresco lungo la riva affacciata sul
Canal Grande per gustarsi un gianduiotto con panna.
A
Giani quel lavoro piaceva e si mise a fare il gelataio coinvolgendo
nell’attività anche il fratello che non aveva ancora trovato lavoro. Bepi
passava le sue giornate nella stalla come simpaticamente chiamava la sala corse.
Lì a sentire lui era un professore.
Aveva un sistema infallibile: giocava più accoppiate su di un cavallo
considerato brocco così se vinceva il totalizzatore pagava una bella somma. Non
aveva mai spiegato, però, cosa capitava se il brocco non riusciva a piazzarsi
fra i primi.
Giani
si applicava con impegno a questo nuovo lavoro e riusciva bene perché aveva
fantasia e soprattutto aveva voglia di stare lì tutto il santo giorno a
lavorare.
C'erano
le prime macchine per confezionare il gelato; le pale giravano vorticose.
Giani
curava che l’impasto fosse soffice, senza grumi.
Produceva
un gelato gustoso fatto con ingredienti genuini; le polverine non erano ancora
di moda e soprattutto Giani amava i prodotti naturali.
Faceva
una crema, con l'uovo e il latte, davvero speciale, ma soprattutto aveva
realizzato delle cassate alla siciliana che tutti dicevano fossero squisite.
La
sua specialità erano le torte gelato.
Riusciva
con la sua inventiva a creare un prodotto interessante dove i gusti più
semplici, crema e cioccolato si legavano
alla perfezione abbinati alle ciliegine all’alchermes di sua invenzione che
affioravano a deliziare il palato.
I gelati di sua produzione in poco tempo erano
diventati famosi e andavano a ruba tra tutti i ristoratori nelle vicinanze di
Rialto; l'attività si espandeva.
Le
cose andavano bene tanto che Giani pensava già di mettere su famiglia.
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