venerdì 29 marzo 2019

ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 2018 LA REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO IN ITALIA



ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 2018
LA REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO IN ITALIA
Nel 2016, sulla base delle stime del modello di microsimulazione dell’Istat l’intervento pubblico, 
realizzato attraverso l’imposizione fiscale e contributiva ed i trasferimenti monetari, ha determinato 
una riduzione della diseguaglianza di 15,1 punti percentuali dell’indice di Gini: da un valore di 45,2 
punti misurato sul reddito primario a uno di 30,1 in termini di reddito disponibile. Le pensioni e gli altri 
trasferimenti pubblici hanno avuto un impatto redistributivo di 10,8 punti, maggiore rispetto a quello
 determinato dal prelievo di contributi sociali e imposte (4,3 punti).
L’intervento pubblico migliora la posizione del 56,6% degli individui con redditi familiari di mercato nulli
 o molto bassi, appartenenti al quinto più povero della popolazione. Al crescere del reddito di mercato
 diminuisce l’importanza dei trasferimenti e aumenta quella del prelievo, determinando peggioramenti che
 non riguardano soltanto individui in famiglie con redditi di mercato elevati, ma anche il 49,6% di chi ha 
redditi medio-bassi.
Le pensioni previdenziali (invalidità, vecchiaia, superstiti) costituiscono la principale misura redistributiva. 
L’importanza degli altri trasferimenti (pensioni assistenziali, CIG, sussidi di disoccupazione, assegni
 familiari ecc.) decresce all’aumentare del reddito familiare.
La progressività dell’Irpef rispetto al reddito familiare è determinata soprattutto dalle detrazioni d’imposta.
 L’aliquota effettiva lorda, prima delle detrazioni, ha un profilo moderatamente progressivo e si stabilizza 
attorno al 14% per i redditi familiari superiori ai 24 mila euro. Dopo le detrazioni, la progressività è più
 marcata: l’aliquota effettiva netta aumenta di 8 punti percentuali fra i 12 mila e gli 80 mila euro. 
La progressività dell’imposta netta risulta più pronunciata per i redditi familiari medio-bassi, dai 20 ai 40 
mila euro, che per quelli dai 40 ai 60 mila euro.
Il sistema di tasse e benefici, associato a bassi livelli di reddito familiare, determina per le fasce più giovani 
della popolazione un aumento del rischio di povertà: dopo i trasferimenti e il prelievo il rischio di povertà
 aumenta dal 19,7 al 25,3% per i giovani nella fascia dai 15 ai 24 anni di età e dal 17,9 al 20,2% per quelli 
dai 25 ai 34 anni.
Le tipologie familiari che il sistema di welfare tutela meno dal rischio di povertà sono i giovani che vivono 
da soli o in coppia senza figli e, inoltre, i monogenitori e le coppie con figli minori.

Le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 (bonus di 80 euro, aumento della 
quattordicesima per i pensionati e sostegno di inclusione attiva), hanno aumentato l’equità della 
distribuzione dei redditi disponibili nel 2016 (l’indice di Gini è passato dal 30,4 al 30,1) e ridotto il rischio
di povertà (dal 19,2 al 18,4%). Istat.it

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