martedì 5 giugno 2018

Venezia, casa del Tintoretto


Venezia, casa del Tintoretto
Ogni tanto in Fondamenta dei Mori gruppetti di turisti si affollano di fronte ad un portone. Non c’è targa, né insegna. Non è un museo, né un hotel. Eppure quella palazzina, nel cuore di una Cannaregio ancora popolare, è segnata nelle guide. C’è chi mette la testa dentro e chi suona il campanello. Un palazzo che risale al Quattrocento, ma dalle forme gotiche.
Quella è la casa di Jacopo (o Jacomo) Robusti, detto il Tintoretto. Era il 1574 quando il celebre pittore la comprò per farne la sua dimora e il suo atelier. Ci sarebbe rimasto per vent’anni, fino alla morte, salvo qualche tempo passato a Mantova, alla corte dei Gonzaga. Là, nel piano nobile di fronte a quella trifora, uscirono dalle sue mani e dal suo immaginario, i capolavori destinati alla sua città.
Ora quella casa è in vendita. Lo abita una signora, stanca del peso di quelle stanze. Lo avevano comprato alla metà degli anni ’80 il marito e il suocero.
Vivere nella casa di Tintoretto è come un tuffo al cuore.
Sono 182 metri quadri, divisi in un salone, tre camere, una cucina, due sale e due bagni. I soffitti sono a sei metri d’altezza.
E’ la vertigine dei piani nobili. E in quello si mescolavano il vociare di otto figli bambini e i passi di Marietta, la primogenita e prediletta. Tintoretto la vide morire, colta e pittrice pure lei. A 16 anni era già una straordinaria ritrattista. E per non vederla rapita da qualche Corte, l’aveva data in sposa ad un orefice senza gran stoffa. Morì trentenne, Marietta. E tutto fu più triste. Il fatto è che qualcosa di simile è successo anche ad Elisabetta. Suo padre morì troppo giovane, quando lei aveva 13 anni.
Grandi gli spazi e così le spese: «e noi, purtroppo, non riusciamo più a farcene carico», spiega la giovane proprietaria.
Melania Mazzucco nel suo splendido «Jacomo Tintoretto e i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana », uscito tre anni fa per le edizioni Rizzoli. Racconta anche che nel 1632, nella casa «abitavano sette persone. Un uomo fra i 18 e i 50 anni, due vecchi, una donna e tre massere. Il capo di casa era Dominico Robusti».
corrieredelveneto.corriere.it



LA bufala
Chi sostiene il patrimonio storico:
Lo Stato?.
La soprintendenza?
No!
I privati

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