Il Servizio Militare.
Nel
34 Giani era partito militare .
Era
nato nell’ottobre del 1916 in piena guerra mondiale ed a diciotto anni era
stato chiamato alla leva. Lui era pieno di gioiose speranze.
Non
era molto alto, ma la sua corporatura massiccia contribuiva a renderlo
imbattibile a braccio di ferro.
Era
giovane e forte, era di bell’aspetto, orgoglioso del suo taglio di capelli alla
mascagna come usava allora; piaceva alle donne che invitava a ballare nelle
feste.
A
Giani piaceva molto danzare.
Lo
notavano tutti alle feste nelle balere della provincia, perché da quando saliva
in pista non si sedeva mai.
Non
perdeva un ballo. Continuava a girare vorticosamente nella sala a tempo di
musica cambiando una ballerina dopo l’altra senza sbagliare un passo.
Il
suo ballo preferito era il valzer lento, si muoveva elegantemente e teneva
delicatamente la sua ballerina passando dolcemente il braccio sulla sua scapola
e la guidava sicuro facendola roteare sulla pista.
Il
periodo militare di addestramento non era stato così male, anche se c’erano
molte tensioni nel paese e molti erano preoccupati per la furia militare di
Hitler e per i fatti che accadevano in Europa.
Le
persone gli volevano bene perché era
disponibile con gli altri .
Lui
affrontava la vita con simpatia e poi si rilassava a ballare quando non era di
corvè in caserma .
La
vita militare non gli risultava troppo pesante perché era abituato a lavorare
in famiglia.
Il
5 maggio 1936 Badoglio era entrato ad Adis Abeba.
A
Roma dal balcone di Piazza Venezia quella sera stessa Mussolini aveva annunciato
al popolo italiano e al mondo intero che la guerra era finita e che la pace era
ristabilita
Mussolini
aveva proclamato entusiasticamente che
l’Impero era riapparso su i colli fatali di Roma fra il tripudio generale:
sembrava che tutto il paese fosse fascista.
L’Italia
stretta intorno al Duce dimenticava il buco finanziario rappresentato dai 12 miliardi che la guerra era costata.
Il
conto di Badoglio fu anch’esso salato. Il generale aveva presentato quattro
richieste:
Il
titolo di duca di Adis Abeba.
Il
trattamento economico di vice re a vita.
Il
dono di una villa che sarebbe costata all’erario 5 milioni e che gli erano
stati versati in contanti
Solo
l’ultima richiesta di promuovere a ministro plenipotenziario di seconda classe
il figlio Mario era stata respinta. (Indro Montanelli, Storie d’Italia Vol 7, 2003, 411).
Le
gesta africane di Badoglio erano state immortalate nelle strofe della Badoglieide di Nuto Revelli che ben
rappresentano le imprese dell’illustre generale. Giani le aveva imparate alla
fine della guerra.
“Ti
ricordi l'impresa d'Etiopia
e
il ducato di Addis Abeba?
meritavi
di prendere l'ameba
ed
invece facevi i milion.”
Giani
era una persona molto semplice e non capiva come mai i potenti si prendessero
tutto mentre il popolo, cui restavano le briciole, applaudiva.
Del
pari restava incredulo di fronte alla folla degli italiani che si proclamavano
entusiasti per la conquista dell’Impero. Non aveva idea che molti per
conformismo e per incapacità di elaborare una opposizione costruttiva avevano trovato
più comodo accodarsi al carro di chi appariva allora vincente.
L’opposizione
era ridottissima.
Tutti
erano felici per i successi di Mussolini.
Giani
era di fondo una persona modesta con istruzione elementare, ma non si spiegava
come potesse reggere questo fanatismo per Mussolini che perseguiva una politica
imperialista costata il sangue di molti soldati italiani e di molti poveri
africani.
Il
popolo si accodava al leader vittorioso che incarnava la voglia di vincere che era
innata in ciascuno di noi. Così tutti avevano seguito il carro del vincitore
pronti ad abbandonarlo nell’ora della disfatta.
L’Europa
nel frattempo assisteva ai successi di Adolf Hitler che il primo agosto 1936, aveva
dato ufficialmente inizio a Berlino alle
Undicesime Olimpiadi.
Anche
lì la maggioranza dei tedeschi tifava per il Fuhrer e le minoranze critiche
erano di fatto ridotte al silenzio.
Nel
settembre del 36 Giani era stato
congedato dal distretto di Bergamo.
Successivamente
era stato richiamato alle armi nel maggio del 37 mentre l’Italia impaziente
scaldava i muscoli.
Il
6 novembre 1937 c’era stata l'adesione del Regno d'Italia al Comintern.
Il
bel paese era desideroso di cooperare nella difesa contro le attività
sovversive dei comunisti.
Tale
accordo aveva dato origine al primo embrione dell'alleanza tripartita che sarebbe poi
stata formalizzata il 27 settembre 1940.
Nel
marzo del 38 la Germania si era annessa l’Austria. Un plebiscito convalida
l’Anschluss.
Fino
all’agosto del 38 Giani era rimasto sotto le armi poi era stato messo in congedo illimitato.
Le
cose però in Europa andavano male e lui era stato subito richiamato nel
settembre del 38.
Era
stato iscritto in forza alla guardia di frontiera del distretto militare di
Venezia Mestre.
La
ferma era finita nel 38.
Giani
era felice perché finalmente sembrava che la vita ricominciasse con nuovi
presupposti.
Forse
non credeva proprioewww che la guerra fosse scongiurata davvero, però era certo
che la divisa, almeno per il momento, non la indossava!
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