venerdì 31 marzo 2017

Travo. Pietra Parcellara Pietra Perduca

Pietra Parcellara Pietra Perduca

La pietra Parcellara è un monte sito in val Trebbia in provincia di Piacenza. Appartiene, per la parte nord, al comune di Travo e per quella sud a quello di Bobbio.
Ofiolite di serpentino nero, pur se non particolarmente alto (836 m) domina le colline circostanti da cui sporge bruscamente staccandosi per morfologia, colore e imponenza. Permette, dalla sua cima, una visione panoramica di tutta la val Trebbia, la valle di Bobbiano, la val Luretta, il monte Penice e le zone limitrofe. Vi si accede con due strade: una che sale da Travo passando per la frazione di Vei, l'altra che proviene dal passo della Caldarola; si arriva alla cima con un sentiero abbastanza agevole in una decina di minuti. Ai piedi della pietra, nel comune di Bobbio, vi è l'Oratorio della Madonna di Caravaggio, alle dipendenze della chiesa parrocchiale di Mezzano.Wikipedia
“Uno scenario affascinante, da millenni considerato un luogo magico, ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti”,
 Salendo dal paesino di Travo e percorrendo una lunga strada curvilinea, all’improvviso appaiono le due vette, come scogli emersi dal mare. E così è, vista la loro origine: sono complessi ofiolitici, composti da rocce eruttive, affiorati dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa.
Scuri  di giorno,  al tramonto assumono un colore rosso molto suggestivo.
La Pietra Parcellara è stata teatro negli ultimi anni di strani avvistamenti. Non solo oggetti, ma persino- mi raccontano- creature volanti…
Pietra Perduca
Ma l’atmosfera si fa ancora più intrigante sulla Pietra Perduca, un torrione apparentemente inespugnabile. Basta però lasciare la strada asfaltata ed avventurarsi per qualche minuto a piedi lungo un viottolo per arrivare senza troppa fatica alle sue pendici. Da qui, una scalinata conduce fino alla chiesetta eretta nel X secolo ed ai cosiddetti “letti dei santi”, due grandi vasche squadrate scavate in epoche antiche, forse durante l’Età del Bronzo.
I due bacini colmi d’acqua ospitano una colonia di tritoni crestati, anfibi molto delicati e sensibili all’ecosistema: per sopravvivere, hanno bisogno di acqua pura e limpida, con acidità pari a zero. Eppure sembrano a loro agio in queste vasche stagnanti. Ma non è l’unica stranezza: la gente del posto assicura che lì dentro l’acqua non evapora mai, neanche durante le estati più torride, e non ghiaccia mai, neppure negli inverni più rigidi. Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta a temperatura costante.
Gli storici ipotizzano che nei secoli passati in quei luoghi si svolgessero dei rituali celtici, dedicati al dio Penn: intagliate nella roccia, ci sono anche delle piccole nicchie a forma circolare, usate per collocare coppette di olio combustibile durante le cerimonie notturne. Probabilmente, in quell’acqua – oggi habitat dei tritoni- i sacerdoti druidi immergevano le donne per aumentarne la fecondità e l’eco di quel potere magico  è durata a lungo.
Non può essere un caso, infatti,  se l’oratorio eretto sulla Pietra Perduca verso l’anno 1000 è dedicato proprio a Sant’Anna, la moglie di Gioacchino che miracolosamente  concepì in età avanzata la Vergine Maria. All’interno dell’edificio sacro- purtroppo chiuso al pubblico- è poi conservata una reliquia sui generis: un masso sul quale- si dice- compare l’impronta del piede della Madonna stessa. Sopra il portone d’ingresso, un’iscrizione usurata dal tempo mostra lettere latine miste a caratteri incomprensibili.
Miti celtici intrecciati al credo cristiano, dunque: dalla magia, alla fede. Ma sempre nella convinzione che quassù avvenga qualcosa di soprannaturale o quanto meno di imponderabile  grazie all’energia sprigionata da queste rocce. Alberto Negri, fondatore ed animatore di “Spazio Tesla”, ha provato a misurarne la vibrazione, attraverso un metodo- va detto- non propriamente scientifico: quello indicato dalla Radioestesia che calcola l’energia spontaneamente emessa dalla Terra in Unità Bovis ( dal nome del suo inventore).
 “Abbiamo usato il Pendolo abbinato al Biometro di Ångström e due bacchette di rame curvate a 90° per la ricerca dei flussi energetici. A svolgere la misurazione è stato Giancarlo Chiesa, esperto di Radionica”, mi spiega Alberto. “I valori  sono stati davvero sorprendenti: ai piedi del sagrato, puntando verso la pietra, abbiamo riscontrato 80 mila Unità Bovis, mentre nelle due vasche si oscillava tra i 30 e i 40 mila. La fontanella d’acqua potabile di fronte alla chiesetta ne ha fatti registrare 15 mila.”
I locali a quanto pare già lo sapevano: abitualmente salgono su questo picco per bere l’acqua direttamente dalla fontanella o per riempirne intere bottiglie da riportare a casa. Lo consigliano anche ai turisti: dicono che faccia bene. Di sicuro, è fresca e gradevole.
Alla festa di Sant’Anna eccezionalmente la chiesetta è aperta per la celebrazione della Messa. extremamente.it/2013/07/24/

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