Una ventina i ricorsi presentati dagli ex deputati contro la delibera
Sereni con la quale dal 1° maggio di quest’anno è stato applicato un contributo
di solidarietà triennale sui vitalizi di importo pari o superiore a 70mila euro
lordi l’anno.
Portando tutto sommato a risparmi risibili. Nella lista ce n’è davvero per
tutti i gusti (compresi alcuni senatori che pur non essendo “toccati” dal
provvedimento si sono associati). E soprattutto di tutti i colori politici.
Perché si sa, quando di mezzo ci sono i soldi non c’è ideologia che tenga. È un
“uno per tutti, tutti per uno”. Nessuno dei ricorrenti, molti dei quali
assistiti dall’avvocato ed ex parlamentare del Pdl Maurizio Paniz, è infatti intenzionato a mollare un
centesimo. Così hanno deciso di andare allo scontro frontale. Sui singoli casi
deciderà il Consiglio di giurisdizione della Camera, l’organo giurisdizionale
presieduto da Alberto Losacco (Pd) e
composto da Antonio Marotta (Alternativa
popolare) e Tancredi Turco (Alternativa
Libera) che ha il compito di dirimere le controversie fra ex deputati e
l’amministrazione di Montecitorio.
Giuseppe Gargani percepisce
un vitalizio pari a 6.039,96 euro netti al mese e l’applicazione del contributo
di solidarietà proprio non è andata giù.
Ma Gargani non è che il primo dell’elenco. A Giuseppe Calderisii 32 anni a Palazzo gli hanno
permesso di maturare – e incassare – un assegno da 5.459,46 euro netti al mese.
Ad avercene. Ma niente, pure lui li vuole tutti, senza colpo ferire. Così
come Antonio Bargone (Pci,
Pds). Le 3 legislature sono valse all’avvocato brindisino, che in carriera ha
ricoperto pure l’incarico di sottosegretario ai Lavori pubblici nel primo
Governo Prodi e nel primo e secondo Governo D’Alema, un assegno da 3.931,21
euro netti al mese. Un piccolo taglio? Nemmeno a parlarne: così ha fatto
ricorso. Sulla stessa lunghezza d’onda gli ex Dc Pietro Rende e Giuseppe Fornasari: tre legislature il primo e 4
il secondo che sono valse loro, rispettivamente, una pensione da 4.041,60 e
5.022,35 euro netti al mese. Che vogliono intascare tutta intera. Pensate che
sia finita? Ci dispiace deludervi ma la risposta è no. Nella lista c’è infatti
anche Teresio Delfino. Qualcuno se
lo ricorderà visto che l’ex deputato centrista originario di Busca (Cuneo), è
stato deputato per 6 legislature ma anche sottosegretario sia col Governo
D’Alema I (Istruzione) sia con quello Berlusconi II (Agricoltura). Il suo
assegno ammonta a 5.819,39 euro netti.
Quello di Giacinto Urso, colonna
della Balena Bianca nel ventennio 1963-83, è invece di 5.472,11 euro netti
mentre Carlo Felici, altro ex
democristiano, sottosegretario all’Agricoltura del Governo Moro V, si deve
“accontentare” di 4.499,09 euro netti. E guai a chi glieli tocca. Va meglio
invece all’ex Dc e Forza Italia Angelo
Sanza (dieci legislature e 5.882,70 euro netti); l’ex Pci-Pds Bruno Solaroli si ferma a 4.954,23 euro netti.
Veniamo poi a Mario Gargano (Dc)
e Maurizio Bertucci (FI-Udeur).
Il primo, classe 1929, originario di Tagliacozzo (L’Aquila), è stato alla
Camera fra il 1972 e l’83: tanto è bastato per portare a casa ogni mese
3.931,21 euro netti di vitalizio. La stessa identica cifra che percepisce
Bertucci, a Montecitorio fra il ’94 e il 2006. Che dire poi di Mario Tassone (Dc, Udc) e Guido Alborghetti (Pci, Pds)? Per il
primo, le 9 legislature a Montecitorio sono valse un vitalizio da 6.073,37 euro
netti al mese; per Cursi invece 4 legislature e 4.852,36 euro netti. Anche Elena Montecchi ha una storia di sinistra (Pci,
Pds, Ds), ma ciò non è bastato a frenarne la voglia di opporsi alla delibera
Sereni, che va ad intaccare il suo assegno da 6.175,04 euro netti maturato tra
il 1983 e il 2006. Più o meno lo stesso ragionamento fatto da Alfredo Zagatti (Pds), che
per i suoi 9 anni alla Camera mette oggi in tasca 4.006,36 euro netti al mese.
Chiudono la carrellata Fulvia Bandoli e Romana Bianchi Beretta. La prima,
ex deputata di Sinistra Democratica, è stata a Montecitorio fra il ’94 e il
2008. Il suo assegno? 4.849,28 euro netti al mese. La Bianchi Beretta (Pci,
Pds), classe ’44, 4 legislature alle spalle, incassa invece 5.010,50 euro
netti. Beati loro. Ottobre 2017 Lanotizia.it
LA bufala
una volta Socrate beveva la cicuta per non mettere una legge in discussione.
Ora per un servizio prestato al partito che li ha messi in lista ed eletti (e non ai cittadini) si fa guerra allo Stato a suon di carte bollate.
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